Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



lunedì 29 dicembre 2014

I migliori film del 2014 A.D. : primo fra tutti LA GRANDE BELLEZZA

Aspettando Capodanno 2015 è tempo di tirare le somme di un anno 2014 all’insegna della deflazione. Nel campo cinematografico per l’Italia è andata meglio. Innanzitutto per l’Oscar a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino (IT,2013) quale miglior film straniero (RECENSIONE).
Ma anche per il Gran Prix della Giuria a Le Meraviglie di Alice Rohrwacher presentato al Festival di Cannes; sebbene di questo film ho una mia opinione molto personale, ovviamente sono felice per il riconoscimento internazionale ottenuto.
E’ stato pure un anno ricco di documentari, fra i quali è doveroso ricordare Le Cose Belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, che ha vinto il DOC.IT 2014. Tra i documentari stranieri  sicuramente The Look of Silence di Joshua Oppenheimer, vincitore a Venezia solamente di un premio collaterale, sebbene parli di ferite ancora aperte a 50 anni dal genocidio di un milione di persone in Indonesia!
Accanto a questo film vanno menzionati senz’altro il documentario Io sto con la sposa  di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry sull’attualissima tragedia del popolo siriano dimenticata dalle Nazioni civili, insieme a The Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado sulla stupenda opera fotografica intorno all’essere umano dell’artista Salgado padre.
Fin qui i temi di rilevanza universale etica e sociale.
Tra i film di Genere il discusso ma bellissimo Interstellar di Nolan, il toccante Anime Nere di  Francesco Munzi, migliore dei film italiani a Venezia 2014 scelto pure dal prestigioso Toronto Film Festival, e il thriller da mozzafiato Melbourne del regista esordiente iraniano Nima Javidi, film trascurato da Venezia. Con la sua bravura Nima Javidi ha dimostrato che a nulla valgano gli sforzi delle dittature a ingabbiare la settima arte.
Un ricordo particolare va poi a Carlo Mazzacurati, scomparso prematuramente al quale è stato assegnato postumo il Nastro d'argento, che ci ha lasciato un delicato testamento spirituale con il suo ultimo film La sedia della Felicità.
Tra i David di Donatello ricordiamo, oltre al Premio Oscar La Grande Bellezza e a Il Capitale Umano di Paolo Virzì, premiati con numerosissimi riconoscimenti in tale ambito, anche il fantasioso The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson quale Migliore film straniero e il coraggioso La mafia uccide solo d'estate di PIF quale Migliore regista esordiente.
Lo stesso PIF ha sfondato all'EFA 2014 svoltosi a Riga ottenendo il premio per la migliore commedia.
Tantomeno non si possono tralasciare lo struggente ed esplosivo Mommy di Xavier Dolan e il delicatissimo PARTY GIRL di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Théis, entrambi vincitori a Cannes.
Tra le ultimissime uscite di fine anno citiamo Storie Pazzesche di Damián Szifron, osannato dalla critica a Cannes, e il poetico Torneranno i prati di Ermanno Olmi, nel centenario dell'inizio della Grande Guerra.
A questo punto Vi chiederete, ma Il Capitale Umano di Paolo Virzì? Anche in questo caso ho le mie impressioni personali.
Purtroppo i dubbi restano e sono confermati, sia dalla mancata nomination del film di Virzì ai Golden Globe, sia dallo smacco subito all'EFA 2014 per la miglior regia che è stato vinto invece dal bellissimo IDA del polacco Pavel Pawlikowski.
Quest'ultimo ha primeggiato tra i tre finalisti del premio LUX 2014.
Quindi per scaramanzia direi di aspettare La Notte degli Oscar 2015!
Intanto a tutti i lettori un grazie di cuore e un augurio di un SERENO 2015.
 

mercoledì 24 dicembre 2014

I FILM IN SALA A NATALE

PADDINGTON: dal Produttore di Harry Potter e la penna di Michael Bond la storia di un orsetto peruviano che si ritrova a Londra.
 
di Luigi Noera


La storia è tratta dall'omonimo famoso libro di Michael Bond tradotto in 30 lingue.
In una foresta peruviana vive una famigliola di orsi bruni che parlano il linguaggio degli esseri umani!
L’eroe di questa misteriosa storia, rimasto orfano, è stato allevato dai vecchi zii orsi, zia Lucy e zio Postuso.
Questi incredibili orsi, oltre a conoscere la lingua umana, producono un ottima marmellata sugli enormi alberi della foresta con una strano macchinario, come ha insegnato loro anni prima l’esploratore londinese Montgomery.
Le sventure per l’orsetto non sono ancora terminate. Un terremoto sconvolge la foresta e zio Postuso rimane ucciso.
Ricordandosi degli insegnamenti dell’amico esploratore, sua zia decide che è arrivato il momento per il piccolo orsetto di cavarsela da solo nel mondo e recarsi a Londra, i cui abitanti sono notoriamente ospitali.
La realtà sembrerebbe ben diversa, e l’orsetto si ritrova solo ma allietato dalla musica brasiliana di una band di strada.
Fortunatamente interviene la bontà di una famiglia londinese e soprattutto dei due giovanissimi figli Jonathan e Judy, cosicché il nostro orsetto trova una casa nuova a Windsor Garden dove abitano i Brown,  ed un nome nuovo “Paddington”, preso in prestito dal nome della stazione dei treni dove è stato ritrovato .
E’ il rapporto magico tra il mondo umano e il mondo animale raccontato non soltanto ai più piccini, ma anche agli adulti.
Ovviamente non manca anche lo spirito cattivo interpretato da una freddissima e determinata quanto bellissima Nicole Kindman nel ruolo di Millicent, imbalsamatrice (sic!) di animali al Museo di Storia Naturale, che a tutti i costi vuole catturare il malcapitato.
I riferimenti ai classici Disney sono tanti e tra tutte spicca la positività della signora Brown (Sally Hawkins) già vista nel film di Mike Leigh con La felicità porta fortuna (Happy Go Lucky).
La Signora Brown è infatti tanto simile al personaggio di Mary Poppins dei nostri ricordi infantili.
Poi la scelta di programmazione per il giorno di Natale è appropriata trattandosi di una storia in cui il Bene vince sul Male, sulle note finali della musica brasiliana della band di strada.
E’ l’ottimismo di questa favola quello di cui c'è bisogno per superare questa stagione di crisi.
 
