Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



venerdì 27 febbraio 2015

SAVE THE DATE: dal 5 all'8 marzo alla Casa del Cinema - Roma Largo Marcello Mastroianni IL CINEMA LIBERO DI KEN LOACH



Dal 5 all'8 Marzo arriva alla Casa del Cinema una ricca rassegna sul cinema del regista inglese, organizzata dall'associazione culturale Blue Desk in collaborazione con Zétema.
Uomo dichiaratamente di sinistra, Ken Loach ha sempre portato nei suoi film la lotta dell'uomo come riscatto nei confronti di una società che non corrisponde alle esigenze degli esseri umani. Tra i titoli il capolavoro del 1971 Family Life, alcuni film del periodo a cavallo tra gli anni 90 e 2000 (tra cui la Palma D'oro Il vento che accarezza l'erba) ed il recente documentario The Spirit of '45.
La rassegna si dipanerà in quattro giorni, con proiezioni alle 20 e alle 22, ogni serata, alle 19.30. sarà introdotta da un ospite. In apertura Valerio De Paolis, storico fondatore della Bim, dagli anni 80 porta il cinema di Loach in Italia.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
PROGRAMMA
05/03/2015 ore: 19:30
Terra e Libertà Land and Freedom (GB, Spagna, Germania, 1995, 106’)
05/03/2015 ore: 22:00
Un bacio appassionato Ae Fond Kiss… (GB, 2004, 103’) v.o. sott. it.
06/03/2015 ore: 19:30
Sweet Sixteen (GB, Germania, Spagna, 2002, 106’) v.o. sott. it.
06/03/2015 ore: 22:00
The spirit of ’45 (DOC, GB, 2013, 94’) v.o. sott. it.
07/03/2015 ore: 19:30
In questo mondo libero… It’s a Free World… (GB, Italia, Germania, Spagna, 2007, 96’) v.o. sott. it.
07/03/2015 ore: 22:00
Il vento che accarezza l’erba – The Wind That Shakes the Barley (Francia, Irlanda, GB, 2006, 124’)
08/03/2015 ore: 19:30
Family Life Wednesday’s Child (GB, 1971, 108’) v.o. sott. it.
08/03/2015 ore: 22:00
Riff Raff (GB, 1991, 94’) v.o. sott. it.

giovedì 26 febbraio 2015

I mercoledì EXTRA al Maxxi

Tutti i mercoledì al Maxxi vengono proiettati film in uscita nelle sale.
Ecco l'ultimo film di febbraio:
 
Vizio di Forma (Inherent Vice)
Regia di Paul Thomas Anderson, USA 2014, 148’.
Dall’omonimo romanzo di Thomas Pynchon un “trip” nell’America degli Anni ’70 e del sogno americano.
di Luigi Noera

In questo ennesimo film visionario di P.T. Anderson, ispirato all’altrettanto lavoro visionario di Pynchon, la parola più ripetuta è “fattoni”(anzi strafatti). La traduzione del titolo originale (Inherent Vice letteralmente Vizio Intrinseco)  ci sembra fuorviante, ma lo spettatore, che ha deciso questa maratona cinefila, sa già a cosa va incontro. E’ la storia del detective Larry Doc Sportello , non si sa bene se la storia sia veramente accaduta nella realtà o solo nella mente strafatta del protagonista. Infatti  lo spezzettamento repentino in tante vicende apparentemente tra loro concatenate non da tregua allo spettatore. Da questo punto di vista lo stile consolidato del regista fa il suo effetto come una sniffata di coca. I personaggi sono tanti, l’ex fidanzata Shastha hippye come lui, la nuova fidanzata perfettina (ma sarà vera?) che però ama le sue stravaganze, il collega Bigfoot detective della polizia anche lui strafatto, il magnante immobiliare amante della sua ex e in pericolo di vita, l’amico Coy agente federale infiltrato tra i narcotrafficanti, e si potrebbe continuare all’infinito. Sin dall’inizio tutti questi personaggi si rivolgono a lui che è un bravo detective (?) per la risoluzione di casi in apparenza slegati. Ma tutti conducono solamente all’idea possessiva che Doc ha sulla ex fidanzata Shastha. Il tempo è passato e Shastha lo ha mollato e Doc si avvinghia ai bei ricordi delle loro notti brave in compagnia della droga. Bisogna dire che le musiche avvolgono e leniscono il dolore dello spettatore alle prese con le troppe informazioni che il film propone, appunto come in un trip. Anche i dialoghi sono arguti e sferzanti  nei confronti del potere costituito. Sono i tempi del Vietnam, di Nixon, dell’assassinio di Sharon Tate da parte di Manson e dei suoi seguaci. Ed è proprio curiosa la somiglianza fisica di Doc a Mason. Capelli arruffati, basettoni, vestiario hippye. Che sia tutta una fantasia di Doc e della sua mente distorta? Questo ce lo fa pensare anche il lieto fine della storia del suo amico Coy. Doc lo aiuta a sfuggire allo stretto legame dei narcotrafficanti scambiando la libertà di Coy con i suoi 20kg di droga. Insomma Doc si vuole liberare dai sensi di colpa. A noi è sembrato così. Infatti ritroviamo Doc dopo 148 minuti di film nella stessa stanza a farsi. Allora non c’è speranza? Doc era fatto così. L’attore Joaquin Phoenix da il meglio di se. Vedremo se il film diventa Cult. Ci preme sottolineare però che al di là del linguaggio cinematografico carico di emozioni il film ti lascia come dopo il risveglio da una sbornia. Forse era meglio non iniziare a bere!

