Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



venerdì 28 novembre 2014

SAVE THE DATE:1/5 Dicembre - IX FESTIVAL DEL CINEMA RUSSO. PADRI E FIGLI. GENERAZIONI A CONFRONTO


 
La IX Rassegna di Film Russi si svolgerà come di consueto alla Casa del Cinema - Largo Marcello Mastroianni, Roma dal 1° al 2 dicembre.
L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Dal 3 dicembre la Rassegna si sposta al Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma - Piazza  Cairoli 6, con inizio delle proiezioni alle ore 19:00.
 
La Rassegna metterà a confronto le opere dei registi EFIM UCHITEL’, ALEKSEJ UCHITEL’ e IL’JA UCHITEL’.

Oltre ad una mostra fotografica nel foyer, in Sala De Luxe verranno proiettati i films:

1/12/2014 ore: 19:30
LENINGRAD V BOR'BE (LENINGRADO IN LOTTA) di E. Uchitel’, R. Karmen, N. Komarevcev, V. Slovtsov
1/12/2014  ore: 21:30
KRAJ (AL LIMITE ESTREMO) di Aleksej Uchitel’
2/12/2014 ore: 19:30
IL TROMBETTISTA E IL PUPAZZO e TRANFER di Il’ja Uchitel’
2/12/2014 ore: 20:30
SENZA FRENI di Aleksej Uchitel’

giovedì 27 novembre 2014

DAL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA ALLE SALE n.3: Trash & Mio Papà

 
 TRASH: tra i rifiuti della favelas brasiliana è nascosto un segreto.

“Quando vedrete questo video sarò probabilmente morto”
E’ la frase shock che introduce la storia degli ultimi in una delle tante favelas brasiliane di Rio e imprime il ritmo impetuoso a tutto il film.
La storia è tratta dall’omologo libro di Andy Mulligan, e prende spunto dall’ esperienza personale dello scrittore nel campo del volontariato internazionale.
La storia è ben concepita però è doveroso sottolineare che viene spettacolarizzata  una vicenda umana sui diritti negati.
Raphael, Gardo e Rato sono treragazzini che vivono nella favelas e che per sopravvivere si comportano da adulti.
Il cinema non è nuovo a questo tipo di operazione “commerciale” come ad esempio The Millionaire di Danny Boile (USA 2008).
Il regista ha ammesso di aver  utilizzato la fisicità reale dei piccoli attori non professionisti scelti nelle strade di Rio, e ha adeguato la programmazione delle riprese di volta in volta alle loro necessità.
Sotto quest’aspetto il film risulta veritiero, ma in altre parti soffre appunto della spettacolarizzazione.
E infatti ha vinto il Premio del Pubblico al Festival di Roma, colpendo al cuore gli spettatori.
Comunque bisogna riconoscere che la condanna rivolta da parte del regista al potere politico brasiliano corrotto è netta e da speranza ad un mondo migliore, che è poi il sentimento di ottimismo degli abitanti delle favelas.
Sotto quest’aspetto il finale sarebbe potuto terminare anche qualche minuto prima senza nulla togliere alla riuscita della pellicola.
Accanto ai piccoli attori non professionisti ci sono    Rooney Mara e Martin Sheen  nel ruolo di attivista umanitaria e parroco della comunità della favelas rispettivamente, spalle larghe dei tre ragazzi.
Tra gli altri intrepreti brasiliani spiccano Wagner Moura, nella parte del buono che si ribella al politico corrotto, e Selton Mello nella parte del cattivo poliziotto asservito invece ai potenti corrotti.
Gli ingredienti per un buon film ci sono tutti e Daldry li ha sapientemente mixati nelle giuste proporzioni.
Regia: Stephen Daldry , USA, 2014, 112’
Cast: Rooney Mara, Martin Sheen, Wagner Moura, Selton Mello, André Ramiro, Jesuita Barbosa, Daniel Zettel, Rickson Tevez, Nélson Xavier, Gabrielle Weinstein, Maria Eduarda, José Dumont, Gisele Fróes, Stepan Nercessian, Gabriel Weinstein.

Mio Papà: una famiglia allargata dei nostri giorni.



