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Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



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martedì 26 luglio 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: in attesa che il Direttore Artistico Alberto Barbera sveli il programma, ecco le ultime anticipazioni

Tra qualche giorno con la presentazione dei film in concorso ne sapremo di più. Intanto le ultime notizie da Venezia. Iniziamo dalle Giurie.

Il regista francese Robert Guédiguian e l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart  sono state scelti come Presidenti rispettivamente per la sezione Orizzonti e per il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro. Mentre Presidente della Giuria del Concorso Venezia 73 – come già annunciato – è il regista Sam Mendes.
Il regista Robert Guédiguian può essere considerato il moderno cantore di
Marsiglia, la città dove è nato e vissuto e dove si svolge anche La ville est tranquille, presentato a Venezia nel 2000. La filmografia di Guédiguian è una sorta di epopea della sua città, con storie ambientate nel microcosmo del quartiere natio, privilegiando vicende di gente comune.
Attore tra i più importanti del cinema italiano, Kim Rossi Stuart è stato più volte
protagonista alla Mostra di Venezia con alcune delle sue più note interpretazioni, tra cui Le chiavi di casa (2004) di Gianni Amelio e Vallanzasca (2010) di Michele Placido. Per Anche libero va bene (2006), esordio dietro la macchina da presa, Rossi Stuart è stato premiato con il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior nuovo regista.
La Giuria internazionale della sezione Orizzonti presieduta da Robert Guédiguian, composta da un massimo di 7 personalità, assegnerà - senza possibilità di ex-aequo - i seguenti riconoscimenti: Premio Orizzonti per il miglior film; Premio Orizzonti per la migliore regia; Premio Speciale della Giuria Orizzonti; Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile o femminile; Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura; Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro presieduta da Kim Rossi Stuart, composta da un massimo di 5 personalità tra i quali un produttore, assegnerà senza possibilità di ex-aequo un premio di 100.000 dollari messi a disposizione da Filmauro, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore, fra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione Ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele).
Quest’anno i Leoni d’oro alla carriera sono stati attribuiti all’attore francese Jean-Paul Belmondo e al regista polacco Jerzy Skolimowski. La
decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera. A partire da quest’anno, il Cda ha deciso l’attribuzione di due Leoni d’Oro alla carriera in ciascuna delle edizioni future della Mostra: il primo assegnato a registi o appartenenti al mondo della realizzazione; il secondo a un attore o un’attrice ovvero a personaggi appartenenti al mondo dell’interpretazione. Anche se non hanno bisogno di presentazione ricordiamo che Jean-Paul Belmondo, icona del cinema francese e internazionale, ha saputo interpretare al meglio l'afflato di modernità tipico della Nouvelle Vague attraverso gli straniati personaggi. Belmondo ha imposto la figura di un antieroe provocatorio e seducente, molto diverso dagli stereotipi hollywoodiani. La sua recitazione estroversa gli ha consentito poi di interpretare alcuni dei migliori gangster del cinema poliziesco francese. “Un volto affascinante, una simpatia irresistibile, una straordinaria versatilità – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione - che gli ha consentito di interpretare di volta in volta ruoli drammatici, avventurosi e persino comici, e che hanno fatto di lui una star universalmente apprezzata, sia dagli autori impegnati che dal cinema di semplice intrattenimento”.
Mentre “Jerzy Skolimowski – parla lo stesso Alberto Barbera nella
motivazione – è tra i cineasti più rappresentativi di quel cinema moderno nato in seno alle nouvelles vague degli anni Sessanta e, insieme con Roman Polanski, il regista che ha maggiormente contribuito al rinnovamento del cinema polacco del periodo”.
Ma c’è dell’altro per la Mostra che dedica al grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) in occasione del centenario della nascita, la serata di Pre-apertura di martedì 30 agosto che si terrà nella Sala Darsena al Lido sarà proiettato, in un restauro digitale a cura di Filmauro e CSC - Cineteca Nazionale di Roma, il capolavoro di Comencini Tutti a casa  premiato all’epoca con due David di Donatello e un Nastro d’argento. Tutti a casa di Luigi Comencini è uno tra i più celebri e riusciti
