Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



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venerdì 12 maggio 2017

SPECIALE #CANNES70 (DAY – 5) – La storia del FESTIVAL di CANNES e il suo 70mo compleanno nel racconto di Cannes Classics

(foto per gentile concessione del Festival de Cannes)
Per celebrare il suo 70 ° anniversario, il Festival ha pubblicato "CES ANNÉES-LÀ", la storia del Festival nelle parole dei critici cinematografici dai quattro angoli del mondo. Sotto la direzione di Thierry Frémaux e la  prefazione di Pierre Lescure, il book è disponibile dal 10 maggio, pubblicato da Stock.
70 feste, 70 palme d'or, 70 selezioni, 70 presidenti e ... 70 storie che riavvolgono il film di tutte quelle cerimonie e gloriosi anni, scritti da alcuni dei critici più illuminati e meticolosi, non solo dalla Francia ma anche dall'America, dall'Italia, la Russia, l'India, il Messico e la Turchia, capace di catturare l'abbondante diversità di Cannes, una città che apre le braccia per un breve periodo ogni anno ad un sogno che inizia nuovamente con ogni nuova stagione festivaliera.
"Ces années-là" racconta la storia di un'avventura iniziata nel 1939 nel contesto
dell'inizio della seconda guerra mondiale e rinascita nel 1946 come un modo per consegnare gli orrori all'oblio. La storia melanconica e accattivante di un'istituzione che, nonostante le sue occasionali mosse e pregiudizi, non ha mai fallito nella sua missione primaria: SCOPRIRE. La storia dei Maestri (Rossellini, Truffaut, Loach, Coppola, Wajda, Wenders, Lynch e Tarantino) e i loro CAPOLAVORI (Il Gattopardo, La Dolce Vita, The Umbrellas of Cherbourg, Blow up, Taxi Driver, Paris Texas, Underground, The Tree of Life). Ma anche un'idea, una visione del Cinema che è costantemente rinnovata, che spinge i limiti e va sempre avanti. I giornalisti scelti da Thierry Frémaux, Direttore Generale del Festival, testimoniano la permanenza di questa ossessione: Georges Simenon, presidente di giuria, lo sconvolgimento del maggio 1968, il saluto nazista di Maurice Pialat, l'incerta consacrazione di Oncle Boonmee, la posizione impegnata di The Class o Fahrenheit 9/11, ma soprattutto tutti quei segreti e momenti di felicità condivisi.
In questa ricorrenza qualcuno fra i più giovani si chiederà quando è nato quello che è considerato uno tra i più grandi festival cinematografici del mondo? 1939? 1946? Per non parlare delle due edizioni annullate per mancanza di finanziamenti e della edizione annullata a causa degli sconvolgimenti politici del maggio ’68. Innanzitutto ricordiamo le origini politiche del Festival: combattere il fascismo ponendosi in antitesi alla svolta data nel 1938 alla Mostra d’Arte cinematografica inserita nella Biennale di Venezia da Mussolini già dal 1932. Nel 1937 infatti a Venezia aveva vinto il film di Renoir dai toni pacifisti Grand Illusion, e per contrapposizione l’anno successivo per fare gradimento agli alleati nazisti, a dispetto del regolamento della Mostra che vietava di premiare documentari, Olympia di Leni Riefenstahl ottiene la Coppa Mussolini ex equo al film di Goffredo Alessandrini sul pilota italiano Luciano Serra. Anche la spinta degli Alleati Inglesi ed americani che volevano inserirsi nel mercato cinematografico europeo ebbe però il suo ruolo. Ma fu grazie a Philippe Erlanger, rappresentante del governo francese al Festival di Venezia che l’idea prese corpo. Era il 1939 quando dall’idea si passò ai fatti con la scelta del luogo dove svolgersi. La scelta di Cannes come sede doveva contrastare quella della Mostra al Lido di Venezia. Ovviamente Venezia è unica, ma Cannes in questi 70 anni ha dimostrato di stare alla pari. Per la prima edizione, prevista il 1 ° settembre 1939, la presidenza venne affidata a Louis Lumière, inventore del Cinematografo. Vennero invitate anche la Germania e l'Italia, che ovviamente declinarono la loro partecipazione, mentre gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Unione Sovietica promisero la loro presenza. Insomma un Festival a metà. In realtà l’idea era nata dal desiderio di creare non solo un contrappunto democratico alla Mostra ma anche per motivi artistici, l'obiettivo era estendere l'influenza della Francia e contribuire allo sviluppo economico del proprio settore cinematografico. Siccome uno degli obiettivi principali era quello di preservare buone relazioni diplomatiche, ogni Paese ospite aveva la possibilità di selezionare i film che voleva presentare e designare un membro della giuria. Infine per prevenire rivalità venne stabilito che ogni paese partecipante ricevesse un 'Gran Premio'. Purtroppo sappiamo come andò. Infatti, sebbene tutto fosse pronto per l’inaugurazione, nel 1939 la Germania nazista invase la Polonia inerme proprio quel 1° settembre che doveva vedere nascere il Festival. E così i le 26 pellicole che erano state selezionate non vennero mostrate al pubblico di Cannes. L'unica proiezione che venne effettuata all’epoca nonostante le circostanze fu il Gobbo di Notre Dame di William Dieterle, per il quale gli americani avevano costruito una riproduzione di cartone della  Cattedrale di Notre Dame sulla spiaggia di Cannes.
Solo la perseveranza di Philippe Erlanger permise alla fine del conflitto mondiale la
seconda nascita ufficiale del Festival nel settembre 1946. Al concorso parteciparono 19 paesi e la giuria internazionale era presieduta da Georges Huisman. Il Concorso iniziò il 20 settembre 1946 al Casinò Comunale di Cannes. Il tono dell'evento è pacifista sull'ideale di comprensione tra i paesi partecipanti e il cui regolamento risaliva a quello del 1939. Cosicché ogni Paese aveva già nominato il proprio membro della Giuria e selezionato i film da presentare. Il numero dei film venne determinato proporzionalmente alla produzione produttiva di ciascun paese nei dodici mesi precedenti alla manifestazione. La Giuria aveva anche la possibilità di rifiutare un film in concorso se considerato che potesse "offendere le sensibilità nazionali di qualsiasi stato" (articolo 7). Infine, e soprattutto, ogni Paese otterrà con il proprio "Gran Premio" (articolo 10).
