Nelle
sale italiane dal 30 marzo, opera prima prodotta da Antonio
Augugliaro, già noto per aver diretto il documentario Io sto con la sposa.Sunita
è una donna srilankese di mezza età che lavora come badante presso un'anziana
signora in una cittadina di provincia del nord Italia. La donna ha un figlio
adolescente da poco giunto in Italia, con il quale, però, c'è un rapporto
tutt'altro che facile, sia per il fatto di non averlo seguito durante i suoi
primi anni di vita, sia per il tentativo di quest'ultimo di integrarsi in un
contesto culturale che la stessa Sunita fa fatica ad accettare.Per
un figlio racconta, dunque, la storia di tante donne che, al fine di garantire
ai propri figli una vita dignitosa, sono costrette ad abbandonarli fin da
piccoli per andare a vivere e lavorare all'estero. Da qui la decisione da parte
del giovane regista di focalizzare l'attenzione esclusivamente sulla donna,
secondo una messa in scena che rispecchia in tutto e per tutto le teorie del
pedinamento zavattiniano. Ed ecco che ci troviamo di fronte ad un
lungometraggio estremamente asciutto e realista, dove non v'è spazio per ogni
qualsivoglia abbellimento, ma che ci mostra la cruda realtà così com'è. Ciò che
vediamo è la quotidianità di una donna divisa tra un lavoro non facile e la
gestione di un figlio adolescente che nutre nei suoi confronti non pochi
rancori. Una donna che non sa come dividersi e che ogni giorno corre da una
parte all'altra della cittadina con il proprio scooter, senza avere un attimo
di tregua per sé stessa. La macchina da presa, dal canto suo, sembra
allontanarsi dalla protagonista solo per mostrarci brevi stralci della vita del
ragazzo fuori casa, insieme agli amici, nel tentativo di trovare un proprio
posto nella società.La
storia di una singola persona che, però, è la storia di tanta gente costretta a
fare scelte non sempre facili. Non a caso, dunque, la protagonista, Sunita, è
l'unico personaggio ad essere identificato con un nome proprio. Tutti gli altri
sono attori di una pièce che sembra ripetersi quasi quotidianamente,
indipendentemente dal luogo o dal contesto in cui ci si trova. Una pièce che,
in questo caso, è stata messa in scena grazie ad uno sguardo sì giovane, ma
anche estremamente maturo e consapevole, per quanto riguarda il linguaggio
cinematografico. Di conseguenza, Per un figlio rappresenta un ottimo esordio
sulla scena di Katugampala, da sempre attento alle problematiche del suo paese
di origine e che di sicuro ha in serbo non poche sorprese per il futuro.Marina Pavido
Nessun commento:
Posta un commento