Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



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sabato 10 settembre 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – sabato 10 settembre (DAY 11):

Sam Mendes e la giuria in equilibrio (o quasi) con i grandi film della selezione ufficiale 

dal Lido di Venezia Luigi Noera – Foto per gentile concessione della Biennale.
Si è svolta da poco la CERIMONIA DI PREMIAZIONE che è seguita dal film FUORI CONCORSO DI CHIUSURA dell’americano Antoine Fuqua The Magnificent Seven è il remake del famoso film  I magnifici sette il western per eccellenza del 1960, diretto da John Sturges e interpretato, tra gli altri, da Yul Brynner, Eli Wallach, Steve
McQueen, Charles Bronson e James Coburn. Con queste premesse è veramente arduo fare un paragone con quello che gli Studios ci propongono oggi. Ma sarà di buon auspicio per invogliare quantomeno le giovani generazioni a scoprire il film di 50 anni prima. La storia è nota, quando la sonnacchiosa città di Rose Creek si ritrova sotto il tallone di ferro del magnate Bartholomew Bogue, per trovare protezione i cittadini disperati, capeggiati da Emma Cullen, assoldano sette fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d’azzardo e sicari. Di qui si dipana una storia che ha una sua morale nel wilde west. Mentre i nostri eroi preparano la città per la violenta resa dei conti che sanno essere imminente, si scoprono a lottare per qualcosa che va oltre il denaro.
Ma passiamo adesso ai film premiati che eccezione fatta per   Amat Escalante premiato ex equo per il film LA REGIÓN SALVAJE (THE UNTAMED)  e  KOCA DÜNYA (BIG BIG WORLD) del turco Reha Erdem avevamo anticipato una possibile vittoria. In particolare:


LEONE D’ORO per il miglior film a ANG BABAENG HUMAYO (THE WOMAN WHO LEFT) di Lav Diaz

LEONE D’ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA a NOCTURNAL ANIMALS di Tom Ford

LEONE D’ARGENTO - PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA ex-aequo a Andrei Konchalovsky per il film PARADISE ed a Amat Escalante per il film LA REGIÓN SALVAJE (THE UNTAMED)

COPPA VOLPI per la migliore attrice a Emma Stone nel film LA LA LAND di Damien Chazelle

COPPA VOLPI per il miglior attore a Oscar Martínez nel film EL CIUDADANO ILUSTRE di Mariano Cohn e Gastón Duprat

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a Noah Oppenheim per il film JACKIE di Pablo Larraín

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a THE BAD BATCH di Ana Lily Amirpour

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a una giovane attrice emergente a Paula Beer nel film FRANTZ di François Ozon

Invece la Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, presieduta da Kim Rossi Stuart ha assegnato il premio a AKHER WAHED FINA (THE LAST OF US) del tunisino Ala Eddine Slim

La Giuria Orizzonti, presieduta da Robert Guédiguian ha assegnato

il PREMIO  PER IL MIGLIOR FILM a LIBERAMI di Federica Di Giacomo

il PREMIO  PER LA MIGLIORE REGIA alla belga Fien Troch per HOME

il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a KOCA DÜNYA (BIG BIG WORLD) del turco Reha Erdem

il PREMIO PER LA MIGLIORE ATTRICE a Ruth Díaz nel film TARDE PARA LA IRA dello spagnolo Raúl Arévalo (Spagna)

il PREMIO PER IL MIGLIOR ATTORE a Nuno Lopes nel film SÃO JORGE del portoghese Marco Martins

Il PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA è andato a KU QIAN (BITTER MONEY) di Wang Bing (Francia, Hong Kong)

Il PREMIO PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO è andato a LA VOZ PERDIDA di Marcelo Martinessi (Paraguay, Venezuela, Cuba)

Infine il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2016 a AMALIMBO di Juan Pablo Libossart (Svezia, Estonia).
 Vogliamo pure menzionare la pellicola FUORI CONCORSO Rem di Tomas Koolhaas  che riguarda il famoso architetto Rem Koolhaas  che è stato incaricato di dar vita alla Mostra di Architettura della Biennale.Si esplora la vita di Rem Koolhaas, il suo metodo di lavoro, la sua filosofia e il suo
paesaggio interiore, da una prospettiva inedita, intima e immediata. Non c’è nessun narratore esterno a mediare per lo spettatore. Il risultato è la sensazione di essere “dentro” la testa di Rem. Questa prospettiva consente allo spettatore di comprendere le idee di Rem in un modo altrimenti impossibile. Ma anche un pungolo in più per i cinefili a recarsi ai Giardini ed all’Arsenale prima di lasciare Venezia.
Per la SETTIMANA DELLA CRITICA abbiamo assistito alla proiezione del film colombiano vincitore della 31esima edizione Los Nadie di di Juan Sebastián Mesa sul quale
abbiamo alcune riserve. A noi è piaciuto invece AKHER WAHED FINA (THE LAST OF US) del tunisino Ala Eddine Slim premiato dalla giuria Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”.