Un Festival di successo, nonostante alcuni manifestazioni di protesta. Durante le prime proiezioni, anche se i film vennero presentati "nella loro lingua originale e senza sottotitoli" (articolo 14), la folla rumoreggiante in sala testimonia l'eccitazione per l'evento. Purtroppo le condizioni di proiezione erano tutt'altro che ideali. Alcune proiezioni provocano malumori, tra questi quella di un cortometraggio sovietico sulla liberazione di Berlino (Berlino di Juli Raisman), interrotto più volte per motivi tecnici. Si parlò di sabotaggio politico. Robert Favre Le Bret, segretario generale che lavorava per Philippe Erlanger, fu costretto a usare tutto il suo talento diplomatico per calmare la delegazione dell'URSS organizzando una seconda proiezione. Una nota di colore è che dopo aver assistito alla proiezione di Notorious, Robert Chazal commentasse con un tocco di umorismo: "Alfred Hitchcock ha ingaggiato il suo match: il proiezionista ha aggiunto alla suspence di Notorious del proprio, dimenticando di proiettare una intera bobina del film". A sua difesa ebbe a dire che questo aspetto della effettuazione della proiezione era stato trascurato nei preparativi e gli addetti alla proiezione erano stati reclutati tra i giardinieri della città ...
Eppure la prima edizione del Festival, con i suoi alti e bassi e gli aneddoti dei film, sarà ricordato come un evento di successo e il segno di un rinnovamento cinematografico storico.
Quell'anno vide tra l’altro la nascita sulla Croisette dei prodomi del neo-realismo italiano con la proiezione di Roma, Città aperta di Roberto Rossellini. E il pubblico scoprì Michèle Morgan, prima vincitrice del premio Miglior attrice nella storia del cinema per il suo ruolo nel film Sinfonia pastorale. Ma anche La battaglia delle rotaie di René Clément, omaggio alla resistenza dei ferrovieri e molti film che sono passati nella storia cinematografica - soprattutto Notorious di Hitchcock e Gilda di Charles Cukor e il film di chiusura della prima edizione del Festival di Cannes La Bella e la Bestia di Jean Cocteau .
Nel 1958, Philippe Erlanger, primo ideatore del Festival di Cannes, riconsiderò la genesi dell'evento e il fantasma del Festival del 1939 con François Chalais, un giornalista inestricabilmente legato alla leggenda di Cannes, i cui programmi "Reflets de Cannes" avevano tanto alimentato il mito.
Nel 2002, il Festival decise di recuperare questo evento dall’oblio con un tributo. Vennero proiettati sette film di allora, tra cui il mago di Oz di Vietor Fleming. La giuria incaricata di premiare il festival del 1939 ra presieduta dallo scrittore Jean D'Ormesson coadiuvato dai Direttori di Festival internazionali tra cui Dieter Kosslick (Berlinale), Alberto Barbera (Venezia), Lia Van Leer (Gerusalemme), dal regista tunisino Ferid Boughedir e dal regista Raymond Chirat. Ben 63 anni dopo, la Palma d'Oro venne assegnata all'unanimità alla pellicola Pacific Express di Cecil B. De Mille. Il titolo echeggiava la visione originale di Festival: "per creare uno spirito di collaborazione tra le produzioni di tutti i film". Con un cenno dell'umorismo, la giuria ha anche reso omaggio a due speranze femminili per lei quali si presagiva una promettente carriera, Judy Garland nel The Wizard of Oz di Vietor Fleming e Miehèle Morgan in The Loi Du Nord di Jaeques Feyder ... '
Ma c’è anche da ricordare di questi primi 70 anni del Festival di Cannes per gli
inevitabili scandali e polemiche. Infatti per celebrare questa edizione particolare, La Cinémathèque Française punta i suoi riflettori dal 26 aprile al 28 maggio 2017, con una retrospettiva, su 26 film che hanno creato polemiche sulla Croisette. Thierry Frémaux, delegato generale del Festival de Cannes, accompagnerà questo programma di film che sono passati alla storia del cinema. Lo stesso Thierry Frémaux ha commentato al riguardo: Il festival di Cannes celebra la sua 70ma edizione quest'anno, dal primo evento annullato nel 1939 e dal suo rilancio nel 1946, ma non è facile individuare quello che meglio cattura il suo spirito: la selezione ufficiale, l'elenco dei premiati, la Palme D'or, i gradini, o il tappeto rosso? La stampa, il mercato, il pubblico? Sono tutti quelli naturalmente, ma un'altra cosa è stata anche una caratteristica perenne per tutta la storia del festival: gli scandali e le controversie, i film che hanno sconvolto o disturbato il pubblico, o quelli che sono stati scoraggiati o condannati. Allo stesso modo quelle opere che hanno reso grande il Festival, queste fanno anche parte della leggenda. Eppure sarebbe troppo affrettato definirli semplicemente come problemi: tutti i film che hanno causato malumore sulla Croisette hanno portato a meravigliosi dibattiti, e ognuno di questi ha sollevato a modo suo interrogativi sulla storia del cinema contemporaneo e ha contribuito a impedire che la più grande festa mondiale diventi un luogo di consenso ufficiale.
Una parte del successo del Festival è stato dovuto anche alle varie sedi utilizzate e realizzate ad hoc  per adeguarsi alle sempre crescenti necessità della manifestazione, partendo dal Casinò Municipale fino all’attuale Palais des Festivals. All’inizio nel 1939 venne pensata una sala cinematografica presso il Casinò Municipale che esisteva sin dal 1907. Proprio nella Sala da 1000 posti ricavata nel Casino nel 1939 venne effettuata l’unica proiezione de Il Gobbo di Notre-Dame di William Dieterle - pochi giorni prima che scoppiasse la guerra e il conseguente annullamento della manifestazione per diversi anni.
