Phantom
Boy, l'ultimo lungometraggio di animazione di Alain Gagnol e Jean-Loup
Felicioli, è stato presentato in anteprima al 33mo Torino Film Festival ed è risultato
vincitore del Platinum Grand Prize al 18mo Future Film Festival.
Leo
è un ragazzino di undici anni costretto a sottoporsi a pesanti cure in
ospedale. Egli, da quando ha scoperto di essere malato, ha il potere di uscire
dal proprio corpo durante il sonno, senza essere visto da nessuno. Alex,
invece, è un giovane poliziotto ferito da un pericoloso malvivente dal volto
sfigurato che minaccia di distruggere New York con un potente virus
informatico. Grazie ai poteri di Leo - e grazie anche all'aiuto della caparbia
giornalista Mary - però, l'uomo potrà portare avanti la sua inchiesta anche
dall'ospedale.
Leo
è, dunque, un piccolo fantasma che ogni notte vola sulla città di New York. La
sua figura si snoda sinuosa tra i palazzi quasi come se stesse danzando. I
disegni - rigorosamente a mano, bidimensionali, dai fondali spigolosissimi e dalle
figure che stanno a ricordare le opere di Picasso (in particolare per quanto
riguarda il volto del malvivente sfigurato) e di Modigliani - stanno bene a
sottolineare questo contrasto sogno/realtà, così come la contrapposizione tra
il mondo dell'infanzia e quello dell'età adulta. Al contempo, il genere polar -
in piena tradizione francese, ovviamente - sembra inizialmente contrapporsi al
surreale, all'onirico. Eppure, alla fine, tutto riesce a trovare un punto di
incontro, in Phantom boy. Ed il risultato è un'armonia di immagini e di colori
per una storia semplice ma raffinata, che fa di questo ultimo lavoro della
coppia di registi una vera e
propria perla dell'animazione europea.
E
così, dunque, la Francia si conferma ancora una volta come una delle nazioni,
in Europa, più prolifiche ed interessanti, per quanto riguarda l'animazione.
Infatti, se si ripensa anche solo alle produzioni degli ultimi anni, di nomi
promettenti, di fatto, ce n'è parecchi: da Sylvain Chomet (L'illusionista) a
Rémy Chayé (Tout en haut du monde), senza dimenticare Stephane Aubier, Vincent
Patar e Benjamin Renner (Ernest e Célestine), oltre all'ottimo Jean-François
Laguionie (Le stagioni di Louise). Dopo
il successo di Un gatto a Parigi (2011), candidato, tra l'altro, al Premio Oscar
come Miglior Film di Animazione, ecco che la coppia Gagnol-Felicioli
riconferma, dunque, il proprio talento con un lungometraggio che per stile e
genere ricorda sì il precedente lavoro, ma con il quale, tutto sommato, sembra
che i due abbiano dato prova di una loro ulteriore maturazione artistica.propria perla dell'animazione europea.
Marina Pavido
Nessun commento:
Posta un commento