In ultimo la conferma che la 74esima edizione si terrà dal 30 agosto 2017.

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – venerdì 9 settembre (DAY 10)

In attesa del Leone d’Oro la Mostra  si conclude con la maratona di Lav Diaz ed il fantasioso Kusturica 

dal Lido di Venezia Luigi Noera – Foto per gentile concessione della Biennale.Le ultime due pellicole in concorso a VENEZIA 73, la prima Ang Babaeng Humayo (The
Woman Who Left) di Lav Diaz  “L’esistenza è fragile” dice Lav Diaz, “Alla fine di una giornata, in fondo, noi non sappiamo nulla”. Una storia semplice, ma allo stesso tempo complessa; un’opera sull’esistenza umana, che si chiede “dov’è la logica in tutto questo?” Ci auguriamo che esca magari in versione commerciale nelle sale italiane per ridare respiro agli spettatori non più abituati a film d’autore. La seconda del maestro Emir Kusturica  che presenta Na mlijecnom putu (On the Milky Road) con Monica Bellucci un po’ meno assorta che in
altri film. Evidentemente il regista agognava ad avere una bambola nel cast e ci è riuscito. Potenti le musiche zigane che si accompagnano al tuono dei cannoni. Fate l’amore non la guerra! Lo stesso regista ammette che gli piace pensare a questo film come a una fiaba moderna sviluppatasi a partire da vari strati della propria vita. Che ci sia qualcosa di autobiografico è comprensibile, ma è riuscito ad universalizzarlo. Invece FUORI CONCORSO due film così diversi tra loro da una parte il francese Benoît Jacquot con l’ennesima piece teatrale sulla difficoltà di accettarsi fino al suicidio. Mentre il secondo è
un omaggio di Lorenzo Vigas al proprio padre Oswaldo Vigas, noto pittore venezuelano dadaista, anzi alla necessità di voler condividere con lo spettatore la grande umanità del padre. E c’è riuscito, perché si esce dalla sala con una ritrovata armonia in se stessi. Il film El vendedor de orquídeas pretesto dalla ricerca del dipinto perduto, che diviene un’occasione per riflettere sul passare del tempo, sull’importanza dei ricordi e, soprattutto, sull’origine dell’impulso creativo primordiale. Spiega il regista, immergendomi in un universo ignoto, il film su mio padre ha finito per
influenzare la mia intima essenza di essere umano e di creatore.

martedì 30 agosto 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – martedì 30 agosto (DAY -1):

Tre italiani in gara contro gli Studios che fanno il pieno nella Selezione Ufficiale, oggi preapertura con l’Omaggio a Comencini ed ai Fratelli Lumiere
 
 
 
 
 