Niccolò Calvagna, figlio d’arte di Stefano Calvagna, sebbene la sua giovanissima età, non è alla prima esperienza nella parte di un figlio alle prese con due adulti.
Infatti ha prestato il suo talento artistico a varie produzioni cinematografiche sin da piccolo.Una per tutte il film di Lucchetti Anni Felici.
La madre Claudia è interpretata da una brava Donatella Finocchiaro, mentre il padre acquisito Lorenzo è un impacciato Giorgio Pasotti.
Anche la parte buonista assegnata a Ninetto Davoli (Orso) nei panni del capo di Lorenzo ricorda una fiction televisiva.
Purtroppo i dialoghi sono scontati e il melodramma va avanti con tante sbavature filmiche.
Non ultima la scena delle stelle cadenti sulla spiaggia; in realtà siamo in inverno!
Comunque sia il Direttore del Festival di Roma Muller lo ha scelto come film di inaugurazione della kermesse romana.
Lorenzo è un palombaro tecnico manutentore di piattaforme petrolifere. Il suo lavoro è rischioso e si svolge sottacqua.
La sua vita da single in compagnia dell'amico Roberto (Fabio Troiano), suo compagno di lavoro e di scorribande nei locali notturni, cambia radicalmente quando si innamora di Claudia.
Lei è divorziata e ha un figlio piccolo da crescere, ma non troppo piccolo da non entrare in competizione con Lorenzo.
L’unica cosa che resta da fare a Lorenzo dopo aver conquistato il cuore di Claudia è conquistare la fiducia e il cuore di Matteo.
Ma la vita riserva sorprese che verranno svelate al termine del film.
Film melò dove le emozioni però sono intrappolate nella rigidità dei personaggi.

Regia:  Giulio Base, Italia 2014, 90’
Cast: Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano, Ninetto Davoli, Emanuela Rossi, Valerio Base.

martedì 25 novembre 2014

SAVE THE DATE: Costanza Quatriglio & Mario Sesti al TFF32

 
 
TRIANGLE di Costanza Quatriglio (Italia, 2014, 63’)
Alla Triangle di New York nel marzo del 1911 persero la vita 146 persone, soprattutto operaie immigrate. Nel 2011, il crollo di un edificio fatiscente a Barletta costò la vita a quattro lavoratrici e una ragazza. Il documentario di Costanza Quatriglio (L’isola, Terramatta) tende il filo di questi cento anni intrecciando ieri e oggi e dando voce a chi c’era. Io narrante plurivoco nella continuità del tempo che ridesta il tema della dignità umana.

Mer./Wed. 26, 17.30 Sala Massimo 2 - Gio./Thu. 27, 9.00 Sala Reposi 5

SENZA LUCIO di Mario Sesti (Italia, 2014, 86’)
Il 1° marzo 2012 Lucio Dalla se ne andava. Marco Alemanno, la persona alui più vicina negli ultimi anni, ripercorre il loro incontro e la vita del cantautore, da Bologna, alle Tremiti, all’Etna, coadiuvato da critici musicali (Ernesto Assante, Gino Castaldo), artisti (Luigi Ontani, Mimmo Paladino), musicisti (i Marta sui tubi, Paolo Nutini, Charles Aznavour), attori, registi, amici (Piera Degli Esposti, Isabella Rossellini, Renzo Arbore, Paolo Taviani, John Turturro) e gente comune.

Ven./Fri. 28, 19.00 Sala Massimo 2 - Sab./Sat. 29, 17.30 Sala Reposi 5

Per maggiori info:

SITO Web Torino Film Festival

 

lunedì 17 novembre 2014

I FILM IN SALA DAL 13 NOVEMBRE: Sul Vulcano, Due giorni una notte, Pictures and Words, Frank, Clown