esempi di ciò che ha reso immortale la commedia all’italiana: l’impasto di comico e drammatico, di vero e grottesco, di coraggio e voglia di sopravvivere. Comencini, con la complicità autobiografica dei due grandi sceneggiatori Age e Scarpelli e con le amare risate provocate da un grandissimo Alberto Sordi, racconta tutto il caos dell’8 settembre 1943, quando con l’armistizio di Badoglio i soldati del re e del duce furono abbandonati a se stessi, tra mille paure. Nel film Alberto Sordi, al telefono sotto il tiro dei tedeschi, chiede ai superiori: “Signor colonnello, sono il tenente Innocenzi, è successa una cosa straordinaria, i tedeschi si sono alleati con gli americani. Cosa dobbiamo fare?”.
Tutti a casa è un film “on the road” lungo l’Italia disastrata e confusa di quel periodo, quando i soldati non ebbero più ordini e ciascuno decise di tornare al suo paese: tutti a casa, appunto. Comencini dichiarò all’epoca: “L’8 settembre la gente fu abbandonata a se stessa, ed era questo che volevo descrivere”.  Il film fu premiato da un grande successo popolare, con oltre un miliardo di lire al box office.
Mentre a presiedere la Giuria di studenti di cinema che – per la quarta
volta – assegnerà i PREMI VENEZIA CLASSICI per il MIGLIOR FILM RESTAURATO e per il MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA sarà il regista italiano Roberto Andò. Tra i diversi capolavori restaurati di Venezia Classici della 73. Mostra, saranno ad esempio presentati: L’argent di Robert Bresson (1983), La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966), Il ladro di Parigi di Louis Malle (1965), La leggenda della montagna di King Hu (1979), Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis (1981), Manhattan di Woody Allen (1979), Oci Ciornie di Nikita Michalkov (1987), L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri (1965), Zombi di George A. Romero (1978). Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, Venezia Classici presenta inoltre una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. La Giuria presieduta da Roberto Andò è composta da 26 studenti – indicati dai docenti - dell’ultimo anno dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari. A completamento della sezione Venezia Classici, verrà presentata una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori.
Infine un piacevole sorpresa con le prime due puntate della serie originale The Young Pope, scritta e diretta dal premio Oscar® Paolo Sorrentino e interpretata dal due volte nominato all'Oscar® Jude Law, dal premio Oscar® Diane Keaton, da Silvio Orlando, Scott Shepherd, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Tony Bertorelli e da James Cromwell, saranno l’evento speciale della Mostra.
Un privilegio – ha dichiarato Alberto Barbera – poter presentare alla Mostra del Cinema, in anteprima mondiale, le prime due puntate dell’attesissima serie televisiva. Un autore che ha il coraggio di rischiare, affrontando da par suo – cioè, senza timori e con lo spirito di sempre: creativo e innovativo – il linguaggio della serialità che rappresenta la nuova frontiera espressiva con la quale molti autori, perlopiù stranieri, hanno già scelto di misurarsi. Il risultato non mancherà di suscitare emozioni sincere e, soprattutto, una grande, tonificante e inesausta sorpresa”.
Paolo Sorrentino ha dichiarato: «È un onore per me tornare a Venezia. Ci sono stato con il mio primo film e ci torno ora con la mia prima serie televisiva. Non credendo alle coincidenze penso piuttosto che, oggi come allora, la Mostra si prenda il rischio di scegliere. Quindici anni fa, lo fece selezionando l’opera prima di un giovane regista, quest’anno ribadendo la sua apertura verso la televisione riconoscendo alle serie il giusto ruolo nell’evoluzione del linguaggio visivo».
Le prime due puntate di The Young Pope saranno proiettate in prima mondiale il 3 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia. The Young Pope racconta la storia di Lenny Belardo, alias Pio XIII, il primo Papa americano della storia. Giovane e affascinante, la sua elezione sembrerebbe il risultato di una strategia mediatica semplice ed efficace del collegio cardinalizio. Ma, com’è noto, le apparenze ingannano. Soprattutto nel luogo e tra le persone che hanno scelto il grande mistero di Dio come bussola della loro esistenza. Quel luogo è il Vaticano, quelle persone sono i vertici della Chiesa. E il più misterioso e contraddittorio di tutti si rivela Pio XIII. Scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato, Pio XIII prova ad attraversare il lunghissimo fiume della solitudine dell’uomo per trovare un Dio da regalare agli uomini. E a se stesso.