 
La 73ma Mostra di Venezia aprirà ufficialmente i battenti domani con il
film americano in concorso La La Land di Damien Chazelle in omaggio agli Studios.  Dopo la conferenza stampa tenutasi ad un mese dall’inaugurazione nella quale il Presidente Baratta e il Direttore Barbera della 73esima Mostra hanno presentato le pellicole selezionate, la stessa è stata completata, in collaborazione con i Venice Days, con un film documentario fuori Concorso di Enrico Caria L’uomo che non cambiò la storia, liberamente ispirato al diario dell’archeologo e storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli "Il viaggio del Führer in Italia", realizzato grazie alle immagini d'archivio dell'Istituto Luce - Cinecittà. Nella Selezione ufficiale sono ben sei le produzioni dagli USA, a fronte dei tre italiani in gara. In
particolare Questi giorni di Giuseppe Piccioni, Piuma di Roan Johnson, il doc Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il nuovo film di Piccioni, interpretato dalla Buy e da Timi è la storia di ragazze di provincia e del viaggio che compiono per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro. Roan Johnson firma invece con Piuma il suo terzo lungometraggio con attori sconosciutissimi, una commedia su una coppia di diciottenni in attesa del loro primo figlio. Spira Mirabilis è un film documentario sull’immortalità, una
sinfonia visiva girata in diversi luoghi del mondo, che ruota attorno ai quattro elementi fondamentali della natura: acqua, aria, terra, fuoco. Ma ci sono pure altri tre italiani Fuori concorso. Oltre l’atteso evento speciale con la proiezione dei primi due episodi di The Young Pope di Paolo Sorrentino, c’è Tommaso di Kim Rossi Stuart, film autobiografico che esplora il rapporto tra un giovane attore, oltretutto bello, e le donne. Sempre Fuori concorso, il primo film italiano del regista iraniano apolide Amir Naveri al quale verrà consegnato il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Il titolo è Monte: un uomo sua moglie e il loro figlio vivono ai piedi di una montagna che si erge come un muro contro i raggi del sole. Metafora della lotta per la sopravvivenza, contro i confini, le coercizioni e gli oltraggi che talvolta rendono la vita umana miserabile con un epilogo da togliere il fiato. E poi, due documentari: Our War di Bruno Chiaravalloti, Claudio Giampaglia e Benedetta Argentieri che segue tre combattenti volontari, provenienti da Stati Uniti, Italia e Svezia, arruolati nelle milizie curde in Siria contro l’Isis; e Assalto al cielo di Francesco Munzi che, dopo il successo di Anime nere, torna a Venezia con un film d’archivio sulla stagione di lotte politiche extraparlamentari in Italia negli anni tra il 1967 e il ‘77, tra slanci, sogni, violenze e delitti. Due i titoli italiani in Orizzonti: Liberami di Federica di Giacomo sul fenomeno dell’esorcismo, e Il più grande sogno, opera prima di Michele Vannucci. Nella nuova sezione Cinema nel Giardino che pesca tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico: L’estate addosso, “piccolo” film di Gabriele Muccino, Robinù doc sui baby boss della camorra di Michele Santoro che vira dalla TV al Cinema,  e Franca: Chaos and Creation, ritratto intimo della madre del regista Francesco Carrozzini. Quattro poi i corti italiani in Orizzonti, cinque i documentari nazionali in Venezia Classici. Insomma una nutrita schiera di nuovi talenti italiani a difendere il nostro cinema che sempre più riesce ad esprimersi con il linguaggio documentaristico. Come è stato spiegato quest’anno la direzione artistica ha preso come guida nella selezione, a differenza delle edizioni precedenti, quei film che parlano del presente con storie del passato e che quindi hanno un linguaggio indiretto ma universale utilizzando il materiale di romanzi come nel caso del delicato Un Vie della francese Brizé, oppure da opere teatrali dalle quali sono tratti sia l’atteso thriller di Tom Ford Nocturnal Animals sia Frantz di Ozon il quale ripropone temi cari a Lubitsch sulla Grande Guerra. Ci sono poi storie  utilizzate da autori provenienti dall’America Latina come El Ciudadano Ilustre degli argentini Cohn & Duprat e El Cristo Ciego del cileno Murray per esprimere sentimenti nel primo caso o tesi cristologiche tanto care a
Pasolini nel secondo. Anche Pablo Larraín  sarà presente con Jackie, ovvero l’assassinio di J.F. Kennedy visto da un punto di vista molto particolare, appunto della First Lady. Ci sono anche i grandi ritorni di registi come Kusturica con una storia fiabesca protagonista Monica Bellucci e lo stesso regista, dall’elaborazione di un suo cortometraggio. La grande attesa è per il visionario americano Malick che porta un suo lavoro durato dieci anni Voyage of Time. Ed anche Wim Wenders che in 3D presenta il tema
universale dell’Amore con Les beaux jours d’Aranjuez in un quadro pittorico d’altri tempi. La scuola  di cinema della Russia è rappresentata da Konchalasky che con Paradise racconta la Shoa da un punto di vista originale nell’intreccio dei tre protagonisti. Da oltreoceano il visionario regista messicano Escalante con la Region Salvaje mette a nudo l’omofobia e maschilismo di certe parti del suo paese. Ma ci sembra che la perla della
Mostra sarà regalata dal filippino Lav Diaz con la sua performance di oltre tre ore con una storia semplice: The Woman Who Left. Al centro il perché sull’esistenza umana che è in fondo la domanda che ognuno di noi si pone sebbene sotto varie forme. Ci sono poi film di genere come l’americano The Light Between Oceans di Cianfrance, il thriller fantascientifico Arrival dell’altro americano Villenue, il western atipico Brimstone del belga Koolhoven. Si può dire che Barbera è andato a pescare tra oltre un migliaio di pellicole quelle che possono ancora una volta sorprendere ed attirare il pubblico cinefilo che è il motore della kermesse. Una menzione la dedichiamo al Cinema nel Giardino, già al suo secondo anno, che sarà ospitato nello spazio per tanti anni simbolo di incuria istituzionale. Dove c’era “il Buco” finalmente l’amministrazione comunale ha posto rimedio e lì sorge il Cubo Rosso, la nuova Sala che offre 450 posti dedicati al grande pubblico non propriamente festivaliero. La Mostra si apre all’esterno con sette film che come abbiamo detto sono tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico.  Ci scuseranno i lettori per quelle pellicole che non abbiamo citato, ma di cui vi parleremo nei prossimi giorni.
 