Sul Vulcano: la razza vesuviana ovvero il fatalismo napoletano.
Rispetto ad altri documentari su Napoli, primo fra tutti  “Le cose belle”, Gianfranco Pannone ci mostra un inedito ma per certi versi conosciuto aspetto caratteriale del fatalismo dei napoletani .
Il rapporto odio amore dei napoletani con il Vesuvio onnipresente ed incombente sulla vita di ogni giorno. “Qui è difficile stare”.
Questo doc è un delicato mosaico costruito non solo con interviste ai napoletani, ma anche con il generoso apporto di numerosi e bravissimi attori quali Tony Servillo che declamano versetti  dedicati da illustri poeti e letterati del passato al Vesuvio e a Napoli.
La descrizione del paesaggio delle bocche del Vulcano di De Sade, Le ginestre di Leopardi, Immenso di Giordano Bruno.
Persino Plinio il Giovane nelle sue Lettere a Tacito ne parla.” I napoletani imparano lentamente, dimenticano molto facilmente e il Vesuvio li tiene d’occhio.”
Ma ci sono anche le potenti immagini con sapore di cineteca dell’ultima eruzione del 1944,  durante la presenza Anglo Americana, con la distruzione dell’abitato di San Sebastiano.
Le immagini scorrono mostrando la lava che ingoia tutto e che si riappropria del territorio che gli è stato sottratto.
Nelle chiese napoletane, gremite di fedeli in attesa del miracolo del sangue di S. Gennaro, si invoca il Santo che interceda per la popolazione e la preservi da altre sventure dell’eruzione del Vulcano.
C’è anche l’artista che utilizza la sabbia nera del litorale di Napoli per realizzare installazioni di letti di sabbia nera nella mostra “Razza vesuviana”. In quest’ultima definizione è racchiusa cosa sia essere di Napoli e convivere con il Vulcano. Qui tutto è nero.
C’è anche la cantate che utilizza rigorosamente la lingua napoletana e che è  grata per il suo lavoro onesto. Infatti a Napoli la priorità non è il Vesuvio, ma il lavoro.
Pannone regala allo spettatore con coraggio e intimamente il rapporto con le sue origini,  andando a scovarle nei luoghi dove egli non vive più da molti anni ma  ai quali è legato. Per questo i napoletani e non gliene sono grati.

Regia: Gianfranco Pannone, IT, 2014, 80’
Cast: Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta, Iaia Forte, Enzo Moscato, Renato Carpentieri, Aniello Arena.  
 
Due giorni, una notte: il lavoro ai tempi della crisi raccontata dai fratelli Dardenne con inconfondibile stile asciutto.

Presentato al Festival di Cannes non ha ottenuto il successo che meritava, sebbene la critica lo abbia supportato.
Il tema del lavoro è attualissimo e i fratelli Dardenne utilizzano un linguaggio senza fronzoli come il soggetto richiede.
Ritrovarsi senza lavoro dopo un periodo di malattia per Sandra è dirompente. Saltano tutte le difese dell’organismo.
Sin dalle prime battute si instaura empatia tra Sandra e lo spettatore.
Il premio Oscar Marion Cotillard  si è calata nel personaggio a livello fisico e riesce a supplire alle carenze del cooprotagonista Fabrizio Rongione.
Infatti nella interpretazione del marito Manù  l'attore, beniamino dei Dardenne, riesce a volte goffo è distaccato.
Ma forse è questo il suo punto di forza nel film.
Gli sbalzi d’umore sono repentini; a momenti di ottimismo nel riuscire nella non facile impresa si alternano momenti di profondo scoramento.
Comprensibile in quanto Sandra ha solo un weekend per convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare ad un bonus affinché non venga licenziata.
Ognuno di loro ha i suoi buoni motivi per rifiutare la richiesta di Sandra, motivi che ovviamente sono materiali.
Ma la solidarietà ha un posto primario nella scelta dei colleghi.
E’ veramente duro doversi confrontare con gli altri e chiedere aiuto, ma è anche duro da parte dei colleghi dover dir di no alla richiesta di Sandra.
Forse il momento più doloroso è bussare alla loro porta di casa e irrompere nei loro precari equilibri giornalieri.
L’interpretazione è strepitosa senza respiro, anche quando sembra che accada l’irreparabile.
Piace molto la musica in sottofondo che proviene dall’autoradio; che sia una canzone triste sull’essenza della vita, o che sia il rock anni’70 non ha importanza, l’importante è che descrive gli stati d’animo di Sandra.
Il finale riserva una sorpresa  sul riscatto dei principi sopra ogni cosa e persona. Domani si ricomincia.

Regia: Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne, Belgio, 2014, 95’
Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Catherine Salée, Alain Eloy, Olivier Gourmet, Christelle Cornil.

 
Words and Pictures: elementi essenziali del cinema dal punto di vista di una pittrice e un letterato.



