(Foto per
gentile concessione della Berlinale , del Festival di Cannes e della Mostra di Venezia)

Passiamo
quindi alla classifica dei lungometraggi
provenienti da 21 paesi e le emozioni che ci hanno suscitato soffermandoci sui
primi cinque. Innanzitutto Fuocoammare
di Gianfranco Rosi - doc Orso d’Oro 2016. Documentarista autore di
una
pellicola fuori da ogni schema preordinato che va dritto al cuore dello
spettatore. Un urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il
giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del medico condotto di
Lampedusa Dott. Bartolo verso i migranti da soccorrere è commovente. A seguire Smrt u Sarajevu di Danis Tanović - Orso
d’Argento Gran Premio della Giuria. Non poteva essere altrimenti. Il tema è
quello della memoria di quanto successo a Sarajevo il secolo scorso. Ma anche
della fratellanza fra popoli che coabitano che viene calpestata in nome delle
diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia
abilmente la vita degli ospiti e degli impiegati di un grande albergo con un
ritmo crescente. Speriamo di vederlo nelle sale italiane. Secondo noi doveva
seguire poi Chang Jiang Tu
(Crosscurrent) di Yang Chao - Orso d’Argento per il contributo artistico
nella fotografia. Un viaggio sull’amore platonico tra i flutti del fiume cinese
che sfocia a Shangaj. Oltre la fotografia è considerevole l’interpretazione
della giovane amata alla quale poteva essere attribuito l’Orso d’Argento.
Invece il premio è andato all’interprete di Kollektivet di Thomas Vinterberg - Orso d’Argento migliore attrice.
Storia autobiografica, ma confusa su una Comune degli anni ’70 e le conseguenze
sui suoi componenti. Audace anche Soy
Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione ambientata nel Continente
americano per scappare dalla povertà assoluta del Messico. Peccato che il film
è stato escluso dai premiati perché lo script poteva aspirare ad un
riconoscimento. Come pure Quand on a 17
ans di André Téchiné, è rimasto escluso inspiegabilmente dai premi, anche
da quelli delle Giurie Indipendenti. I giovani protagonisti Thomas e Damian
consegnano allo spettatore un punto di vista che spesso gli adulti faticano a
comprendere. Segue poi il film premiato Inhebbek
Hedi di Mohamed Ben Attia - Orso d’Argento migliore attore e Premio
migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista del
promettente Majd Mastoura (Bidoun 2
di JlaniSadi) è convincente, al contrario l’altalenante andamento della storia lo
è meno con un finale scontato. Quindi l’assegnazione del Premio Opera prima
risulta controversa. Infine nei primi inseriamo e fra i film fuori concorso Saint Amour di Benoît Delépine e
Gustave Kervern- Una coppia affiatatissima e datata (Gérard Depardieu &
Benoit Poelvoorde) insieme a due giovani speranze del cinema francese (Vincet
Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito
leggero della commedia si celano i temi universali sull’amore. Citiamo pure fuori
concorso il Film controverso d’apertura Hail,
Caesar! di Joel and Ethan Coen - Narrazione scanzonata e dorata degli
Studios anni ’50 e non poteva essere altrimenti. I Fratelli Coen possono
permettersi anche queste disgressioni controcorrente. Invece ha deluso Where To Invade Next di Michael Moore –
doc. Ritmo fluente ma con punti di vista discutibili. Il regista è un
dispensatore di sequenze ben dosate, ma sarà tutto vero quello che ci racconta,
o piuttosto si tratta di una operazione commerciale?
Passiamo
quindi ai lungometraggi presentati nelle sezioni Panorama, Forum, PDK e Sezioni
autonome Generation che hanno vinto e alla nostra classifica di quelli visti
tra gli oltre 100 lungometraggi di cui 88 di genere e 19 doc e le emozioni che
ci hanno suscitato. Non abbiamo esattamente colto nel segno, ma siamo andati
vicini. Infatti quattro dei venticinque film visti sono stati scelti dalle
Giurie dei Premi collaterali. In particolare la classifica dei primi 5 film
visti nella sezione Panorama vede al
primo posto Les Premiers, les Derniers
di Bouli Lanners - Premio della Giuria Ecumenicale e Premio LABEL EUROPA
CINEMAS con uno strepitoso Michael Lonsdale. Al secondo posto l’attualissimo tema
proposto da La Route d'Istanbul di
Rachid Bouchareb sul richiamo jadista su giovani europei disadattati. Segue Mãe só há uma (Don’t Call me Son) di
Anna Muylaert - Premio dei lettori della Rivista MÄNNER thriller ben
confezionato, ed infine Nunca vas a
estar solo (You'll Never Be Alone) di Alex Anwandter seguito dal fantasioso
El rey del once di Daniel Burman.
Nella classifica dei film visti nella sezione Panorama Dokumente lo struggente Wu Tu (My Land) di Fan Jian - Cina
(Talents) merita il podio seguito dal riuscito Hotel Dallas di Livia Ungur, Sherng-Lee Huang. Mentre il Premio del
Pubblico è andato a Who’s Gonna Love Me
Now? di Tomer Heymann, Barak Heymann, Alexander Bodin Saphi. Nella classifica dei film visti nella
sezione Forum al primo posto Homo
sapiens di Nikolaus Geyrhalter, con una fotografia strepitosa, seguito da Tempestad di Tatiana Huezo menzione
speciale per il Premio CALIGARI FILM seguito da un thriller dai risvolti
sociali Maquinaria Panamericana di
Joaquín del Paso (presentato tra i Talents) e dal film ceco Nikdy nejsme sami (We Are Never Alone)
di Petr Vaclav premiato dai lettori della Rivista Tagesspiegel. Infine il doc P.S. Jerusalem di Danae Elon. Storia
della attuale diaspora israelitica. Inoltre abbiamo recuperato El Abrazo del
Serpiente di Ciro Guerra presentato tra gli eventi di NATIVe. Un racconto
profondamente emozionale sul risveglio dello sciamano più potente del
colombiana Amazzonia. Passato, presente e futuro si intrecciano in un viaggio
con uno scienziato occidentale per trovare una pianta sacra che fornisce sia la
guarigione fisica e spirituale.
Passiamo a Cannes dove l’anno scorso
i cineasti italiani (e che cineasti) avevano raccolto le briciole, mentre quest’anno
l’Italia è rimasta a bocca asciutta. Sebbene il pubblico di Cannes abbia apprezzato sia Fai Bei
Sogni di Marco Bellocchio che Fiore di Claudio Giovannesi, il divario con le
altre pellicole in concorso ha fatto la differenza. La giuria di Cannes,
presieduta da George Miller, oltre a premiare le quote e star collaudate, ha
omaggiato la Francia rappresentata da Oliver Assays. Avendo visto tutti i film
in competizione, ad eccezione del film di Alain Guiraudie, la nostra classifica
dei primi cinque film in concorso e fuori concorso vede al primo posto la
coraggiosa denuncia della corruzione nelle filippine con Ma’ Rosa di Brillante Mendoza - Premio migliore attrice a Jaclyn
JOSE, seguito dall’enfante prodige Xavier Dolan che con il suo It’s Only the End of the World ha
conquistato il Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenicale
ex-equo con Andrea Arnold e Ken Loach . Segue American Honey di Andrea Arnold Premio della Giuria e Premio della
Giuria Ecumenicale ex-equo con Xavier Dolan e Ken Loach. Lapeace teatrale The Salesman di Asghar Farhadi che meritava
di più del Premio migliore sceneggiatura e Premio miglior attore a Shahab
Hosseini. A Ma Loute di Bruno Dumont
invece non è andato alcun premio; si tratta di un horror poliziesco grottesco
dove spicca l’interpretazione notevole di Valeria Bruni Tedeschi. La giuria ha
premiato poi I, Daniel Blake
dell’ottantenne Ken Loach con la Palma d'oro e il Premio della Giuria
Ecumenicale ex-equo con Xavier Dolan e Andrea Arnold, Bacalaureat di Cristian Mungiu per la migliore regia ex-aequo con
Olivier Assayas per Personal Shopper
e Toni Erdmann di Maren Ade, Premio
della Giuria FIPRESCI. Vogliamo infine citare The Last Face di Sean Penn che resta in assoluto il più brutto
film! Fuori concorso segnaliamo il poetico Le
Cancre di Paul Vecchiali e il doc Gimme
Danger di Jim Jarmusch. Per quanto riguarda la selezione a latere Un Certain Regard, la cui giuria era
presieduta dall’attrice svizzera Marthe Keller, riportiamo la cinquina più
bella con in testa La Tortue Rogue di
Michael Dudok de Wit - Premio Speciale Un Certain Regard seguito da Fuchi Ni Tatsu di Kôji Fukada - Premio
della Giuria e After the Storm di Kore-eda
Hirokazu. Meritevole anche Me’Ever
Laharim Vehagvoat di Eran Kolirin eVaroonegi
dell’iraniano Behnam Behzadi. Ricordiamo gli altri premi della sezione collaterale
che sono invece andati a Il giorno più
bello nella vita di Olli Mäkidi di Juho Kuosmanen - Premio Un Certain
Regard, Premio per la miglior regia a Matt Ross per CAPITAN FANTASTIC e a Voir
du Pays di Delphine e Muriel Coulin - Premio per la migliore sceneggiatura.
Nella medesima sezione era pure presente
il film italiano Pericle Il Nero di Stefano Mordini con un appaluditissimo
Scamarcio. Inoltre la Camera d’Oro alla migliore opera prima è andata a Divines di Houda Benyamina presentato alle
Quinzaine des Realisateurs. Dei film visti delle sezioni autonome Quinzaine e
Semaine de la Critique rispettivamente Diamond
Island (Davy Chou) è stato premiato. Mentre segnaliamo per la Quinzaine Tour de France di Rachid Djaïdani che
completa la trilogia di Depardieu attore e la perdita del figlio. Pochi ne
parlano ma, accanto al Festival di Cannes, nella vicinissima Chiesa di Notre Dame de Bon Voyage si
svolge un Festival piccolino e nello stesso tempo grande Il Festival Sacro della Bellezza, arrivato alla terza edizione.
Quest’anno l’amatissimo attore Michael Lonsdale, ci ha commosso con la sua
interpretazione della Via Crucis. Con questa menzione vogliamo ringraziarlo. Quel che resta dei due Festival europei di
Berlino e Cannes è però il Fil Rouge che li lega a Venezia ovvero l’omaggio
agli Studios. Infatti se Berlino è stato inaugurato da Hail Caesar! e Cannes da Cafè
Society a Venezia verrà presentato il musical hollywoodiano La Land di Damien Chazelle autore del
premio Oscar Whiplash.
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