Siccome la cinematografia presente è come l’umanità un processo di sviluppo dedichiamo qualche riga a Venezia Classici restaurati ed in particolare al film di apertura Shabhaye Zayandeh – rood (The Nights of Zayandeh – rood), un film che il regista Mohsen Makhmalbaf realizzò in Iran nel 1990. All’epoca, il comitato di censura iraniano stabilì che il film andava contro lo spirito della rivoluzione iraniana e di conseguenza tagliò 37 minuti del negativo originale. Della versione mutilata fu comunque vietata qualsiasi proiezione pubblica, così come fu negata la possibilità di realizzare copie del film. Nel 2016 alcune parti del negativo originale sono state recuperate presso gli archivi del comitato di censura iraniano. La copia, restaurata dallo stesso Makhmalbaf, dura 63 minuti invece degli originali 100. Le parti mancanti sono irrimediabilmente perdute.
Passiamo ad una carrellata sulle due sezioni autonome che si svolgono in concomitanza della 73ma Mostra.
Il motto di questa edizione di Venice Days è:Il Futuro è Donna
Molti dei generi visivi sono stati scelti per questa edizione 2016  sotto l’emblema di forte dell’originalità espressiva dalla Siria alla Bolivia, dalla Svezia all’Asia, si affrontano i grandi temi della politica e del disagio sociale: il documentario (The War Show), il racconto di formazione (Heartstone e Polina), il melodramma (Indivisibili e Pamylia Ordinaryo), il suspence thriller (Hounds of Love), il western (Pariente), il road-movie (The Road to Mandalay), senza dimenticare il dramma familiare declinato in chiave realista (La ragazza del mondo), grottesca (Quit Staring at My Plate), memoriale (Sami Blood). Ma ancora una volta è l’individuo singolo a combattere contro l’ineluttabilità del destino e la crudezza della società. Segno di uno smarrimento che caratterizza le nostre società. Ed infatti l’apertura delle Giornate 2016 è riservata all’emozionante video-diario dal cuore della Siria The War Show del danese Andreas Dalsgaard e della siriana Obaidah Zytoon.
Tra le altre manifestazioni collaterali ai Venice Days c’è anche il DWA -
Doc/it Women Award che è un premio al racconto, alla creatività e all’imprenditorialità al femminile ideato e promosso da Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani. Per la sua prima edizione Doc/it ha scelto i Venice Days per comunicare i cinque progetti nominati e il vincitore con un evento dedicato all’interno dei Women’s Tales di MIU MIU. Il nuovo Premio allo Sviluppo di documentari è atto a favorire la parità di genere sia in ambito creativo che produttivo aperto a tutti i progetti di documentario in sviluppo con 2 requisiti su 3 (storia, regia, produzione) di presenza al femminile.
Quanto alla 31. Settimana Internazionale della Critica essa è improntata al "piacere filmico", come spiegato da Giona A. Nazzaro nella sua presentazione. La natura della Settimana della Critica si scopre dalle pellicole selezionate quest'anno, individuate fra più di 500 film iscritti. Un "piacere" del quale il rischio e lo stupore sono gli elementi base. Da Prevenge – geniale horror-movie post-femminista diretto da Alice Lowe a
Le ultime Cose di Irene Dionisio – tesa rivisitazione dell'umanesimo neorealista. C’è poi Keywan Karimi, cineasta iraniano condannato a un anno di carcere e 223 frustate per offesa all'Islam, che firma Drum, un noir metafisico ed espressionista, mentre Ala Eddine Slim, documentarista e videoartista tunisino, presenta The Last of Us e rilancia con audacia un cinema sperimentale e astratto, avventuroso e addirittura schiettamente fantascientifico. Il cinema è anche un'arte giovane per definizione come mostra l’esperimento di Los nadie di Juan Sebastián Mesa, girato in sette giorni fra le strade più inaccessibili di Medellin, o a Prank di Vincent Biron, passato alla regia e apologo di nichilismo. Ma il cinema può essere anche un riprendere (o un