martedì 24 febbraio 2015

Cinema al MAXXI - Intervista a Mario Sesti

 
di Luigi Noera

Abbiamo incontrato  Mario Sesti al MAXXI, in occasione della Rassegna cinematografica Cinema al Maxxi [Sito WEB] che Lui stesso ha curato insieme a quella sulle Contaminazioni tra Moda e Cinema, anzi tra Cinema e Moda, nell'ambito della Mostra dal titolo "Bellissima". Dal nostro incontro ne è scaturita questa intervista.
 
Mario Sesti è il curatore del Festival Internazionale del Cinema di RomaSito WEB] ed è anche Direttore Artistico del Taormina Film Festival. Ha scritto più di un libro sul Cinema, con i quali ha vinto numerosi premi letterari nel passato, ma è anche Regista di documentari su Berlinguer e Lucio Dalla. Insegna all'Università di Roma Tre Laboratorio di Critica cinematografica.
Moda e Cinema. Partendo da queste due espressioni artistiche tra loro intimamente interconnesse, ci racconti la tua opinione in merito?

Mario Sesti: Si, diciamo che l’ interconnessione è così profonda e così connaturata, che assomiglia a volte ad una forma di osmosi, ed è difficile stabilire in alcuni casi se sia il cinema ad influenzare la moda o il contrario. E soprattutto è così profonda questa e connaturata  che è difficile anche stabilire se sia riferibile  solo ad alcuni elementi del linguaggio cinematografico. E’ chiaro che quando si parla di moda in senso più specifico si parla di costumi, quindi di abbigliamento, probabilmente di accessori di abbigliamento. Però quando si dice “è di moda” in realtà si intende anche qualcosa che non necessariamente ha a che fare con un certo tipo di comportamento, una certa attitudine, un certo modo di usare il linguaggio. Ovvero il cinema e la moda si sono così profondamente influenzati, anche perché nascono ed hanno un periodo di grande  efflorescenza diciamo nell’età contemporanea più o meno in tempi simili  e soprattutto si nutrono uno dell’altro, che è difficile stabilire effettivamente qual è l’oggetto della moda . Il cinema stesso è stato di moda, la moda, almeno fino al dopoguerra, ed  era di moda fare il cinema, andare al cinema e sognare il cinema . Quindi da  questo punto di vista vedo queste due cose  come una specie di costruzione pop in cui ci sono due masse indistinte, che sono una dentro l’altro, e si “stingono”, ecco per usare un verbo relativo all’abbigliamento, una nell’altra.

Proseguirei, se sei d'accordo, con le tue origini non solo come Critico Cinematografico, ma anche come Documentarista. Come è nata e si è sviluppata l'idea della tua ultima fatica "Senza Lucio" [Scheda My Movies] che prossimamente sarà in sala?