Commedia con velleità di vivisezionare il linguaggio cinematografico. Ovviamente i due attori coprotagonisti si divertono letteralmente al gioco delle parti.
Ma i temi che lo script tratta sono molteplici e vari.
Si parla di alcolismo, di disabilità,  di bullismo scolastico, di rapporto padri figli.
Tanti temi affrontati con buonismo intellettuale, tuttavia il film è passato al Toronto Festival e da tanti altri Festival e il motivo ci sarà, ma all’uscita della sala il motivo sfugge.
Genere di commedia che vuole puntare contemporaneamente alla mente e al cuore dello spettatore. Ci riesce solo grazie a una geniale Juliette Binoche ed a un talentuoso Clive Owen, dai quali il resto del cast viene letteralmente sbaragliato.
Giri di parole, fraintendimenti, riscatto inaspettato, ma anche un lieto finale. Si riesce a restare in sala senza annoiarsi. E questo è già qualcosa.
Il film è stato mandato allo sbaraglio nei cinema a competere con altre pellicole di ben più peso e spessore, ma non poteva essere diversamente.

Regia: Fred Schepisi, USA, 2013, 116’
Cast: Clive Owen, Juliette Binoche, Christian Sheider, Keegan Connor Tracy, Bruce Davison, Adam DiMarco, Valerie Tian, Navid Negahban, Janet Kidder, David Lewis, Eva Allan, Garwin Sanford, Patrick Gilmore, Jocelyn Ott.
  
FRANK: una maschera potente.
 
Jon è un anonimo travet, ma in testa ha sempre la musica che però gli sfugge quando vuole tradurre in note le sue sonore emozioni.
Sul lungomare di una cittadina britannica Jon assiste al disperato tentativo di un ragazzo dai capelli rossi di suicidarsi tra i flutti del mare in tempesta.
E’ il tastierista di una Band dal nome impronunciabile:Soronprfbs.
Jon si trova al momento giusto nel posto giusto e in breve tempo sostituisce il ragazzo dai capelli rossi e acquista la fiducia di Frank che è il cantante e leader della Band.
Il volto di Frank è però nascosto dietro una ingombrante testa di cartapesta.
La testa di cartapesta è intrigante perché con la sua forma cambia espressione in funzione del punto di vista dello spettatore.
Con questa maschera e con la sua fisicità Michael Fassbender, interprete di Frank, letteralmente buca lo schermo.
Il Film,  sceneggiato da Jon Ronson , è autobiografico e narra l’esperienza vissuta da Jon come ex-tastierista di Frank Sidebottom.
Il Frank reale era un oscuro performer e alter ego del attore comico e musicista Christopher Sievey, a cui è dedicato il film.
Clara, Nana, Baraque e Don, che sono i componenti la Band Soronprfbs , mal tollerano la presenza di Jon profondamente diverso da loro.
Jon non è un artista, tuttavia è convinto di poterlo diventare.
La Band diretta da Frank  è invece composta da artisti talentuosi che però stentano a trovare il loro equilibrio.
Ma soprattutto stentano a rapportarsi con  le capacità artistiche di Frank che con la sua maschera  ricorda la figura di The Elephant man di David Lynch, citato dallo stesso Jon nel film.
Questi sono i puzzle di una bellissima storia che regala forti emozioni grazie ai suoi personaggi controversi e cervellotici.
Gli altri interpreti sono bravissimi  e mantengono il livello del pathos alto.
Maggie Gyllenhaal nei panni di Clara è la spalla, spesso aggressiva, di Frank e suona uno strumento particolare, il theremin.
L’attrice ha confidato in un intervista che decise di interpretare il ruolo come se fosse il vero amore di Frank, ma le risultò piuttosto  difficile da gestire a causa della testa di cartapesta indossata da Frank.
Carla Azar nei panni di Nana, batterista della band.
François Civil nei panni di Baraque, il bassista francese.
Scoot McNairy nei panni di Don, manager della band, che muore suicida.
Altro elemento del film  è l’uso o abuso dei social network e la loro carica di effimero. La band viene infatti scritturata al South by Southwest , festival di musica che si svolge ad Austin nel Texas, tramite le migliaia di “Like” sul loro profilo di internet.
In questa occasione le contraddizioni tra l’anima pedante di Jon e l’anima artistica di Frank e della Band letteralmente esplodono in un finale che rimette al posto giusto tutto e tutti.

Regia: Lenny Abrahamson , Gran Bretagna, Irlanda, 2014, 95’
Cast: Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Carla Azar, François Civil, Tess Harper, Hayley Derryberry, Matthew Page, Mark Huberman, Stephen M. Hardin, Jaime Powers, Kevin Wiggins, Travis Hammer, Paul Butterworth, Crystal Miller, Alex  Knight.