Nel 1946, con la ripresa ufficiale dell'organizzazione dell'evento, la seconda prima edizione si svolse ancora in quella sala pervenendo anche ad un accordo con la rivale Mostra di Venezia per alternarsi annualmente nella organizzazione dei due eventi tra loro simili. L’anno successivo tuttavia, grazie anche agli sforzi della Municipalità di Cannes venne avviato il cantiere sul sedime del Circolo Nautico completato tra mille difficoltà e sebbene completato in tempi strettissimi la Cerimonia di premiazione si svolse al Casinò a causa dei danni subiti dalla struttura a
seguito di una violenta tempesta. Anche il 1948 non fu un anno favorevole e il Festival venne annullato per ragioni di bilancio e per permettere il completamento del Palais sulla Croisette che aveva subito rallentamenti nell’esecuzione. Solo l’anno successivo l'edificio veniva finalmente essere inaugurato da certo François Mitterrand. E arriviamo all’attuale  Palais des Festivals et des Congrès, pensato verso la fine degli anni '50 per soddisfare la crescente richiesta di posti e sale e realizzato successivamente e integrato così come lo conosciamo noi. Nel frattempo nel 1988, il Palais Croisette venne demolito.
Ma torniamo ai nostri giorni . . .
Per l'ottavo anno consecutivo, il Festival di Cannes, l'INCAA e Marché du Film ospitano La Semana de Cine del Festival de Cannes a BUENOS AIRES. L'evento si è svolto tra novembre e Dicembre 2016 come parte del Ventana Sur, principale mercato del cinema latino-americano, organizzato anche dal Festival di Cannes, l'INCAA e il Marché du Film. Sei dei film più memorabili dal 2016 Selezione Ufficiale a Cannes sono stati proiettati in Argentina: CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross (regia Premio di Un Certain Regard), TONI
ERDMANN di Maren Ade, ELLE di Paul Verhoeven, TRENO PER BUSAN di Yeon Sang- Ho, JUSTE LA FIN DU MONDE di Xavier Dolan (Grand Prix) e la Palma d'oro: I, Daniele BLAKE di Ken Loach. La Settimana del Cinema è stata introdotta presentata da Thierry Frémaux, insieme a Isabelle Huppert e Viggo Mortensen, ospiti d'onore della manifestazione, a presentare il loro film e condividere le loro esperienze e opinioni con il pubblico argentino.
Oltre a questo tributo nel lontano continente latino americano c’è da ricordare IL VIAGGIO DEI FILM DOPO CANNES: OSCARS, CÉSAR, GLOBI D'ORO ...
Infatti dopo la 42a cerimonia di César, dove sono stati generosamente premiati Elle, Juste la fin du Monde (è solo la fine del mondo) e I, Daniel Blake, nonché il recente riconoscimento per Forushande (The Client) agli Oscar, ricordiamo dalla Selezione ufficiale in competizione della passata edizione.
American Honey di ANDREA ARNOLD nominato ai  BAFTA - Film britannico eccezionale;
AQUARIUS  di KLEBER MENDONÇA FILHO nominato ai César - Miglior Film Straniero; BACALAUREAT di CRISTIAN MUNGIU nominato ai César - Miglior Attrice Straniera EFA - Miglior Direttore Europeo EFA - Migliore Scenografia Europea; ELLE di PAUL VERHOEVEN che ha sbancato in Francia ed all'estero sia nei Premi Golden Globe Miglior Film in lingua straniera, Migliore attrice con Isabelle Huppert, ma anche Goya - Miglior Film Europeo e ai César come Migliore Film e Migliore Attrice sempre con Isabelle Huppert. Il film ha anche ottenuto la Nomination agli Oscar – per l’attrice protagonista Isabelle Huppert, César - Miglior regista, César - Migliore attrice non protagonista per Anne Consigny César - Migliore attore non protagonista per Laurent Lafitte César - Miglior attore esordiente per Jonas Bloquet César - Migliore fotografia per Stéphane Fontaine César - Miglior adattamento per David Birke César - Miglior montaggio per Job Ter Burg César - Miglior sound per Jean-Paul Mugel, Alexis Place, Cyril Holtz e Damien Lazzerini César - Migliore musica originale per Anne Dudley EFA - Miglior film europeo EFA - Miglior Direttore Europeo EFA - Miglior Attrice Europea per Isabelle Huppert. Ed inoltre sia FORUSHANDE
di ASGHAR FARHADI Premio Oscar - Miglior Film Straniero e nominato ai Golden Globe - miglior film in lingua straniera, sia l’altro pluripremiato I, DANIEL BLAKE di KEN LOACH, premiato ai BAFTA –come eccellente film britannico César - Migliore Film straniero, ma anche plurinominato agli EFA - Miglior Film Europeo, Miglior Regista Europeo, Miglior Attore Europeo per Dave Johns EFA, Migliore Scenografia Europea per Paul Laverty BAFTA - Miglior Film BAFTA - Miglior Regista BAFTA - Migliore Sceneggiatura Originale per Paul Laverty BAFTA - Migliore attrice protagonista per Hayley Squires e ai Goya - Miglior Film Europeo. Ma anche JULIETA di PEDRO ALMODÓVAR, premiato ai Goya - Migliore attrice protagonista per Emma Suárez e nominato agli EFA Miglior Film Europeo, Miglior Regista Europeo, Migliore Attrice Europea con Emma Suárez e Adriana Ugarte, BAFTA Miglior Film non in lingua inglese, Goya Miglior Film, Miglior Regista, Miglior sceneggiatura adattata, Migliore Canzone Originale, Migliori Effetti Speciali Goya, Migliore Trucco e Acconciature; JUSTE LA FIN DU MONDE di XAVIER DOLAN premiato ai César Miglior regista, Miglior
attore con Gaspard Ulliel, Migliore montaggio, Migliore attrice straniera, Migliore attrice non protagonista con Nathalie Baye e  Migliore attore non protagonista con Vincent Cassel; LA FILLE INCONNUE di JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE, nominato ai César - Miglior Film Straniero; LOVING di JEFF NICHOLS , nominato agli Oscar - attrice protagonista con Ruth Negga, ai Golden Globe migliore attrice sempre con Ruth Negga e migliore attore con Joel Edgerton; MA LOUTE di BRUNO DUMONT premiato ai César Miglior sceneggiatura originale, Miglior attore con Fabrice Luchini, Migliore attrice non protagonista con Valeria Bruni Tedeschi César, Miglior fidanzato femminile per Raph, Migliori costumi con Alexandra Charles, Migliori Decorazioni con Riton Dupire-Clément, Migliore fotografia con Guillaume Deffontaines; MAL DE PIERRES di NICOLA GARCIA, nominato ai César, RESTER VERTICAL di ALAIN GUIRAUDIE, Nominato ai César; ed infine TONI ERDMANN di MAREN ADE premiato agli EFA - Miglior Film Europeo, Miglior Regista Europeo, Migliore Attrice Europea con Sandra Hüller, Migliore Attore Europeo con Peter Simonischek e Migliore Scenografia Europea, nonché nominato agli Oscar - Miglior Film Straniero,  ai César - Miglior Film Straniero, ai Golden Globe - Miglior Film in Lingua Straniera e BAFTA - Miglior Film non in Lingua Inglese.