MS: Si è nata, da una parte come un bisogno di ricostruire così un rapporto personale che io avevo con Lucio Dalla, che era una persona che ho avuto la fortuna di conoscere e di frequentare abbastanza intensamente negli ultimi dieci anni della sua vita più o meno. Dall’altra mi piaceva l’idea di far conoscere di Lucio Dalla degli aspetti meno noti, oltre a quelli ovviamente di cantante. Lucio era una persona che aveva tantissimi interessi e sapeva coltivarli per le arti figurative, per la letteratura, per il cinema, ed è la ragione per cui ci siamo conosciuti. E quindi in qualche maniera questo documentario cerca sia di raccontare la parte di Lucio meno conosciuta, sia in qualche maniera  di raccontare nel mio sguardo il modo in cui io ho vissuto questa amicizia.

Alcuni decenni fa questo nostro incontro sarebbe stato improbabile da realizzare. Quale è la tua opinione sulle nuove tecnologie che adesso sono fruibili da un numero illimitato di soggetti? Faccio un esempio, un segnale forte viene dal SNCCI che recentemente ha organizzato alla Casa del Cinema un Convegno su “A cosa serve un Critico? Vita, Morte e Miracoli di una figura professionale in evoluzione (o in estinzione)”.  Mi permetto di aggiungere che, appunto con l’avvento delle nuove tecnologie ITC, questo processo è comune a molte professionalità che sono anche al di fuori del campo artistico.

MS: Si, probabilmente è così. Dipende un po’ da cosa si intende per critico. Diciamo che da quando il cinema è nato il modello della critica è stato un po’ quello dello scrittore, del critico teatrale, del cronista. Oggi quella figura lì,  in cui mi  identifico   anch’io come una persona che scrive, probabilmente non solo non è la sola ma non è neanche quella più agevole perché appunto tu adesso stai facendo della critica cinematografica ma la fai con le nuove tecnologie, quindi usando lo stesso   linguaggio del cinema con le immagini e i suoni. Ma chi ha detto che questo è fare meno critica che non fare una recensione. Ho l’impressione semplicemente che questa idea del bisogno di accompagnare i film con l’attività che a che vedere con l’analisi, l’esplorazione,  il discorso, il commento, l’indagine, la ricostruzione sia un qualcosa che appartiene profondamente al cinema. E’ una forma di affettività testuale  che poi si trasforma naturalmente anche in un discorso, in un giudizio ed è anche un testo. Da questo punto di vista io trovo invece che ci sia adesso molta più gente che si occupa di critica di quanto non ce ne fosse ai miei tempi. Diverso è capire se con questo modello può essere identificata una professione vera e propria naturalmente. Questo è un altro discorso.

Io ho partecipato al convegno ed ho avuto la sensazione che i critici tradizionali fossero in un fortino.

MS: Si però il problema è che quando io ho iniziato a fare la critica cinematografica le proiezioni in anteprima per la stampa erano fatte in salette per dieci persone. Adesso se invece uno fa l’anteprima stampa e la pubblicizza arrivano centinaia di persone. Quindi c’è un sacco di gente che fa il critico cinematografico come attività, diverso da dire se riesce a farne una professione autonoma.

Una domanda scontata è d'obbligo: i titoli dei tre film che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso professionale e artistico.

MS: Questa è una domanda veramente complicata . Che ti devo dire, influenzato non so. Ci sono dei film che mi vengono particolarmente in mente quando penso all’idea di film particolarmente belli e importanti e questi sono:

“La Conversazione” [Scheda My Movies] di Coppola,

“Furia” [Scheda My Movies] di Fritz Lang  e

“La Morte corre sul Fiume” [Scheda My Movies] di Charles Laughton.

Adesso la domanda più difficile, almeno per me. Siamo al rush finale sulle nomine del Festival di Roma (ndr il CdA si terrà domani).Tu, oltre ad essere Direttore Artistico del Festival di Taormina, fai parte della Fondazione Cinema per Roma. Questa sera ci troviamo qui dove la Fondazione anche quest’anno, in collaborazione con il MAXXI, ha organizzato la rassegna Cinema al MAXXI con la novità di due nuove stimolanti sezioni Silent Movie e America. Tutto ciò è meritevole, ma cosa ne sarà del Festival del Cinema di Roma nel suo decimo compleanno che è ormai prossimo sebbene tuttora (18 febbraio ndr) il Festival stesso, orfano del Direttore Artistico, ha un CdA dimissionario e un CdA in pectore ?
[Ndr: al momento della pubblicazione dell’intervista è stato nominato il nuovo CdA della Fondazione Cinema per Roma con Presidente Piera Detassis e Direttore artistico del Festival Internazionale del Cinema di Roma Antonio Monda con il quale Mario Sesti ha ideato e moderato la Rassegna di incontri “Viaggio nel cinema  americano” portando a Roma nomi di spicco della cinematografia d’oltreoceano da Francis Ford Coppola ai fratelli Coen, da David Lynch a Martin Scorsese, da Wes Anderson a Spike Lee, da Sean Connery a Jane Fonda, da Al Pacino a Meryl Streep, da James Ivory a John Landis, da David Cronenberg a William Friedkin, da Tim Burton a Terrence Malick.]