CLOWN: dalla stessa mano di Hostel un horror fuorviante.



Kent (Andy Powers) e Meg (Laura Allen) hanno preparato per il settimo compleanno del figlio Jack una festa speciale.
Peccato che il Clown ingaggiato non si presenti.
Anche se Eli Roth in questo film compare solamente nella veste di produttore, la sua impronta d’horror  sopra le righe si riconosce da subito.
Questa volta si tratta di un vestito da Clown che, una volta indossato, si impossessa del poveretto malcapitato e lo trasforma pian piano in un essere assettato di carne fresca di bambini.
L’unico modo per evitare il peggio e tenere a bada il vestito  è decapitare il malcapitato.
Karlsson, interpretato da l’ecclettico Peter Stormare (Fargo), era entrato in possesso del vestito tanti anni prima ad un mercato delle pulci.
Per questo aveva già dovuto uccidere il fratello medico pediatra che lo aveva indossato per allietare i suoi piccoli pazienti.
Rintracciato dallo stesso Kent,  adesso si trova a contrastare la trasformazione lenta ma inesorabile di quest’ultimo nel mostro sanguinario del Clown.
La storia è ben congegnata e gli ingredienti dell’horror ci sono tutti.
Il regista ha mescolato sapientemente questi elementi con la parte  melodrammatica della moglie di Kent.
Meg  non riesce proprio ad accettare la trasformazione di Kent tanto da quasi diventare complice del marito-mostro.
Nel finale da brivido la maschera viene rigorosamente riposta dal coroner in una busta di plastica sigillata tra gli elementi a disposizione della giustizia.
Resta il dubbio fino a quando questa minaccia del Clown resterà latente ancora?
Il pubblico abituato agli eccessi di Hostel non si scompone più di tanto e di questo ne soffre soprattutto il successo in sala sebbene il cast sia di tutto rispetto e all’altezza della sfida.


Regia:  Jon Watts , USA, 2013, 99’
Cast: Andy Powers, Laura Allen, Peter Stormare, Elizabeth Whitmere, Matthew Stefiuk, Christian Di Stefano, Robert Reynolds, John MacDonald, Allen Altman, Sarah Scheffer, Dan Demarbre, Michael Riendeau, Brandon Stouffer, Lucas Kelly, Jeff Lefebvre, Miller Timlin, Zhaida Uddin.


 

venerdì 14 novembre 2014

DAL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA ALLE SALE n.2



Lo Sciacallo - Nightcrawler : se vuoi emergere fai poco con quello che non hai.
di Luigi Noera

E’ stato presentato al Festival di Roma nella selezione Mondo Genere, ma non è riuscito a contrastare la potenza del cinema Indiano.
Peccato perché è un film emozionante e attualissimo sulla ricerca spasmodica del denaro, della celebrità e non solo in un mondo in cui tutte le regole vengono spazzate via, se mai ci fossero state.
Il regista nonché sceneggiatore Dan Gilroy insieme ad un istrionico Jake Gyllenhaal, interprete del protagonista Lou Bloom, sono gli artefici di una pellicola che nulla lascia al caso.
Le pupille del giovane psicopatico Lou, improvvisatosi cameramen freelance, ti colpiscono.
Esse sono avide di storie terribili che Lou riesce a carpire sintonizzandosi sui canali radio della polizia.
Quello che impressiona di più e che è lo stesso pubblico televisivo a chiedere tali storie terribili.
Ma gli argomenti  affrontati vanno oltre l’immaginazione dello spettatore in un crescendo di superare ogni limite della legalità con la maestria degli effetti del thriller.
Purtroppo quello a cui si assiste è invece la realtà.
Nemmeno una poliziotta perspicace riesce ad inchiodare Lou  alle sue pesanti responsabilità. Il delitto è quindi consumato in modo perfetto o quasi.
Sta qui la pecca del film che però si fa perdonare per la sua denuncia dissacrante dei mass media televisivi.
Ma il film riesce a trattare anche il tema della sfruttamento degli emigranti dai paesi poveri incarnato dal giovane assistente Rick  (Riz Ahmed) sacrificato per il raggiungimento dell’obbiettivo. Lo scoop.
Le premesse per un successo di pubblico quindi ci sono tutte.

