La Festa nel fine settimana ha riservato sorprese al pubblico romano, tra questi il nuovo outsider? Purtroppo l’atteso incontro di domenica con il Maestro Wajda è saltato per la morte del grande regista polacco, mentre Bertolucci ha avuto una standing ovation e la cavea va in delirio per Jovanotti
dall’Auditorium Parco della Musica di Roma Luigi Noera – Foto per gentile concessione della Festa del Cinema di Roma.
Sabato è stata la volta del
primo titolo italiano selezionato: SOLE
CUORE
AMORE di Daniele Vicari che ci presenta Isabella Ragonese alle prese con la quotidianità della Capitale. Non si tratta degli ultimi, ma di persone normali che vivono in una città allo sbando. Si ripresenta una verità non verità con lo sforzo pazzesco di Isabella a parlare romanesco. Se in altre sue opere, prima delle quali ricordiamo i fatti di Genova alla caserma Diaz, mostra il volto dell’Italia berlusconiana, adesso non capiamo cosa vuole rappresentare, qualcuno lo accosta al film Non Essere Cattivo per il linguaggio usato e quindi piuttosto da soap opera.
AMORE di Daniele Vicari che ci presenta Isabella Ragonese alle prese con la quotidianità della Capitale. Non si tratta degli ultimi, ma di persone normali che vivono in una città allo sbando. Si ripresenta una verità non verità con lo sforzo pazzesco di Isabella a parlare romanesco. Se in altre sue opere, prima delle quali ricordiamo i fatti di Genova alla caserma Diaz, mostra il volto dell’Italia berlusconiana, adesso non capiamo cosa vuole rappresentare, qualcuno lo accosta al film Non Essere Cattivo per il linguaggio usato e quindi piuttosto da soap opera.
Altro film controverso è THE BIRTH OF A NATION interpretato e diretto dall’americano
Nate Parker. In conferenza stampa di presentazione della Festa Antonio Monda
aveva con orgoglio rimarcato la presenza dell’originale di The Birth of Nation del
1915 di D. Griffith, padre del Cinema come noi lo conosciamo. Ha ragione Monda,
ma come in ogni remake il paragone è inevitabile e Nate Parker è stato
coraggioso. Si pensava che il film 12 anni Schiavo di Steve Mac Quenn avesse
messo la parola fine, almeno cinematograficamente, al periodo della nascita
dell’America del periodo di segregazione razziale. Parker aggiunge un tassello
a distanza di duecento anni ma appare chiaro che tale lasso di tempo non ha abbastanza rasserenato
gli animi.
E’ stato pure presentato un
Doc inusuale sulla Shoah dal titolo THE LAST LAUGH dell’americano
Ferne Pearlstein. Il
regista in giro per gli State intervista una sopravvissuta all’olocausto. Il
tema però riguarda del modo in cui i media affrontano l’argomento. Potrebbe
essere anche oggetto di sane risate? Tesi in parte condivisibile, purtroppo il regista si
scaglia contro il premio Oscar Roberto Benigni e il suo capolavoro La Vita è
Bella. L’approccio con le scene tratte dal Dittatore di Charlie Chaplin è
fuorviante perché all’epoca il grande Chaplin voleva in realtà mettere in guardia l’America
dall’eccessiva tolleranza verso il nazismo. Che resta allora? In un mondo perennemente in guerra
con genocidi annunciati la Shoa ha ancora qualcosa da dire.
Sempre nella giornata di
sabato nella sezione autonoma Alice due pellicole tra
loro diverse ma entusiasmanti: la prima sul super eroe MAX STELL dell’inglese Stewart Jendler mutuato dalla produzione della Mattel ci racconta come gli alieni possano salvarci da loro stessi in una narrazione che è adatta anche ad un pubblico adulto contendo tutti gli ingredienti per accattivarselo: il buono, il cattivo e la bella principessa.
Il secondo un fine cartone animato del francese Jean- Francois Laguionie sulla solitaria esistenza umana: Louise en Hiver. Sono 75 minuti di assoluta fantasia della mente umana.
loro diverse ma entusiasmanti: la prima sul super eroe MAX STELL dell’inglese Stewart Jendler mutuato dalla produzione della Mattel ci racconta come gli alieni possano salvarci da loro stessi in una narrazione che è adatta anche ad un pubblico adulto contendo tutti gli ingredienti per accattivarselo: il buono, il cattivo e la bella principessa.
Il secondo un fine cartone animato del francese Jean- Francois Laguionie sulla solitaria esistenza umana: Louise en Hiver. Sono 75 minuti di assoluta fantasia della mente umana.
