Nelle sale italiane dal 21 marzo
– in occasione della Giornata Mondiale contro il razzismo – Il pugile del duce è
l’opera prima del regista Tony Saccucci, liberamente tratto dal libro Nero di
Roma di Mauro Valeri.
Leone
Jacovacci era un pugile pressoché perfetto: campione quasi imbattuto, ottima
tecnica, ottima resistenza. Essendo, però, per metà italiano e per metà
congolese, trovò non poche difficoltà nel farsi riconoscere la cittadinanza
italiana. La situazione non migliorò nel momento in cui il duce decise di
“cancellarlo” letteralmente dalla storia d’Italia, lanciando la figura di Primo
Carnera come campione nazionale di pugilato.
Questo
suo lavoro di Saccucci indubbiamente ci regala un’altra porzione della nostra
storia andata, ormai, dimenticata. Con una serie di testimonianze (prima tra
tutte, quella di Mauro Valeri, biografo di Jacovacci), fotografie d’epoca e
filmati di repertorio, ecco rivivere sul grande schermo la singolare figura del
pugile di colore che tanti consensi ha riscosso da parte del pubblico, ma che,
proprio per il colore della sua pelle, è stato considerato una figura
“scomoda”, poco adatta a rappresentare l’Italia, malgrado la sua adesione, tra
l’altro, proprio al partito fascista.
Tale
storia ci viene raccontata quasi come una sorta di favola, con una voce
narrante che da un lato da sì l’impressione di assistere ad un prodotto
prettamente televisivo, ma che, dall’altro lato, risulta decisamente
necessaria. Il risultato finale è un prodotto di tutto rispetto: un prezioso
documento che testimonia importanti avvenimenti nel nostro paese, ormai
completamente dimenticati, ma che, grazie anche al potere della Settima Arte,
possono finalmente tornare alla luce.
Marina Pavido
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