Regia: Dan Gilroy, USA, 2014, 117’
Cast: Jake Gyllenhaal, Rene Russo, Bill Paxton, Riz Ahmed, Kevin Rahm, Ann Cusack, Eric Lange, Anne McDaniels, Jamie McShane, Kathleen York.

TFF 32^ Edizione - Torino 21/29 novembre 2014 (- 7 days)

Arrivato alla 32^ edizione il TFF si svolgerà in forma austera in due multisale.
Saranno proiettati 197 film,  tra cui 70 anteprime italiane e 23 internazionali e 56 opere prime e seconde; 15  di queste ultime sono in competizione.
E' prevista la partecipazione di W. Allen.

giovedì 13 novembre 2014

DALLA MOSTRA DI VENEZIA ALLE SALE: Pasolini & Anime Nere

Pasolini : asciutte sequenze filmiche delle ultime ore del Poeta.
di Luigi Noera

Certamente la scelta del regista di concentrarsi sulle ultime ore del Poeta nel breve spazio temporale di un film  per racchiudere e comprendere la sua intera vita ha fatto discutere tutti.
Ma la straordinaria somiglianza fisica di W. Defoe, insieme alla voce prestata da Fabrizio Ginufi all’attore hanno fatto la differenza.
I primi 10 minuti senza dialoghi sono sequenze mosse, sfocate, spesso indecifrabili, di sesso omosessuale in una notte brava con i ragazzi di strada.
Come la quiete dopo la tempesta, si passa alla conversazione in famiglia della mattina del 1° novembre 1975. Mancano poche ore al feroce assassinio a cui Pasolini non potrà sottrarsi.
Le ultime scene in famiglia con la madre, la sorella Graziella , il cugino Nico (Stefano Mastandrea), l’attrice Laura Betti.
In Italia si stanno consumando gli anni di Piombo dei gruppi armati, ma l’alta borghesia non se ne cura. Pasolini è una voce che grida nel deserto: l’arte narrativa è morta, noi siamo in lutto.
L’ultima intervista di Furio Colombo su “la situazione”, come definita dallo stesso Pasolini, che però è un’intervista interrotta e purtroppo rimasta orfana. Riassumibile nel “siamo tutti in pericolo”.
E poi la visione onirica di Pasolini di un film che ovviamente non vedrà luce all’inseguimento di una stella cometa da parte del vero Ninetto Davoli, che interpreta Epifanio, insieme a Ninetto interpretato da un appropriato Riccardo Scamarcio.
Ma l’orologio della vita di Pasolini si fermerà quella notte sulla spiaggia di Ostia massacrato di botte da balordi, dopo una serata passata con il riccioletto Pino Pelosi che per ultimo lo ha visto vivo.
E’ il 2 novembre 1975 e il suo corpo privo di vita viene trovato sul litorale romano.
Si esce dalla sala con un senso di impotenza davanti a tanta cieca violenza che ci ha sottratto il Maestro Pasolini.

Regia: Abel Ferrara, Belgio, Italia, Francia, 2014, 86’
Cast:. Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Adriana Asti, Maria de Medeiros, Roberto Zibetti, Andrea Bosca, Giada Colagrande, Francesco Siciliano, Luca Lionello, Salvatore Ruocco, Fabrizio Gifuni(doppia W. Dafoe), Chiara Caselli.

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Anime Nere : dolorosa storia di riscatto dal secolare giogo della ndrangheta calabrese.
di Luigi Noera

La ndrangheta cresciuta in quella terra sfortunata della Calabria chiamata Aspromonte si adegua ai nuovi business del narcotraffico e vola nelle capitali del Nord Europa a stringere patti con i cartelli colombiani.
I sistemi e le regole sono sempre quelle dell’atavico “codice d’onore”.
Una rete fitta di collaboratori cementata dalla paura.
Alla luce del sole avvengono gli affari per rinvestire i guadagni milionari, utilizzando sempre moneta cash per la paga degli operai edili.
E’ la storia di tre fratelli Luigi, Rocco e il maggiore Luciano, figli di un pecoraio malavitoso.
Quando erano piccoli la ‘ndrangheta ha ucciso loro il padre in una guerra di predominio.
Luigi e Rocco sono emigrati al Nord crescendo con le regole della ndrangheta, mentre  il loro fratello maggiore a quei tempi già adulto, è rimasto al paese natio sottomesso alla cosca vincente.
Il linguaggio narrativo di Munzi non lascia spazio alla speranza di cambiamento generazionale.
Anche le nuove generazioni (Leo, figlio di Luciano) hanno nel loro DNA il carattere  di sopraffazione  e vogliono percorrere le stesse orme dei padri.
Per i tre fratelli il richiamo alle origini è prepotente , scatenando nuovamente  una faida con il clan dominante.
L’amara verità è che, per spezzare il circolo vizioso tramandato di generazione in generazione, non c’è altro da fare se non l’autodistruzione stessa dei protagonisti.
Lo scenario del paesaggio selvaggio dell’Aspromonte, dove è stato girato il film (Africo), si adatta benissimo a questa moderna tragedia umana e le è complementare. Dei film italiani a Venezia 2014 è il migliore, e non a caso è passato pure al Toronto Film Festival.     

