E’
l'ultimo lungometraggio diretto da Max Croci, prodotto dalla Notorious Pictures
e tratto dall'omonimo romanzo di Enrica Tesio.
Dora
ha due figli piccoli, un lavoro ed una migliore amica. Il padre dei suoi
bambini, dopo sette anni di convivenza, ha capito di non amarla più e da Torino
si è trasferito a Milano. Non sarà facile, però, organizzare la gestione comune
dei figli. Ad ogni modo, tra ritorni di fiamma, famiglie fuori dagli schemi, amicizie
e nuovi amori la vita di Dora sembra ripartire col piede giusto.
Enrica
Tesio, autrice del romanzo e indubbiamente dotata di uno spiccato senso
dell'umorismo, ha aperto, dopo la separazione, un suo blog, dedicato alle mamme
e alle storie d'amore. In molti, dunque, hanno parlato di scrittura
terapeutica. Scrittura che, indubbiamente, ha aiutato molto l'autrice, ma che,
se si pensa ad un eventuale prodotto destinato al grande schermo, non si sa
quale efficacia possa avere ai giorni nostri.
Perché,
di fatto, oggi come oggi ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: dalle
disavventure amorose in Sex and the city alle Desperate housewives, dalle varie
Bridget Jones alle tante storie di mamme single ma con una grande forza di
volontà dalla loro. Il tutto spesso narrato con ironia ed umorismo. Cosa può
avere, dunque, di nuovo un lungometraggio come La verità, vi spiego, sull'amore, se -
soprattutto dal punto di vista della messa in scena - non viene creato qualcosa
che faccia sì che il prodotto in questione possa trovare una propria, marcata
identità? A parte un giustificatissimo valore per chi ha ideato le storia, in
realtà, ben poco. Soprattutto perché, volendoci concentrare anche solo sulla
qualità del lavoro in sé, al solito ci troviamo a confrontarci inevitabilmente
con quel solito, urticante buonismo che pare caratterizzare gran parte delle
commedie italiane di grande distribuzione. Senza contare che anche i personaggi
descritti sono talmente stereotipati da risultare quasi irreali e, ad ogni
modo, poco credibili, troppo poco empatici, malgrado il tema trattato. Stesso
discorso, purtroppo, vale per la protagonista stessa, interpretata da un'Ambra
Angiolini in questo caso eccessivamente impostata.
Eppure
è facile prevedere un discreto successo al botteghino per questo lungometraggio
di Croci. Che il pubblico abbia sempre e comunque voglia di certe storie,
spesso a lui vicine? Che l'importante sia trascorrere un paio d'ore di
intrattenimento senza pretesa alcuna? Ai posteri l'ardua sentenza.
Marina Pavido
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