Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



mercoledì 31 agosto 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica– mercoledì 31 agosto (DAY 1):

Nella Serata Inaugurale l’Omaggio alla stagione d’oro del Musical americano e ad Abbas Kiarostami

 
Foto per gentile concessione della Biennale.
Sarà Sonia Bergamasco ad aprire la 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia questa sera sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), con la presenza del regista britannico Sam Mendes, Presidente della Giuria, nella cerimonia di inaugurazione e consegna del Leone d’oro alla carriera a Jerzy Skolimowski, a cui seguirà la proiezione del film in Concorso La La
Land del regista rivelazione Damien Chazelle che vuole essere un omaggio alla stagione d’oro del Musical americano attraverso la storia di una coppia di giovani artisti sbarcati ad Hoolywood. Lei aspirante attrice, e Sebastian, appassionato musicista jazz. Lo stesso regista spiega: Con La La Land, ho voluto realizzare un musical sugli artisti e sui sognatori, e sulle difficoltà di conciliare i propri sogni con i problemi della vita reale. Mi sono innamorato dei musical la prima volta che ho visto i film di Jacques Demy, e da allora non ho più cambiato idea, perché nessun genere riesce a coinvolgermi così tanto. [ . . .] I musical parlano
anche di una condizione di confine, quel limite confuso tra sogno e realtà, in cui la magia e il quotidiano si fondono l’uno nell’altra. I musical parlano di gioia – quel sentimento che ti fa camminare tre metri da terra quando inizia la musica, quando ti senti davanti un futuro infinito. E parlano anche di malinconia – perché ogni canzone a un certo punto finisce. Come ha detto Barbera “se Whiplash fu la rivelazione di un nuovo autore, La La Land è la sua definitiva, ancorché precoce, consacrazione tra i grandi registi del nuovo firmamento hollywoodiano.”
La 73. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è stata dedicata a due grandi autori, scomparsi di recente: Abbas Kiarostami e Michael Cimino. Il primo ha cambiato il nostro modo di guardare e di riflettere sulle immagini in movimento, il secondo avrebbe cambiato il volto del cinema americano ancor più di quanto non sia riuscito a fare prima che gli fosse tolta la possibilità di esprimersi compiutamente. Questo pomeriggio in Sala Darsena ci sarà l’Omaggio ad Abbas Kiarostami, con un programma speciale composto da un cortometraggio digitale inedito della serie 24 Frames (alla quale il regista iraniano stava ancora lavorando), e THIS IS MY FILM: 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami, un film di montaggio appositamente realizzato da Seifollah Samadian, fedele amico e storico collaboratore di Abbas,  che per oltre venticinque anni ne aveva filmato l’attività e raccolto le riflessioni sul cinema, la fotografia, l’arte e la vita.
Questo pomeriggio verrà inaugurata anche la rassegna autonoma dei Venice Days con il film di apertura THE WAR SHOW di Andreas Dalsgaard e Obaidah Zytoon, pellicola di attualità sulle atrocità della guerra civile che da anni sconvolge la Siria: Damasco 2011, Obaidah e un gruppo di amici partono per un viaggio attraverso la Siria per prendere parte alla rivoluzione. Sarà un’esperienza destinata a cambiare le loro vite perché saranno testimoni della spirale che ha portato il paese alla guerra civile. Un video-diario come un road movie molto personale in cui si stagliano personaggi tanto epici quanto reali. La guerra non è uno spettacolo, è sangue, speranze, sofferenze e delusioni.

martedì 30 agosto 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – martedì 30 agosto (DAY -1):

Tre italiani in gara contro gli Studios che fanno il pieno nella Selezione Ufficiale, oggi preapertura con l’Omaggio a Comencini ed ai Fratelli Lumiere
 
 
 
 
 
