Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



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martedì 30 agosto 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – martedì 30 agosto (DAY -1):

Tre italiani in gara contro gli Studios che fanno il pieno nella Selezione Ufficiale, oggi preapertura con l’Omaggio a Comencini ed ai Fratelli Lumiere
 
 
 
 
 
 
La 73ma Mostra di Venezia aprirà ufficialmente i battenti domani con il
film americano in concorso La La Land di Damien Chazelle in omaggio agli Studios.  Dopo la conferenza stampa tenutasi ad un mese dall’inaugurazione nella quale il Presidente Baratta e il Direttore Barbera della 73esima Mostra hanno presentato le pellicole selezionate, la stessa è stata completata, in collaborazione con i Venice Days, con un film documentario fuori Concorso di Enrico Caria L’uomo che non cambiò la storia, liberamente ispirato al diario dell’archeologo e storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli "Il viaggio del Führer in Italia", realizzato grazie alle immagini d'archivio dell'Istituto Luce - Cinecittà. Nella Selezione ufficiale sono ben sei le produzioni dagli USA, a fronte dei tre italiani in gara. In
particolare Questi giorni di Giuseppe Piccioni, Piuma di Roan Johnson, il doc Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il nuovo film di Piccioni, interpretato dalla Buy e da Timi è la storia di ragazze di provincia e del viaggio che compiono per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro. Roan Johnson firma invece con Piuma il suo terzo lungometraggio con attori sconosciutissimi, una commedia su una coppia di diciottenni in attesa del loro primo figlio. Spira Mirabilis è un film documentario sull’immortalità, una
sinfonia visiva girata in diversi luoghi del mondo, che ruota attorno ai quattro elementi fondamentali della natura: acqua, aria, terra, fuoco. Ma ci sono pure altri tre italiani Fuori concorso. Oltre l’atteso evento speciale con la proiezione dei primi due episodi di The Young Pope di Paolo Sorrentino, c’è Tommaso di Kim Rossi Stuart, film autobiografico che esplora il rapporto tra un giovane attore, oltretutto bello, e le donne. Sempre Fuori concorso, il primo film italiano del regista iraniano apolide Amir Naveri al quale verrà consegnato il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Il titolo è Monte: un uomo sua moglie e il loro figlio vivono ai piedi di una montagna che si erge come un muro contro i raggi del sole. Metafora della lotta per la sopravvivenza, contro i confini, le coercizioni e gli oltraggi che talvolta rendono la vita umana miserabile con un epilogo da togliere il fiato. E poi, due documentari: Our War di Bruno Chiaravalloti, Claudio Giampaglia e Benedetta Argentieri che segue tre combattenti volontari, provenienti da Stati Uniti, Italia e Svezia, arruolati nelle milizie curde in Siria contro l’Isis; e Assalto al cielo di Francesco Munzi che, dopo il successo di Anime nere, torna a Venezia con un film d’archivio sulla stagione di lotte politiche extraparlamentari in Italia negli anni tra il 1967 e il ‘77, tra slanci, sogni, violenze e delitti. Due i titoli italiani in Orizzonti: Liberami di Federica di Giacomo sul fenomeno dell’esorcismo, e Il più grande sogno, opera prima di Michele Vannucci. Nella nuova sezione Cinema nel Giardino che pesca tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico: L’estate addosso, “piccolo” film di Gabriele Muccino, Robinù doc sui baby boss della camorra di Michele Santoro che vira dalla TV al Cinema,  e Franca: Chaos and Creation, ritratto intimo della madre del regista Francesco Carrozzini. Quattro poi i corti italiani in Orizzonti, cinque i documentari nazionali in Venezia Classici. Insomma una nutrita schiera di nuovi talenti italiani a difendere il nostro cinema che sempre più riesce ad esprimersi con il linguaggio documentaristico. Come è stato spiegato