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Già dalla
presentazione dei film selezionati per il Concorso Internazionale l’attesa era
grande, e nel fine settimana abbiamo avuto modo di vedere, tra gli altri, una terna di possibili vincitori tutti
provenienti da quello che era una volta l’Est europeo. A dimostrazione ancora
una volta del fermento culturale post comunista in atto in quei paesi. In
ordine di gradimento si pone al primo posto INIMI CICATRIZATE del rumeno Radu
Jude, ben noto con Aferim.
Sebbene superi di mezzora i fatidici 120 min e tratti l’argomento ostico della sofferenza, lo spettatore esce dalla sala con un punto di vista rinnovato appunto dalla sofferenza del giovanissimo protagonista. La vita vissuta in un sanatorio di incurabili riproduce un microcosmo di caratteri umani e nonostante tutto la forza dell’amore è trainante. Da un lato la disperazione dei ricoverati, dall’altro la complicità degli inservienti e infermieri che alleviano la sofferenza dei primi con la loro umanità. Lo sforzo registico riesce a portare sul grande schermo un lavoro autobiografico di Max Blecher consunto dalla malattia a solo 29 anni, dei quali gli ultimi dieci passate nella sofferenza. Un aiuto lo da lo stesso giovane autore con le sue riflessioni sui valori futili della vita terrena. Credo che per questo meriti anche il premio della giuria Ecumenica. L’altro film degno
di premio è Ostania Rodina del polacco Jan P. Matuszynski. Pure questo è un film biografico sul celebre pittore surrealista polacco Zdzislaw Beksinski, vissuto a cavallo del periodo del regime comunista, e della sua famiglia. Con maniacale freddezza Beksinski immortala con la videocamera i momenti salienti e cruciali della propria famiglia a cui sopravvive dopo la fine del regime. Il finale non è scontato e rivela un certo rimpianto del regista verso la società comunista ed i valori di una famiglia sorretta dal genere femminile rappresentato dalla moglie Zonja. Spassoso il rapporto con lo stravagante figlio e i vari omaggi alla cinematografia mondiale dell’epoca. Il terzetto di film è completato dall'ironico Slava (Glory) del duo registico
bulgaro composto da Kristina Grozeva e Petar Valchanov alla loro seconda prova registica. La burocrazia corrotta ed autoreferenziale contro l’ultimo degli ultimi cittadini. La storia ha un finale inaspettato e ben congegnato. Notevole la interpretazione di Stefan Denolyubov nei panni di Tsanko Petrov che merita il premio. Abbiamo visto anche il film francese La Prunelle de mes yeux di Axelle Ropert con la bravissima giovane attrice Melanié Bernier nel ruolo della radical chic cieca. La commedia francese degli equivoci si destreggia nei rapporti amorosi appunto fra una francese cieca e uno squattrinato artista greco a voler sottolineare l’universalità dei sentimenti che attraggono due persone ad amarsi, a detestarsi, insomma ad interagire. Ci ha deluso invece l’argentino Matías Piñeiro con HERMIA & HELENA. Il regista, sebbene non sia all’esordio, ha costruito un film altalenante su una gioventù globalizzata che si trasferisce da una parte all’altra del mondo e non riesce a mettere radici. Purtroppo anche gli attori giovanissimi non hanno contribuito alla riuscita dell’opera.