 
La 73ma Mostra di Venezia aprirà ufficialmente i battenti domani con il
film americano in concorso La La Land di Damien Chazelle in omaggio agli Studios.  Dopo la conferenza stampa tenutasi ad un mese dall’inaugurazione nella quale il Presidente Baratta e il Direttore Barbera della 73esima Mostra hanno presentato le pellicole selezionate, la stessa è stata completata, in collaborazione con i Venice Days, con un film documentario fuori Concorso di Enrico Caria L’uomo che non cambiò la storia, liberamente ispirato al diario dell’archeologo e storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli "Il viaggio del Führer in Italia", realizzato grazie alle immagini d'archivio dell'Istituto Luce - Cinecittà. Nella Selezione ufficiale sono ben sei le produzioni dagli USA, a fronte dei tre italiani in gara. In
particolare Questi giorni di Giuseppe Piccioni, Piuma di Roan Johnson, il doc Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il nuovo film di Piccioni, interpretato dalla Buy e da Timi è la storia di ragazze di provincia e del viaggio che compiono per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro. Roan Johnson firma invece con Piuma il suo terzo lungometraggio con attori sconosciutissimi, una commedia su una coppia di diciottenni in attesa del loro primo figlio. Spira Mirabilis è un film documentario sull’immortalità, una
sinfonia visiva girata in diversi luoghi del mondo, che ruota attorno ai quattro elementi fondamentali della natura: acqua, aria, terra, fuoco. Ma ci sono pure altri tre italiani Fuori concorso. Oltre l’atteso evento speciale con la proiezione dei primi due episodi di The Young Pope di Paolo Sorrentino, c’è Tommaso di Kim Rossi Stuart, film autobiografico che esplora il rapporto tra un giovane attore, oltretutto bello, e le donne. Sempre Fuori concorso, il primo film italiano del regista iraniano apolide Amir Naveri al quale verrà consegnato il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Il titolo è Monte: un uomo sua moglie e il loro figlio vivono ai piedi di una montagna che si erge come un muro contro i raggi del sole. Metafora della lotta per la sopravvivenza, contro i confini, le coercizioni e gli oltraggi che talvolta rendono la vita umana miserabile con un epilogo da togliere il fiato. E poi, due documentari: Our War di Bruno Chiaravalloti, Claudio Giampaglia e Benedetta Argentieri che segue tre combattenti volontari, provenienti da Stati Uniti, Italia e Svezia, arruolati nelle milizie curde in Siria contro l’Isis; e Assalto al cielo di Francesco Munzi che, dopo il successo di Anime nere, torna a Venezia con un film d’archivio sulla stagione di lotte politiche extraparlamentari in Italia negli anni tra il 1967 e il ‘77, tra slanci, sogni, violenze e delitti. Due i titoli italiani in Orizzonti: Liberami di Federica di Giacomo sul fenomeno dell’esorcismo, e Il più grande sogno, opera prima di Michele Vannucci. Nella nuova sezione Cinema nel Giardino che pesca tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico: L’estate addosso, “piccolo” film di Gabriele Muccino, Robinù doc sui baby boss della camorra di Michele Santoro che vira dalla TV al Cinema,  e Franca: Chaos and Creation, ritratto intimo della madre del regista Francesco Carrozzini. Quattro poi i corti italiani in Orizzonti, cinque i documentari nazionali in Venezia Classici. Insomma una nutrita schiera di nuovi talenti italiani a difendere il nostro cinema che sempre più riesce ad esprimersi con il linguaggio documentaristico. Come è stato spiegato quest’anno la direzione artistica ha preso come guida nella selezione, a differenza delle edizioni precedenti, quei film che parlano del presente con storie del passato e che quindi hanno un linguaggio indiretto ma universale utilizzando il materiale di romanzi come nel caso del delicato Un Vie della francese Brizé, oppure da opere teatrali dalle quali sono tratti sia l’atteso thriller di Tom Ford Nocturnal Animals sia Frantz di Ozon il quale ripropone temi cari a Lubitsch sulla Grande Guerra. Ci sono poi storie  utilizzate da autori provenienti dall’America Latina come El Ciudadano Ilustre degli argentini Cohn & Duprat e El Cristo Ciego del cileno Murray per esprimere sentimenti nel primo caso o tesi cristologiche tanto care a
Pasolini nel secondo. Anche Pablo Larraín  sarà presente con Jackie, ovvero l’assassinio di J.F. Kennedy visto da un punto di vista molto particolare, appunto della First Lady. Ci sono anche i grandi ritorni di registi come Kusturica con una storia fiabesca protagonista Monica Bellucci e lo stesso regista, dall’elaborazione di un suo cortometraggio. La grande attesa è per il visionario americano Malick che porta un suo lavoro durato dieci anni Voyage of Time. Ed anche Wim Wenders che in 3D presenta il tema
universale dell’Amore con Les beaux jours d’Aranjuez in un quadro pittorico d’altri tempi. La scuola  di cinema della Russia è rappresentata da Konchalasky che con Paradise racconta la Shoa da un punto di vista originale nell’intreccio dei tre protagonisti. Da oltreoceano il visionario regista messicano Escalante con la Region Salvaje mette a nudo l’omofobia e maschilismo di certe parti del suo paese. Ma ci sembra che la perla della
Mostra sarà regalata dal filippino Lav Diaz con la sua performance di oltre tre ore con una storia semplice: The Woman Who Left. Al centro il perché sull’esistenza umana che è in fondo la domanda che ognuno di noi si pone sebbene sotto varie forme. Ci sono poi film di genere come l’americano The Light Between Oceans di Cianfrance, il thriller fantascientifico Arrival dell’altro americano Villenue, il western atipico Brimstone del belga Koolhoven. Si può dire che Barbera è andato a pescare tra oltre un migliaio di pellicole quelle che possono ancora una volta sorprendere ed attirare il pubblico cinefilo che è il motore della kermesse. Una menzione la dedichiamo al Cinema nel Giardino, già al suo secondo anno, che sarà ospitato nello spazio per tanti anni simbolo di incuria istituzionale. Dove c’era “il Buco” finalmente l’amministrazione comunale ha posto rimedio e lì sorge il Cubo Rosso, la nuova Sala che offre 450 posti dedicati al grande pubblico non propriamente festivaliero. La Mostra si apre all’esterno con sette film che come abbiamo detto sono tra il cinema d’autore e quello del grande pubblico.  Ci scuseranno i lettori per quelle pellicole che non abbiamo citato, ma di cui vi parleremo nei prossimi giorni.
 
