Peppe
e Francesco sono due Falchi, ossia due poliziotti della sezione speciale della
Squadra Mobile di Napoli, soliti usare spesso e volentieri metodi anticonvenzionali
al fine di far rispettare la legge nei quartieri più malfamati della città. Un
giorno si troveranno a dover fronteggiare una pericolosa banda della malavita
cinese, dedita ai combattimenti clandestini tra cani ed allo sfruttamento della
prostituzione.
Non
vi sono personaggi privi di colpe, in questo lungometraggio di Tony D'Angelo.
Gli stessi protagonisti, infatti, si troveranno nelle condizioni di dover fare
i conti con il proprio passato ed i propri sensi di colpa. E questo,
ovviamente, avrà un peso decisivo nello svolgimento dei loro compiti.
Interessanti
le atmosfere create appositamente per l'occasione. Fatta eccezione per qualche
sbavatura di troppo (scene ed azioni a volte eccessivamente "urlate",
ad esempio), Falchi rivela ben precise intenzioni nel
volere assumere l'aspetto dei poliziotteschi anni Settanta. E ci riesce
particolarmente bene, dal punto di vista di una messa in scena dove non mancano
anche, di quando in quando, anche interessanti panoramiche e dolly che ci
mostrano la città di Napoli in tutto il suo fascino.Ciò
che convince meno, in questo ultimo lavoro di D'Angelo, è proprio lo script da
cui parte il lavoro. Poco sviluppato, a tal proposito, è, ad esempio, il
personaggio di Arianna, interpretato da Stefania Sandrelli. Personaggio,
questo, che risulta quasi privo di spessore a causa di una mancata e necessaria
caratterizzazione, malgrado le numerose potenzialità. Così come, ad esempio,
particolarmente forzato risulta il finale stesso del lungometraggio, in cui la
decisione di lasciare volutamente delle porte aperte risulta, una volta
completatala realizzazione, decisamente inefficace e priva di nerbo, carente,
dunque, di quel carico emotivo inizialmente immaginato.
Eppure,
nonostante ciò, Falchi risulta un prodotto interessante nel
suo genere. Chissà, magari, man mano l'arte di Tony D'Angelo finirà con
l'affinarsi sempre di più. Le premesse di certo ci sono tutte!
Marina Pavido
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