Regia: Francesco Munzi, Italia, Francia, 2014, 103’
Cast: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo, Pasquale Romeo, Vito Facciolla, Aurora Quattrocchi.
 

lunedì 10 novembre 2014

I FILM CHE DIVIDONO IL PUBBLICO SONO I PIU' BELLI.





Tra le tante ultime uscite in sala due sicuramente meritano di essere citate per il fatto che hanno subito diviso il pubblico.
Torneranno i prati di Ermanno Olmi e Interstellar di Christopher Nolan.
A questi due titoli è doveroso aggiungere Sils Maria del grande Oliver Assays che è stato presentato a Cannes 2014 ed è stato designato come Film della Critica dal SNCCI.

Torneranno i prati è una intima piece teatrale di condanna di tutte le guerre, liberamente tratto da La Speranza di Federico De Roberto e che esce in concomitanza del centenario della Grande Guerra.
Si narrano gli ultimi giorni, prima dell’Armistizio, di un plotone italiano all’interno di una trincea al confine con l’Austria durante la Prima Guerra Mondiale che letteralmente inghiottì una generazione di giovanissimi italiani.
Questa generazione è stata la carne umana da mandare a morire insieme ai coetanei austriaci da combattere, senza che nè gli uni né gli altri ne abbiano però compreso il perché.
“Si torna a casa e di tutto quello che abbiamo patito non si vedrà più nulla.”
La fotografia è perfetta negli ambienti bui e freddi della trincea, insieme alla distese innevate delle Alpi, avvolte dalla foschia, che sono veramente suggestive in tutta la tragicità del momento con il sottofondo del tuonar dei cannoni.
Il cast è d’eccellenza non solo con Claudio Santamaria, nei panni dell’ufficiale, Andrea Di Maria, nelle parti di un giovane soldato napoletano, ma anche di tutti gli altri attori, e sono veramente tanti.
Il Regista ha dedicato il film al proprio padre che sopravvisse alla guerra.

Interstellar  è semplicemente esplosivo con la musica di   Hans Zimmer in sottofondo.
E’ un omaggio del giovane regista Nolan a Stanley Kubrick di cui è notoriamente fan.
Molti hanno storto il naso, ma l’interpretazione dell’ecclettico Matthew Mc Conaughey (Cooper) è toccante perché è umana.
Sebbene Cooper sia un ingegnere ed ex  astronauta, prestato all’agricoltura, colpisce il suo sguardo e il pensiero paterno rivolto ai figli  da crescere e salvaguardare.
Nel cast c’è pure l’autorevole Michael Caine interprete dell’enignatico e riflessivo Dr. Brand che insieme alla determinata figlia Brand coinvolge Cooper in una missione appunto interstellare.
Questa è interpretata da Hanna Hathaway, indimenticabile regina bianca in Alice in Wonderland di Tim Burton.
Ma c’è pure un personaggio tecnologico d’eccezione di nome TARS. E’ la versione buona del celebre HAL di Kubrick.
Con gli effetti speciali e la fantasia di Nolan si resta incollati alla poltrona, anche se il film dura quasi tre ore, alla scoperta di nuovi mondi per salvare l’Umanità. Fantasia che ha supporto anche nella realtà fisica moderna della ben nota teoria della relatività.