MS: Appunto in realtà ci troviamo proprio alla vigilia di quella che dovrebbe essere la riunione del CdA che in realtà dovrebbe in designare alcune di queste cariche di cui tu dicevi. La forza del Festival di Roma è nella sua plasticità nel suo divenire. Detto questo, credo che non ci sia nessun Festival in Italia, sicuramente, che in dieci anni ha raggiunto tale consenso. E’ una manifestazione che smuove 100.000 persone. Non esistono altri Festival in Italia. Esistono altri Festival, più importanti sicuramente, ma nessun altro che riesce ad avere gli stessi numeri  e credo che da questo punto di vista il primo decennale forse servirà effettivamente a fissare alcuni punti fermi.

Tra le altre cose si parlava di una fusione con l’altro Festival della Fiction. Debbo dire che l’anno scorso Freccero è stato immolato, scusa se lo dico, dalla politica.

MS: Come sai le due istituzioni sono state due istituzioni assolutamente autonome. E’ probabile che adesso verranno gestite dalla stessa Fondazione, anche se manterranno poi delle identità e la programmazione annuale diversa. Immagino che il Festival della Fiction, dato che poi le serie TV sono una delle cose più importanti che c’è adesso, potrebbe diventare un centro di grandissimo interesse ed attenzione. Posso solo sperare, innanzitutto come utente, che si faccia.

A proposito delle  Serie TV è stato triste veramente vedere passare a Berlino qualche giorno fa una serie TV Italiana di Sky Italia ed invece all’ultima Fiction Fest di Roma sono state proiettate solamente Fiction Americane.
 
MS: Non so cosa dirti!

Resti anche tu senza parole. Dato che sei Direttore artistico del Taormina Film Festival, se ci puoi anticipare qualcosa per il 2015?

MS: In realtà io mi sono dimesso dal Taormina Film Festival un mesetto fa. Credo che il Festival vedrà un  coinvolgimento maggiore di alcuni Enti locali come la Sicilia Film Commission e quindi si concentrerà ancora di più sulla produzione di giovani o di film indipendenti locali. Però non facendone parte più non saprei dirti di più.

Ci dispiace veramente perché nei tre anni sotto la tua direzione artistica c’è stato veramente un exploit del Festival di Taormina.

MS: Ti ringrazio molto, però credo che Tiziana (Rocca ndr) che è la General Manager troverà il modo di fare un Festival altrettanto interessante.

Caro Mario ti sono grato per il tempo che mi hai dedicato. Grazie e in bocca al lupo.

lunedì 23 febbraio 2015

OSCAR 2015 : Birdman fa il pieno insieme a Gran Budapest Hotel

 
Oscar 2015. Premiata Milena Canonero. Trionfano Birdman, Julianne Moore, Eddie Redmayne e Patricia Arquette
 
TUTTI I PREMI
MIGLIOR FILM: Birdman
MIGLIOR REGIA: Alejandro González Iñárritu
MIGLIOR ATTORE: Eddie Redmayne
MIGLIOR ATTRICE: Julianne Moore
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: J.K. Simmons
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Patricia Arquette
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Birdman
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: The Imitation Game
MIGLIOR FILM STRANIERO: Ida (Polonia)
MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Big Hero 6
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Birdman
MIGLIOR SCENOGRAFIA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO: Whiplash
MIGLIOR COLONNA SONORA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR CANZONE: "Glory" da "Selma"
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Interstellar
MIGLIOR SONORO: American Sniper
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Whiplash
MIGLIOR COSTUMI: Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)
MIGLIOR TRUCCO: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR DOCUMENTARIO: CitizenFour
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: Crisis Hotline: Veterans Press 1
MIGLIOR CORTO: The Phone Call
MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE: FEAST

Cinema al MAXXI 2015 - Anteprima di Il segreto del suo volto (PHOENIX)


Il segreto del suo volto (PHOENIX)

Regia di Christian Petzold. durata 98 min. - Germania 2014

Con Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf, Michael Maertens, Imogen Kogge, Uwe Preuss, Eva Bay, Jeff Burrell, Sofia Exss, Megan Gay, Daniela Holtz, Max Hopp, Nikola Kastner, Valerie Koch.