Sempre in tema della storia del Festival quest’anno il programma di Cannes Classics
2017 sarà dedicato per la maggior parte ai film che ne hanno fatto la storia.
Quasi quindici anni fa, quando il rapporto tra cinema contemporaneo e memoria propria veniva scosso dall'avvento della emergente tecnologia digitale, il Festival di Cannes creò la sezione Cannes Classics, una selezione che mostra il lavoro di valorizzazione del cinema del patrimonio realizzato dalle società di produzione, i titolari dei diritti, le cinematheque o gli archivi nazionali in tutto il mondo. Il programma di quest’anno consta di ventiquattro proiezioni, un cortometraggio e cinque documentari. I film saranno proiettati come voluto dai detentori i diritti d’autore in DCP 2K o DCP 4K mentre L'Atalante di Jean Vigo per espresso volere della Gaumont verrà proiettato in 35mm. I film saranno proiettati nel Palais des Festivals, Salle Buñuel o Salle du Soixantième, in presenza di coloro che li hanno restaurati e, se sono ancora tra noi, da coloro che li hanno diretti. Come abbiamo detto i film selezionati per questa edizione del 2017 riguardano principalmente la storia del Festival di Cannes. Provengono da nazioni che hanno permesso al Festival de Cannes di diventare un luogo speciale di scoperte cinematografiche: Ungheria, Libano, Serbia, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Israele, Mauritania, Niger, Polonia, Svizzera, Giappone, Spagna, Paesi Bassi, Canada, Belgio e Australia. Paesi che ritengono altresì che la tutela del patrimonio del cinema sia essenziale. Quindi viene proposta in occasione della celebrazione della sua 70a edizione, una breve storia del Festival di Cannes, dal 1946 al 1992, da René Clément a Victor Erice, in sedici film che hanno fatto la storia del Festival de Cannes.
1946: La Bataille du Rail (Battle of the Rails) di René Clément (1h25, France): Grand Prix International de la mise en scène e Prix du Jury International.
1953: Le Salaire de la peur (The Wages of Fear) di Henri-Georges Clouzot (1952, 2h33, France, Italy): Grand Prix.
1956: Körhinta (Merry-Go-Round/Un Petit carrousel de fête) di Zoltán Fábri (1955, 1h30, Hungary)
1957: Ila Ayn? (Vers l'inconnu ?) di Georges Nasser (1h30, Lebanon)
1967: Skupljači Perja (I Even Met Happy Gypsies/J'ai même rencontré des Tziganes heureux) di Aleksandar Petrović (1h22, Serbia): Grand Prix Spécial du Jury ex-æquo, Prix de la Critique Internationale -FIPRESCI ex-aequo.
1967: Blow-up di Michelangelo Antonioni (1966, 1h51, United Kingdom, Italy, United States of America): Grand Prix International du Festival.
1969: Matzor (Siege/Siège) di Gilberto Tofano (1h29, Israel)
1970: Soleil O (Oh, Sun) di Med Hondo (1h38, Mauritania-France): Semaine de la critique
1976: Babatu, les trois conseils di Jean Rouch (1h33, Nigeria-France
1976: Ai no korîda (In the Realm of the Senses/L’Empire des sens) di Nagisa Oshima (1h43, France-Japan): Quinzaine des Réalisateurs.
1980: All that Jazz (Que le spectacle commence) di Bob Fosse (1979, 2h03, United States of America): Palme d’or ex-æquo.
1981: Człowiek z żelaza (Man of Iron/L’Homme de fer) di Andrzej Wajda (2h33, Poland): Palme d’or.
1982: Yol – The Full Version (The Way/La Permission) di Yilmaz Güney, directed by Serif Gören (1h53, Switzerland): Palme d'or ex-æquo, Prix de la Critique Internationale ¬FIPRESCI
1983: Narayama Bushikō (Ballad of Narayama/La Ballade de Narayama) by Shôhei Imamura (2h13, Japan): Palme d’or.
1992: El sol del membrillo (Le Songe de la lumière) di Victor Erice (2h20, Spain): Prix du Jury ex-æquo, Prix de la Critique Internationale -FIPRESCI.
1951-1999: Una piccola storia di cortometraggi presentati a Cannes: Spiegel van Holland (Miroirs de Hollande) di Bert Haanstra (1951, 10mn, The Netherlands) / La Seine a rencontré Paris di Joris Ivens (1958, 32mn, France) / Pas de deux di Norman McLaren (1968, 13mn, Canada) / Harpya di Raoul Servais (1979, 9mn, Belgium) / Peel di Jane Campion (1986, 9mn, Australia) / L’Interview di Xavier Giannoli (1998, 15mn, France) / When the Day Breaks di Amanda Forbis and Wendy Tilby (1999, 10mn, Canada)
Insieme ai precedenti saranno presentati le seguenti pellicole restaurate:
Madame de… di Max Ophüls (1953, 1h45, France).
L’Atalante di Jean Vigo (1934, 1h28, France)
Native Son (Sang noir) di Pierre Chenal (1951, 1h47, Argentina)
Paparazzi di Jacques Rozier (1963, 18mn, France)
Belle de jour (Beauty of the Day) di Luis Buñuel (1967, 1h40, France.
A River Runs Through it (Et au milieu coule une rivière) di Robert Redford (1992, 2h04, United States of America)
Lucía di Humberto Solas (1968, 2h40, Cuba)
Ed infine La storia del cinema raccontata dal cinema stesso, nella presentazione di cinque documentari:
La belge histoire du festival de Cannes (The Belgian's Road to Cannes) di Henri de Gerlache (2017, 1h02, Belgium)
David Stratton - A Cinematic Life di Sally Aitken (2017, 1h37, Australia)
Filmworker di Tony Zierra (2017, 1h29, United States of America).
Becoming Cary Grant (Cary Grant - de l'autre côté du miroir) di Mark Kidel (2017, 1h25, France)
Jean Douchet, l'enfant agité di Fabien Hagège, Guillaume Namur, Vincent Haasser (2017, 1h30, France)