quest’anno la direzione artistica ha preso come guida nella selezione, a differenza delle edizioni precedenti, quei film che parlano del presente con storie del passato e che quindi hanno un linguaggio indiretto ma universale utilizzando il materiale di romanzi come nel caso del delicato Un Vie della francese Brizé, oppure da opere teatrali dalle quali sono tratti sia l’atteso thriller di Tom Ford Nocturnal Animals sia Frantz di Ozon il quale ripropone temi cari a Lubitsch sulla Grande Guerra. Ci sono poi storie  utilizzate da autori provenienti dall’America Latina come El Ciudadano Ilustre degli argentini Cohn & Duprat e El Cristo Ciego del cileno Murray per esprimere sentimenti nel primo caso o tesi cristologiche tanto care a
Pasolini nel secondo. Anche Pablo Larraín  sarà presente con Jackie, ovvero l’assassinio di J.F. Kennedy visto da un punto di vista molto particolare, appunto della First Lady. Ci sono anche i grandi ritorni di registi come Kusturica con una storia fiabesca protagonista Monica Bellucci e lo stesso regista, dall’elaborazione di un suo cortometraggio. La grande attesa è per il visionario americano Malick che porta un suo lavoro durato dieci anni Voyage of Time. Ed anche Wim Wenders che in 3D presenta il tema
universale dell’Amore con Les beaux jours d’Aranjuez in un quadro pittorico d’altri tempi. La scuola  di cinema della Russia è rappresentata da Konchalasky che con Paradise racconta la Shoa da un punto di vista originale nell’intreccio dei tre protagonisti. Da oltreoceano il visionario regista messicano Escalante con la Region Salvaje mette a nudo l’omofobia e maschilismo di certe parti del suo paese. Ma ci sembra che la perla della
Mostra sarà regalata dal filippino Lav Diaz con la sua performance di oltre tre ore con una storia semplice: The Woman Who Left. Al centro il perché sull’esistenza umana che è in fondo la domanda che ognuno di noi si pone sebbene sotto varie forme. Ci sono poi film di genere come l’americano The Light Between Oceans di Cianfrance, il thriller fantascientifico Arrival dell’altro americano Villenue, il western atipico Brimstone del belga Koolhoven. Si può dire che Barbera è andato a pescare tra oltre un migliaio di pellicole quelle che possono ancora una volta sorprendere ed attirare il pubblico cinefilo che è il motore della kermesse. Una menzione la dedichiamo al Cinema nel Giardino, già al suo secondo anno, che sarà ospitato nello spazio per tanti anni simbolo di incuria istituzionale. Dove c’era “il Buco” finalmente l’amministrazione comunale ha posto rimedio e lì sorge il Cubo Rosso, la nuova Sala che offre 450 posti dedicati al grande pubblico non propriamente festivaliero. La Mostra si apre all’esterno con sette film che come abbiamo detto sono tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico.  Ci scuseranno i lettori per quelle pellicole che non abbiamo citato, ma di cui vi parleremo nei prossimi giorni.
 
Siccome la cinematografia presente è come l’umanità un processo di sviluppo dedichiamo qualche riga a Venezia Classici restaurati ed in particolare al film di apertura Shabhaye Zayandeh – rood (The Nights of Zayandeh – rood), un film che il regista Mohsen Makhmalbaf realizzò in Iran nel 1990. All’epoca, il comitato di censura iraniano stabilì che il film andava contro lo spirito della rivoluzione iraniana e di conseguenza tagliò 37 minuti del negativo originale. Della versione mutilata fu comunque vietata qualsiasi proiezione pubblica, così come fu negata la possibilità di realizzare copie del film. Nel 2016 alcune parti del negativo originale sono state recuperate presso gli archivi del comitato di censura iraniano. La copia, restaurata dallo stesso Makhmalbaf, dura 63 minuti invece degli originali 100. Le parti mancanti sono irrimediabilmente perdute.
Passiamo ad una carrellata sulle due sezioni autonome che si svolgono in concomitanza della 73ma Mostra.