A tutti gli affezionati lettori un augurio di un Santo Natale.
 
Regia: Paul King, Gran Bretagna, Francia, Canada 2014, 97’
Cast: Hugh Bonneville, Sally Hawkins, Nicole Kidman, Francesco Mandelli, Ben Whishaw,  Julie Walters, Jim Broadbent, Peter Capaldi, Madeleine Harris, Samuel Joslin, Matt Lucas, Daniel Westwood, Ancuta Breaban, George Newton, Tim Downie, Barrie Martin, Dominic Coleman, Vic Waghorn, Nigel Genis.
 
*************
St. Vincent: il solito rapporto tra adolescenti e adulti tanto caro ai cineasti d’oltreoceano.
 
Una commedia americana su un tema collaudato dove la differenza la fa Bill Murray con la sua personalissima interpretazione dell’anziano schizzato veterano del Vietnam.
Vincent è proprio antipatico e scostante con tutti, oltre ad avere problemi di alcool e di dipendenza dalle scommesse all’ippodromo.
Ma proprio per questo riesce simpatico al pubblico in sala.
I suoi rapporti affettivi si riducono ad incontri di sesso con Daka, una giovane prostituta russa che è incinta. Nella versione italiana il doppiaggio di Daka viene svilito dal consueto dileggio della lingua russa a cui purtroppo siamo abituati.
A questo intreccio scontato si aggiunge quello dei suoi nuovi vicini di casa: il giovanissimo Oliver e la mamma divorziata Maggie. Questa,  ignorando lo stile di vita di Vincent,  gli affida, quando si trova a  lavoro, la custodia del figlio con conseguenze disastrose.
In realtà sotto la superficie scostante di Vincent c’è la sua vita precedente con l’amata moglie Sandy che è ricoverata in una casa di cura perché affetta da Alzheimer. Ma  c’è anche l’aiuto materiale offerto a Daka.
A poco a poco il giovane Oliver conosce chi è realmente l’anziano Vincent e ne scopre le qualità nascoste a tal punto da indicarlo come il Santo da imitare nella cerimonia di fine anno alla scuola cattolica di St. Patrick dove studia.
Indicare  un essere  umano come Vincent a Santo da imitare redime lo stesso Vincent sebbene con tutti i suoi difetti. Nessuno e perfetto.
Accanto a Bill Murray recita la simpatica Melissa McCarthy  nel ruolo di Maggie e la poliedrica  Naomi Watts  nei panni di Daka.
Insieme al giovane attore Jaeden Lieberher che interpreta l’educato e perfetto Oliver i tre adulti ritrovano un loro equilibrio perduto.
Questa è la parte meno verosimile della commedia, ma si sa al Cinema   tutto è possibile.
Infine un plauso va alla scelta delle musiche country con in testa “Shelter of the Storm” di Bob Dylan.
Regia: Theodore Melfi, USA 2014, 102’
Cast: Bill Murray, Melissa McCarthy, Naomi Watts, Chris O'Dowd, Terrence Howard,  Jaeden Lieberher, Nate Corddry, Scott Adsit, Kimberly Quinn, Katharina Damm, Alyssa Ruland, Alexandra Fong, Greta Lee, Dario Barosso, Parker Fong, James Andrew O’Connor, Jaime Tirelli, Joseph Basile, Ray Iannicelli, Melissa Greenspan, Casey Roberts, Gabe Hernandez, David Iacono, Tino D. Valentino, Gregg Micheals, Tommy Bayiokos, Naeem Uzimann, Maria-Christina Oliveras, Brian Berrebbi, Niles Fitch, Fred Evanko, Ron Bush, Avery Davis, Tim Wilson, Uzimann, Brett Kaminsky.
 
 



venerdì 19 dicembre 2014

I FILM IN SALA DAL 18 DICEMBRE

L'amore bugiardo - Gone Girl: thriller che fino all’ultimo cambia le carte in tavola e condanna duramente i media.
 