venerdì 17 marzo 2017

Elle di Paul Verhoeven con Isabelle Huppert candidataOscar come Miglior Attrice Protagonista - la recensione di Marina Pavido

Nelle sale italiane dal 23 marzo, Elle è l'ultimo lungometraggio diretto da Paul Verhoeven, in concorso ufficiale al Festival di Cannes 2016 e per il quale Isabelle Huppert è stata candidata all'Oscar come Miglior Attrice Protagonista.La vita di Michèle, donna dal pugno di ferro a capo di un'importante azienda che produce videogiochi, cambia radicalmente il giorno in cui un uomo la aggredisce in casa propria. Una volta riuscita a rintracciarlo, però, senza ricorrere all'aiuto della polizia, tra i due si instaurerà un gioco strano ed alla lunga pericoloso.Che dire? Già il nome stesso di Isabelle Huppert è di per sé una garanzia. Se poi il prodotto in questione è frutto di un lungo e pensato riadattamento (l'opera di Verhoeven è tratta dal romanzo Oh... di Philippe Djian) da parte di un maestro del cinema mondiale che, anche questa volta, non ha dimenticato di curare a lungo sia i vari snodi narrativi sia l’introspettività dei protagonisti stessi, ecco come risultato un lungometraggio estremamente raffinato, complesso e stratificato, all’interno del quale sono racchiuse più di una tematica.In primo luogo, vi è il tema della propria identità personale e, nello specifico, dell’identità della stessa Michèle, la quale per molti anni ha indossato una sorta di maschera, una corazza al fine di apparire invulnerabile. In secondo luogo, il difficile rapporto con i genitori (in questo caso sarebbe meglio parlare di una vera e propria tragedia che ha per sempre segnato la vita della protagonista). Infine, ma non ultimo per ordine di importanza, vi è il tema della vendetta.Vendetta che ha luogo dopo molti anni e che non riguarda esattamente la persona direttamente interessata, ma che, ad ogni modo, viene perseguita in modo talmente sottile e talmente arguto – anche dal punto di vista dello script, questo ultimo lavoro di Verhoeven ha dimostrato di avere un ottimo livello – da far sì che la stessa Michèle possa entrare a far parte di diritto del gruppo delle “dark ladies” più intriganti della storia del cinema.Per questi motivi, ma anche per il crescendo di tensione e per i toni dal thriller che il regista olandese ha saputo trasporre sullo schermo, Elle si è rivelato un prodotto assolutamente da non perdere, al termine della cui visione ci si sentirà pienamente appagati.
 Marina Pavido 

venerdì 24 febbraio 2017

SPECIALE #OSCAR 2017#1 - I Pronostici


Dopo i Golden Globe, domenica 26 febbraio verranno assegnati gli Oscar nella notte delle Star, che vede tra i candidati FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi



Ai primi di gennaio sono stati assegnati i Golden Globe dove la parte del leone
l’ha fatta La La Land con cinque premi con il Miglior Attore protagonista Ryan Gosling ex equo a Casey Affleck in Manchester by the Sea, Miglior Regia, Migliore Colonna Sonora, Migliore Canzone originale: “City Of Stars” e Miglior Sceneggiatura originale. Mentre il Miglior Film è stato Moonlight, il Miglior Film d'animazione: Zootopia e il Miglior Film Straniero: Elle interpretato da Isabelle Huppert che ha ricevuto il premio da Leonardo Di Caprio.

Si sanno già i candidati finalisti agli Oscar, tra i quali Gianfranco Rosi con Fuocoammare che se la deve veder con I Am Not Your Negro, Life – Animated, O. J.: Made in America e 13th. Tra questi il più accreditato Life, Animated che racconta la vita di Owen Suskind al quale all’età di tre anni venne diagnosticato l’autismo e la terapia che gli permise di superare la malattia. Ma anche i due doc americani - risposta della parte democratica americana all’elezione di Trump - daranno filo da torcere a Rosi. Noi tifiamo per Rosi, non solo perché italiano ma anche perché l’epocale migrazione attraverso il Mediterraneo di popoli in fuga dalla violenza è una questione che riguarda il Mondo intero. Diciamo pure che il grande escluso è Martin Scorsese con
SILENCE (recensione) .

Gli altri candidati per le varie categorie sono:
Miglior Film: Arrival, Fences, Hacksaw Ridge, Hell or High Water, Hidden Figures, La La Land, Lion, Manchester by the Sea, Moonlight.
Miglior Attore protagonista: Casey Affleck in Manchester by the Sea, Andrew Garfield in Hacksaw Ridge, Ryan Gosling in La La Land, Viggo Mortensen in Captain Fantastic, Denzel Washington in Fences.
Miglior Attore non protagonista: Mahershala Ali in Moonlight, Jeff Bridges in Hell or High Water, Lucas Hedges in Manchester by the Sea, Dev Patel in Lion, Michael Shannon in Nocturnal Animals.
Miglior Attrice protagonista: Isabelle Huppert in Elle, Ruth Negga in Loving, Natalie Portman in Jackie, Emma Stone in La La Land, Meryl Streep in Florence Foster Jenkins.
Miglior Attrice non protagonista: Viola Davis in Fences, Naomie Harris in Moonlight, Nicole Kidman in Lion, Octavia Spencer in Hidden Figures, Michelle Williams in Manchester by the Sea.
Miglior Film d'animazione: Kubo and the Two Strings, Moana, My Life as a Zucchini, The Red Turtle, Zootopia
Miglior Cinematografia: Arrival, La La Land, Lion, Moonlight, Silence.
Miglior Costumi: Allied, Fantastic Beasts and Where to Find Them, Florence Foster Jenkins, Jackie, La La Land.
Miglior Regia: Arrival, Hacksaw Ridge, La La Land, Manchester by the Sea, Moonlight.
Miglior Documentario: Fuocoammare, I Am Not Your Negro, Life – Animated, O. J.: Made in America, 13th.
Miglior Documentario (corto): Extremis, 4.1 Miles, Joe’s Violin, Watani: My Homeland, The White Helmets.
Miglior Montaggio: Arrival, Hacksaw Ridge, Hell or High Water, La La Land, Moonlight.
Miglior Film Straniero: Land of Mine, A Man Called Ove, The Salesman, Tanna, Toni Erdmann.
Miglior Trucco e Acconciature: A Man Called Ove, Star Trek Beyond, Suicide Squad.
Migliore Colonna Sonora: Jackie, La La Land, Lion, Moonlight, Passengers.
Migliore Canzone originale: “Audition (The Fools Who Dream)” La La Land, “Can’t Stop The Feeling” Trolls, “City Of Stars” La La Land, “The Empty Chair” Jim: The James Foley Story, “How Far I’ll Go” Moana.
Miglior Produzione: Arrival, Fantastic Beasts and Where to Find Them, Hail, Caesar!, La La Land, Passengers
Miglior Corto d’animazione: Blind Vaysha, Borrowed Time, Pear Cider and Cigarettes, Pearl, Piper.
Miglior Cortometraggio: Ennemis Intérieurs, La Femme et le TGV, Silent Nights, Sing, Timecode.
Miglior Montaggio del Sonoro: Arrival, Deepwater Horizon, Hacksaw Ridge, La La Land, Sully.
Miglior Missaggio Audio: Arrival, Hacksaw Ridge, La La Land, Rogue One: A Star Wars Story, 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi.
Miglior Effetti Speciali: Deepwater Horizon, Doctor Strange, The Jungle Book, Kubo and the Two Strings, Rogue One: A Star Wars Story.
Miglior Sceneggiatura adattata: Arrival, Fences, Hidden Figures, Lion, Moonlight.
Miglior Sceneggiatura originale: Hell or High Water, La La Land, The Lobster, Manchester by the Sea, 20th Century Women.

Con queste premesse La La Land è il film favorito con 14 candidature, seguito da Arrival con 8 candidature e Lion e Manchester by the Sea con 6.

Secondo noi i film che meritano la statuette, con alcuni ex-equo, sono:
Miglior Film: Moonlight (recensione)


Miglior Attore protagonista: Casey Affleck in Manchester by the Sea ex-equo con Andrew Garfield in Hacksaw Ridge

Miglior Attore non protagonista: Mahershala Ali in Moonlight ex-equo con Michael Shannon in Nocturnal Animals.
Miglior Attrice protagonista: Isabelle Huppert in Elle ex-equo con Meryl
Streep in Florence Foster Jenkins

Miglior Attrice non protagonista: Viola Davis in Fences

Miglior Film d'animazione: The Red Turtle

Miglior Cinematografia: Lion

Miglior Costumi: Jackie

Miglior Regia: Arrival (recensione) ex-equo con Hacksaw Ridge

Miglior Documentario: Fuocoammare ex-equo con I Am Not Your Negro (recensione)

Miglior Montaggio: Hacksaw Ridge

Miglior Film Straniero: Land of Mine ex-equo con Tanna

Migliore Colonna Sonora: La La Land (recensione)

Migliore Canzone originale: City Of Stars in La La Land
Miglior Produzione: Hail, Caesar!

Miglior Montaggio del Sonoro: La La Land.
Miglior Missaggio Audio: Hacksaw Ridge
Miglior Sceneggiatura adattata: Moonlight.
Miglior Sceneggiatura originale: The Lobster

Il fatto che ci siano vari ex-equo la dice lunga sulla attuale produzione americana che è di alta qualità. Non resta che prepararsi alla notte più lunga dell’anno di domenica 26 gennaio e seguire la trasmissione in streaming da una dorata LA con un Red Carpet eccezionale, facendo il tifo per Fuocoammare di Gianfranco Rosi.

venerdì 18 novembre 2016

34° TORINO FILM FESTIVAL - dal 18 al 26 Novembre

Una  vetrina speciale (punk)delle migliori tendenze del Cinema Indipendente Internazionale


Apre oggi  all’Auditorium “Giovanni Agnelli” di Torino il 34° TORINO FILM FESTIVAL con il Film d’apertura BETWEEN US dell’americano Rafael Palacio Illingworth interpretato da Olivia Thirlby, Ben Feldman e un cameo di Peter Bogdanovich. Il Manifesto di questa edizione è dedicato a David Bowie, uno dei personaggi più eclettici della cultura contemporanea: grande musicista e interprete, attore cinematografico apparso in circa 15 film. L’immagine è tratta da una scena di Absolute Beginners con la regia di Julien Temple del 1986.

Sarà l'attrice Jasmine Trinca a condurre la serata di apertura della 34a edizione del Torino Film Festival come madrina nella serata di gala  un Festival relativamente giovane ma importante nel panorama festivaliero italiano. "Sono felicissima di tornare a Torino – afferma Jasmine Trinca – per accompagnare un Festival libero come pochi altri, capace sempre di anticipare un'idea di cinema inedita con la curiosità e lo sguardo ancora più che di un Cinema Giovane, di un Cinema Bambino". Jasmine Trinca esordisce a soli 19 anni nel film La stanza del figlio di Nanni Moretti. Tre Nastri d'argento, due Globi d'oro, il Premio Marcello Mastroianni alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, sono solo alcuni dei prestigiosi riconoscimenti che le sono stati attribuiti in questi anni. Nella prossima primavera la vedremo in Slam – Tutto per una ragazza, di Andrea Molaioli, che verrà presentato in anteprima assoluta proprio durante il 34° Torino Film Festival.
Ma parliamo dei numeri della edizione Torino Film Festival 2016 che conta 158 lungometraggi, 17 mediometraggi e 38 cortometraggi di cui 46 lungometraggi opere prime e seconde, 43 anteprime mondiali, 25 anteprime internazionali, 8 anteprime europee e 73 anteprime italiane. La kermesse si concluderà il 26 novembre al Cinema Reposi di Torino con il Film di chiusura FREE FIRE dell’anglosassone Ben Wheatley interpretato da Brie Larson, Cillian Murphy, Arnie Hammer
La principale sezione competitiva del festival TORINO 34, riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera, presenta quindici film realizzati nel 2016, inediti in Italia. I paesi rappresentati sono: Argentina, Austria, Belgio, Cambogia, Canada, Cile, Cina, Francia, Germania, Italia, Messico, Serbia, UK, Stati Uniti. Come sempre incentrata sul cinema “giovane”, la selezione dei film in concorso si rivolge alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati autori ai loro inizi come: Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik, Alessandro Piva, Pablo Larraín, Damien Chazelle. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze. Ecco i titoli delle 15 opere selezionate:
AVANT LES RUES del canadese Chloé Leriche, opera prima.
CHRISTINE dell’americano Antonio Campos, uno sprazzo su QUINTO POTERE.
LOS DECENTES di Lukas Valenta Rinner (Austria/Corea del Sud/Argentina), opera spiazzante.
LES DERNIERS PARISIENS di Hamè Bourokba e Ekoué Labitey (Francia), sorprendente
I FIGLI DELLA NOTTE di Andrea De Sica, opera prima come una favola nera.
JESUS di Fernando Guzzoni (Cile/Francia), analisi socio politica del Cile post Pinochet attraverso il rapporto padri/figli.
JUAN ZENG ZHE / THE DONOR di Qiwu Zang (Cina), dramma cinese che vira al noir.
LADY MACBETH di William Oldroyd (UK), adattamento dal lavoro di Nicolaj Leskov di una gotica dark lady.
LAS LINDAS di Melisa Liebenthal (Argentina), ovvero l’arte dell’apparire.
MAQUINARIA PANAMERICANA di Joaquín del Paso (Messico/Polonia), presentato alla Berlinale Talents un racconto grottesco dell’attuale crisi dell’economia mondiale.
LA MÉCANIQUE DE L’OMBRE di Thomas Kruithof (Belgio), opera prima tra thriller anni ’70.
PORTO di Gabe Klinger (USA/Francia/Portogallo/Polonia), opera prima tra Nouvelle Vague e narrazioni quasi impressioniste.
TURN LEFT TURN RIGHT di Doug Seok (Cambogia/USA/Corea del Sud, dodici capitoli simbolo della storia della Cambogia.
VETAR / WIND di Tamara Drakulic (Serbia), il passaggio dall’adolescenza alla età adulta.
WIR SIND DIE FLUT / WE ARE THE TIDE di Sebastian Hilger (Germania), opera prima metafisica.
L’altra sezione della kermesse è FESTA MOBILE che si apre con Between Us,
commedia drammatica, di Rafael Palacio Illingworth e si chiude con Free Fire, adrenalinico scontro a colpi di arma da fuoco e di battute tra dodici uomini e una donna, in una fabbrica dismessa a Boston negli anni ‘70, diretto da Ben Wheatley. Festa mobile presenta soprattutto i film raccolti durante l'anno per portare al TFF le opere più attese o che ci sono piaciute di più tra la produzione mondiale inedita in Italia. Tra i più attesi ricordiamo Sully, la storia dell'ammaraggio sull'Hudson nel 2009 dell'aereo pilotato da Chelsey "Sully" Sullenberg, diretto da Clint Eastwood e interpretato da Tom Hanks e Aaron Eckhart e Free State of Jones di Gary Ross, con Matthew McConaughey, la storia del disertore dell'esercito confederato che alla fine della 
Guerra di Secessione creò uno stato autonomo antisegregazionista. Nella rassegna anche Quello che ci è piaciuto di più nei festival stranieri:
Isabelle Huppert
irresistibile in Elle di Paul Verhoeven e L'avenir di Mia Hansen-Løve
, nei quali gioca con grinta e humor sui casi che possono sconvolgere la vita di una signora non più giovanissima; la satira feroce e la logica stringente con cui Danis Tanovic ci parla di Europa in Death in Sarajevo, dalla pièce di Bernard-Henri Lévy, ma anche la sontuosa maestria con cui Lav Diaz racconta l'epopea del rivoluzionario
filippino Andrés Bonifacio y de Castro in A Lullaby for a Sorrowful Mystery
; la lucida, affannosa lotta per la sopravvivenza della famiglia di disperati di Ma' Rosa di Brillante Mendoza. Poi anche Qualche indie: il sofferto Live Cargo di Logan Sandler, con Dree Hemingway e con inedite Bahamas fotografate in bianco e nero; E last but not least, un gruppo di film italiani: da Slam - Tutto per una ragazza, nel quale
Andrea Molaioli riambienta il romanzo di Nick Hornby a Roma, al mockumentary Sono Guido e non Guido, nel quale Alessandro Maria Buonomo inventa un fratello gemello autore delle poesie di Guido Catalano; dal viaggio di Maurizio Zaccaro attraverso il mondo, per chiedere a intellettuali, artisti, filosofi, politici che cos'è oggi la felicità (La felicità umana) a quello di Elisabetta Sgarbi sui volti e i corpi degli umili ritratti dal Romanino nei suoi affreschi in tre chiese della Val Camonica (La lingua dei furfanti); dallo sguardo sugli anni ‘60 di Steve Della Casa, che in Nessuno ci può giudicare rievoca l'impatto che ebbero il rock italiano e i musicarelli sui cambiamenti radicali del decennio, a quello di Daniele Segre, che in Nome di battaglia donna ricostruisce la Resistenza attraverso le testimonianze delle partigiane piemontesi che parteciparono alla lotta; dall'omaggio a Gipo Farassino, lo chansonnier torinese paragonato a Brassens e Montand (Gipo, lo zingaro di Barriera di Alessandro Castelletto), al sensuale viaggio nell'erotismo compiuto da una scrittrice straniera in una villa italiana (Sadie di Craig Goodwill), entrambi sostenuti dalla Film Commission Torino Piemonte.

FESTA VINTAGE è invece una piccola sottosezione dedicata a compleanni, restauri, riscoperte del cinema del passato. Omaggi: a David Bowie, con Furyo di Nagisa Oshima, a Michael Cimino, con la versione restaurata di The Deer Hunter, ai fratelli Fabio e Mario Garriba, con I parenti tutti, Voce del verbo morire e In punto di morte.

Quest’anno il Gran Premio Torino viene assegnato a Christopher Doyle, diventato quasi per caso uno dei più importanti direttori della fotografia del mondo. Una vita vissuta sempre all'insegna della libertà e dell'esperienza, trovando qualunque occupazione in giro per il mondo fino a lavorare con Gus Van Sant, Barry Levinson, Philippe Noyce, Zang Yimou, Wong Kar-wai e diventare lui stesso regista. Per l’occasione verrà proiettato WIND di Saw Tiong Guan (Malesia/Hong Kong, 2016, DCP, 33’). Un vero tuffo nell'eccezionale vita del Gran Premio Torino.

C’è poi GABRIELE SALVATORES PRESENTA: CINQUE PEZZI FACILI. Cinque film che hanno cambiato la vita e la professione del regista come lui stesso spiega. Era tutto pronto. La mia stanza, la scrivania, persino la targhetta d'ottone col mio nome sulla porta dell'ufficio legale di mio padre. Ma c'erano in giro quei film, in quegli anni... E quella musica che ti catturava dalla colonna sonora! Devo ringraziare questi cinque film, questi "Cinque pezzi facili" (ma non semplici), perché sono tra quelli che mi hanno impedito di fare l'avvocato. Un film può cambiarti la vita? Nel mio caso la risposta è sì. Sveliamo i cinque titoli tra i quali la Palma d’oro a Cannes JULES ET JIM di François Truffaut del 1962, IF... di Lindsay Anderson del 1968, ALICE’S RESTAURANT di Arthur Penn del 1969 e THE STRAWBERRY STATEMENT di Stuart Hagmann del 1970.

La sezione eccentrica del festival AFTER HOURS raccoglie come ogni anno una serie di film che spaziano dall'horror al mockumentary, dal bizzarro all'erotico, dalla metafora sofisticata alla commedia demenziale. C’è poi Vocazione notturna: inaugurata nel 2015, anche quest'anno il primo sabato del festival, il 19 novembre, da mezzanotte al mattino successivo la "Notte horror"
Per quanto riguarda la sezione TFFdoc si parte dall’amore che è il motore che muove ogni cosa e che quest’anno ispira anche il focus di TFFdoc, che diventa per l’occasione TFFdoc/love. Attraverso sei film, dal lunedì al venerdì, verranno declinate tutte le varianti enunciate nella citazione sul tema dell’amore di Paul B. Preciado. Incontri con i registi e le registe dei film presentati, con filosofe, autori, giornalisti, ricercatrici, biografe, militanti che accompagneranno il pubblico in questo tunnel of love. Le opere italiane selezionate sono: A PUGNI CHIUSI di Pierpaolo De Sanctis, AB URBE COACTA di Mauro Ruvolo, A BITTER STORY di Francesca Bono, HIDDEN PHOTOS di Davide Grotta, MOO YA di Filippo Ticozzi, PRO LOCO di Tommaso Lipari, SARO di Enrico Maria Artale e LA VILLE ENGLOUTIE di ZimmerFrei.
Sempre a proposito di autori italiani la sezione ITALIANA.CORTI riservata a cortometraggi italiani inediti. Quest’anno sono 13 titoli, racchiusi in 3 programmi “battezzati” dai Rolling Stones. Puro Rock n Roll. Ognuno dei (piccoli) film è un universo a sé che segue le sue regole e le sue traiettorie. Il corto è radicale per definizione. Nel 2015 sono stati premiati Le Dossier de Mary S. di Olivia Molnàr (Miglior cortometraggio) e La dolce casa di Elisabetta Falanga (Premio speciale della giuria).
Altra sezione da non farsi sfuggire è ONDE, che seguendo per istinto il destino delle nouvelle vague nelle derive cinematografiche contemporanee, anche quest’anno si fa interprete di quel dialogo mai terminato tra la finitezza del narrare e l’infinitezza dei linguaggi. Diciotto film di metraggio vario, che rispondono, ognuno a suo modo, alla ricerca di un nesso distintamente espressivo e appassionatamente cinematografico tra la Storia, con i suoi eventi, e le storie, coi loro vissuti. Ad uno sguardo più attento e messi insieme i film selezionati sono segnati dal destino di un Cinema che forza la sua stessa classicità, dialoga con la modernità dei Maestri, e dunque interroga il tempo presente con gli strumenti di un’indagine che è prima di tutto linguistica, espressiva.
Siamo all’anno secondo della retrospettiva " COSE CHE VERRANNO. LA TERRA VISTA DAL CINEMA ", sulle raffigurazioni, per lo più distopiche catastrofiche-apocalittiche, che il cinema ha dato della Terra del futuro, spesso mediandole dalla letteratura. Come accennato dalla Direttrice artistica Emanuela Martini “Ecco quindi un nuovo percorso attraverso previsioni che si sono talvolta realizzate e che non hanno perduto di attualità. Dalle sconsolate considerazioni sull'amore e la perdita dei sentimenti dei cortometraggi di Jean-Luc Godard al doloroso ammonimento di Bertrand Tavernier sulle possibili derive degli spettacoli televisivi; dal viaggio nel 1984 immaginato da George Orwell a quello nella memoria e nel tempo del capolavoro di Chris Marker; dalle metropoli in frenetica attesa della fine del mondo (Toronto in Last Night di Don McKellar) ai mondi desertificati e in rovina post-fine del mondo (Glen and Randa di Jim McBride, Le dernier combat di Luc Besson); dai giochi mortali di Rollerball (l'originale di Norman Jewison) e Battle Royale di Kinji Fukasako, ai "giocattoli" che hanno acquistato coscienza e non ne vogliono sapere di scomparire di Spielberg e Salvatores. Ci sono film rari (il cecoslovacco Ikarie XB1 di Jindřich Polák), film sconosciuti che sono diventati piccoli cult (A Boy and His Dog di L. Q. Jones), satire frenetiche e anarcoidi (Mr. Freedom di William Klein, Sleeper di Woody Allen, Accion mutante di Álex de la Iglesia), film da rivalutare nella drammatica attualità della loro narrazione, come Demon Seed di Donald Cammell (un computer che vuole un erede da una donna) e The Stepford Wives di Bryan Forbes (benestanti mariti suburbani che preferiscono mogli robot a quelle in carne e ossa).”
Ricordiamo infine il TorinoFilmLab che sostiene filmmaker emergenti da tutto il mondo attraverso attività di formazione, sviluppo di progetti e finanziamento alla produzione e alla distribuzione e può vantare un totale di 68 film completati, presentati nei maggiori festival del mondo e distribuiti a livello internazionale. Dal 2008 grazie alle attività del TorinoFilmLab sono stati assegnati oltre 40 premi a sostegno della produzione di progetti sviluppati nei suoi programmi. E il 2016 si chiude con un nuovo record: 25 film completati e selezionati per partecipare ai più prestigiosi festival del mondo. Tra i ben 14 film targati TFL presenti quest’anno al Torino Film Festival spiccano The Happiest Day in the Life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen - vincitore di Un Certain Regard che sarà proiettato in Festa Mobile - e Jesús di Fernando Guzzoni che sarà nel concorso Torino 34, cui si aggiungono i 12 titoli che compongono la sezione: Apprentice, Câini, Deadweight, Go Home, Godless (Pardo d’Oro a Locarno), Out of Love, Polaarpoiss, Die Reise mit Vater, Thala My Love, Together For Ever, Tombé du ciel, La última tierra.
Ma passiamo alle GIURIE che sono così composte:
TORINO 34 presieduta dall’americano Ed Lachman e membri Don McKellar (Canada), Mariette Rissenbeek (Germania), Adrian Sitaru, Romania), Hadas Yaron (Israele)
INTERNAZIONALE.DOC: Kamal Aljafari (Germania), Ann Carolin Renninger (Germania), Gaël Teicher (Francia)
FIPRESCI: Gianlorenzo Franzi (Italia), Frédéric Jaeger (Germania), Yael Shuv (Israele)
ITALIANA.DOC: Eleonora Danco (Italia), Luciano Rigolini (Svizzera), Marcello Sannino (Italia)
ITALIANA.CORTI: Colapesce, Lucia Veronesi e Matteo Zoppis
Ed infine la giuria CIPPUTI composta da  Altan, Claudio Carabba e Stefania Casini. Al PREMIO CIPPUTI concorrono 8 film presentati nelle sezioni TORINO 34, FESTA MOBILE, TFFdoc/Internazionale.doc e TFFdoc/Italiana.doc rispettivamente: LOS DECENTES di Lukas Valenta Rinner, JUAN ZENG ZHE / THE DONOR di Qiwu Zang, MAQUINARIA PANAMERICANA di Joaquín del Paso per Torino 34; KATE PLAYS CHRISTINE di Robert Greene, LAO SHI / OLD STONE di Johnny Ma per FESTA MOBILE; NANA di Luciana Decker (TFFdoc/Internazionale.doc) e da TFFdoc/Italiana.doc A PUGNI CHIUSI di Pierpaolo De Sanctis e AB URBE COACTA di Mauro Ruvolo.