Infine parliamo della identità di questa edizione con il suo manifesto. È
l’immagine di una curiosa situazione di attesa, e insieme un invito alla visione imminente dei film, il manifesto ufficiale della 73ma Mostra del Cinema di Venezia, ideato e realizzato per il quinto anno da Simone Massi. In primo piano, una figura maschile non riconoscibile, che potrebbe essere lo stesso autore, ma anche un qualsiasi spettatore, afferra dall’alto un manifesto/sipario e inizia a svelare ciò che potrebbe essere lo schermo dove verranno proiettati, per undici giorni, i film della Mostra. Viene così evocata la curiosità che alimenta, nel pubblico degli appassionati, l’attesa di ogni proiezione d’autore in un festival cinematografico. Di buon auspicio per la kermesse veneziana.
ULTIMORA!   Definite le tre Giurie internazionali
Le personalità chiamate a fare parte della Giuria del Concorso di Venezia 73, oltre al presidente, il regista Sam Mendes, sono l’artista, cantante, regista e scrittrice statunitense Laurie Anderson, fra le principali e più coraggiose esponenti della scena creativa d’avanguardia in America, l’attrice britannica Gemma Arterton, salita alla ribalta nel 2008 con l’apparizione nel film Quantum of Solace di Marc Forster come Bond Girl, il magistrato, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore italiano Giancarlo De Cataldo. Due volte vincitore del David di Donatello per la sceneggiatura di Romanzo Criminale e Noi credevamo (2010) di Mario Martone, l’attrice tedesca Nina Hoss, Orso d’argento migliore attrice alla Berlinale nel 2007 con Yella di Christian Petzold, con il quale ha collaborato nel recente Il segreto del suo volto (2014), l’attrice francese Chiara Mastroianni che nel 2010 ha vinto l’Excellence Award al Festival di Locarno. Ma anche il regista statunitense Joshua Oppenheimer, impostosi all’attenzione mondiale con due documentari nominati all’Oscar, The Act of Killing (2012) e The Look of Silence (2014), quest’ultimo in Concorso a Venezia dove ha ottenuto il Gran Premio della Giuria, il regista venezuelano Lorenzo Vigas, Leone d’oro per il miglior film alla scorsa Mostra di Venezia nel 2015 con l'opera prima Desde allá, primo regista latinoamericano a vincere il premio più importante al Lido, l’attrice, regista e cantante cinese Zhao Wei, che con Dearest (2014) di Peter Chan, fuori concorso a Venezia, è stata premiata come miglior attrice agli Hong Kong Film Awards. Nel 2013 ha debuttato nella regia con So Young, record d’incassi in Cina per una donna esordiente nella regia.
Mentre la Giuria internazionale della sezione Orizzonti, oltre al presidente, il regista francese Robert Guédiguian, è composta dal critico e storico del cinema statunitense Jim Hoberman, a lungo “senior critic” del “Village Voice” di New York, dall’ attrice egiziana Nelly Karim, premiata come migliore attrice al Cairo International Film Festival nel 2004 per My Soulmate di Khaled Youssef, dall’attrice italiana Valentina Lodovini, David di Donatello nel 2010 per Benvenuti al Sud di Luca Miniero, dall’ attrice e regista coreana Moon So-ri che con Oasis (2002) di Lee Chang-dong ha vinto il Premio Marcello Mastroianni per una giovane attrice emergente alla Mostra di Venezia, dal critico e studioso di cinema spagnolo Josè Maria (Chema) Prado, che nel 2015 ha ricevuto il Premio Fénix por la Contribución a la Cultura Cinematográfica de Iberoamérica, dal regista indiano Chaitanya Tamhane,che con Court ha vinto il premio “Luigi De Laurentiis” per l’Opera Prima e il Premio Orizzonti alla 71. Mostra.
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, oltre al presidente, l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart, è composta dalla  produttrice spagnola Rosa Bosch, già vicedirettore del London Film Festival / National Film Theatre, dall’ attore e regista statunitense Brady Corbet vincitore alla Mostra di Venezia 2015 con The Childhood of a Leader il Leone del Futuro - Premio Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e il Premio Orizzonti per la migliore regia, dall’ attrice spagnola Pilar López de Ayala, tra le interpreti iberiche più considerate e amate, grazie al ruolo della regina Giovanna di Castiglia in Giovanna la pazza (2001) di Vicente Aranda vince la Conchiglia d’Argento al Festival di San Sebastian e il Premio Goya. È coautore con Kent Jones del recente documentario Hitchcock Truffaut.
A tutti loro auguriamo buon lavoro!