Il motto di questa edizione di Venice Days è:Il Futuro è Donna
Molti dei generi visivi sono stati scelti per questa edizione 2016  sotto l’emblema di forte dell’originalità espressiva dalla Siria alla Bolivia, dalla Svezia all’Asia, si affrontano i grandi temi della politica e del disagio sociale: il documentario (The War Show), il racconto di formazione (Heartstone e Polina), il melodramma (Indivisibili e Pamylia Ordinaryo), il suspence thriller (Hounds of Love), il western (Pariente), il road-movie (The Road to Mandalay), senza dimenticare il dramma familiare declinato in chiave realista (La ragazza del mondo), grottesca (Quit Staring at My Plate), memoriale (Sami Blood). Ma ancora una volta è l’individuo singolo a combattere contro l’ineluttabilità del destino e la crudezza della società. Segno di uno smarrimento che caratterizza le nostre società. Ed infatti l’apertura delle Giornate 2016 è riservata all’emozionante video-diario dal cuore della Siria The War Show del danese Andreas Dalsgaard e della siriana Obaidah Zytoon.
Tra le altre manifestazioni collaterali ai Venice Days c’è anche il DWA -
Doc/it Women Award che è un premio al racconto, alla creatività e all’imprenditorialità al femminile ideato e promosso da Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani. Per la sua prima edizione Doc/it ha scelto i Venice Days per comunicare i cinque progetti nominati e il vincitore con un evento dedicato all’interno dei Women’s Tales di MIU MIU. Il nuovo Premio allo Sviluppo di documentari è atto a favorire la parità di genere sia in ambito creativo che produttivo aperto a tutti i progetti di documentario in sviluppo con 2 requisiti su 3 (storia, regia, produzione) di presenza al femminile.
Quanto alla 31. Settimana Internazionale della Critica essa è improntata al "piacere filmico", come spiegato da Giona A. Nazzaro nella sua presentazione. La natura della Settimana della Critica si scopre dalle pellicole selezionate quest'anno, individuate fra più di 500 film iscritti. Un "piacere" del quale il rischio e lo stupore sono gli elementi base. Da Prevenge – geniale horror-movie post-femminista diretto da Alice Lowe a
Le ultime Cose di Irene Dionisio – tesa rivisitazione dell'umanesimo neorealista. C’è poi Keywan Karimi, cineasta iraniano condannato a un anno di carcere e 223 frustate per offesa all'Islam, che firma Drum, un noir metafisico ed espressionista, mentre Ala Eddine Slim, documentarista e videoartista tunisino, presenta The Last of Us e rilancia con audacia un cinema sperimentale e astratto, avventuroso e addirittura schiettamente fantascientifico. Il cinema è anche un'arte giovane per definizione come mostra l’esperimento di Los nadie di Juan Sebastián Mesa, girato in sette giorni fra le strade più inaccessibili di Medellin, o a Prank di Vincent Biron, passato alla regia e apologo di nichilismo. Ma il cinema può essere anche un riprendere (o un riperdere) il proprio posto nel mondo, Jours de France di Jérôme Reybaud ipotizza un sensuale viaggio sentimentale, utilizzando un navigatore d'eccezione come Grindr, per ritrovare i nomi dimenticati delle cose. C’è anche la presenza sorprendente di Pepe Smith, leggenda del rock filippino, protagonista di Singing in Graveyards, assieme a Lav Diaz, si offre come immagine e specchio del complesso rapporto con la modernità e la democrazia del suo paese. Infine in chiusura una sorpresa proveniente dagli Stati Uniti con Are We Not Cats di Xander Robin, un melodramma horror viscerale, una favola dark scandita dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair, Lightning Bolt e Albert Ayler.