Nella giornata domenicale l’affollatissimo
ed entusiasmante incontro con Lorenzo Cherubini in arte Giovanotti. Ma non
finisce con lui perché è anche il giorno del documentario dell’inglese Paul
Dugdale sui THE ROLLING STONES OLÉ OLÉ
OLÉ!: A TRIP ACROSS LATIN AMERICA. Il documentario ci consegna
non solo il backstage dell’ultimo Tour della banda più famosa del mondo insieme ai Beatles, ma anche uno scorcio di storia dell’America Latina di oggi e di ieri durante le dittature. Per noi europei è un tuffo gioioso nel passato, ma ricordiamoci che a quei tempi i nostri coetanei messicani, argentini, cubani rischiavano la galera per aver ascoltato un brano Rock. Vengono fuori quattro artisti ormai anziani ma con un animo ancor gioioso capaci di infiammare i ragazzi di oggi. Domenica è anche la volta del primo
titolo francese di Emmanuelle Bercot:LA FILLE DE BREST / 150 MILLIGRAMS. Il film è tratto dalla storia di uno scandalo farmaceutico realmente avvenuto qualche anno fa in Francia. Ha il pregio del ritmo incalzante tipico della cinematografia di denuncia statunitense, ma il brio francese. Questi due fattori creano una ricetta vincente per un film che mette a nudo le fragilità dei due protagonisti nei quali ognuno di noi può specchiarsi. Il terzo doc del fine settimana realizzato dall’inglese Otto Bell ci porta in Mongolia. Si tratta della storia vera di Aisholpan, tredicenne mongola che ha il sogno di diventare la prima cacciatrice di aquile donna,
arrivando a competere all’annuale Golden Eagle Festival. THE EAGLE HUNTRESS è un documentario didascalico, ma ha il vantaggio di mostrarci gli stupendi paesaggi della Mongolia e la vita condotta dai nomadi in quelle terre estreme. E’ anche un inno all’emancipazione femminile mongola dove vige ancora la differenza di genere. A noi è piaciuto invece l’altro doc INTO THE INFERNO del tedesco Werner Herzog che in compagnia del vulcanologo Clive Oppenheimer dell’Università di Cambridge. I vulcani più famosi sulla Terra, la loro genesi ed il senso di impotenza dell’essere umano davanti alla loro forza distruttiva. Non dimentichiamoci però che senza di essi la Vita non avrebbe potuto esistere sulla Madre Terra.
non solo il backstage dell’ultimo Tour della banda più famosa del mondo insieme ai Beatles, ma anche uno scorcio di storia dell’America Latina di oggi e di ieri durante le dittature. Per noi europei è un tuffo gioioso nel passato, ma ricordiamoci che a quei tempi i nostri coetanei messicani, argentini, cubani rischiavano la galera per aver ascoltato un brano Rock. Vengono fuori quattro artisti ormai anziani ma con un animo ancor gioioso capaci di infiammare i ragazzi di oggi. Domenica è anche la volta del primo
titolo francese di Emmanuelle Bercot:LA FILLE DE BREST / 150 MILLIGRAMS. Il film è tratto dalla storia di uno scandalo farmaceutico realmente avvenuto qualche anno fa in Francia. Ha il pregio del ritmo incalzante tipico della cinematografia di denuncia statunitense, ma il brio francese. Questi due fattori creano una ricetta vincente per un film che mette a nudo le fragilità dei due protagonisti nei quali ognuno di noi può specchiarsi. Il terzo doc del fine settimana realizzato dall’inglese Otto Bell ci porta in Mongolia. Si tratta della storia vera di Aisholpan, tredicenne mongola che ha il sogno di diventare la prima cacciatrice di aquile donna,
arrivando a competere all’annuale Golden Eagle Festival. THE EAGLE HUNTRESS è un documentario didascalico, ma ha il vantaggio di mostrarci gli stupendi paesaggi della Mongolia e la vita condotta dai nomadi in quelle terre estreme. E’ anche un inno all’emancipazione femminile mongola dove vige ancora la differenza di genere. A noi è piaciuto invece l’altro doc INTO THE INFERNO del tedesco Werner Herzog che in compagnia del vulcanologo Clive Oppenheimer dell’Università di Cambridge. I vulcani più famosi sulla Terra, la loro genesi ed il senso di impotenza dell’essere umano davanti alla loro forza distruttiva. Non dimentichiamoci però che senza di essi la Vita non avrebbe potuto esistere sulla Madre Terra.
Per Le voci del domani il
film TRAMPS dell’americano Adam Leon.
Un
thriller per le strade di New York. Per questo ringraziamo i selezionatori per averlo scovato. Infine dal Messico 7.19AM di Jorge Michael Grau. Una narrazione che lo spettatore si aspetta noiosa e che invece con un linguaggio inusuale affronta sia temi esistenziali che etici nello spazio ristretto delle macerie di un edificio ministeriale crollato dopo un tremendo terremoto avvenuto il 19
settembre 1985 che investe la megalopoli di Città del Messico. I due protagonisti si trovano agli antipodi della scala sociale e burocratica. Da una parte il Direttore Generale Fernando, che rappresenta il potere corrotto, dall’altra l’ultimo degli impiegati, il guardiano notturno Martin, che rappresenta il popolo che sopravvive grazie alla sua umanità. In attesa di essere tratti in salvo dai soccorritori la piece teatrale mette a nudo le fragilità umane e le responsabilità del potere.
thriller per le strade di New York. Per questo ringraziamo i selezionatori per averlo scovato. Infine dal Messico 7.19AM di Jorge Michael Grau. Una narrazione che lo spettatore si aspetta noiosa e che invece con un linguaggio inusuale affronta sia temi esistenziali che etici nello spazio ristretto delle macerie di un edificio ministeriale crollato dopo un tremendo terremoto avvenuto il 19
settembre 1985 che investe la megalopoli di Città del Messico. I due protagonisti si trovano agli antipodi della scala sociale e burocratica. Da una parte il Direttore Generale Fernando, che rappresenta il potere corrotto, dall’altra l’ultimo degli impiegati, il guardiano notturno Martin, che rappresenta il popolo che sopravvive grazie alla sua umanità. In attesa di essere tratti in salvo dai soccorritori la piece teatrale mette a nudo le fragilità umane e le responsabilità del potere.
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