lunedì 27 giugno 2016

Speciale 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: un omaggio a Hollywood ed al musical americano inaugurerà la Mostra 2016 mentre il CdA conferma il Direttore Artistico Alberto Barbera

La La Land, scritto e diretto da Damien Chazelle autore di Whiplash e interpretato da Emma Stone, Ryan Gosling, John Legend e J. K. Simmons che ha vinto il premio Oscar come migliore attore non protagonista sempre per Whiplash, è il film d’apertura, in Concorso, della 73esima edizione. “La La Land è un sorprendente omaggio alla stagione d’oro del Musical americano - ha dichiarato il direttore Alberto Barbera - da Un americano a Parigi di Vincent Minnelli a New York, New York di Martin Scorsese e, nello stesso tempo, la compiuta rifondazione del genere attraverso la reinvenzione dei suoi canoni. Se Whiplash fu la rivelazione di un nuovo autore, La La Land è la sua definitiva, ancorché precoce, consacrazione tra i grandi registi del nuovo firmamento hollywoodiano.”
Damien Chazelle ha dichiarato ”A nome di tutto il cast e della troupe di La La Land, mi sento allo stesso tempo emozionato e onorato per questo invito da parte della Mostra. È con un profondo senso di umiltà che entriamo a far parte del gruppo di film che hanno aperto in passato questo Festival, e non vediamo l’ora di condividere il nostro lavoro col pubblico di Venezia”.
La La Land sarà proiettato in prima mondiale il 31 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia. Il film è una moderna versione della classica storia d’amore ambientata a Hollywood, resa più intensa da numeri spettacolari di canto e danza. E’ la storia di due sognatori che tentano di arrivare a fine mese, inseguendo le loro passioni in una città celebre per distruggere le speranze e infrangere i cuori. Mia (Emma Stone), aspirante attrice, serve cappuccini alle star del cinema fra un’audizione e l’altra. Sebastian (Ryan Gosling), appassionato musicista jazz, tira a campare suonando in squallidi pianobar. Ma come il successo cresce per entrambi, si trovano di fronte a decisioni che incrinano il fragile edificio della loro relazione amorosa. E proprio i sogni così duramente inseguiti e protetti, rischiano ora di diventare la principale causa della distanza che si crea fra l’uno e l’altra.
Ma c’è dell’altro per la Mostra che in continuità con il quadriennio che si conclude quest’anno vede riconfermato Barbera al timone del Festival Veneziano.
Infatti, dopo aver approvato nella seduta scorsa il programma quadriennale di sviluppo del Settore Cinema (organizzazione Mostra, Biennale College – Cinema, Venice Production Bridge, Cinema nel Giardino e novità per il pubblico – si veda comunicato stampa del 29 aprile u.s), il Cda della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, ha confermato Alberto Barbera alla Direzione del Settore Cinema per il quadriennio 2017-2020.
Sistemazione  provvisoria dell' area del Lido in una delle
ultime edizioni della Mostra d'Arte Cinematografica
“Si tratta di un riconoscimento della qualità del lavoro fin qui svolto da Alberto Barbera – ha dichiarato il Presidente Baratta – anche con l’avvio di importanti progetti mirati alla sempre crescente qualificazione internazionale della Mostra e allo svolgimento della sua complessa missione. In tali circostanze, la continuità diventa un elemento di ulteriore valore aggiunto.
Rendering della futura sistemazione dell'area del Lido
Un ringraziamento  particolare al Comune di Venezia che sta procedendo celermente agli interventi di sistemazione dell’area del Lido, premessa per disporre di spazi che consentano lo sviluppo dei nuovi progetti” (ndr: copertura dell'area del Lido del cosiddetto buco della vergogna).

lunedì 6 giugno 2016

73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: le prime novità

(Foto per gentile concessione di La Biennale) Grandi manovre nel CdA della Biennale per adeguare la Mostra Cinematografica ai tempi. Infatti, nell’ambito della Mostra del Cinema, è stato introdotto un nuovo importante progetto denominato Venice Production Bridge, che si propone di dare continuità e al tempo stesso di superare e specializzare il Venice Film Market avviato nel 2012.
Il nuovo Venice Production Bridge sarà in particolare dedicato alla presentazione e allo scambio di progetti inediti di film e work in progress, per favorire il loro sviluppo e la loro realizzazione.
Lungo questa direttrice si è sempre mosso anche il Venice Film Market, presentatosi sin dalla prima edizione come un mercato leggero, in particolare con programmi quali European Gap Financing Market e Final Cut in Venice, finalizzati ad aiutare il completamento di film e work in progress. Nel nuovo Venice Production Bridge sarà messa a frutto anche l’esperienza di Biennale College – Cinema, innovativo workshop per lo sviluppo e la produzione di lungometraggi a basso costo, che in un quadriennio ha portato alla realizzazione di 13 film che hanno ottenuto prestigiosi risultati e riconoscimenti internazionali.
Ma anche l’esigenza di avvicinare la Mostra al grande Pubblico per un suo rilancio. In questa direzione va la sezione Cinema nel Giardino nata nel 2015 dall’indispensabile necessità di arricchire le attività proprie della Mostra con uno spazio inedito che potesse aprire il festival a tutti: spettatori occasionali e frequentatori non accreditati, oltre, naturalmente, alle migliaia di cinefili che affollano abitualmente le sale. Offrendo a ciascuno (abitanti del Lido e di Venezia, curiosi venuti ad “annusare” l’aria del festival, giovani in cerca di emozioni cinematografiche) l’occasione di vivere la Mostra del Cinema anche la sera, all’insegna di un intrattenimento che si propone di coniugare l’incontro con uno o più personaggi e la proiezione di un film. Un luogo dove potessero svolgersi attività varie: discussioni e  incontri con il mondo del cinema e dello spettacolo, proiezioni e rassegne. Il tutto per animare la vita della Mostra nella direzione di un festival partecipato dal pubblico e non solo dagli accreditati.
Il successo ottenuto dall’esperienza iniziata nel 2015 con l'arena nel giardino del Casinò, ha consigliato di proseguire su più vasta scala. L’occasione della chiusura del famoso “buco” da parte del Comune di Venezia con un piazzale fruibile, sarà colta prevedendo in questo nuovo spazio all'aperto una struttura allestita, tecnologicamente avanzata e moderna, per una sala da 450 posti adatta a ospitare presentazioni in anteprima mondiale di film con autori, che possano incontrare il pubblico prima o dopo la proiezione.
Fin qua le novità principali di rilancio, mentre è stato reso noto che sarà
il regista britannico Sam Mendes (American Beauty, Era mio padre, Skyfall, Spectre) a presiedere la Giuria internazionale del Concorso della 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che assegnerà il Leone d’oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali.
“La sua vocazione per un teatro e un cinema personali – ha dichiarato il direttore della Mostra Alberto Barbera – unita alla ricerca di modalità di comunicazione con porzioni sempre più ampie di spettatori, trova in Sam Mendes una sintesi particolarmente efficace e convincente. Le sue messe in scena, che siano destinate alle tavole dei teatri o al buio delle sale cinematografiche, hanno il merito di saper conciliare le aspettative dei critici più esigenti con i gusti di un pubblico vastissimo, che sembra non conoscere confini geografici e  culturali”.
“E’ un onore essere stato chiamato da Alberto a guidare la Giuria internazionale di Venezia 73 – ha dichiarato Sam Mendes – Ho sempre avuto un forte legame con Venezia. Da studente ho lavorato per tre mesi alla Peggy Guggenheim Collection nel lontano 1984, e il mio più bel ricordo di un festival è il lancio di Era mio padre a Venezia nel 2002. Sono felicissimo di tornare al Lido quest’anno per dare il benvenuto a tanti talenti del cinema internazionale”.
Nella serata conclusiva della prossima 73. Mostra (10 settembre 2016), la Giuria internazionale di Venezia 73, presieduta da Sam Mendes e complessivamente composta da 9 personalità del cinema e della cultura di diversi Paesi, assegnerà ai lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali:
Leone d'Oro per il miglior film
Gran Premio della Giuria
Premio per la migliore regia
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile
Premio per la migliore sceneggiatura
Premio Speciale della Giuria
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente.
Altro nome che è circolato e che è stato confermato e quello dell’attrice Sonia Bergamasco che sarà la madrina delle serate di apertura e di chiusura della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016.
Sonia Bergamasco aprirà la 73. Mostra di Venezia nella serata di mercoledì 31 agosto 2016, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), in occasione della cerimonia di inaugurazione, e il 10 settembre condurrà la cerimonia di chiusura, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali della 73. Mostra.

martedì 15 dicembre 2015

Quale Festival per il Cinema? Riflessioni su un anno che nonostante tutto è stato di riscossa per il Cinema Italiano.


Questa domanda è stata al centro di un incontro promosso dal SNCCI dopo la decima edizione della Festa di Roma. I premi hanno ancora un valore? Esiste un metodo migliore di altri nella composizione delle giurie? I festival di cinema dovrebbero aprirsi alla rete? In un mondo che viaggia sempre più velocemente, non sarebbe il caso di ripensare anche alla durata dei festival? Quanto è importante, per le grandi kermesse, abbinare alla vetrina festivaliera la presenza di un mercato. Questioni spinose in tempi di cambiamenti epocali nel mondo dell’audiovisivo e quindi del Cinema, prima fra tutti la modalità di fruizione da parte del pubblico. Innanzitutto ricordiamo che i Festival sono nati con il Cinema e per il Cinema. Solamente dopo sono comparsi i Festival della Letteratura, della Scienza etc. I pareri sono diversi. Chi sostiene che il binomio Festival e Mercato Audiovisivo è imprescindibile. Chi sostiene la necessità di avere più Festival che sono il luogo dove si celebra il Cinema, e permettono ad un vasto pubblico di vedere pellicole che difficilmente passeranno per le sale. Chi sostiene che i festival vanno spogliati dagli orpelli, dal glamour delle sfilate sul tappeto rosso per ridare la centralità alla pellicola vista insieme a tanti altri in una sala buia con cui condividere le emozioni. E poi ci si domanda se è meglio il format diviso in sezioni rispetto, per esempio alla recente scelta di Antonio Monda che per la Festa di Roma ha preferito un unico zibaldone cinematografico dove il pubblico è costretto a orientarsi tra film nettamente diversi fra loro. Nonostante le domande poste siano attuali, nella realtà i Festival, e non solo quelli storici come Berlino, Cannes, Locarno, Venezia, Torino, ma anche quello siciliano di Taormina e il più giovane di Roma al suo primo decennale, anche quest’anno hanno dato prova di riuscire ad affrontare la crisi generale. La crisi non è solo materiale, ma è soprattutto di valori. Al riguardo c’è da sottolineare che la funzione primaria dei Festival Cinematografici è quella di promuovere la cultura e l’interscambio tra le genti per avvicinarle in questi momenti di contrapposizione tra differenti visioni della Vita. I Festival riescono ad assolvere a questo compito, infatti oltre ad essere imponenti in fatto di numeri anche la qualità delle pellicole proposte è notevole e avvicinano il pubblico a temi attuali. Quindi non resta che passare ai fatti ossia all’attuale produzione 2015 presentata nelle varie kermesse festivaliere.
A Berlino, che è il Festival più vario e completo, sotto la direzione di Dieter Kosslick, sono state proposte quasi 400 pellicole suddivise tra le otto selezioni specifiche Competizione, Special, Classic, Panorama, Panorama Doc, Forum, Prospettive del nuovo cinema tedesco e Generation K+. Al riguardo citiamo il coraggioso film TAXI dell’iraniano Jafar Panahi a cui è andato l’Orso d’Oro e il documentario The Look of Silence in omaggio al regista Jousha Oppenheimer membro della giuria e premiato con il Peace Film Prize. All’Italia è andato il Premio FIPRESCI assegnato al doc di Francesco Clerici Il Gesto delle Mani.
Non meno numerosa l’offerta di Cannes e del suo Direttore artistico Thierry Frémaux con quasi un centinaio di pellicole presenti tra la selezione in competizione e fuori concorso, quella di Un Certain Regard, oltre alla sezione Classics e nelle sezioni autonome della Quinzaine des Realisateurs e della Semaine de la Critique. A nulla è valsa la numerosa presenza italiana costituita da Garrone (The Tale of the Tales), Moretti (Mia Madre) e Sorrentino (Youth) nonchè dall’outsider Minervini (The Other Side) a fronteggiare i cineasti d’oltre Alpe. Comunque il film in competizione che è rimasto nel cuore di tutti e Saul Fia dell’esordiente ungherese Lazslo Nemes a cui è andato il Grand Prix 2015. Sebbene gli orrori del Nazismo e della Shoa sovrastino tutto e tutti, il protagonista Saul non perde la sua umanità. E’ questo che fa la differenza dell’essere


umano.
Notevole anche l’altro esordiente italiano Jonas Carpignano che nella sezione autonoma Semaine de la Critique ha presentato Mediterranea, entrato poi insieme al film turco Mustang (Quinzaine) e al film bulgaro The Lesson nella terna dei Lux Prize promosso dal Parlamento Europeo. Da ricordare anche il giovane Fulvio Risuleo ancora una volta vincitore alla Semaine de la Critique con il suo esilarante secondo corto Varicella. E’ piaciuto pure il coraggioso e controcorrente film marocchino Much Loved (Quinzaine) di Nabil Ayouch che tante critiche ha ricevuto in patria.

In Italia la Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia ha stupito il pubblico come anticipato da Alberto Barbera nella presentazione della selezione. Ma quello che conta di più è che la Giuria del Concorso ha scombussolato i pronostici più accreditati dai giornalisti e critici, promuovendo il Cinema Latino Americano con il Leone d’Oro al venezuelano Desde allá di Lorenzo VIGAS, storia sulle diversità di genere che sono sempre gettonate tra il pubblico e le giurie. Mentre il Leone d’Argento è andato all’altro film Latino Americano El Clan dell’Argentino Pablo TRAPERO, da una storia vera di ambiguità e ipocrisia sul crimine nell’Argentina degli anni ‘80. Mentre il Gran Premio della Giuria è andato ad un film largamente gettonato dalla critica e dal pubblico. Anomalisa di produzione indipendente d’animazione alla scoperta di se stessi degli Statunitensi C. KAUFMAN e D. JOHNSON. A Valeria Golino la Coppa Volpi con la strepitosa interpretazione di Anna la protagonista del film di disabilità e di camorra, con risvolti inattesi Per Amor Vostro di G. Gaudino. Il Turco Emin ALPER con Abluka (Follia), graffiante film sulla società turca, ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria. In realtà è stato il miglior film visto alla Mostra per la sua estetica e per il linguaggio minimalista utilizzato. Purtroppo ancora non si sa se verrà distribuito in Italia. Ma la 72esima Mostra si è distinta soprattutto con i documentari proposti. Nel Concorso spicca il cinese ZHAO Liang, con Behemoth, doc epocale sulla Cina di oggi, al quale è andato il premio collaterale SIGNIS. Importante riconoscimento attribuito all’unanimità dall’organizzazione cattolica per le comunicazioni al film in concorso più significativo per sensibilità umana. Se un film può essere definito una preghiera, allora Behemot sgorga dalla profondità dell'anima di un artista che parla delle sofferenze di coloro che sono senza nome. L’altro film che colpisce per il linguaggio potente dell’immagine è il film di chiusura Human di Yann Arthus-Bertrand che affronta i temi dell'umanità mostrandoci anche stupendi scorci del nostro Pianeta.
Invece la Festa di Roma rinnovata nel suo decennale dal nuovo Direttore artistico Antonio Monda priva di Giuria, di Red Carpet e di qualche sala in meno, ha detta di tanti ha compiuto il miracolo con un impegno economico dimezzato. Il film che ha ricevuto più voti dal pubblico è per il secondo anno consecutivo un film indiano ANGRY INDIAN GODDESSES di Pan Nalin, India, Germania, 2015. Anche nell'era di Muller senza giuria alla kermesse romana aveva primeggiato un film indiano Haider di Vishal Bhardwaj sul dramma shakesperiano di Amleto. Tornando ai primi più bei film visti a Roma, che è stata proclamata dall’UNESCO “Città creativa per il Cinema”, sperando che trovino distribuzione citiamo in ordine:
Amama – When a tree falls dello spagnolo Asier Altuna Iza. Scontro/incontro delle nuove generazioni dei Paesi Baschi con le tradizioni degli avi.
The Whispering Star di Sono Sion. Fantasticherie in punta di piedi come solo i giapponesi sanno fare. Storia di un mondo futuribile nel quale 1'80% della popolazione è composta da robot e gli umani sono una specie in via d'estinzione.
Distancias Cortas del messicano Alejandro Guzman Alvarez. L’amicizia può ribaltare una vita vissuta in assenza di relazione.
Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. E’ il caso della Festa di Roma 2015. Il primo super eroe all’italiana mutuato dal vero Jeeg Robot d'Acciaio del cartone animato giapponese che ha diviso il pubblico e i critici.
Mistress America di Noah Baumbach. Una commedia di spigliatezza e dialoghi inesauribili girata dall'autore più singolare del cinema americano indipendente di oggi.
Room dell’outsider irlandese Lenny Abrahamson. Storia di amore materno. La curiosità del figlio adolescente porterà a trovarsi faccia a faccia con una delle cose più spaventose: la realtà. Come accade per tanti film il regista poteva terminare almeno 20’ prima.
Under Sandet / Land of Mine del danese Martin Zandvliet parla di un capitolo sconosciuto della seconda guerra mondiale raccontato con la stessa drammatica tensione e spietatezza militare della Collina del disonore di Sidney Lumet.
Al terzultimo posto poniamo il film vincitore Angry Indian Goddesses dell’indiano Pan Nalin. Buddy movie ovvero un film sull’amicizia al femminile nel quale gli eventi prendono una piega molto drammatica.
HUA li SHANG BAN ZOU / Office. Uno scintillante musical dell’affermato autore del crime movie hong konghese Johnnie To.
La Delegada Linea Amarilla del messicano Celso R. Garda. Road movie di cinque personaggi alla ricerca di se stessi.
Innovativa la scelta di selezionare anche le Serie TV dove spicca Fargo – Seconda stagione di R. Einhorn, USA, 2015. Non c’è bisogno di presentazioni alla seconda stagione di un serial che ha marcato a fuoco il genere del crime televisivo importando l'eleganza narrativa e il cinico splendore dei noir dei fratelli Coen.
Antonio Monda ha dato spazio anche ai documentari dove ricordiamo Ouragan, l’Odyssée d’un vent dei francesi Barbançon e Byatt ovvero l’affascinante viaggio di quindicimila chilometri sulle tracce di uno degli eventi più devastanti ma anche necessari al nostro pianeta: l'uragano atlantico. Ma anche JUNUN sulla musica, trascinante e inedita di Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, colta nel suo nascere e sprigionarsi da un occhio mobile, morbido e vibrante come quello di Paul Thomas Anderson. Sconvolgente il doc spagnolo The Propaganda Game di Alvaro Longoria il quale per la prima volta mostra il vero volto (?) della Corea del Nord, una nazione sinistramente reclusa e sconosciuta. Ultima nazione comunista, forse la più grande fonte di instabilità per la pace mondiale, e per questo necessaria a scapito dei 23 milioni di suoi abitanti.
Quando stiamo andando alle stampe apprendiamo che il regista Paolo Sorrentino ha ricevuto per il suo bistratto Youth dalla Giuria di Cannes tre premi agli EFA 2015, come miglior film europeo, come miglior regista europeo e come miglior attore per l’interpretazione di Michael Caine il quale ha commentato In 50 anni non avevo mai vinto un premio in Europa ma questa notte ne ho vinti due! Infatti  lo stesso ha ricevuto anche il Premio alla Carriera dal Presidente della Giuria della 28esima edizione degli EFA. Il Cinema, anzi il Cinema italiano è risorto e questo lo dobbiamo anche ai Festival che restano comunque una vetrina e scambio interculturale delle novità della settima arte qualunque format venga adottato per essi. Viva il Cinema!
NDR: avrei voluto citare altri autori ma non avreste terminato la lettura, così mi scuso con loro e con Voi.

 


 

lunedì 14 dicembre 2015

Speciale Mostra di Venezia - Biennale College 2015/2016

Scelti i 4 progetti per la fase finale di Biennale College – Cinema (2015-2016) - i progetti provengono da Argentina, India, Italia e Venezuela.
Sono stati scelti i 4 progetti che accedono alla fase di realizzazione dei film della 4a edizione di Biennale College – Cinema (2015 – 2016). Si tratta dell’iniziativa lanciata nel 2012 dalla Biennale di Venezia, che promuove nuovi talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri, per la realizzazione di lungometraggi a micro budget.
Oltre ai 3 progetti tradizionalmente scelti al termine del primo workshop fra 12 selezionati da tutto il mondo (provenienti quest’anno da Canada, Cina, Germania, India, Inghilterra, Italia, Olanda, Romania, Venezuela, Usa), la Biennale ha ammesso in via eccezionale anche il progetto italiano che ha ottenuto maggior considerazione per interesse e qualità.
Sono state pertanto scelte per la prossima fase tre opere prime e un’opera seconda (nello specifico quella italiana), qui indicate in ordine alfabetico di titolo:
Mukti Bhawan – Hotel Salvation (India) – Shubhashish Bhutiani (regista), Sanjay Bhutiani (produttore)
Orecchie – Ears (Italia) – Alessandro Aronadio (regista), Costanza Coldagelli (produttrice)
Quimilí (Argentina) – Sofia Brockenshire (regista), Verena Kuri (regista, produttrice)
La Soledad (Venezuela) – Jorge Thielen Armand (regista), Adriana Herrera (produttrice), Manon Ardisson (produttrice)
Ecco una breve descrizione dei 4 progetti:
Mukti Bhawan – Hotel Salvation: un uomo deve portare il vecchio padre a Varanasi e aspettare che muoia affinché possa ottenere la salvezza (opera prima).
Orecchie - Ears: un uomo si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un biglietto sul frigo dice: “Luigi è morto. P.S. Ho preso la macchina”. Inizia così una giornata incredibile, tra incontri e scoperte, che lo porterà infine a tenere l’orazione funebre per Luigi (opera seconda).
Quimilí: un villaggio rurale in Argentina sta subendo una trasformazione geografica radicale. Un giorno ritorna una donna misteriosa sparita da tempo, e scatena ricordi che incombono su tutto il villaggio (opera prima).
La Soledad: faticando a sopravvivere nella giungla urbana di Caracas, un ragazzo scopre che la decrepita baracca che occupa abusivamente verrà presto distrutta. Sperando di poter salvare la famiglia da una vita senza casa, si mette alla ricerca di una quantità d'oro che si dice sia nascosta fra le sue mura (opera prima).
I 4 team scelti parteciperanno a due ulteriori workshop, sempre a Venezia; il primo si è svolto dal 3 al 6 dicembre 2015 e il secondo si svolgerà dal 10 al 14 gennaio 2016. Questi apriranno la possibilità alla realizzazione vera e propria di 4 lungometraggi a microbudget tramite un contributo di 150.000 euro ciascuno, che saranno poi presentati alla 73. Mostra del Cinema di Venezia 2016.
Biennale College è un’esperienza innovativa e complessa che integra tutti i Settori della Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, promuovendo i giovani talenti e offrendo loro di operare a contatto di maestri, per la messa a punto di “creazioni”.
Biennale College – Cinema ha il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale Cinema - e della Regione del Veneto. Si avvale per il quarto anno consecutivo della collaborazione accademica con IFP di New York e del TorinoFilmLab, e continua la collaborazione con il Busan International Film Festival. Direttore è Alberto Barbera. Head of Programme Savina Neirotti.