Siccome la cinematografia presente è come l’umanità un processo di sviluppo dedichiamo qualche riga a Venezia Classici restaurati ed in particolare al film di apertura Shabhaye Zayandeh – rood (The Nights of Zayandeh – rood), un film che il regista Mohsen Makhmalbaf realizzò in Iran nel 1990. All’epoca, il comitato di censura iraniano stabilì che il film andava contro lo spirito della rivoluzione iraniana e di conseguenza tagliò 37 minuti del negativo originale. Della versione mutilata fu comunque vietata qualsiasi proiezione pubblica, così come fu negata la possibilità di realizzare copie del film. Nel 2016 alcune parti del negativo originale sono state recuperate presso gli archivi del comitato di censura iraniano. La copia, restaurata dallo stesso Makhmalbaf, dura 63 minuti invece degli originali 100. Le parti mancanti sono irrimediabilmente perdute.
Passiamo ad una carrellata sulle due sezioni autonome che si svolgono in concomitanza della 73ma Mostra.
Il motto di questa edizione di Venice Days è:Il Futuro è Donna
Molti dei generi visivi sono stati scelti per questa edizione 2016  sotto l’emblema di forte dell’originalità espressiva dalla Siria alla Bolivia, dalla Svezia all’Asia, si affrontano i grandi temi della politica e del disagio sociale: il documentario (The War Show), il racconto di formazione (Heartstone e Polina), il melodramma (Indivisibili e Pamylia Ordinaryo), il suspence thriller (Hounds of Love), il western (Pariente), il road-movie (The Road to Mandalay), senza dimenticare il dramma familiare declinato in chiave realista (La ragazza del mondo), grottesca (Quit Staring at My Plate), memoriale (Sami Blood). Ma ancora una volta è l’individuo singolo a combattere contro l’ineluttabilità del destino e la crudezza della società. Segno di uno smarrimento che caratterizza le nostre società. Ed infatti l’apertura delle Giornate 2016 è riservata all’emozionante video-diario dal cuore della Siria The War Show del danese Andreas Dalsgaard e della siriana Obaidah Zytoon.
Tra le altre manifestazioni collaterali ai Venice Days c’è anche il DWA -
Doc/it Women Award che è un premio al racconto, alla creatività e all’imprenditorialità al femminile ideato e promosso da Doc/it - Associazione Documentaristi Italiani. Per la sua prima edizione Doc/it ha scelto i Venice Days per comunicare i cinque progetti nominati e il vincitore con un evento dedicato all’interno dei Women’s Tales di MIU MIU. Il nuovo Premio allo Sviluppo di documentari è atto a favorire la parità di genere sia in ambito creativo che produttivo aperto a tutti i progetti di documentario in sviluppo con 2 requisiti su 3 (storia, regia, produzione) di presenza al femminile.
Quanto alla 31. Settimana Internazionale della Critica essa è improntata al "piacere filmico", come spiegato da Giona A. Nazzaro nella sua presentazione. La natura della Settimana della Critica si scopre dalle pellicole selezionate quest'anno, individuate fra più di 500 film iscritti. Un "piacere" del quale il rischio e lo stupore sono gli elementi base. Da Prevenge – geniale horror-movie post-femminista diretto da Alice Lowe a
Le ultime Cose di Irene Dionisio – tesa rivisitazione dell'umanesimo neorealista. C’è poi Keywan Karimi, cineasta iraniano condannato a un anno di carcere e 223 frustate per offesa all'Islam, che firma Drum, un noir metafisico ed espressionista, mentre Ala Eddine Slim, documentarista e videoartista tunisino, presenta The Last of Us e rilancia con audacia un cinema sperimentale e astratto, avventuroso e addirittura schiettamente fantascientifico. Il cinema è anche un'arte giovane per definizione come mostra l’esperimento di Los nadie di Juan Sebastián Mesa, girato in sette giorni fra le strade più inaccessibili di Medellin, o a Prank di Vincent Biron, passato alla regia e apologo di nichilismo. Ma il cinema può essere anche un riprendere (o un riperdere) il proprio posto nel mondo, Jours de France di Jérôme Reybaud ipotizza un sensuale viaggio sentimentale, utilizzando un navigatore d'eccezione come Grindr, per ritrovare i nomi dimenticati delle cose. C’è anche la presenza sorprendente di Pepe Smith, leggenda del rock filippino, protagonista di Singing in Graveyards, assieme a Lav Diaz, si offre come immagine e specchio del complesso rapporto con la modernità e la democrazia del suo paese. Infine in chiusura una sorpresa proveniente dagli Stati Uniti con Are We Not Cats di Xander Robin, un melodramma horror viscerale, una favola dark scandita dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair, Lightning Bolt e Albert Ayler.
Ma parliamo della serata odierna dedicata ai Veneziani. Centoventi anni fa – esattamente la sera del 9 luglio 1896 -  il Cinématographe Lumière faceva la sua prima apparizione a Venezia, con la proiezione a un passo da Piazza San Marco, nel Teatro Minerva, di un programma composto da 15 "vedute". Ma è solo il 21 agosto successivo che vi compaiono per la prima volta 3 film realizzati a Venezia:  Approdo di una gondola ai santi Giovanni e Paolo,  I vaporetti a Rialto e I leggendari piccioni di San Marco, seguite poi da altre nei giorni seguenti. Per celebrare questa importante ricorrenza, in occasione della serata di Pre-apertura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (martedì 30 agosto, ore 20.30) in Sala Darsena al Lido, prima della proiezione del già annunciato restauro di Tutti a casa di Luigi Comencini, verrà offerto al pubblico, convenuto per la celebrazione del centenario di Comencini, un programma composto da ben nove “vedute” realizzate a Venezia dagli operatori del Cinématographe Lumière, commentate in sala dal Direttore dell’Institut Lumière di Lione, Thierry Fremaux.
I film, che appartengono a tre annate successive (1896-98), sono:
Arrivée en gondole, 1896, N°291
Pigeons sur la place Saint-Marc,  N°292
Tramway sur le Grand Canal, 1896, N°293
Grand Canal avec barques, 1896, N°294
Panorama du Grand Canal pris d'un bateau, 1896, N°295
Panorama de la place Saint-Marc pris d'un bateau, N°296
Venise, place Saint-Marc, 1897, N°430
Arrivée en gondole des souveraines d'Allemagne et d'Italie au palais royal de Venise, 1898, N°1058
Départ en gondole, 1898, N°1059
A seguire la proiezione delle “vedute”, in occasione del centenario della nascita del grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) sarà proiettato – come già annunciato - il capolavoro di Comencini Tutti a casa (Italia/Francia, 1960) con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo. Alla speciale serata-omaggio di Pre-apertura in Sala Darsena al Lido, con inizio alle 20.30, è invitato il pubblico di Venezia attraverso la collaborazione con i quotidiani “Il Gazzettino”, “La Nuova di Venezia e Mestre” e il “Corriere del Veneto”.
La pellicola restaurata Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini mostra attraverso lL’8 settembre 1943, il giorno dell’Armistizio, i sentimenti e la società italiana provata dalla guerra. Ma chi meglio dell’autore può spiegarci il film? La risposta riportata in un saggio Al cinema con cuore. 1938-1974, a cura di Adriano Aprà recita: “Tutti a casa non è nemmeno un film di guerra. È un viaggio attraverso l’Italia in guerra di quattro sbandati (quattro “stupidi” sprovveduti) che vogliono tornare a casa. Sordi non è un vigliacco, anzi, è un ufficiale che tiene moltissimo al suo grado e che cerca fino all’ultimo di adempiere a quello che egli crede sia il suo dovere. Solo che, senza saperlo, è un ufficiale che non ha capito niente. [...] Riteniamo che il dramma dell’Armistizio del ’43 sia stato soprattutto il dramma degli ufficiali. Allora, chiunque avesse un titolo di studio, avesse o no attitudini militari, diventava ufficiale. Anzi, la fotografia in alta uniforme era un po’ il coronamento della laurea”.