Ma parliamo della serata odierna dedicata ai Veneziani. Centoventi anni fa – esattamente la sera del 9 luglio 1896 -  il Cinématographe Lumière faceva la sua prima apparizione a Venezia, con la proiezione a un passo da Piazza San Marco, nel Teatro Minerva, di un programma composto da 15 "vedute". Ma è solo il 21 agosto successivo che vi compaiono per la prima volta 3 film realizzati a Venezia:  Approdo di una gondola ai santi Giovanni e Paolo,  I vaporetti a Rialto e I leggendari piccioni di San Marco, seguite poi da altre nei giorni seguenti. Per celebrare questa importante ricorrenza, in occasione della serata di Pre-apertura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (martedì 30 agosto, ore 20.30) in Sala Darsena al Lido, prima della proiezione del già annunciato restauro di Tutti a casa di Luigi Comencini, verrà offerto al pubblico, convenuto per la celebrazione del centenario di Comencini, un programma composto da ben nove “vedute” realizzate a Venezia dagli operatori del Cinématographe Lumière, commentate in sala dal Direttore dell’Institut Lumière di Lione, Thierry Fremaux.
I film, che appartengono a tre annate successive (1896-98), sono:
Arrivée en gondole, 1896, N°291
Pigeons sur la place Saint-Marc,  N°292
Tramway sur le Grand Canal, 1896, N°293
Grand Canal avec barques, 1896, N°294
Panorama du Grand Canal pris d'un bateau, 1896, N°295
Panorama de la place Saint-Marc pris d'un bateau, N°296
Venise, place Saint-Marc, 1897, N°430
Arrivée en gondole des souveraines d'Allemagne et d'Italie au palais royal de Venise, 1898, N°1058
Départ en gondole, 1898, N°1059
A seguire la proiezione delle “vedute”, in occasione del centenario della nascita del grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) sarà proiettato – come già annunciato - il capolavoro di Comencini Tutti a casa (Italia/Francia, 1960) con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo. Alla speciale serata-omaggio di Pre-apertura in Sala Darsena al Lido, con inizio alle 20.30, è invitato il pubblico di Venezia attraverso la collaborazione con i quotidiani “Il Gazzettino”, “La Nuova di Venezia e Mestre” e il “Corriere del Veneto”.
La pellicola restaurata Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini mostra attraverso lL’8 settembre 1943, il giorno dell’Armistizio, i sentimenti e la società italiana provata dalla guerra. Ma chi meglio dell’autore può spiegarci il film? La risposta riportata in un saggio Al cinema con cuore. 1938-1974, a cura di Adriano Aprà recita: “Tutti a casa non è nemmeno un film di guerra. È un viaggio attraverso l’Italia in guerra di quattro sbandati (quattro “stupidi” sprovveduti) che vogliono tornare a casa. Sordi non è un vigliacco, anzi, è un ufficiale che tiene moltissimo al suo grado e che cerca fino all’ultimo di adempiere a quello che egli crede sia il suo dovere. Solo che, senza saperlo, è un ufficiale che non ha capito niente. [...] Riteniamo che il dramma dell’Armistizio del ’43 sia stato soprattutto il dramma degli ufficiali. Allora, chiunque avesse un titolo di studio, avesse o no attitudini militari, diventava ufficiale. Anzi, la fotografia in alta uniforme era un po’ il coronamento della laurea”.


martedì 26 luglio 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: in attesa che il Direttore Artistico Alberto Barbera sveli il programma, ecco le ultime anticipazioni

Tra qualche giorno con la presentazione dei film in concorso ne sapremo di più. Intanto le ultime notizie da Venezia. Iniziamo dalle Giurie.

Il regista francese Robert Guédiguian e l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart  sono state scelti come Presidenti rispettivamente per la sezione Orizzonti e per il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro. Mentre Presidente della Giuria del Concorso Venezia 73 – come già annunciato – è il regista Sam Mendes.
Il regista Robert Guédiguian può essere considerato il moderno cantore di
Marsiglia, la città dove è nato e vissuto e dove si svolge anche La ville est tranquille, presentato a Venezia nel 2000. La filmografia di Guédiguian è una sorta di epopea della sua città, con storie ambientate nel microcosmo del quartiere natio, privilegiando vicende di gente comune.
Attore tra i più importanti del cinema italiano, Kim Rossi Stuart è stato più volte
protagonista alla Mostra di Venezia con alcune delle sue più note interpretazioni, tra cui Le chiavi di casa (2004) di Gianni Amelio e Vallanzasca (2010) di Michele Placido. Per Anche libero va bene (2006), esordio dietro la macchina da presa, Rossi Stuart è stato premiato con il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior nuovo regista.
La Giuria internazionale della sezione Orizzonti presieduta da Robert Guédiguian, composta da un massimo di 7 personalità, assegnerà - senza possibilità di ex-aequo - i seguenti riconoscimenti: Premio Orizzonti per il miglior film; Premio Orizzonti per la migliore regia; Premio Speciale della Giuria Orizzonti; Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile o femminile; Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura; Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro presieduta da Kim Rossi Stuart, composta da un massimo di 5 personalità tra i quali un produttore, assegnerà senza possibilità di ex-aequo un premio di 100.000 dollari messi a disposizione da Filmauro, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore, fra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione Ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele).
Quest’anno i Leoni d’oro alla carriera sono stati attribuiti all’attore francese Jean-Paul Belmondo e al regista polacco Jerzy Skolimowski. La
decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera. A partire da quest’anno, il Cda ha deciso l’attribuzione di due Leoni d’Oro alla carriera in ciascuna delle edizioni future della Mostra: il primo assegnato a registi o appartenenti al mondo della realizzazione; il secondo a un attore o un’attrice ovvero a personaggi appartenenti al mondo dell’interpretazione. Anche se non hanno bisogno di presentazione ricordiamo che Jean-Paul Belmondo, icona del cinema francese e internazionale, ha saputo interpretare al meglio l'afflato di modernità tipico della Nouvelle Vague attraverso gli straniati personaggi. Belmondo ha imposto la figura di un antieroe provocatorio e seducente, molto diverso dagli stereotipi hollywoodiani. La sua recitazione estroversa gli ha consentito poi di interpretare alcuni dei migliori gangster del cinema poliziesco francese. “Un volto affascinante, una simpatia irresistibile, una straordinaria versatilità – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione - che gli ha consentito di interpretare di volta in volta ruoli drammatici, avventurosi e persino comici, e che hanno fatto di lui una star universalmente apprezzata, sia dagli autori impegnati che dal cinema di semplice intrattenimento”.
Mentre “Jerzy Skolimowski – parla lo stesso Alberto Barbera nella
motivazione – è tra i cineasti più rappresentativi di quel cinema moderno nato in seno alle nouvelles vague degli anni Sessanta e, insieme con Roman Polanski, il regista che ha maggiormente contribuito al rinnovamento del cinema polacco del periodo”.
Ma c’è dell’altro per la Mostra che dedica al grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) in occasione del centenario della nascita, la serata di Pre-apertura di martedì 30 agosto che si terrà nella Sala Darsena al Lido sarà proiettato, in un restauro digitale a cura di Filmauro e CSC - Cineteca Nazionale di Roma, il capolavoro di Comencini Tutti a casa  premiato all’epoca con due David di Donatello e un Nastro d’argento. Tutti a casa di Luigi Comencini è uno tra i più celebri e riusciti
esempi di ciò che ha reso immortale la commedia all’italiana: l’impasto di comico e drammatico, di vero e grottesco, di coraggio e voglia di sopravvivere. Comencini, con la complicità autobiografica dei due grandi sceneggiatori Age e Scarpelli e con le amare risate provocate da un grandissimo Alberto Sordi, racconta tutto il caos dell’8 settembre 1943, quando con l’armistizio di Badoglio i soldati del re e del duce furono abbandonati a se stessi, tra mille paure. Nel film Alberto Sordi, al telefono sotto il tiro dei tedeschi, chiede ai superiori: “Signor colonnello, sono il tenente Innocenzi, è successa una cosa straordinaria, i tedeschi si sono alleati con gli americani. Cosa dobbiamo fare?”.
Tutti a casa è un film “on the road” lungo l’Italia disastrata e confusa di quel periodo, quando i soldati non ebbero più ordini e ciascuno decise di tornare al suo paese: tutti a casa, appunto. Comencini dichiarò all’epoca: “L’8 settembre la gente fu abbandonata a se stessa, ed era questo che volevo descrivere”.  Il film fu premiato da un grande successo popolare, con oltre un miliardo di lire al box office.
Mentre a presiedere la Giuria di studenti di cinema che – per la quarta
volta – assegnerà i PREMI VENEZIA CLASSICI per il MIGLIOR FILM RESTAURATO e per il MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA sarà il regista italiano Roberto Andò. Tra i diversi capolavori restaurati di Venezia Classici della 73. Mostra, saranno ad esempio presentati: L’argent di Robert Bresson (1983), La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966), Il ladro di Parigi di Louis Malle (1965), La leggenda della montagna di King Hu (1979), Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis (1981), Manhattan di Woody Allen (1979), Oci Ciornie di Nikita Michalkov (1987), L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri (1965), Zombi di George A. Romero (1978). Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, Venezia Classici presenta inoltre una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. La Giuria presieduta da Roberto Andò è composta da 26 studenti – indicati dai docenti - dell’ultimo anno dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari. A completamento della sezione Venezia Classici, verrà presentata una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori.
Infine un piacevole sorpresa con le prime due puntate della serie originale The Young Pope, scritta e diretta dal premio Oscar® Paolo Sorrentino e interpretata dal due volte nominato all'Oscar® Jude Law, dal premio Oscar® Diane Keaton, da Silvio Orlando, Scott Shepherd, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Tony Bertorelli e da James Cromwell, saranno l’evento speciale della Mostra.
Un privilegio – ha dichiarato Alberto Barbera – poter presentare alla Mostra del Cinema, in anteprima mondiale, le prime due puntate dell’attesissima serie televisiva. Un autore che ha il coraggio di rischiare, affrontando da par suo – cioè, senza timori e con lo spirito di sempre: creativo e innovativo – il linguaggio della serialità che rappresenta la nuova frontiera espressiva con la quale molti autori, perlopiù stranieri, hanno già scelto di misurarsi. Il risultato non mancherà di suscitare emozioni sincere e, soprattutto, una grande, tonificante e inesausta sorpresa”.
Paolo Sorrentino ha dichiarato: «È un onore per me tornare a Venezia. Ci sono stato con il mio primo film e ci torno ora con la mia prima serie televisiva. Non credendo alle coincidenze penso piuttosto che, oggi come allora, la Mostra si prenda il rischio di scegliere. Quindici anni fa, lo fece selezionando l’opera prima di un giovane regista, quest’anno ribadendo la sua apertura verso la televisione riconoscendo alle serie il giusto ruolo nell’evoluzione del linguaggio visivo».
Le prime due puntate di The Young Pope saranno proiettate in prima mondiale il 3 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia. The Young Pope racconta la storia di Lenny Belardo, alias Pio XIII, il primo Papa americano della storia. Giovane e affascinante, la sua elezione sembrerebbe il risultato di una strategia mediatica semplice ed efficace del collegio cardinalizio. Ma, com’è noto, le apparenze ingannano. Soprattutto nel luogo e tra le persone che hanno scelto il grande mistero di Dio come bussola della loro esistenza. Quel luogo è il Vaticano, quelle persone sono i vertici della Chiesa. E il più misterioso e contraddittorio di tutti si rivela Pio XIII. Scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato, Pio XIII prova ad attraversare il lunghissimo fiume della solitudine dell’uomo per trovare un Dio da regalare agli uomini. E a se stesso.
Infine parliamo della identità di questa edizione con il suo manifesto. È
l’immagine di una curiosa situazione di attesa, e insieme un invito alla visione imminente dei film, il manifesto ufficiale della 73ma Mostra del Cinema di Venezia, ideato e realizzato per il quinto anno da Simone Massi. In primo piano, una figura maschile non riconoscibile, che potrebbe essere lo stesso autore, ma anche un qualsiasi spettatore, afferra dall’alto un manifesto/sipario e inizia a svelare ciò che potrebbe essere lo schermo dove verranno proiettati, per undici giorni, i film della Mostra. Viene così evocata la curiosità che alimenta, nel pubblico degli appassionati, l’attesa di ogni proiezione d’autore in un festival cinematografico. Di buon auspicio per la kermesse veneziana.
ULTIMORA!   Definite le tre Giurie internazionali
Le personalità chiamate a fare parte della Giuria del Concorso di Venezia 73, oltre al presidente, il regista Sam Mendes, sono l’artista, cantante, regista e scrittrice statunitense Laurie Anderson, fra le principali e più coraggiose esponenti della scena creativa d’avanguardia in America, l’attrice britannica Gemma Arterton, salita alla ribalta nel 2008 con l’apparizione nel film Quantum of Solace di Marc Forster come Bond Girl, il magistrato, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore italiano Giancarlo De Cataldo. Due volte vincitore del David di Donatello per la sceneggiatura di Romanzo Criminale e Noi credevamo (2010) di Mario Martone, l’attrice tedesca Nina Hoss, Orso d’argento migliore attrice alla Berlinale nel 2007 con Yella di Christian Petzold, con il quale ha collaborato nel recente Il segreto del suo volto (2014), l’attrice francese Chiara Mastroianni che nel 2010 ha vinto l’Excellence Award al Festival di Locarno. Ma anche il regista statunitense Joshua Oppenheimer, impostosi all’attenzione mondiale con due documentari nominati all’Oscar, The Act of Killing (2012) e The Look of Silence (2014), quest’ultimo in Concorso a Venezia dove ha ottenuto il Gran Premio della Giuria, il regista venezuelano Lorenzo Vigas, Leone d’oro per il miglior film alla scorsa Mostra di Venezia nel 2015 con l'opera prima Desde allá, primo regista latinoamericano a vincere il premio più importante al Lido, l’attrice, regista e cantante cinese Zhao Wei, che con Dearest (2014) di Peter Chan, fuori concorso a Venezia, è stata premiata come miglior attrice agli Hong Kong Film Awards. Nel 2013 ha debuttato nella regia con So Young, record d’incassi in Cina per una donna esordiente nella regia.
Mentre la Giuria internazionale della sezione Orizzonti, oltre al presidente, il regista francese Robert Guédiguian, è composta dal critico e storico del cinema statunitense Jim Hoberman, a lungo “senior critic” del “Village Voice” di New York, dall’ attrice egiziana Nelly Karim, premiata come migliore attrice al Cairo International Film Festival nel 2004 per My Soulmate di Khaled Youssef, dall’attrice italiana Valentina Lodovini, David di Donatello nel 2010 per Benvenuti al Sud di Luca Miniero, dall’ attrice e regista coreana Moon So-ri che con Oasis (2002) di Lee Chang-dong ha vinto il Premio Marcello Mastroianni per una giovane attrice emergente alla Mostra di Venezia, dal critico e studioso di cinema spagnolo Josè Maria (Chema) Prado, che nel 2015 ha ricevuto il Premio Fénix por la Contribución a la Cultura Cinematográfica de Iberoamérica, dal regista indiano Chaitanya Tamhane,che con Court ha vinto il premio “Luigi De Laurentiis” per l’Opera Prima e il Premio Orizzonti alla 71. Mostra.
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, oltre al presidente, l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart, è composta dalla  produttrice spagnola Rosa Bosch, già vicedirettore del London Film Festival / National Film Theatre, dall’ attore e regista statunitense Brady Corbet vincitore alla Mostra di Venezia 2015 con The Childhood of a Leader il Leone del Futuro - Premio Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e il Premio Orizzonti per la migliore regia, dall’ attrice spagnola Pilar López de Ayala, tra le interpreti iberiche più considerate e amate, grazie al ruolo della regina Giovanna di Castiglia in Giovanna la pazza (2001) di Vicente Aranda vince la Conchiglia d’Argento al Festival di San Sebastian e il Premio Goya. È coautore con Kent Jones del recente documentario Hitchcock Truffaut.
A tutti loro auguriamo buon lavoro!