Ancora un film che mette in discussione l’operato dei mass media e il loro poter distruttivo; ma anche un film sull’amore cieco e le sue imprevedibili conseguenze.
Il regista di The Social Network  ci regala una storia nella quale ognuno di noi potrebbe essere coinvolto. Ma esiste il delitto perfetto?
L’incipit è bellissimo. “Quando penso a mia moglie, penso alla sua testa!”
Nel quinto anniversario del matrimonio però i protagonisti di questo thriller entrano in crisi.
E’ una coppia di affermati scrittori travolti anch’essi dalla crisi economica.
Attraverso ben dosati flash back il film conduce lo spettatore a fare delle ipotesi sulla improvvisa scomparsa di lei.
Le ipotesi apparentemente logiche vengono immediatamente sconfessate però dal seguito della trama, disorientando la platea in sala.
Tutto sembra che sia contro di lui, ma l’arguta detective Rhonda Boney, intervenuta sul luogo del crimine, ha qualche dubbio.
Le tracce del puzzle lasciate dal marito sono troppo perfette.
Di mezzo c’è un cospicua somma da ritirare, e i soldi possono rendere le persone spietate e senza scrupoli.
I cambi di prospettiva e di risoluzione del giallo sono innumerevoli e non deve stupire che il finale resti aperto dopo più di due ore di dilemma sulla colpevolezza o meno del presunto assassino.
Peccato perché poteva essere un bel film.
Quello che resta è la vibrante condanna verso certa TV spazzatura che ammorba con giudizi affrettati a tutti i costi la cronaca nera.
 
Regia: David Fincher, USA 2014, 145’
Cast: Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Kim Dickens,  Patrick Fugit, Carrie Coon, David Clennon, Missi Pyle, Sela Ward, Scoot McNairy, Lee Norris, Casey Wilson, Kathleen Rose Perkins, Emily Ratajkowski, Boyd Holbrook, Lola Kirke, Jamie McShane.

*************

Jimmy’s Hall : una sala da ballo può fare la differenza.
 
Ricostruzione storica in due tempi dell’esilio forzato di Jimmy Gralton negli States.
Solamente Joan Loach poteva realizzare il film che ha fatto.
Siamo in una cittadina dell’Irlanda negli anni ‘20 e ’30 del secolo scorso.
Jimmy è un attivista politico che non si perde d’animo davanti alla avversione da parte della destra ultraconservatrice ai suoi progetti di coinvolgimento dei giovani in attività sociali in una sala da ballo.
Non solo la comunità locale gli è antagonista, ma anche il parroco è contro Jimmy ed i suoi amici. Fortunatamente il parroco si rende conto che Jimmy non è così pericoloso come descritto dai suoi avversari, ma dall'esilio non si sfugge.
La narrazione di Ken Loach è certosina e con stile asciutto denuncia il clima politico che si respirava allora in Irlanda.
Come nelle altre sue opere Loach sta dalla parte dei diritti degli oppressi. Riuscita la contrapposizione delle gioiose serate danzanti nella Jimmy’s Hall con le noiosissime riunioni dei notabili per contrastare Jimmy e i suoi amici.
 
REGIA: Ken Loach, GB IR, FR  2014, 109’
CAST: Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott, Francis Magee, Mikel Murfi, Sorcha Fox, Martin Lucey, Shane O'Brien, Brian F. O'Byrne, Karl Geary, Denise Gough, Aisling Franciosi, Donal O'Kelly, Seán T. Ó Meallaigh, Conor McDermottroe, Seamus Hughes, Aileen Henry.
 

lunedì 15 dicembre 2014

I FILM IN SALA DALL'11 DICEMBRE


STORIE PAZZESCHE (Relatos Salvajes): uno sguardo grottesco sul mondo di oggi attraverso sei storie apparentemente pazzesche (selvagge).

 
Nel film, prodotto dai fratelli Almodóvar, si ritrova la loro abilità narrativa e l’umor spagnolo e sudamericano.
Il regista Damián Szifron si addentra nel labirinto della mente umana e della sua capacità di escogitarne una più del diavolo. Ma in realtà è il diavolo ad agire.
Il film si presenta con questo breve incipit.
Quando si dicono le coincidenze: a bordo dell’aereo tutti hanno conosciuto Pasternak che adesso ha dirottato l’aereo per vendicarsi delle loro malefatte nei suoi confronti, coinvolgendo purtroppo anche una ignara coppia di anziani colpevole solo di trovarsi sulla traiettoria dell’areoplano.
Ma le coincidenze non finiscono, un malativoso ed usuraio ha la sventura di entrare in un bar dove lavora una delle sue tante vittime; anche in questo caso il diavolo , nei panni della cuoca, è pronto ad intervenire per far giustizia.
Persino un banale diverbio tra due automobilisti si può trasformare  in tragedia. I resti dei corpi bruciati trovati per ironia della sorte in un abbraccio fatale fanno pensare alla polizia piuttosto ad un delitto passionale.
C’è anche un integerrimo e affermato ingegnere il quale, stressato dalle continue vessazioni della burocrazia degli Uffici comunali dediti a far cassa con le multe, si trasforma in un assassino, grazie alle sue competenze tecniche.
Il bravissimo attore argentino premio Oscar Ricardo Darin, vincitore nel 2011 al Festival di Roma con Cosa piove dal cielo (Un Cuento Chino), è lo spietato ingegnere.
Però qualche volta il diavolo esagera e l’ingordigia gli si rivolta contro. Chissà se anche voi sareste disposti a pagare un milione di pesos o più per salvare vostro figlio dal carcere sicuro?
Per il gran finale del film viene in aiuto un banchetto di matrimonio con tanto di torte in faccia e reciproci tradimenti dei novelli sposi.
Questa commedia grottesca con i suoi personaggi esposti alla berlina del pubblico in sala lascia l’amaro in bocca, come fu per I Nuovi Mostri della commedia italiana degli anni ’70.
Regia: Damián Szifron, Argentina, Spagna 2014, 122’
Cast: Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas, Rita Cortese, Julieta Zylberberg, Darío Grandinetti, Nancy Dupláa, María Onetto, Osmar Núñez.
 

mercoledì 10 dicembre 2014

TORNATORE ed un set speciale: il Policlinico Gemelli di Roma

L'evento, organizzato da www.medicinema-italia.org e reso possibile grazie alla partecipazione straodinaria del regista Giuseppe Tornatore,  si è  svolto all'Auditorium del Policlinico Gemelli di Roma.
Insieme alla proiezione dell'anteprima di The BIG HERO 6 sono state effettuate le riprese dello spot, dirette dal premio Oscar, per la raccolta dei fondi per la realizzazione di una sala cinematografica per il sollievo dei pazienti ricoverati al Poloclinico.

















Nella foto sopra il regista Tornatore e il responsabile Relazioni Esterne del Policlinico Agostino Gemelli.


un momento del set

sabato 6 dicembre 2014

Al via DOC/IT AWARD 2014

Siamo arrivati alla scelta dei 5 film che saranno proiettati nel Mese del Documentario tra i 21 finalisti.

La scelta a cura di un Academy di professionisti del settore si svolgerà dal 10 dicembre 2014 fino al 19 gennaio 2015.
 

mercoledì 3 dicembre 2014

I film della settimana : Mommy di Xavier Dolan & Magic in the Moonlight di Woody Allen

Mommy:  Il Premio della Giuria Cannes 2014 è un inno all’amore genitoriale.
di Luigi Noera
 
Già dalla prima scena sappiamo con chi avremo a che fare per i prossimi 140’.
Un incidente stradale, visto dall’angolatura di un terzo automobilista, ad un incrocio manda letteralmente in pezzi l’auto di Die (Diane) ed inizia il turpiloquio a cui è abituata e a cui abitua lo spettatore.
In realtà è la sua vita che andrà in pezzi nel tentativo di salvare il suo giovane Steve che è affetto da gravi disturbi mentali.
Die vuole salvare a tutti i costi il figlio e la sua speranza è veramente titanica. Da questo momento il regista inizia ad utilizzare un formato ben più stretto del 4:3 che costringe lo spettatore a utilizzare la propria fantasia.
La pellicola scorre con una altalena di crisi di Steve alternate a periodi più tranquilli, ma non per questo noiosi, con fughe dalla cruda realtà nella speranza che qualcosa succeda nella mente del giovane Steve.
In queste fughe dalla realtà il regista utilizza il classico rapporto 16:9 dove è la fantasia di Die a guidare lo spettatore.
Nella narrazione/turpiloquio che scorre tra madre e figlio viene in aiuto la vicina Keyla che però ha qualche disturbo nella parola.
Il terzetto si sostiene a vicenda finché qualcosa accade.
Il film negli ultimi 20’, dopo le prime due ore canoniche, fa mancare letteralmente il fiato.
 
Regia : Xavier Dolan, Francia, Canada, UK, 2014, 140’
Cast:. Anne Dorval (Diane Depres) e Antoine-Oliver Pilon (il figlio Steve ) e con Suzanne Clement (la vicina).

 

Magic in the Moonlight: chi ha detto che razionalità e cuore non possano andare d’accordo?
di Luigi Noera
 
Un Woody Allen in gran forma ha scritto e diretto questa brillante commedia come solo lui sa fare con dialoghi divertenti e arguti.
Non poteva essere ambientata in un periodo differente, sia per gli agganci della tematica trattata alle correnti surrealiste dell’epoca (anni ’30), sia perché la fotografia non avrebbe avuto lo stesso piacevole effetto.
La guerra sembra così lontana eppure ci troviamo a Berlino a cavallo delle due tremende Guerre Mondiali che sconvolsero l’Europa e il Mondo intero.
In un teatro va in scena il brillante prestigiatore Stanley (Colin Firth) . Il suo nome d’arte Wei Ling Soo ricorda la lontana Cina e si cimenta addirittura in un numero illusionista  con un elefante. Non è solo brillante, soprattutto è razionale e viene ingaggiato da un amico di infanzia, anche lui mago.
Stanley deve scoprire chi è effettivamente Sophie (Emma Stone) che si presenta come medium “giovane e carina” e quali sono le sue reali intenzioni nei confronti del giovane facoltoso Brice e di sua madre rimasta vedova.
L’incontro tra Stanley e Sophie è subito scontro, apparentemente burrascoso, che nasconde in realtà una attrazione reciproca fra i due.
A questo intreccio è sicuramente fatale anche la bellissima costa del Sud della Francia con panorami da mozzafiato, dove si svolge tutta la storia.
Il regista si definisce tra la schiera degli autori i quali, tramite la settima arte, fanno dimenticare al grande pubblico i mali che opprimono l’Umanità. Sembra invece che sotto questa patina superficiale della commedia brillante Woody Allen faccia riflettere sul profondo senso della vita e sul confronto fra razionalità e cuore, o meglio fra Ragione e Fede.
“La felicità non è nelle condizioni degli esseri umani”.
Il finale, rintracciabile in tante altre commedie di Woody Allen, si avvale di dialoghi che ridicolizzano il personaggio pieno di se per riportalo tra i comuni mortali.
Guardando il cielo stellato dall’osservatorio astronomico Stanley le dice : “lo trovi minaccioso?”. Risponde Sophie: “ no lo trovo molto romantico”.
Anche la scelta delle musiche è appropriata passando dalla musica anni ’30 dei bar berlinesi, alle musiche della sinfonia di Beethoven nella notte insonne, alle musica viennese del gran ballo sulla Costa Azzurra. Se a questo aggiungiamo due adorabili protagonisti, la serata al cinema non sarà noiosa.
 
Regia: Woody Allen, Francia, USA 2014, 98’
Cast: Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney, Emma Stone, Jacki Weaver, Erica Leerhsen, Antonia Clarke, Jeremy Shamos, Ute Lemper, Natasha Andrews, Kenneth Edelson.

 

venerdì 28 novembre 2014

SAVE THE DATE:1/5 Dicembre - IX FESTIVAL DEL CINEMA RUSSO. PADRI E FIGLI. GENERAZIONI A CONFRONTO


 
La IX Rassegna di Film Russi si svolgerà come di consueto alla Casa del Cinema - Largo Marcello Mastroianni, Roma dal 1° al 2 dicembre.
L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Dal 3 dicembre la Rassegna si sposta al Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma - Piazza  Cairoli 6, con inizio delle proiezioni alle ore 19:00.
 
La Rassegna metterà a confronto le opere dei registi EFIM UCHITEL’, ALEKSEJ UCHITEL’ e IL’JA UCHITEL’.

Oltre ad una mostra fotografica nel foyer, in Sala De Luxe verranno proiettati i films:

1/12/2014 ore: 19:30
LENINGRAD V BOR'BE (LENINGRADO IN LOTTA) di E. Uchitel’, R. Karmen, N. Komarevcev, V. Slovtsov
1/12/2014  ore: 21:30
KRAJ (AL LIMITE ESTREMO) di Aleksej Uchitel’
2/12/2014 ore: 19:30
IL TROMBETTISTA E IL PUPAZZO e TRANFER di Il’ja Uchitel’
2/12/2014 ore: 20:30
SENZA FRENI di Aleksej Uchitel’

giovedì 27 novembre 2014

DAL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA ALLE SALE n.3: Trash & Mio Papà

 
 TRASH: tra i rifiuti della favelas brasiliana è nascosto un segreto.

“Quando vedrete questo video sarò probabilmente morto”
E’ la frase shock che introduce la storia degli ultimi in una delle tante favelas brasiliane di Rio e imprime il ritmo impetuoso a tutto il film.
La storia è tratta dall’omologo libro di Andy Mulligan, e prende spunto dall’ esperienza personale dello scrittore nel campo del volontariato internazionale.
La storia è ben concepita però è doveroso sottolineare che viene spettacolarizzata  una vicenda umana sui diritti negati.
Raphael, Gardo e Rato sono treragazzini che vivono nella favelas e che per sopravvivere si comportano da adulti.
Il cinema non è nuovo a questo tipo di operazione “commerciale” come ad esempio The Millionaire di Danny Boile (USA 2008).
Il regista ha ammesso di aver  utilizzato la fisicità reale dei piccoli attori non professionisti scelti nelle strade di Rio, e ha adeguato la programmazione delle riprese di volta in volta alle loro necessità.
Sotto quest’aspetto il film risulta veritiero, ma in altre parti soffre appunto della spettacolarizzazione.
E infatti ha vinto il Premio del Pubblico al Festival di Roma, colpendo al cuore gli spettatori.
Comunque bisogna riconoscere che la condanna rivolta da parte del regista al potere politico brasiliano corrotto è netta e da speranza ad un mondo migliore, che è poi il sentimento di ottimismo degli abitanti delle favelas.
Sotto quest’aspetto il finale sarebbe potuto terminare anche qualche minuto prima senza nulla togliere alla riuscita della pellicola.
Accanto ai piccoli attori non professionisti ci sono    Rooney Mara e Martin Sheen  nel ruolo di attivista umanitaria e parroco della comunità della favelas rispettivamente, spalle larghe dei tre ragazzi.
Tra gli altri intrepreti brasiliani spiccano Wagner Moura, nella parte del buono che si ribella al politico corrotto, e Selton Mello nella parte del cattivo poliziotto asservito invece ai potenti corrotti.
Gli ingredienti per un buon film ci sono tutti e Daldry li ha sapientemente mixati nelle giuste proporzioni.
Regia: Stephen Daldry , USA, 2014, 112’
Cast: Rooney Mara, Martin Sheen, Wagner Moura, Selton Mello, André Ramiro, Jesuita Barbosa, Daniel Zettel, Rickson Tevez, Nélson Xavier, Gabrielle Weinstein, Maria Eduarda, José Dumont, Gisele Fróes, Stepan Nercessian, Gabriel Weinstein.

Mio Papà: una famiglia allargata dei nostri giorni.



Niccolò Calvagna, figlio d’arte di Stefano Calvagna, sebbene la sua giovanissima età, non è alla prima esperienza nella parte di un figlio alle prese con due adulti.
Infatti ha prestato il suo talento artistico a varie produzioni cinematografiche sin da piccolo.Una per tutte il film di Lucchetti Anni Felici.
La madre Claudia è interpretata da una brava Donatella Finocchiaro, mentre il padre acquisito Lorenzo è un impacciato Giorgio Pasotti.
Anche la parte buonista assegnata a Ninetto Davoli (Orso) nei panni del capo di Lorenzo ricorda una fiction televisiva.
Purtroppo i dialoghi sono scontati e il melodramma va avanti con tante sbavature filmiche.
Non ultima la scena delle stelle cadenti sulla spiaggia; in realtà siamo in inverno!
Comunque sia il Direttore del Festival di Roma Muller lo ha scelto come film di inaugurazione della kermesse romana.
Lorenzo è un palombaro tecnico manutentore di piattaforme petrolifere. Il suo lavoro è rischioso e si svolge sottacqua.
La sua vita da single in compagnia dell'amico Roberto (Fabio Troiano), suo compagno di lavoro e di scorribande nei locali notturni, cambia radicalmente quando si innamora di Claudia.
Lei è divorziata e ha un figlio piccolo da crescere, ma non troppo piccolo da non entrare in competizione con Lorenzo.
L’unica cosa che resta da fare a Lorenzo dopo aver conquistato il cuore di Claudia è conquistare la fiducia e il cuore di Matteo.
Ma la vita riserva sorprese che verranno svelate al termine del film.
Film melò dove le emozioni però sono intrappolate nella rigidità dei personaggi.

Regia:  Giulio Base, Italia 2014, 90’
Cast: Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano, Ninetto Davoli, Emanuela Rossi, Valerio Base.

martedì 25 novembre 2014

SAVE THE DATE: Costanza Quatriglio & Mario Sesti al TFF32

 
 
TRIANGLE di Costanza Quatriglio (Italia, 2014, 63’)
Alla Triangle di New York nel marzo del 1911 persero la vita 146 persone, soprattutto operaie immigrate. Nel 2011, il crollo di un edificio fatiscente a Barletta costò la vita a quattro lavoratrici e una ragazza. Il documentario di Costanza Quatriglio (L’isola, Terramatta) tende il filo di questi cento anni intrecciando ieri e oggi e dando voce a chi c’era. Io narrante plurivoco nella continuità del tempo che ridesta il tema della dignità umana.

Mer./Wed. 26, 17.30 Sala Massimo 2 - Gio./Thu. 27, 9.00 Sala Reposi 5

SENZA LUCIO di Mario Sesti (Italia, 2014, 86’)
Il 1° marzo 2012 Lucio Dalla se ne andava. Marco Alemanno, la persona alui più vicina negli ultimi anni, ripercorre il loro incontro e la vita del cantautore, da Bologna, alle Tremiti, all’Etna, coadiuvato da critici musicali (Ernesto Assante, Gino Castaldo), artisti (Luigi Ontani, Mimmo Paladino), musicisti (i Marta sui tubi, Paolo Nutini, Charles Aznavour), attori, registi, amici (Piera Degli Esposti, Isabella Rossellini, Renzo Arbore, Paolo Taviani, John Turturro) e gente comune.

Ven./Fri. 28, 19.00 Sala Massimo 2 - Sab./Sat. 29, 17.30 Sala Reposi 5

Per maggiori info:

SITO Web Torino Film Festival

 

lunedì 17 novembre 2014

I FILM IN SALA DAL 13 NOVEMBRE: Sul Vulcano, Due giorni una notte, Pictures and Words, Frank, Clown

Sul Vulcano: la razza vesuviana ovvero il fatalismo napoletano.
Rispetto ad altri documentari su Napoli, primo fra tutti  “Le cose belle”, Gianfranco Pannone ci mostra un inedito ma per certi versi conosciuto aspetto caratteriale del fatalismo dei napoletani .
Il rapporto odio amore dei napoletani con il Vesuvio onnipresente ed incombente sulla vita di ogni giorno. “Qui è difficile stare”.
Questo doc è un delicato mosaico costruito non solo con interviste ai napoletani, ma anche con il generoso apporto di numerosi e bravissimi attori quali Tony Servillo che declamano versetti  dedicati da illustri poeti e letterati del passato al Vesuvio e a Napoli.
La descrizione del paesaggio delle bocche del Vulcano di De Sade, Le ginestre di Leopardi, Immenso di Giordano Bruno.
Persino Plinio il Giovane nelle sue Lettere a Tacito ne parla.” I napoletani imparano lentamente, dimenticano molto facilmente e il Vesuvio li tiene d’occhio.”
Ma ci sono anche le potenti immagini con sapore di cineteca dell’ultima eruzione del 1944,  durante la presenza Anglo Americana, con la distruzione dell’abitato di San Sebastiano.
Le immagini scorrono mostrando la lava che ingoia tutto e che si riappropria del territorio che gli è stato sottratto.
Nelle chiese napoletane, gremite di fedeli in attesa del miracolo del sangue di S. Gennaro, si invoca il Santo che interceda per la popolazione e la preservi da altre sventure dell’eruzione del Vulcano.
C’è anche l’artista che utilizza la sabbia nera del litorale di Napoli per realizzare installazioni di letti di sabbia nera nella mostra “Razza vesuviana”. In quest’ultima definizione è racchiusa cosa sia essere di Napoli e convivere con il Vulcano. Qui tutto è nero.
C’è anche la cantate che utilizza rigorosamente la lingua napoletana e che è  grata per il suo lavoro onesto. Infatti a Napoli la priorità non è il Vesuvio, ma il lavoro.
Pannone regala allo spettatore con coraggio e intimamente il rapporto con le sue origini,  andando a scovarle nei luoghi dove egli non vive più da molti anni ma  ai quali è legato. Per questo i napoletani e non gliene sono grati.

Regia: Gianfranco Pannone, IT, 2014, 80’
Cast: Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta, Iaia Forte, Enzo Moscato, Renato Carpentieri, Aniello Arena.  
 
Due giorni, una notte: il lavoro ai tempi della crisi raccontata dai fratelli Dardenne con inconfondibile stile asciutto.

Presentato al Festival di Cannes non ha ottenuto il successo che meritava, sebbene la critica lo abbia supportato.
Il tema del lavoro è attualissimo e i fratelli Dardenne utilizzano un linguaggio senza fronzoli come il soggetto richiede.
Ritrovarsi senza lavoro dopo un periodo di malattia per Sandra è dirompente. Saltano tutte le difese dell’organismo.
Sin dalle prime battute si instaura empatia tra Sandra e lo spettatore.
Il premio Oscar Marion Cotillard  si è calata nel personaggio a livello fisico e riesce a supplire alle carenze del cooprotagonista Fabrizio Rongione.
Infatti nella interpretazione del marito Manù  l'attore, beniamino dei Dardenne, riesce a volte goffo è distaccato.
Ma forse è questo il suo punto di forza nel film.
Gli sbalzi d’umore sono repentini; a momenti di ottimismo nel riuscire nella non facile impresa si alternano momenti di profondo scoramento.
Comprensibile in quanto Sandra ha solo un weekend per convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare ad un bonus affinché non venga licenziata.
Ognuno di loro ha i suoi buoni motivi per rifiutare la richiesta di Sandra, motivi che ovviamente sono materiali.
Ma la solidarietà ha un posto primario nella scelta dei colleghi.
E’ veramente duro doversi confrontare con gli altri e chiedere aiuto, ma è anche duro da parte dei colleghi dover dir di no alla richiesta di Sandra.
Forse il momento più doloroso è bussare alla loro porta di casa e irrompere nei loro precari equilibri giornalieri.
L’interpretazione è strepitosa senza respiro, anche quando sembra che accada l’irreparabile.
Piace molto la musica in sottofondo che proviene dall’autoradio; che sia una canzone triste sull’essenza della vita, o che sia il rock anni’70 non ha importanza, l’importante è che descrive gli stati d’animo di Sandra.
Il finale riserva una sorpresa  sul riscatto dei principi sopra ogni cosa e persona. Domani si ricomincia.

Regia: Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne, Belgio, 2014, 95’
Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Catherine Salée, Alain Eloy, Olivier Gourmet, Christelle Cornil.

 
Words and Pictures: elementi essenziali del cinema dal punto di vista di una pittrice e un letterato.



Commedia con velleità di vivisezionare il linguaggio cinematografico. Ovviamente i due attori coprotagonisti si divertono letteralmente al gioco delle parti.
Ma i temi che lo script tratta sono molteplici e vari.
Si parla di alcolismo, di disabilità,  di bullismo scolastico, di rapporto padri figli.
Tanti temi affrontati con buonismo intellettuale, tuttavia il film è passato al Toronto Festival e da tanti altri Festival e il motivo ci sarà, ma all’uscita della sala il motivo sfugge.
Genere di commedia che vuole puntare contemporaneamente alla mente e al cuore dello spettatore. Ci riesce solo grazie a una geniale Juliette Binoche ed a un talentuoso Clive Owen, dai quali il resto del cast viene letteralmente sbaragliato.
Giri di parole, fraintendimenti, riscatto inaspettato, ma anche un lieto finale. Si riesce a restare in sala senza annoiarsi. E questo è già qualcosa.
Il film è stato mandato allo sbaraglio nei cinema a competere con altre pellicole di ben più peso e spessore, ma non poteva essere diversamente.

Regia: Fred Schepisi, USA, 2013, 116’
Cast: Clive Owen, Juliette Binoche, Christian Sheider, Keegan Connor Tracy, Bruce Davison, Adam DiMarco, Valerie Tian, Navid Negahban, Janet Kidder, David Lewis, Eva Allan, Garwin Sanford, Patrick Gilmore, Jocelyn Ott.
  
FRANK: una maschera potente.
 
Jon è un anonimo travet, ma in testa ha sempre la musica che però gli sfugge quando vuole tradurre in note le sue sonore emozioni.
Sul lungomare di una cittadina britannica Jon assiste al disperato tentativo di un ragazzo dai capelli rossi di suicidarsi tra i flutti del mare in tempesta.
E’ il tastierista di una Band dal nome impronunciabile:Soronprfbs.
Jon si trova al momento giusto nel posto giusto e in breve tempo sostituisce il ragazzo dai capelli rossi e acquista la fiducia di Frank che è il cantante e leader della Band.
Il volto di Frank è però nascosto dietro una ingombrante testa di cartapesta.
La testa di cartapesta è intrigante perché con la sua forma cambia espressione in funzione del punto di vista dello spettatore.
Con questa maschera e con la sua fisicità Michael Fassbender, interprete di Frank, letteralmente buca lo schermo.
Il Film,  sceneggiato da Jon Ronson , è autobiografico e narra l’esperienza vissuta da Jon come ex-tastierista di Frank Sidebottom.
Il Frank reale era un oscuro performer e alter ego del attore comico e musicista Christopher Sievey, a cui è dedicato il film.
Clara, Nana, Baraque e Don, che sono i componenti la Band Soronprfbs , mal tollerano la presenza di Jon profondamente diverso da loro.
Jon non è un artista, tuttavia è convinto di poterlo diventare.
La Band diretta da Frank  è invece composta da artisti talentuosi che però stentano a trovare il loro equilibrio.
Ma soprattutto stentano a rapportarsi con  le capacità artistiche di Frank che con la sua maschera  ricorda la figura di The Elephant man di David Lynch, citato dallo stesso Jon nel film.
Questi sono i puzzle di una bellissima storia che regala forti emozioni grazie ai suoi personaggi controversi e cervellotici.
Gli altri interpreti sono bravissimi  e mantengono il livello del pathos alto.
Maggie Gyllenhaal nei panni di Clara è la spalla, spesso aggressiva, di Frank e suona uno strumento particolare, il theremin.
L’attrice ha confidato in un intervista che decise di interpretare il ruolo come se fosse il vero amore di Frank, ma le risultò piuttosto  difficile da gestire a causa della testa di cartapesta indossata da Frank.
Carla Azar nei panni di Nana, batterista della band.
François Civil nei panni di Baraque, il bassista francese.
Scoot McNairy nei panni di Don, manager della band, che muore suicida.
Altro elemento del film  è l’uso o abuso dei social network e la loro carica di effimero. La band viene infatti scritturata al South by Southwest , festival di musica che si svolge ad Austin nel Texas, tramite le migliaia di “Like” sul loro profilo di internet.
In questa occasione le contraddizioni tra l’anima pedante di Jon e l’anima artistica di Frank e della Band letteralmente esplodono in un finale che rimette al posto giusto tutto e tutti.

Regia: Lenny Abrahamson , Gran Bretagna, Irlanda, 2014, 95’
Cast: Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Carla Azar, François Civil, Tess Harper, Hayley Derryberry, Matthew Page, Mark Huberman, Stephen M. Hardin, Jaime Powers, Kevin Wiggins, Travis Hammer, Paul Butterworth, Crystal Miller, Alex  Knight.

CLOWN: dalla stessa mano di Hostel un horror fuorviante.



Kent (Andy Powers) e Meg (Laura Allen) hanno preparato per il settimo compleanno del figlio Jack una festa speciale.
Peccato che il Clown ingaggiato non si presenti.
Anche se Eli Roth in questo film compare solamente nella veste di produttore, la sua impronta d’horror  sopra le righe si riconosce da subito.
Questa volta si tratta di un vestito da Clown che, una volta indossato, si impossessa del poveretto malcapitato e lo trasforma pian piano in un essere assettato di carne fresca di bambini.
L’unico modo per evitare il peggio e tenere a bada il vestito  è decapitare il malcapitato.
Karlsson, interpretato da l’ecclettico Peter Stormare (Fargo), era entrato in possesso del vestito tanti anni prima ad un mercato delle pulci.
Per questo aveva già dovuto uccidere il fratello medico pediatra che lo aveva indossato per allietare i suoi piccoli pazienti.
Rintracciato dallo stesso Kent,  adesso si trova a contrastare la trasformazione lenta ma inesorabile di quest’ultimo nel mostro sanguinario del Clown.
La storia è ben congegnata e gli ingredienti dell’horror ci sono tutti.
Il regista ha mescolato sapientemente questi elementi con la parte  melodrammatica della moglie di Kent.
Meg  non riesce proprio ad accettare la trasformazione di Kent tanto da quasi diventare complice del marito-mostro.
Nel finale da brivido la maschera viene rigorosamente riposta dal coroner in una busta di plastica sigillata tra gli elementi a disposizione della giustizia.
Resta il dubbio fino a quando questa minaccia del Clown resterà latente ancora?
Il pubblico abituato agli eccessi di Hostel non si scompone più di tanto e di questo ne soffre soprattutto il successo in sala sebbene il cast sia di tutto rispetto e all’altezza della sfida.


Regia:  Jon Watts , USA, 2013, 99’
Cast: Andy Powers, Laura Allen, Peter Stormare, Elizabeth Whitmere, Matthew Stefiuk, Christian Di Stefano, Robert Reynolds, John MacDonald, Allen Altman, Sarah Scheffer, Dan Demarbre, Michael Riendeau, Brandon Stouffer, Lucas Kelly, Jeff Lefebvre, Miller Timlin, Zhaida Uddin.