riperdere) il proprio posto nel mondo, Jours de France di Jérôme Reybaud ipotizza un sensuale viaggio sentimentale, utilizzando un navigatore d'eccezione come Grindr, per ritrovare i nomi dimenticati delle cose. C’è anche la presenza sorprendente di Pepe Smith, leggenda del rock filippino, protagonista di Singing in Graveyards, assieme a Lav Diaz, si offre come immagine e specchio del complesso rapporto con la modernità e la democrazia del suo paese. Infine in chiusura una sorpresa proveniente dagli Stati Uniti con Are We Not Cats di Xander Robin, un melodramma horror viscerale, una favola dark scandita dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair, Lightning Bolt e Albert Ayler.
Ma parliamo della serata odierna dedicata ai Veneziani. Centoventi anni fa – esattamente la sera del 9 luglio 1896 -  il Cinématographe Lumière faceva la sua prima apparizione a Venezia, con la proiezione a un passo da Piazza San Marco, nel Teatro Minerva, di un programma composto da 15 "vedute". Ma è solo il 21 agosto successivo che vi compaiono per la prima volta 3 film realizzati a Venezia:  Approdo di una gondola ai santi Giovanni e Paolo,  I vaporetti a Rialto e I leggendari piccioni di San Marco, seguite poi da altre nei giorni seguenti. Per celebrare questa importante ricorrenza, in occasione della serata di Pre-apertura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (martedì 30 agosto, ore 20.30) in Sala Darsena al Lido, prima della proiezione del già annunciato restauro di Tutti a casa di Luigi Comencini, verrà offerto al pubblico, convenuto per la celebrazione del centenario di Comencini, un programma composto da ben nove “vedute” realizzate a Venezia dagli operatori del Cinématographe Lumière, commentate in sala dal Direttore dell’Institut Lumière di Lione, Thierry Fremaux.
I film, che appartengono a tre annate successive (1896-98), sono:
Arrivée en gondole, 1896, N°291
Pigeons sur la place Saint-Marc,  N°292
Tramway sur le Grand Canal, 1896, N°293
Grand Canal avec barques, 1896, N°294
Panorama du Grand Canal pris d'un bateau, 1896, N°295
Panorama de la place Saint-Marc pris d'un bateau, N°296
Venise, place Saint-Marc, 1897, N°430
Arrivée en gondole des souveraines d'Allemagne et d'Italie au palais royal de Venise, 1898, N°1058
Départ en gondole, 1898, N°1059
A seguire la proiezione delle “vedute”, in occasione del centenario della nascita del grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) sarà proiettato – come già annunciato - il capolavoro di Comencini Tutti a casa (Italia/Francia, 1960) con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo. Alla speciale serata-omaggio di Pre-apertura in Sala Darsena al Lido, con inizio alle 20.30, è invitato il pubblico di Venezia attraverso la collaborazione con i quotidiani “Il Gazzettino”, “La Nuova di Venezia e Mestre” e il “Corriere del Veneto”.
La pellicola restaurata Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini mostra attraverso lL’8 settembre 1943, il giorno dell’Armistizio, i sentimenti e la società italiana provata dalla guerra. Ma chi meglio dell’autore può spiegarci il film? La risposta riportata in un saggio Al cinema con cuore. 1938-1974, a cura di Adriano Aprà recita: “Tutti a casa non è nemmeno un film di guerra. È un viaggio attraverso l’Italia in guerra di quattro sbandati (quattro “stupidi” sprovveduti) che vogliono tornare a casa. Sordi non è un vigliacco, anzi, è un ufficiale che tiene moltissimo al suo grado e che cerca fino all’ultimo di adempiere a quello che egli crede sia il suo dovere. Solo che, senza saperlo, è un ufficiale che non ha capito niente. [...] Riteniamo che il dramma dell’Armistizio del ’43 sia stato soprattutto il dramma degli ufficiali. Allora, chiunque avesse un titolo di studio, avesse o no attitudini militari, diventava ufficiale. Anzi, la fotografia in alta uniforme era un po’ il coronamento della laurea”.