Sils Maria Il titolo originale  è Clouds of Sils Maria , un luogo ameno tra le Alpi al confine tra Svizzera e Italia.
Sils è noto per “il fenomeno atmosferico del serpente di Sils”, nuvole che letteralmente avvolgono le cime montuose come un serpente. Ma è anche il soggetto teatrale a cui si prepara Maria Enders nota attrice, interpretata da una bellissima Juliette Binoche.
In questo stesso luogo si svolge la crescita spirituale della quarantenne Maria durante le prove della  piece teatrale.
Il copione narra il rapporto sbilanciato tra l’imprenditrice Helena e la sua giovane e bella assistente Sigrid.
Maria vent’anni prima aveva interpretato il ruolo di Sigrid, mentre adesso si trova ad interpretare la matura Helena.
Il regista crea un duplice gioco tra le vicende del copione e le prove del copione stesso. Maria è infatti aiutata nelle prove del copione dalla onnipresente e servizievole giovane assistente Valentine  e il loro rapporto si specchia nel copione.
Si potrebbe dire uno specchiarsi di una vicenda nell’altra  per abilmente spiazzare lo spettatore.
Valentine è interpretata dalla giovane Kristen Stweart, prodigio di Hollywood e resa famosa dalla Saga di Twilight che ha entusiasmato le giovani generazioni cresciute con Internet.
Non involontariamente il film mostra pure questo lato della diversità tra il vecchio e il nuovo nel mondo della recitazione che è sempre più asservita ai nuovi modi di comunicare mediante i social net work e internet.
Assayas quindi ci consegna un delicato film sul continuo divenire dell’essere umano che attinge dal passato ma che si adegua anche al presente per vivere il prossimo futuro.
Il resto lo fanno i paesaggi alpini da mozzafiato che appagano il pubblico.

lunedì 3 novembre 2014

DAL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA ALLE SALE n.1

Tra tanti disastri un film di speranza sull'amore che vince sempre. Peccato che esce solo in poche sale.
LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli, Italia, 2014, 94’
Cast: Rinko Kikuchi, Yorick Van Wageningen, Lucy Griffiths, Laura Sofia Bach, Daniel Ball, Ken Brady

Il premio Oscar Rinko Kikuchi da il meglio di se in questa opera prima di Leonardo Guerra Seràgnoli che merita di essere vista e che ha ottenuto al Festival di Roma 2014 (selezione PIT) il Premio collaterale al Miglior Suono - A.I.T.S.
Peccato perché poteva aspirare a ben di più soprattutto per la curatissima fotografia con primi piani strepitosi.
Invece è discutibile in alcuni passaggi l’interpretazione del piccolo coprotagonista .
Il soggetto scelto, sceneggiato da Banana Yoshimoto, è delicato, si tratta della ricucitura, osteggiata dal facoltoso ex coniuge, del rapporto tra madre e figlio dopo un misterioso allontanamento di lei.
Sulle note di una suadente musica caraibica ci spostiamo dai meravigliosi fondali sabbiosi a bordo di un lussuoso yacht che batte bandiera inglese ormeggiato in una splendida caletta.
I componenti l’equipaggio si preparano all’arrivo di un’ospite. Si tratta di una giapponese a cui è stato concesso di incontrare il figlioletto Ken che non vede da quando è nato e dal quale dovrà presto separarsi.
L’equipaggio è veramente ingombrante e frappone un muro fra la madre Naomi e suo figlio creando uno stato crescente d’angoscia  nello spettatore.
Ma anche l’arredamento dello yacht freddo, scarno e di acciaio luccicante contribuisce al senso di non appartenenza di lei a quel mondo dorato e senza affettività a cui probabilmente è sfuggita.
Si percepisce il profondo dolore della madre che vorrebbe riavvicinarsi a figlio senza tuttavia riuscirci.
Fin qui il regista e la bravissima Rinko Kikuchi ci hanno preso per mano con dialoghi asciutti ma con molti tasselli narrativi e ci hanno condotto al centro della storia.
Da qui in poi la narrazione prende decisamente la piega che tutti vorremmo con la madre Noemi che si rivolge al figlio Ken in giapponese ristabilendo finalmente il contatto ancestrale che li unisce.
L’inevitabile prossima separazione di madre e figlio, per quanto dolorosa possa essere, è alleviata dalla convinzione di potersi riunire un domani.
Sullo sfondo della banchina del porto, la donna di spalle si incammina e immagina il figlio Ken che, risvegliatosi, indossa la maschera giapponese, da lei lasciatagli prima di andare via, specchiandosi nel fondale sabbioso della caletta sulle note della musica caraibica di inizio film. Un giorno sicuramente si ritroveranno.