Sandro (Filippo
Scicchitano), timido ed insicuro ventenne, sogna di diventare scrittore.
Luciano (Giovanni Anzaldo), suo coetaneo, è coraggioso e brillante, ma con un
misterioso lato oscuro. I due si conoscono nel ristorante in cui lavorano e
decidono di partire per Cuba, al fine di aprire una loro attività. Qui verranno
ospitati da Nora (Sara Serraiocco), loro connazionale allegra e vivace, ma con
un difficile passato alle spalle. Iniziare una nuova vita e trovare una propria
strada, però, non sarà poi così facile.Da quanto si può intuire, le premesse per una visione che sa
tanto di déjà vu ci sono tutte. E, di fatto, Giovanni Veronesi si è in qualche
modo divertito a rimescolare un po’ le carte, basandosi su quanto uscito in
Italia negli ultimi anni, al fine di creare qualcosa di diverso. O, comunque,
qualcosa che possa fare da denuncia, che possa, in qualche modo, proclamare a
gran voce il diritto di ogni giovane di costruirsi il proprio futuro e di
trovare un proprio posto nel mondo. Al di là di ogni possibile impedimento. E,
di fatto, la scelta di raccontare il “dopo”, si è rivelata qui una trovata
intenzionalmente interessante. Peccato solo che questo voler rimescolare le
carte possa, alla fin fine, far venire in mente altri lavori preesistenti. In
questo caso, ad esempio, per struttura ma anche per quanto riguarda la
costruzione dei personaggi, non possiamo non ripensare a Che ne sarà di
noi, gloria dello stesso Veronesi del 2004, dove un impacciato Silvio Muccino
sembra somigliare assai al Filippo Scicchitano dei nostri giorni, così come il
personaggio di Valeria Solarino sta proprio tanto a ricordarci la candida Nora
di Non è un paese per giovani. E, badate bene: non si tratta di plagio, in
questo caso. Più che altro è stato lo stesso Veronesi a citare –
volontariamente o meno – sé stesso, creando, ovviamente, qualcosa di
maggiormente adatto al contesto attuale. Eppure, con ciò non si vuol relegare Non è un paese per
giovani a quel gruppo di prodotti pretenziosi ed urticanti che affollano
le nostre sale. Perché, di fatto, questo ultimo lavoro di Veronesi una sana
dose di spontaneità e genuinità ce l’ha. Quantomeno ha evitato il pericoloso
cliché del giovane italiano squattrinato, iperqualificato e disoccupato. Senza
contare trovate vincenti collocate qua e là all’interno della messa in scena,
come la figura di Cesare, padre di Sandro – interpretata da Sergio Rubini,
quasi sempre una garanzia – e la numerosa e pittoresca famiglia cubana che ha
adottato la giovane Nora. E sia. Questo Non è un paese per giovani, malgrado il
pericoloso e (in)evitabile buonismo dove alla fine prevedibilmente va a parare,
non è del tutto da buttare. Se non altro per la capacità di ricostruire
atmosfere e piccoli ma significativi dettagli che non possono che rivelarsi
riusciti salvataggi in corner. Visto, approvato, archiviato.
Marina Pavido
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