 

La Shoa e il dopoguerra in Germania raccontate in un noir

di Luigi Noera

 

Sin dalle battute iniziali lo spettatore è attratto dal film. L’oscurità della scena iniziale al check point in una Berlino rasa al suolo e le asciutte sequenze successive di una donna con il volto bendato non danno tregua. Tutti vogliamo sapere cosa è successo. Dallo schermo arrivano i primi pezzi di un puzzle che fino all’ultimo ci lascia con il fiato sospeso. La rovina della guerra e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. In una città devastata l’unica cosa che si trova è uno specchio rotto. Questo è il segnale della doppiezza a cui stiamo assistendo. Ma anche la frase di Nelly alla ricerca di una sua identità “Io non esisto più” ci spiega il disastro della Germania uscita dall’incubo del Nazismo. Sotto le spoglie di un noir si nasconde ben altro. Il racconto di un popolo che ha subito il nazismo sia come vittima che come carnefice.  Nelly non riesce ad accettare il tradimento del marito che la ha consegnata ai nazisti e fino all’ultimo cerca di trovare un indizio a favore di Johnny. Ma la resa dei conti è prossima. Ci sono certi dettagli ed accorgimenti della regia, come il tatuaggio sul braccio di lei, che fanno di Phoenix un bel film. Vengono affrontati temi che fanno ancora discutere in Germania, per esempio come sia stato possibile che una generazione di tedeschi non abbia compreso subito la tragedia della Shoa e neanche  nell’immediato dopoguerra. Ma anche il voler creare lo Stato Israeliano sulle rovine della guerra. Nelly si sente tedesca anche se è di origini ebraiche e per questo non ci sta a trasferirsi con l’amica Lena ad Aifa. Passato recentemente al Festival di Roma, anche se ha ottenuto il favore del pubblico, non è stato premiato dalla Giuria come invece meritava. In Italia, come spesso accade, gli è stato cambiato il titolo originale che era Phoenix. Il nome è stato preso in prestito dall'omonimo cabaret di Berlino sopravvissuto alla guerra dove i due protagonisti si rincontrano.

martedì 17 febbraio 2015

65esima Berlinale: Orso d'Oro a TAXI di Jafar Panahi

La Giuria Internazionale non si è persa d’animo, tra tanti film deludenti ha premiato quelli veramente belli.

















(foto della premiazione del Film TAXI per gentile concessione del Festival Berlinale)