mercoledì 24 febbraio 2016

Speciale BERLINALE 2016 - Lo sguardo sul Mondo. I^ parte – Selezione Ufficiale.

(Foto per gentile concessione della Berlinale)
Calato il sipario sulla Berlinale ed è ora di tirare le somme.
Iniziamo dai numeri del 2016. Presentati 283 film, escluse le retrospettive, di cui due terzi (187) in prima mondiale. Le proiezioni si sono svolte in più di 60 sale dei 10 luoghi sparsi a Berlino. Siamo riusciti a vederne oltre cinquanta nei nove giorni di festival. Abbiamo privilegiato la Selezione Ufficiale, a cui è dedicata questa prima parte, ma anche scelto alcuni titoli delle sezioni collaterali Panorama e Forum nelle quali si trovano outsider per capire meglio lo spirito di questa 66esima edizione. Non abbiamo esattamente colto nel segno, ma siamo andati vicini. Infatti quattro degli oltre venti film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi collaterali. Delle altre sezioni Generation e Perspektive Deutsches Kino ci siamo limitati a pochi titoli. Non abbiamo invece seguito la parte dedicata agli Short. In particolare dei 23 lungometraggi della Selezione ufficiale (compresi i film fuori concorso) ne abbiamo visti 20, mentre delle sei proiezioni Special Gala presso il Friedrichstadt-Palast la metà (3). Dei 50 lungometraggi delle sezioni collaterali Panorama (che ha presentato un film in collaborazione a Generation e incluso in quest’ultima) e Panorama Dokumente ne abbiamo visti 9 e 5 rispettivamente. Delle 14 proiezioni della Perspektive Deutsches Kino ne abbiamo visti due. Della selezione Forum (compresa la MasterClass dei Talents) su 44 ne abbiamo visti 7. Per Generation 14plus dei 13 film in concorso ne abbiamo visti 3, di Generation Kplus dei 13 film presentati solo uno. Inoltre abbiamo recuperato El Abrazo del Serpiente presentato tra gli eventi di NATIVe . Infine non potevamo mancare alla Master Class di Meryl Streep in ambito dei Talents che prevedevano ben 32 incontri con 100 giovani talenti tra cui sette italiani.
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Passiamo quindi alla classifica dei 23 lungometraggi presentati alla Berlinale 2016 provenienti da 21 paesi e le emozioni che ci hanno suscitato:



   
Fuocoammare di Gianfranco Rosi - doc Orso d’Oro 2016. Meritatissimo il premio al nostro documentarista autore di una pellicola fuori da ogni schema preordinato che va dritto al cuore dello spettatore. Un urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del Dott. Bartolo verso i migranti da soccorrere è commovente.


 


SMrt u Sarajevu di Danis Tanović - Orso d’Argento Gran Premio della Giuria. Non poteva essere altrimenti. Il tema è quello della memoria di quanto successo a Sarajevo il secolo scorso. Ma anche della fratellanza fra popoli che coabitano calpestata a causa delle diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia abilmente la vita degli ospiti


e degli impiegati di un grande albergo con un ritmo crescente. Speriamo di vederlo nelle sale italiane.

    





Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao - Orso d’Argento per il contributo artistico nella fotografia. Un viaggio su una chiatta tra i flutti del fiume cinese che sfocia a Shangaj imperniato sull’amore platonico. Debbo dire che oltre la fotografia è considerevole l’interpretazione della giovane amata alla quale poteva essere attribuito l’Orso d’Argento.
Al riguardo avrà influito nella scelta della Giuria la differenza del modello di pensare e di comportamento tra noi e gli orientali.


      





Soy Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione poco conosciuta ambientata nel Continente americano fuori dal comune per scappare dalla povertà assoluta del Messico. Peccato che è stato escluso dai premiati perché lo script poteva aspirare ad un riconoscimento.


