Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



domenica 26 marzo 2017

Nelle sale italiane dal 30 marzo, La verità, vi spiego, sull'amore - la recensione di Marina Pavido

E’ l'ultimo lungometraggio diretto da Max Croci, prodotto dalla Notorious Pictures e tratto dall'omonimo romanzo di Enrica Tesio.
Dora ha due figli piccoli, un lavoro ed una migliore amica. Il padre dei suoi bambini, dopo sette anni di convivenza, ha capito di non amarla più e da Torino si è trasferito a Milano. Non sarà facile, però, organizzare la gestione comune dei figli. Ad ogni modo, tra ritorni di fiamma, famiglie fuori dagli schemi, amicizie e nuovi amori la vita di Dora sembra ripartire col piede giusto.
Enrica Tesio, autrice del romanzo e indubbiamente dotata di uno spiccato senso dell'umorismo, ha aperto, dopo la separazione, un suo blog, dedicato alle mamme e alle storie d'amore. In molti, dunque, hanno parlato di scrittura terapeutica. Scrittura che, indubbiamente, ha aiutato molto l'autrice, ma che, se si pensa ad un eventuale prodotto destinato al grande schermo, non si sa quale efficacia possa avere ai giorni nostri.
Perché, di fatto, oggi come oggi ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: dalle disavventure amorose in Sex and the city alle Desperate housewives, dalle varie Bridget Jones alle tante storie di mamme single ma con una grande forza di volontà dalla loro. Il tutto spesso narrato con ironia ed umorismo. Cosa può avere, dunque, di nuovo un lungometraggio come La verità, vi spiego, sull'amore, se - soprattutto dal punto di vista della messa in scena - non viene creato qualcosa che faccia sì che il prodotto in questione possa trovare una propria, marcata identità? A parte un giustificatissimo valore per chi ha ideato le storia, in realtà, ben poco. Soprattutto perché, volendoci concentrare anche solo sulla qualità del lavoro in sé, al solito ci troviamo a confrontarci inevitabilmente con quel solito, urticante buonismo che pare caratterizzare gran parte delle commedie italiane di grande distribuzione. Senza contare che anche i personaggi descritti sono talmente stereotipati da risultare quasi irreali e, ad ogni modo, poco credibili, troppo poco empatici, malgrado il tema trattato. Stesso discorso, purtroppo, vale per la protagonista stessa, interpretata da un'Ambra Angiolini in questo caso eccessivamente impostata.
Eppure è facile prevedere un discreto successo al botteghino per questo lungometraggio di Croci. Che il pubblico abbia sempre e comunque voglia di certe storie, spesso a lui vicine? Che l'importante sia trascorrere un paio d'ore di intrattenimento senza pretesa alcuna? Ai posteri l'ardua sentenza.

Marina Pavido

Nessun commento:

Posta un commento