La Giuria Internazionale presieduta da Darren Aronofsky non ha deluso ed ha individuato i più meritevoli tra i film in competizione.  L’Orso d’Oro è andato, tra mille polemiche fra lo Stato Iraniano e il cineasta in “ostaggio” nel suo Paese, a Taxi di Jafar Panahi che ha avuto il coraggio di filmare in modo asciutto una sorta di  manifesto dell’attuale stato di salute della cinematografia iraniana. Il premio è stato ritirato dalla nipote Hana Saiedi che interpreta egregiamente se stessa nel film. L’Orso d’Argento per il miglior film  è stato attribuito a El Club del talentuoso cineasta cileno Pablo Larrain.  Questa pellicola però ci sembra sbilanciata poiché non da la  possibilità di redenzione alla Chiesa dalla quale sono stati giustamente espulsi gli ex preti colpevoli di pedofilia. Al suo posto avremmo preferito venisse premiato il film in concorso Ixcanul dell’esordiente Jayro Bustamante, premiato tuttavia con l’Orso d’Argento Bauer Prize, che denuncia con una semplice storia di una famiglia contadina guatemalese le terribili conseguenze dell’analfabetismo. A Pablo Larrain avremmo dato piuttosto il premio per la miglior regia. Quest’ultimo premio è stato invece accordato ex-equo a due film poco convincenti. Il primo Aferim del rumeno Radu Jude, che racconta la storia di un cacciatore di teste ambientata nella Valacchia ottecentesca ancora medioevale,  ed il secondo Body della regista polacca Malgorzata Szumowska, che narra del rapporto della giovane Olga con il corpo attraverso il suo sguardo anoressico. Gli Orsi d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile son andati ai coprotagonisti di 45 Years di Andrew Haigh, storia di una anziana coppia che entra in crisi alla soglia del festeggiamento dei quarantacinque anni di unione. I due protagonisti premiati di questa inglesissima storia sono la sempreverde Charlotte Rampling e il collaudato Tom Courtenay. Per noi la migliore interpretazione femminile sarebbe dovuta andare ad un’altra “veterana” del cinema. Parliamo di Juliette Binoche che ha dato il meglio di se nel film di apertura della Berlinale Nobody Wants the Night della spagnola Isabel Coixet sull’evolversi solidale del rapporto di due donne profondamente diverse fra loro per nascita e cultura (americana e esquimese)  unite casualmente dall’amore per lo stesso uomo. A El boton de nacar (The Pearl Button) di Patrizio Guzman dal sapore documentaristico e di denuncia delle nefandezze compiute in Cile dai conquistatori ispanici e dalla dittatura del dopo Allende, è andato l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura.

A noi è piaciuta di più invece la sceneggiatura del visionario Yi bu zhi yao (Gone With the Bullets) di Jiang Wen ambientato a Shangai negli anni venti del secolo scorso. Infine l’Orso d’Argento per l’eccellente contributo nelle categorie delle riprese, montaggio, musica, costumi e scenografia è andato ex-equo per le riprese a Victoria del tedesco Sebastian Schipper e a Pod electricheskimi oblakami (Under Eletric Clouds) del russo  Alexey German Jr.

Quale film Opera Prima tra le 18 in concorso il sostanzioso premio è stato aggiudicato a 600 Millas dell’esordiente Gabriel Ripstein con un eccezionale Tim Roth presentato nella selezione PANORAMA, un movie road che racconta, attraverso un viaggio di 600 miglia, il rapporto che si instaura tra un giovane trafficante messicano ed un agente federale con l’inevitabile finale tragico. Purtroppo la nostra esordiente Laura Bispuri con il suo film  Vergine giurata interpretata da  Alba Rohrwacher, non è riuscita ad emergere. Della squadra italiana è invece stato premiato il film Il gesto delle mani di Francesco Clerici presente nella sezione Forum a cui è andato il premio collaterale PRIZES OF THE FIPRESCI JURY.

Ci fa piacere che il Premio del Pubblico della selezione Panorama sia andato al brasiliano Que Horas Ela Volta? (The second mother) che è stato omaggiato nella meravigliosa sala dello Zoo Palast di Berlino da una stand ovation da parte del pubblico. La protagonista e la figlia, che interpreta se stessa, è una delle attrici carioca più famose in televisione. Questo premio, introdotto dal 1999, ha ottenuto un successo di pubblico con ben 31.200 votanti nell’arco dello svolgimento della Berlinale.

In ultimo il premio della Giuria popolare della Selezione Generation Kplus ha premiato con l’Orso di Cristallo il delicato film My Skinny Sister della svedese Sanna Lenken sul rapporto di due sorelle in età adolescenziale e preadolescenziale con tutte le conseguenze del caso.

I film americani invece non hanno avuto seguito ed è incredibile come il lanciatissimo James Franco, presente in ben tre film, non sia riuscito a convincere persino con un tema generalmente vincente come l’omosessualità.   Peccato che gli altri brillantissimi attori degli Studios abbiano piuttosto dato prova del loro narcisismo. Ovviamente nelle sale cinematografiche andra diversamente come dimostra il film 50 Sfumature di Grigio, presentato nella selezione Berlinale Special, è attualmente nelle sale che è primo in classifica al box office mondiale.   

martedì 3 febbraio 2015

I FILM FINALISTI DOC IT PROFESSIONAL AWARD 2014

I film finalisti del Doc/it Professional Award votati da un'Academy di oltre 150 professionisti del documentario italiano sono cinque:
Dal Profondo di Valentina Pedicini.
Sacro Gra di Gianfranco Rosi.
Smokings di Michele Fornasero.
The stone river di Giovanni Donfrancesco.
Stop the Pounding Heart di Roberto Minervini.
 