         


Quand on a 17 ans di André Téchiné. Anche questa storia è rimasta esclusa inspiegabilmente dai premi, anche da quelli delle Giurie Indipendenti. Il regista con delicatezza narra le pulsioni omosessuali adolescenziali. I due giovani protagonisti Thomas e Damian consegnano allo spettatore un punto di vista che spesso gli adulti faticano a comprendere.
  


Inhebbek Hedi di Mohamed Ben Attia - Orso d’Argento migliore attore e Premio migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista interpretato da un promettente Majd Mastoura (Bidoun 2 di JlaniSadi) ha convinto, al contrario dell’altalenante andamento della storia che ha convinto di meno con un finale che lasciamo giudicare al pubblico. Quindi il Premio Opera prima risulta controverso.
Genius di Michael Grandage - Opera Prima. Una storia vera e un cast eccezionale (Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman) meritavano un premio che però non c’è stato. Infatti la notevole l’interpretazione di Colin Firth nel ruolo dell’editore Perkins, scopritore di talenti ma anche amorevole marito e padre, non è stata ingiustamente ravvisata dalla Giuria. Anche la regia poteva aspirare al premio Opera Prima.
Alone in Berlin di Vincent Perez. Una storia particolare sulla resistenza attuata contro il nazismo dagli stessi tedeschi. In una Berlino ancora non ferita dalla guerra, non tutti erano fanatici del Fuhrer, soprattutto se avevano perso l’unico figlio al fronte. Il dissenso espresso in forma anonima ma pubblica dai coniugi Quanguel mette in ridicolo i poliziotti berlinesi. La performance di Brendan Glleeson e Emma Thompson è efficace. Peccato che non basta a convincere la Giuria.
Des nouvelles de la planète Mars di Dominik Moll - Fuori concorso. Una esilarante storia di uno sfigato padre, che per questo attrae il pubblico, vittima della sua ex, della sorella, dei due terribili figli adolescenti e di un collega fuori di testa (Vincent Macaigne). Al brillante attore Françoise Damiens calza alla perfezione la parte. La differenza tra le commedie del nostro cinema e quello d’oltre Alpe sta appunto nella loro leggerezza con la quale consegnano i personaggi. Aspettiamo che trovi un distributore italiano.
Saint Amour di Benoît Delépine e Gustave Kervern- Fuori concorso. Una coppia affiatatissima e datata (Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde) insieme a due giovani speranze del cinema francese (Vincet Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito leggero della commedia si celano i temi universali sull’amore.
Kollektivet di Thomas Vinterberg - Orso d’Argento migliore attrice. Storia autobiografica, ma confusa su una Comune degli anni ’70 e le conseguenze sui suoi componenti. Era il periodo degli Hippyes e dell’amore libero, difficilmente attuabile però dalla classe medio borghese e radical chic. Il premio all’attrice non si discute, anche se come detto per il film cinese Crosscurrent l’interprete femminile aveva anche lei le carte in regola, insieme all’attrice del film polacco United States of Love in appresso menzionata.
Hail, Caesar! di Joel and Ethan Coen - Fuori concorso - Film d’apertura. Narrazione scanzonata e dorata degli Studios anni ’50 e non poteva essere altrimenti. I Fratelli Coen possono a ragione permettersi anche queste disgressioni controcorrente.
Zjednoczone Stany Miłosci (United States of Love) di Tomasz Wasilewski - Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura. Qualcosa non torna perché di tutte le caratteristiche della pellicola, proprio lo script era quella meno pregiata. Infatti l’autore si avventura in un pericoloso intreccio di storie parallele al femminile, ma l’operazione non riesce. Ma si sa l’operato di una Giuria è inappellabile! Piuttosto avremmo premiato l’attrice che impersona l’anziana insegnante.
Cartas da guerra di Ivo M. Ferreira. Il tema affrontato del colonialismo del Portogallo nei territori del Centro d’Africa è notevole. Anche la scelta del B&N convince. Peccato che il film utilizzi per due ore ininterrotte una voce narrante. L’errore fatale era evitabile ed avrebbe dato un respiro diverso al film.
CHi-Raq di Spike Lee - Fuori concorso. Una trasposizione moderna dalla Mitologia Greca di Lisystrata in chiave di Musical in versione urlata. Viene fuori un immagine di una regia arrabbiata con il mondo che la circonda. Per inciso il film è stato fischiato dal pubblico!
Zero Days di Alex Gibney – doc. Sembrerebbe a prima vista una minuziosa indagine su Internet, sugli atti terroristici cibernetici e sulla loro origine prima: l’Iran e la corsa al nucleare. In realtà ci sembra di parte e si dimentica che più un sistema è complesso più è progettato in maniera ridondante appunto per raggiungere un buon grado di sicurezza. Il tecnicismo usato si ritorce contro allo stesso regista. Ci voleva un po’ di anima nel racconto.
Ejhdeha Vared Mishavad! (A Dragon Arrives!) di Mani Haghighi. La pellicola è il risultato della mancanza di libertà, e si appiglia ad una favola arcaica della Mesopotamia. Al contrario la fotografia è notevole con punti di vista della cinepresa che attirano lo spettatore.
Midnight Special di Jeff Nichols. Il film contiene qualche spunto di novità e poteva essere un’idea fresca. Ma dopo le prime battute si perde nei rivoli delle ovvietà degli Studios. Chi soffre è l’attore protagonista Mike Shannon nei panni di un padre che non si vuole arrendere fino all’ultimo al destino del figlio proveniente da altri mondi.
Mahana di Lee Tamahori - Fuori concorso. Più che un film si può accostare alla visione consecutiva degli episodi di una serie TV come per noi europei è stata Dallas negli anni ’80. Il tema per noi europei è inusuale perché parla dei nativi australiani conformatisi agli anglosassoni che hanno “civilizzato” il Nuovo Mondo con un finale stereotipo.
Boris sans Béatrice di Denis Côté. In una parola il film è la storia psicotica di una coppia. E la Giuria a buon ragione lo ha scartato.
Purtroppo ci siamo persi due dei film vincitori e il film 24 Wochen di Anne Zohra Berrached premiato dalla Giuria Indipendente con il Gilda German Arte House Cinemas. I due film premiati hanno ricevuto anche i consensi della critica:




Hele Sa Hiwagang Hapis (A Lullaby to the Sorrowful Mystery) di Lav Diaz - Orso d’Argento Alfred Bauer al film che apre nuove prospettive.


L’avenir di Mia Hansen-Løve Orso d’Argento miglior regia.
Il primo film è una maratona cinefila di oltre otto ore e Manifesto politico del maestro Lav Diaz. Il secondo film con una rinata Isabelle Huppert consacra definitivamente la giovane regista.
Per quanto riguarda i Berlinale Special Gala presso il Friedrichstadt-Palast le tre pellicole di diverso genere fra loro che abbiamo visto sono notevoli:
Creepy di Kiyoshi Kurosawa – Opera Prima. Un thriller avvincente che poteva portare a casa il Premio Opera prima.
Miles Ahead di Don Cheadle – Opera prima. Una biografia del Jazzista Miles tramite uno script affascinante. Ci domandiamo però il perché il più delle volte i grandi artisti sono stati anche grandi consumatori di droghe?
Where To Invade Next di Michael Moore – doc. Ritmo fluente ma con punti di vista discutibili. Il regista vuole suggerire al Presidente degli Stati Uniti di prendere spunto dalle caratteristiche di alcune Nazioni per il Governo dell’America. Ne risulta però anche un dileggio dei paesi visitati. Almeno per quanto riguarda l’Italia vengono evidenziati presunti lati positivi del nostro welfare. La realtà è ben diversa. Il regista è un dispensatore di ritmo ben dosato, ma sarà tutto vero quello che ci racconta, o piuttosto si tratta di una operazione commerciale?
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Dei Berlinale Shorts 2016 vi riferiamo i risultati della Giuria composta da Sheikha Hoor Al-Qasimi, curatore e direttore della Biennale di Sharjah negli Emirati Arabi Uniti, dalla scrittrice greca Katerina Gregos e dal regista israeliano, Avi Mograbi.
La Giuria ha assegnato l’Orso d’Oro e d’Argento rispettivamente a Balada de um Batráquio (Batrachian's Ballad) di Leonor Teles, Portogallo, 11’ (WP) e a A Man Returned di Mahdi Fleifel, UK / NL / DK, 30’. A quest’ultimo è andata anche la nomina agli EFA 2016. Invece il Premio Audi di 20.000€ è andato a Jin zhi xia mao (Anchorage Prohibited), Chiang Wei Liang, Taiwan, 16’.
Nella prossima edizione vi parleremo delle altre selezioni Panorama, Forum, Generation e Perspektive Deutsches Kino. Non mancate!