giovedì 25 agosto 2016

Annullata la cena di gala per l'apertura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Venezia, 25 agosto 2016 - Annullati la tradizionale cena e il ricevimento previsti per il prossimo 31 agosto
La Biennale di Venezia comunica che sono state annullate cena di gala e il ricevimento sulla spiaggia che tradizionalmente tengono seguito alla cerimonia di apertura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, prevista per il 31 agosto prossimo venturo.
La Biennale di Venezia partecipa al lutto, esprime profondo cordoglio per le vittime, nonché viva solidarietà e vicinanza alle comunità duramente colpite dal sisma.

martedì 23 agosto 2016

Speciale 69FF Locarno: Il vento che soffia dall’Est conquista il Festival che va a Salonicco

copyright © Festival del film Locarno
Si è chiusa la 69ma edizione del Festival del film Locarno, la quarta edizione all’insegna della direzione artistica curata da Carlo Chatrian, che ha assegnato il Pardo d’oro al film Godless della regista  bulgara Ralitza Petrova. La serata conclusiva di Piazza Grande ha visto protagonisti i tanti cineasti dell’Est europeo che sono premiati. Dopo è seguita la proiezione dello spettacolare film di chiusura Mohenjo Daro con la grandiosa messa in scena di Ashutosh
Gowarike.
Ma ecco i film premiati dei quali abbiamo avuto il piacere di parlarvi e la fortuna di averli visti durante la breve incursione nella ridente cittadina svizzera che si affaccia sul lago di Como.
Come già detto il Pardo d’oro è andato a GODLESS della giovanissima regista bulgara Ralitza Petrova. Sebbene nella
presentazione ufficiale si avvisava che il film conteneva delle scene che possono urtare la sensibilità di alcuni spettatori, la pellicola ha convinto Arturo Ripstein e gli altri componenti la giuria. Infatti anche alla protagonista del film IRENA IVANOVA è stato assegnato il Pardo per la miglior interpretazione femminile. La domanda esistenziale che si pone la giovane Petrova sul bene e sul male è universale. Il Pardo per la miglior interpretazione maschile è andato a ANDRZEJ SEWERYN che interpreta il celebre pittore surrealista polacco Zdzislaw Beksinski nel bioptic OSTATNIA RODZINA (The Last Family) del polacco Jan P. Matuszyński. Sebbene fosse anche meritevole la notevole interpretazione di Stefan Denolyubov nei panni di Tsanko Petrov protagonista dell’altro film bulgaro Slava. A questo è andata la menzione speciale della Giuria FICC/IFFS la quale ha premiato il poetico INIMI CICATRIZATE del rumeno Radu Jude. Quest'ultimo ha ricevuto meritatamente anche il Premio speciale della giuria del Concorso Internazionale.

Infine il Pardo per la miglior regia è andato al regista portoghese JOÃO PEDRO RODRIGUES per O ORNITÓLOGO. In questo caso hanno contato le affinità con il messicano Ripstein. Con sommo piacere la Menzione speciale della giuria è andata al film MISTER UNIVERSO di Tizza Covi e Rainer
Frimmel. Lo stesso ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria ecumenica, il Premio FIPRESCI, il Premio Europa Cinemas Label ed uno dei Premi della Giuria dei giovani.
Anche nel Concorso Cineasti del presente il Premio speciale della giuria è andato ad un’italiano: il regista Yuri Ancarani con il doc THE CHALLENGE.
Nel Concorso internazionale Pardi di domani premiato un altro italiano con il Premio Film und Video Untertitelung che è andato a VALPARAISO di Carlo Sironi.
Il pubblico, protagonista della kermesse che con passione ha
affollato le serate in Piazza Grande ha assegnato il Prix du Public UBS incoronando il vincitore di Cannes I, DANIEL BLAKE di Ken Loach, mentre il premio Variety Piazza Grande Award è andato al thriller MOKA del regista francese Frédéric Mermoud.
Invece il Pardo d’oro Cineasti del presente – Premio Nescens è andato all’argentino Eduardo Williams  con l’allegorico e controverso EL AUGE DEL HUMANO, insieme alla menzione speciale della giuria Swatch First Feature Award.
Infine un accenno alla sezione autonoma della 27ma Semaine de la Critique sezione indipendente del Festival di Locarno organizzata dall'Associazione Svizzera dei Giornalisti Cinematografici con i due documentari vincitori. Komunia della regista polacca Anna Zamecka, e
Cahier africain della coraggiosa regista svizzera Heidi Specogna che svela gli orrori subiti da ragazze e uomini del Centrafrica per mano dei mercenari congolesi durante il conflitto armato del 2008. Purtroppo la storia si ripete anche durante le riprese del documentario.
I numeri della kermesse ticinese sono le 279 pellicole in 11 giorni, 16 sotto il cielo di Piazza Grande e 17 in Concorso internazionale. Tra i grandi ospiti di quest’anno indimenticabili il saluto alla Piazza di Mario Adorf e di Stefania Sandrelli, le conversazioni con il pubblico di Harvey Keitel, Roger Corman, David Linde e Alejando Jodorowsky e la masterclass di Howard Shore; la passione rivoluzionaria di Ken Loach e ancora il ricordo di Cimino di Isabelle Huppert e del figlio Ahmad al padre Abbas Kiarostami, la generosità di Jane Birkin e la simpatia contagiosa di Bill Pullman. Citiamo la soddisfazione diCarlo Chatrian, Direttore artistico: ”L’edizione che si sta concludendo, la sessantanovesima, conteneva alcune scommesse. Da una programmazione della Piazza più libera di accogliere proposte non scontate alle competizioni che hanno privilegiato registi giovani. La risposta positiva di pubblico e stampa è per noi un incoraggiamento a proseguire il percorso intrapreso. Vogliamo che Locarno sia, come è stato in questi entusiasmanti undici giorni, un luogo in cui proiettare film che mettono al centro l’uomo in tutte le sue sfaccettature, film che fanno discutere ed emozionare; e allo stesso tempo, il luogo di incontro tra grandi artisti, capaci di consegnare messaggi dal forte valore, e un pubblico attento e caloroso. Un pubblico capace di accogliere con lo stesso affetto il grande Harvey Keitel e un suo collega bhutanese, meno noto, ma in grado di far vibrare le 8000 sedie al ritmo della sua voce”.
Annunciate pure le date del 70mo Festival del film Locarno che si terrà dal 2 al 12 agosto 2017. Un francobollo speciale verrà emesso per il 70esimo anniversario del Festival. Marco Solari, Presidente del Festival a così commentato: “Sono grato a Adriano P. Vassalli vicepresidente del Consiglio di amministrazione de La Posta e a Susanne Ruoff, direttrice generale de La Posta, per aver proposto, quello che per noi è un inaspettato regalo per il 70.esimo del Festival”.
Per quanto ci riguarda il gradimento sui film che abbiamo avuto modo di vedere nel fine settimana esso è rivolto ai cineasti provenienti da quello che era una volta l’Est europeo a dimostrazione ancora una volta del fermento culturale post comunista in atto in quei paesi. Si pone al primo posto INIMI
CICATRIZATE del rumeno Radu Jude, già noto a Berlino con Aferim. Sebbene superi di mezzora i fatidici 120 min e tratti l’argomento ostico della sofferenza, lo spettatore esce dalla sala con un punto di vista rinnovato appunto dalla sofferenza del giovanissimo protagonista. La vita vissuta in un sanatorio di incurabili riproduce un microcosmo di caratteri umani e nonostante tutto la forza dell’amore è trainante. Da un lato la disperazione dei ricoverati, dall’altro la complicità degli inservienti e infermieri che alleviano la sofferenza dei primi con la loro umanità. Lo sforzo registico riesce a portare sul grande schermo un lavoro autobiografico di Max Blecher consunto dalla malattia a solo 29 anni, dei quali gli ultimi dieci passate nella sofferenza. Un aiuto lo da lo stesso giovane autore con le sue riflessioni sui valori futili della vita terrena.
L’altro film degno di premio è Ostania Rodzina del polacco Jan P. Matuszynski. Pure questo è un film biografico sul celebre pittore surrealista polacco Zdzislaw Beksinski, vissuto a cavallo del periodo del regime comunista, e della sua famiglia. Con maniacale freddezza Beksinski immortala con la videocamera i momenti salienti e cruciali della propria famiglia a cui sopravvive dopo la fine del regime. Il finale non è scontato e rivela un certo rimpianto del regista verso la società comunista ed i valori di una famiglia sorretta dal genere femminile rappresentato dalla moglie Zonja. Spassoso il rapporto con lo stravagante figlio e i vari omaggi alla
cinematografia mondiale dell’epoca. Il terzetto di film è completato dall'ironico Slava (Glory) del duo registico bulgaro composto da Kristina Grozeva e Petar Valchanov alla loro seconda prova registica, scoperti dal Festival di Locarno. La burocrazia corrotta ed autoreferenziale contro l’ultimo degli ultimi cittadini. La storia ha un finale inaspettato e ben congegnato.
Detto questo Arrivederci alla 70ma edizione ad agosto 2017!
Ma prima di quella data si avrà un proseguimento del Festival del film Locarno al Thessaloniki International Film Festival grazie alla cooperazione e partecipazione di entrambi alla prima edizione dell’Industry Academy in Europe & Mediterraneo sud-orientale che si svolgerà a Salonicco dal 7 all’11 Novembre  2016 in concomitanza appunto del  57mo Thessaloniki International Film Festival che si terrà dal  4 al- 13 novembre.
L’annuncio dato dal Festival del film di Locarno e dal Thessaloniki International Film Festival con il lancio di una nuova iniziativa congiunta nei paesi dell'Europa sud-orientale. Dopo aver completato edizioni di successo in Messico, Brasile e New York, Locarno prevede di estendere l'iniziativa a Salonicco, con una edizione pilota. I partecipanti all’Industry Academy di Salonicco seguiranno un workshop durante il quale potranno interagire, condividere esperienze, film, incontri con i principali attori internazionali per discussioni, presentazioni di casi di studio e lavori di gruppo. Avranno inoltre l'opportunità di partecipare ad alcune attività del Thessaloniki International Film Festival e l'Agorà / Industria, tra gli eventi di networking con i principali attori. Il Direttore Generale del TIFF, Élise Jalladeau ha così commentato: "Siamo molto felici di inaugurare questa nuova partnership tra il Festival del film Locarno e il Thessaloniki International Film Festival. L’Industry International Academy sarà una grande opportunità che andrà a beneficio della nostra regione in termini di nuovi talenti acquisendo nuovi strumenti in materia di distribuzione, vendita e formazione, mentre sarà anche una valida piattaforma per nuove collaborazioni, scambio di idee e opportunità di networking ". Sono stati ammessi Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Egitto, Macedonia, Grecia, Ungheria, Israele, Giordania, Libano, Libia, Malta, Montenegro, Marocco, Palestina, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Siria, Tunisia, Turchia.


mercoledì 10 agosto 2016

Speciale 69FF Locarno: il vento che soffia dall’Est mette un’ipoteca sui Pardi. Intanto assegnati i premi ai nuovi talenti

copyright © Festival del film Locarno
Già dalla presentazione dei film selezionati per il Concorso Internazionale l’attesa era grande, e nel fine settimana abbiamo avuto modo di vedere, tra gli altri,  una terna di possibili vincitori tutti provenienti da quello che era una volta l’Est europeo. A dimostrazione ancora una volta del fermento culturale post comunista in atto in quei paesi. In ordine di gradimento si pone al primo posto INIMI CICATRIZATE del rumeno Radu Jude, ben noto con Aferim.
Sebbene superi di mezzora i fatidici 120 min e tratti l’argomento ostico della sofferenza, lo spettatore esce dalla sala con un punto di vista rinnovato appunto dalla sofferenza del giovanissimo protagonista. La vita vissuta in un sanatorio di incurabili riproduce un microcosmo di caratteri umani e nonostante tutto la forza dell’amore è trainante. Da un lato la disperazione dei ricoverati, dall’altro la complicità degli inservienti e infermieri che alleviano la sofferenza dei primi con la loro umanità. Lo sforzo registico riesce a portare sul grande schermo un lavoro autobiografico di Max Blecher consunto dalla malattia a solo 29 anni, dei quali gli ultimi dieci passate nella sofferenza. Un aiuto lo da lo stesso giovane autore con le sue riflessioni sui valori futili della vita terrena. Credo che per questo meriti anche il premio della giuria Ecumenica. L’altro film degno
di premio è Ostania Rodina del polacco Jan P. Matuszynski. Pure questo è un film biografico sul celebre pittore surrealista polacco Zdzislaw Beksinski, vissuto a cavallo del periodo del regime comunista, e della sua famiglia. Con maniacale freddezza Beksinski immortala con la videocamera i momenti salienti e cruciali della propria famiglia a cui sopravvive dopo la fine del regime. Il finale non è scontato e rivela un certo rimpianto del regista verso la società comunista ed i valori di una famiglia sorretta dal genere femminile rappresentato dalla moglie Zonja. Spassoso il rapporto con lo stravagante figlio e i vari omaggi alla cinematografia mondiale dell’epoca. Il terzetto di film è completato dall'ironico Slava (Glory) del duo registico
bulgaro composto da Kristina Grozeva e Petar Valchanov alla loro seconda prova registica. La burocrazia corrotta ed autoreferenziale contro l’ultimo degli ultimi cittadini. La storia ha un finale inaspettato e ben congegnato. Notevole la interpretazione di Stefan Denolyubov nei panni di Tsanko Petrov che merita il premio. Abbiamo visto anche il film francese La Prunelle
de mes yeux di Axelle Ropert con la bravissima giovane attrice Melanié Bernier nel ruolo della radical chic cieca. La commedia francese degli equivoci si destreggia nei rapporti amorosi appunto fra una francese cieca e uno squattrinato artista greco a voler sottolineare l’universalità dei sentimenti che attraggono due persone ad amarsi, a detestarsi, insomma ad interagire. Ci ha deluso invece l’argentino Matías Piñeiro con HERMIA & HELENA. Il regista, sebbene non sia all’esordio, ha costruito un film altalenante su una gioventù globalizzata che si trasferisce da una parte all’altra del mondo e non riesce a mettere radici. Purtroppo anche gli attori giovanissimi non hanno contribuito alla riuscita dell’opera.
Nella splendida cornice della Piazza Grande dopo che la coccolatissima
Stefania Sandrelli ha ricevuto il Premio alla carriera, è stato proiettato in anteprima mondiale il seguito di Jason Bourne in una versione adrenalinica. Matt Demon tiene testa a tutti e per due ore sfugge miracolosamente ai trabocchetti tesi dalla CIA.
Sempre in Piazza Grande è passato l’esordio di Emmanuel Courcol con CESSEZ-LE-FEU. Un film di maniera e ben confezionato che ci ricorda dal punto di vista di tre fratelli arruolati nell’esercito francese gli orrori e la catastrofe della Prima Guerra Mondiale.
Ma nella suggestiva cornice di Piazza Grande debbono ancora essere proiettati due film presentati a Cannes. Il primo I, Daniel Blake di Ken Loach Palma d’Oro. Il secondo presentato alla Quinzaine des réalisateurs: Poesia sin fin di Alejandro Jodorowsky che riceverà il Pardo d’onore Swissscom la sera di venerdì prossimo.
Delle altre sezioni abbiamo assistito al lento MAÑANA A ESTA HORA della regista colombiana Lina Rodríguez (Cineasti del presente), ad ASCENT (selezione Sign of Life) della danese Fiona Tan che ha racchiuso in 80’ migliaia di meravigliosi scatti fotografici del Monte Fujj. Come sottolineato dalla stessa regista il film non si sarebbe
potuto fare senza il contributo delle musiche di Leo Anemaet.
Fuori Concorso ci è piaciuta la lunga chiaccherata con lo scrittore, drammaturgo e attivista politico austriaco degli anni '60 Peter Handke e la regista Corinna Belz autrice appunto del doc Peter Handke - In the Woods, Might Be Late.
Bello anche nella selezione Panorama Suisse il surrealistico film Aloys di Tobias Nölle , vincitore del Premio FIPRESCI all'ultima Berlinale nella selezione Panorama, che dimostra la freschezza del cinema svizzero.
Infine un accenno alla sezione autonoma della 27ma Semaine de la Critique con due documentari. Il primo un doc autobiografico Bezness as Usual del regista olandese Alex Pitstra alle
prese con il proprio meticciato culturale tra un padre tunisino e la madre olandese. Soggetto attuale nello scontro Occidente Oriente. Il secondo Cahier africain della coraggiosa regista svizzera Heidi Specogna che svela gli orrori subiti da ragazze e uomini del Centrafrica per mano dei mercenari congolesi
durante il conflitto armato del 2008. Purtroppo la storia si ripete anche durante le riprese del documentario.
Abbiamo avuto pure il piacere di assistere alla conversazione tra l’amatissima attrice Stefania Sandrelli con Steve Della Casa, accolti calorosamente nello spazio Forum dal Direttore artistico del Festival Carlo Chatrian. L’attrice ha parlato di se e del rapporto con i tanti registi dai quali è stata diretta a partire da Germi e Bellocchio, ma anche dei tanti attori con i quali ha recitato ed in particolar modo con Marcello Mastroianni.
Attualmente l’attrice, insieme alla figlia Amanda, sta proseguendo una tournée
teatrale con la commedia spagnola “Il bagno“. La regia dello spettacolo, che mette a nudo l’amicizia di cinque donne nel momento e nel luogo più inaspettati, è del giovane Gabriele Olivares. Per chi ne avesse voglia può ascoltare la viva voce dell’attrice al seguente link: Raccontar di Cinema su Facebook
Intanto questa mattina sono stati annunciati i vincitori di Open Doors dedicati a otto paesi dell’Asia meridionale: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Maldive, Myanmar, Nepal, Pakistan e Sri Lanka.
La piattaforma di coproduzione internazionale Open Doors Hub (4 – 9 agosto) s’inserisce nella nuova formula di Open Doors, articolata su tre dimensioni: l’Open Doors Hub, ma anche il laboratorio per nuovi talenti di produzione, l’Open Doors Lab, e le proiezioni pubbliche, gli Open Doors Screenings.
L’Open Doors Hub mira a mettere in contatto i registi/produttori di progetti provenienti dagli otto paesi con dei potenziali partner al fine di incoraggiare collaborazioni e finanziamenti internazionali.
La giuria Open Doors ha deciso di assegnare i seguenti premi ad alcuni di questi progetti al fine di sostenerne la produzione o lo sviluppo:
Production Grant (30'000 CHF) a DAY AFTER TOMORROW di Kamar Ahmad Simon, Bangladesh
Production Grant (20'000 CHF) a THE RED PHALLUS di Tashi Gyeltshen, Bhutan
Premio CNC (8'000 Euro) a SEASON OF DRAGONFLIES (JHYALINCHA) di Abinash Bikram Shah, Nepal
Premio ARTE International Open Doors (6'000 Euro) sempre a DAY AFTER TOMORROW.
Con questo oggi volge al termine anche il programma dell’Open Doors Lab, dopo cinque giorni di attività per otto produttori emergenti del Bangladesh, Bhoutan, Myanmar e Nepal. Il programma degli Open Doors Screenings, che presenta una selezione di 21 film del Bangladesh, Bhoutan, Nepal e Myanmar, si protrarrà invece fino alla fine del Festival.
Sempre nel campo della promozione di giovani talenti sono stati attribuiti i premi della sesta edizione di First Look – dove erano in lizza sei film polacchi. La giuria di First Look 2016, che comprende Kerem Ayan (Istanbul International Film Festival), Cameron Bailey (Toronto International Film Festival) e Bero Beyer (International Film Festival Rotterdam) ha assegnato i primi premi look a BIRDS ARE SINGING IN KIGALI di Joanna Kos-Krauze e Krzysztof Krauze consistente un premio del valore di 65'000 euro in servizi di post-produzione messi a disposizione da Cinelab Bucarest, e a ZGODA di Maciej Sobieszczanski un premio di 5.500 euro in pubblicità, offerto da Le Film Français.
Detto questo ci preme sottolineare che l’impressione ricevuta da questa
brevissima incursione ad un Festival che compirà il suo 70esimo il prossimo anno è la sinergia positiva degli organizzatori tramandata da tante generazioni. Non ci resta che attendere il verdetto della Giuria il prossimo fine settimana con un grande in bocca a lupo per Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel.

lunedì 1 agosto 2016

Speciale 69FF Locarno: a due giorni dall’inizio dopo Bud Spencer è la volta della serie TV GOTTHARD

copyright © Festival del film Locarno
Ieri un primo assaggio di festival con la proiezione del film che incoronò il duo Terence Hill e Bud Spencer nel nuovo genere. Domani invece lo sguardo in prima mondiale della fortunata coproduzione tra Svizzera, Germania e Repubblica Ceca dal titolo GOTTHARD. Ma veniamo alle novità di quest’anno che sono sintetizzate così dal Direttore artistico Carlo Chatrian: “Dedico a Michael Cimino e Abbas Kiarostami quest’edizione. Non solo come ringraziamento per le emozioni che hanno regalato al pubblico del Festival, ma anche perché rappresentano quel cinema che a Locarno è di casa. Cinema che legge la realtà e la trasfigura, cinema che non ha paura di pensarsi grande anche quando affronta storie che “piccole” non sono mai, cinema che usa tutta la scala di tonalità, dal campo largo al primissimo piano. Cinema che arriva come un soffio di vento e ti porta via con sé”. In omaggio a Abbas Kiarostami viene presentato postumo il suo laboratorio a Cuba: 7 cortometraggi che dialogano con l’ultimo lavoro realizzato dal grande regista da poco scomparso. Nel concorso internazionale sono presenti registi che vengono dall’Egitto, dalla Tailandia, dalla Bulgaria e dal Portogallo, dall’Argentina e dagli Stati Uniti con la medesima caratteristica che i loro protagonisti sono tutti in movimento. Come spinti da un vento che alita dentro di loro, si muovono da un capo all’altro di un continente come nella geniale “rivisitazione shakesperiana” proposta da Piñeiro, o senza requie tra le pieghe di una città come Marija nell’omonimo film. Si muovono, loro malgrado, nel tempo, come accade all’ornitologo di João Pedro Rodrigues o alla madre descritta da Milagros Mumenthaler. Si muovono anche quando il film è racchiuso in un luogo: è il caso delle splendide carrellate che assecondano i percorsi di seduzione disegnati da Yousry Nasrallah. E quando sono immobilizzati in un ospedale è il letto con il suo occupante a muoversi come in Scarred Hearts. E si domanda Il Direttore artistico: “Che cosa racconta quest’irrequietezza? Forse il desiderio di vedere le cose e le persone da un altro punto di vista, la sensazione che un movimento è necessario quando il presente non si accorda ai nostri desideri. Quindi sono film erranti quelli scelti per l’edizione 69, film che ricercano il proprio soggetto andando a scandagliare il passato come accade nell’affascinante ritratto proposto da Anocha Suwichakornpong”. Lo stesso accade nel programma della Piazza Grande e delle altre sezioni. Film
che indagano l’attualità, come ad esempio il percorso di radicalizzazione islamica in Le ciel attendra oppure la Storia nelle sue tracce più note sull’esilio in America latina di Stefan Zweig in Von der Morgenröte o in quelle destinate all’oblio come la scomparsa di un poeta indonesiano sotto il regime di Suharto in Solo, Solitude. La Piazza Grande oltre ai due prefestival prevede 16 titoli. di cui due dedicati alla storia del cinema. Vi figurano attesi blockbuster e film d’autore, opere prime e altre di registi affermati. C’è anche il ritorno di Ken Loach Palma d’oro 2016 e la grandiosa messa in scena concepita da
Ashutosh Gowariker nel suo Mohenjo Daro, film che chiuderà la 69 edizione.
Il Concorso internazionale comprende 17 opere, tutte in prima mondiale. Di queste ben otto vedono la presenza di registe dietro la macchina da presa, se non siamo alla parità, poco ci manca. Ci sono poi artisti più volte invitati e cari al festival come João Pedro Rodrigues, Tizza Covi e Rainer Frimmel, Matías Piñeiro, Yousry Nasrallah e giovani registi che sono stati lanciati dal Festival di Locarno come Mumenthaler e Tomita, ma anche altri autori di cui il Festival ha seguito con attenzione il percorso come Ropert, Jude, Schanelec, Azevedo Gomes e altri scoperti nel corso della selezione come Matuszyńsk, Kristina Grozeva e Petar Valchanov, Koch, Petrova, Suwichakornpong.
La sezione Fuori concorso accoglie film che si pongono ognuno come un piccolo evento. Lo sono a vario titolo l’opera prima italiana L’amatore – ritratto di un architetto milanese del ventennio fascista attraverso i suoi archivi privati e grande narrazione orchestrata dalla penna di Antonio Scurati - il toccante documentario di Valeria Bruni Tedeschi e Yann Coridian Une jeune fille de 90 ans, o lo straziante film testimonianza, La natura delle cose.
Ma passiamo alla composizione della giuria del Concorso internazionale con Presidente il regista messicano Arturo Ripstein, assistito da Kate Moran, attrice (Francia/Stati Uniti), Rafi Pitts, regista (Iran), Rodrigo Teixeira, produttore (Brasile) e WANG Bing, regista (Cina). Invece la giuria del Concorso Cineasti del presente è presieduta da Dario
Argento, coadiuvato dalla attrice greca Angeliki Papoulia, Antonin Peretjatko, regista (Francia), Cornelia Seitler, produttrice (Svizzera) e da Sean Price Williams, direttore della fotografia (Stati Uniti).
La sezione Pardi di domani ha come presidente di giuria il regista tedesco Edgar Reitz, e come
membri l’attrice spagnola Marian Álvarez, Julie Corman, produttrice (Stati Uniti), Shahrbanoo Sadat, regista (Afghanistan) e il regista svizzero Nicolas Steiner.
Infine la giuria First Feature è composta da Jonathan Romney, critico (Regno Unito), Ryan Werner, programmatore e film marketer (Stati Uniti) e Chus Martínez, curatrice (Spagna).
Quest’anno il Pardo d’onore Swisscom è andato a Alejandro Jodorowsky del quale verrà proiettata una nutrita rassegna tra cui LA DANZA DE LA REALIDAD del 2013, LA MONTAÑA SAGRADA del 1973, il nuovo film POESÍA SIN FIN di quest’anno e SANTA SANGRE ddel 1989.
Con la Retrospettiva dedicata al cinema della giovane Repubblica Federale Tedesca del dopoguerra il Festival del film Locarno torna a volgere il suo sguardo verso una cinematografia vicina. Il programma si pone il compito di portare a nuova luce una produzione cinematografica di grande interesse, tanto per i suoi aspetti culturali e le sue modalità produttive quanto per i valori delle singole opere.
L’attrice e cantante franco-britannica Jane Birkin voce, volto ed eleganza
trasgressiva degli anni sessanta, sarà protagonista della 69a edizione del Festival del film Locarno su quella Piazza che nove anni fa (2007) omaggiò Michelangelo Antonioni, uno dei maestri con cui ha lavorato, ricevendo il premio alla carriera. Così ha commentato Carlo Chatrian, Direttore artistico del Festival: “Sono molto contento di premiare la carriera straordinaria di un’attrice come Jane Birkin, che ha attraversato la storia del cinema moderno con una traiettoria che non ha eguali. Capace di incendiare i fotogrammi con la sua presenza, di declinare il termine seduzione in un senso originale, di essere alla moda pur essendo a lato delle mode, Jane Birkin ha dato vita a personaggi che restano impressi per quella singolare nota di innocenza perduta che sempre vibra in lei”.
Infine Locarno renderà omaggio all’amatissima attrice italiana Stefania Sandrelli che proprio quest’anno ha festeggiato i 55 anni di carriera e le sue “70 volte primavera”. A lei sarà consegnato in Piazza Grande, venerdì 5 agosto, il Leopard Club Award 2016.
A latere si terrà la 27. Edizione della Semaine de la critique – sezione indipendente del Festival di Locarno. Dal 1990 è organizzata dall'Associazione Svizzera dei Giornalisti Cinematografici e presenta 7 documentari molto particolari realizzati nel 2016:
Bezness As Usual – Alex Pitstra – prima internazionale Paesi Bassi / Tunisia
Sea Tomorrow – Katerina Suvorova – prima mondiale Kazakhstan / Germania
Cahier africain – Heidi Specogna – prima mondiale Svizzera / Germania
Monk of the Sea – Rafał Skalski – prima internazionale Polonia
El Remolino – Laura Herrero Garvín – prima internazionale Messico
Secondo Me – Pavel Cuzuioc – prima mondiale Austria
Komunia – Anna Zamecka – prima mondiale Polonia.
Aspettiamo quindi l'inaugurazione con la proiezione di The Girl With All The Gifts in Piazza Grande il 3 agosto. Film decisamente per stomachi forti.
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