Dagli 84 film iniziali iscritti al Doc/it Professional Award 2014, passati al vaglio di un comitato di esperti di documentario in Italia, i rimanenti 21 film selezionati sono stati visionati e votati da una Academy di oltre centocinquanta professionisti che ha portato alla selezione dei migliori 5.
I film prescelti saranno proiettati in sala, all'interno della manifestazione Il Mese Del Documentario.
I 5 film concorrono al Premio Doc/it Professional Award come miglior documentario italiano dell’anno (3000 euro offerti da Doc/it) e al Premio del Pubblico (1000 euro offerti da 100autori).
La votazione del Doc/it Professional Award è stata resa possibile grazie alla Digital Library di Italiandoc, che ha offerto la possibilità ai membri dell’Academy di visionare i film in streaming web protetto ad alta qualità. La digital library fa parte del progetto “Casa del Documentario” il più grande archivio italiano dedicato al cinema del reale che ha sede a presso la Fondazione Cineteca di Bologna.
Nel dettaglio i film finalisti:
Dal Profondo (Italia, 2013) di Valentina Pedicini.
Una lunga notte senza fine, senza stagioni, senza tempo. Un lavoro secolare che é sia orgoglio che maledizione. Km di gallerie. Buio. Uomini neri. Una donna. Patrizia, unica minatrice in Italia dialoga con un padre morto, un ricordo mai sepolto. 150 minatori, gli ultimi, pronti a dare guerra al mondo “di sopra” per scongiurare una chiusura ormai imminente.
Sacro Gra (Italia/Francia, 2013) di Gianfranco Rosi.
Dopo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei dropout, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi ha deciso di raccontare il suo Paese girando e perdendosi per tre anni con un mini-van sul Grande Raccordo Anulare di Roma per scoprire i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico cela oltre il muro del suo continuo frastuono.
Smokings(Italia, 2014) di Michele Fornasero
I fratelli Messina sono i proprietari di Yesmoke, una piccola fabbrica di sigarette con sede a Settimo Torinese, in Piemonte.In uno stile da gangster movie, il documentario racconta una battaglia sul libero mercato attraverso gli occhi di due insiders della vendita di sigarette, mentre in tutto il mondo si cerca di promuovere una nuova era di “no-smoking”.
The stone river (Italia/Francia 2013) di Giovanni Donfrancesco.
Un anziano scultore vaga nel cimitero di Hope, interrogando le tombe dei lavoratori della pietra che a cavallo tra Ottocento e Novecento partendo da Carrara e da mezza Europa giunsero a Barre, nel Vermont, dove si aprivano le piu' grandi cave di granito del mondo. Un viaggio metafisico nel presente della provincia americana, in cui i vivi prestano voce e corpo ai fantasmi dei loro avi.
Stop the Pounding Heart (Italia/Belgio/USA 2013) di Roberto Minervini.
Sara ha pochi anni e tanti fratelli, vive in una fattoria del Texas insieme ai genitori, allevatori di capre che educano tutti i figli secondo i rigidi precetti della bibbia. L'incontro con Colby, allevatore di tori e cowboy da rodeo, turba la quotidianità di Sara precipitandola in una crisi profonda. Un'esplorazione dell’adolescenza, della famiglia e dei valori sociali, dei ruoli di genere e della difficile convivenza fra giovinezza e religione.



SAVE THE DATE : Cinema al MAXXI dal 7 febbraio al 28 marzo 2015


Cinema al MAXXI

 
a cura di Mario Sesti

Anteprime, documentari e classici del grande schermo. Un’inedita programmazione per un’inconsueta e innovativa commistione fra cinema e spazi museali: torna Cinema al MAXXI, progetto prodotto da Fondazione Cinema per Roma e MAXXI.
Oltre alle sezioni EXTRA, CLASSIC e FAMILY, quest’anno la programmazione si arricchisce con SILENT MOVIE, performance esclusive di musica dal vivo che accompagnano i classici del cinema muto e AMERICA, una rassegna di film di animazione giapponese che nasce dall’esperienza del Cinema America Occupato.
Per maggiori info: