Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



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venerdì 17 febbraio 2017

SPECIALE 67MA BERLINALE#7 – 9/19 FEBBRAIO 2017

Nella sezione Berlinale Special un gioiello: la serie televisiva girata nel 1972 dal mitico Rainer Werner Fassbinder Acht STunden sind kein Tag in versione restaurata e rimasterizzata


(da Berlino la fattiva collaborazione di Marina Pavido - Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)
 Cinque episodi per altrettante storie all’interno di una famiglia della media borghesia di Colonia. La nonna, un’amabile e brillante signora (Luise Ullrich), compie sessant’anni. A festeggiarla ci sono tutti: le due figlie, il marito di una di loro ed i nipoti. Jochen (Gottfried John), uno dei ragazzi, dopo aver incontrato per caso, vicino ad un distributore di bibite, la bella Marion (Hanna Schygulla), invita la ragazza alla festa a casa sua. Ed ecco, finalmente, iniziare le presentazioni. Da questo momento in poi – senza eufemismo alcuno – iniziamo noi stessi a far parte della famiglia a tutti gli effetti ed a voler letteralmente

bene ad ogni singolo personaggio. Perché fin dai primi fotogrammi ha il pregio di trasmettere quell’allegria, quella gioia di fondo che sarà caratteristica fondante di tutta la serie. Sullo sfondo, inoltre, la lotta operaia, uno dei temi portanti della cinematografia del regista bavarese.In questo mondo sereno ed un po’ naïf, di fatto, quello che manca – ripensando, appunto, a gran parte della produzione di Fassbinder – è proprio quel pessimismo di fondo, quella sorta di male di vivere che porterà il cineasta di lì a pochi anni a togliersi la vita. Ed è proprio il tono della serie TV ad aver sollevato a suo tempo – nel 1972 – non
poche critiche, soprattutto per quanto riguarda la sottotrama sui movimenti operai, considerati, all’epoca, come rappresentati in modo quasi irreale ed un po’ troppo semplicistico. Al punto di spingere Fassbinder stesso a fermarsi al quinto episodio. Eppure, ripensando alle scene più emozionanti di tutta la serie, non possiamo non ricordarne una ambientata proprio all’interno della fabbrica dove lavora Jochen, nel momento in cui gli operai decidono di firmare un foglio in cui chiedono al loro capo di riconoscergli alcuni diritti fondamentali: nessuno stacco di montaggio, un’unica carrellata in plongé che sta a simboleggiare, appunto, il forte legame tra i lavoratori e, infine, i volti sorridenti di tutto il gruppo. Il messaggio che Fassbinder ha voluto comunicarci è arrivato, così, indubbiamente forte e chiaro. Come, d’altronde, è sempre stato in tutte le sue produzioni.
Certo, a pensare che inizialmente ci fosse stata l’idea di girare più di cinque episodi, un po’ di rabbia viene eccome. Se non altro per il fatto che non ci si stancherebbe mai di questa sorta di favola fuori dal mondo. Così come non ci si stancherebbe mai di ascoltare e riascoltare l’allegro motivetto presente nella sigla di apertura e di chiusura di ogni singolo episodio, quando, con la fabbrica sullo sfondo, vediamo un timido sole sorgere lentamente sulla città di Colonia, dove le storie di Jochen, di Marion, di Monika, di Manfred, di Gregor e della mitica Oma, la nonna, stanno per intrattenerci per un’altra ora e mezzo che, come ogni volta, sembrerà durare appena poche decine di minuti.


lunedì 18 gennaio 2016

Save The Date: LA CASA DEL CINEMA DI ROMA OMAGGIA FASSBINDER

Grazie alla collaborazione tra RIPLEY’S FILM e Casa del Cinema una rassegna imperdibile: LA GERMANIA SEGRETA DEL GENIO FASSBINDER
Le proiezioni, previste in Sala Deluxe (Casa del Cinema, Largo Marcello Mastroianni 1) saranno a ingresso libero a partire dalle ore 16, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Dopo un inizio di stagione in sordina con la mini rassegna sui Mannetti Brothers e l’evento Di Caprio/ Iñárritu , da oggi e fino a lunedì 25 gennaio Casa del Cinema e RIPLEY’S FILM propongono al pubblico della Casa del Cinema un intenso viaggio nell’opera di Rainer Werner Fassbinder, uno dei più geniali, disperati, emozionanti autori cinematografici della seconda metà del XX secolo, talento bruciato alla fiamma della sua sete di vita ad appena 37 anni, morto per overdose il 10 giugno 1982 a Monaco di Baviera. La spettacolare e frenetica attività artistica di Fassbinder non si misura soltanto con i numeri impressionanti della sua produzione (40 opere filmate più il fluviale Berlin Alexanderplatz televisivo, 26 opere letterarie, oltre 15 pièces teatrali, innumerevoli regie in palcoscenico, scritti polemici, camei da attore e un paio di film collettivi), né con il ritmo della sua creazione (anche quattro film in un solo anno); piuttosto con la varietà della ricerca stilistica, l’irrequietezza espressiva che lo porta a sperimentare costantemente, a inventare un realismo poetico e straniato che non lascerà eredi e ha ben pochi ascendenti.

Il programma prevede la proiezione di 19 film realizzati tra il 1966 e il 1979 e due eccezionali testimonianze documentarie che costituiscono un omaggio tanto doveroso (gli esordi di RWF sono datati proprio tra il 1965 e il 1966, quando il neo-regista aveva appena 20 anni) quanto sorprendente: perché un’intera generazione di spettatori non ha mai visto i suoi film che oggi appaiono ancor più moderni di quando mandarono in fibrillazione i giovani cinefili degli anni ’70. “Ci piace pensare – dice Giorgio Gosetti che ha curato la rassegna insieme ad Angelo Draicchio e con la collaborazione di Francesca Nigro – che questa iniziativa riporti al centro del dibattito critico una figura immensa d’artista, un genio più grande della vita stessa’ che merita di essere non riscoperto, ma scoperto. E soprattutto amato, come lui stesso voleva essere in un tempo segnato invece dalla rabbia, dalla ribellione, dalla solitudine. Senza la lezione di critici (allora giovanissimi) come Enrico Magrelli e Giovanni Spagnoletti, avremmo scoperto in ritardo il suo cinema romantico e passionale, violento e vitale; oggi siamo grati al paziente lavoro filologico della RIPLEY’S FILM che ci restituisce, anche in DVD, autentiche rarità come i primi due cortometraggi di Fassbinder (Il vagabondo e Piccolo caos del 1966) e che ci consente di ritrovare alcuni dei suoi capolavori assoluti da Effi Briest al Matrimonio di Maria Braun che resta il suo film più celebrato”. La selezione in programma si concentra esclusivamente sulla prima parte dell’opera di Fassbinder e sul suo cinema più intimamente “tedesco” e più esplicitamente indipendente. C’è posto per titoli famosi come Il soldato americano (1970),  Il mercante delle quattro stagioni (1972), La paura mangia l’anima (1973), Il diritto del più forte (1974); il primo, spettacolare successo televisivo cui molto dovrà Edgar Reitz (Il mondo sul filo del 1973), titoli rari come Il fabbricante di gattini (1969) o Nessuna festa per la morte del cane di Satana (1976).  La prima giornata del programma (lunedì 18 gennaio) è concepita come una frenetica cavalcata nel suo cinema lungo tutti gli anni ’70; l’ultima (lunedì 25 gennaio) come un viaggio a ritroso fino al profetico Dei della peste (1969), melodramma politico in forma di thriller in cui l’unica verità sembra essere la menzogna, interpretato da due degli attori-simbolo del cinema di Fassbinder (Harry Baer e Hanna Schygulla) insieme a una giovane Margarethe von Trotta.