Sebbene superi di mezzora i fatidici 120 min e tratti l’argomento ostico della sofferenza, lo spettatore esce dalla sala con un punto di vista rinnovato appunto dalla sofferenza del giovanissimo protagonista. La vita vissuta in un sanatorio di incurabili riproduce un microcosmo di caratteri umani e nonostante tutto la forza dell’amore è trainante. Da un lato la disperazione dei ricoverati, dall’altro la complicità degli inservienti e infermieri che alleviano la sofferenza dei primi con la loro umanità. Lo sforzo registico riesce a portare sul grande schermo un lavoro autobiografico di Max Blecher consunto dalla malattia a solo 29 anni, dei quali gli ultimi dieci passate nella sofferenza. Un aiuto lo da lo stesso giovane autore con le sue riflessioni sui valori futili della vita terrena. Credo che per questo meriti anche il premio della giuria Ecumenica. L’altro film degno
di premio è Ostania Rodina del polacco Jan P. Matuszynski. Pure questo è un film biografico sul celebre pittore surrealista polacco Zdzislaw Beksinski, vissuto a cavallo del periodo del regime comunista, e della sua famiglia. Con maniacale freddezza Beksinski immortala con la videocamera i momenti salienti e cruciali della propria famiglia a cui sopravvive dopo la fine del regime. Il finale non è scontato e rivela un certo rimpianto del regista verso la società comunista ed i valori di una famiglia sorretta dal genere femminile rappresentato dalla moglie Zonja. Spassoso il rapporto con lo stravagante figlio e i vari omaggi alla cinematografia mondiale dell’epoca. Il terzetto di film è completato dall'ironico Slava (Glory) del duo registico
bulgaro composto da Kristina Grozeva e Petar Valchanov alla loro seconda prova registica. La burocrazia corrotta ed autoreferenziale contro l’ultimo degli ultimi cittadini. La storia ha un finale inaspettato e ben congegnato. Notevole la interpretazione di Stefan Denolyubov nei panni di Tsanko Petrov che merita il premio. Abbiamo visto anche il film francese La Prunelle de mes yeux di Axelle Ropert con la bravissima giovane attrice Melanié Bernier nel ruolo della radical chic cieca. La commedia francese degli equivoci si destreggia nei rapporti amorosi appunto fra una francese cieca e uno squattrinato artista greco a voler sottolineare l’universalità dei sentimenti che attraggono due persone ad amarsi, a detestarsi, insomma ad interagire. Ci ha deluso invece l’argentino Matías Piñeiro con HERMIA & HELENA. Il regista, sebbene non sia all’esordio, ha costruito un film altalenante su una gioventù globalizzata che si trasferisce da una parte all’altra del mondo e non riesce a mettere radici. Purtroppo anche gli attori giovanissimi non hanno contribuito alla riuscita dell’opera.
Nella
splendida cornice della Piazza Grande dopo che la coccolatissima
Stefania Sandrelli ha ricevuto il Premio alla carriera, è stato proiettato in anteprima mondiale il seguito di Jason Bourne in una versione adrenalinica. Matt Demon tiene testa a tutti e per due ore sfugge miracolosamente ai trabocchetti tesi dalla CIA.
Delle altre
sezioni abbiamo assistito al lento MAÑANA A ESTA HORA della regista colombiana
Lina Rodríguez (Cineasti del presente), ad ASCENT (selezione Sign of Life)
della danese Fiona Tan che ha racchiuso in 80’ migliaia di meravigliosi scatti
fotografici del Monte Fujj. Come sottolineato dalla stessa regista il film non
si sarebbe
potuto fare senza il contributo delle musiche di Leo Anemaet.
Stefania Sandrelli ha ricevuto il Premio alla carriera, è stato proiettato in anteprima mondiale il seguito di Jason Bourne in una versione adrenalinica. Matt Demon tiene testa a tutti e per due ore sfugge miracolosamente ai trabocchetti tesi dalla CIA.
Sempre in
Piazza Grande è passato l’esordio di Emmanuel Courcol con CESSEZ-LE-FEU. Un
film di maniera e ben confezionato che ci ricorda dal punto di vista di tre
fratelli arruolati nell’esercito francese gli orrori e la catastrofe della
Prima Guerra Mondiale.
Ma nella
suggestiva cornice di Piazza Grande debbono ancora essere proiettati due film
presentati a Cannes. Il primo I, Daniel Blake di Ken Loach Palma d’Oro. Il
secondo presentato alla Quinzaine des réalisateurs: Poesia sin fin di Alejandro
Jodorowsky che riceverà il Pardo d’onore Swissscom la sera di venerdì prossimo.

potuto fare senza il contributo delle musiche di Leo Anemaet.
Fuori
Concorso ci è piaciuta la lunga chiaccherata con lo scrittore, drammaturgo e
attivista politico austriaco degli anni '60 Peter Handke e la regista Corinna
Belz autrice appunto del doc Peter Handke - In the Woods, Might Be Late.
Bello anche
nella selezione Panorama Suisse il surrealistico film Aloys di Tobias Nölle ,
vincitore del Premio FIPRESCI all'ultima Berlinale nella selezione Panorama,
che dimostra la freschezza del cinema svizzero.
Infine un
accenno alla sezione autonoma della 27ma Semaine de la Critique con due
documentari. Il primo un doc autobiografico Bezness as Usual del regista
olandese Alex Pitstra alle
prese con il proprio meticciato culturale tra un padre tunisino e la madre olandese. Soggetto attuale nello scontro Occidente Oriente. Il secondo Cahier africain della coraggiosa regista svizzera Heidi Specogna che svela gli orrori subiti da ragazze e uomini del Centrafrica per mano dei mercenari congolesi
durante il conflitto armato del 2008. Purtroppo la storia si ripete anche durante le riprese del documentario.
prese con il proprio meticciato culturale tra un padre tunisino e la madre olandese. Soggetto attuale nello scontro Occidente Oriente. Il secondo Cahier africain della coraggiosa regista svizzera Heidi Specogna che svela gli orrori subiti da ragazze e uomini del Centrafrica per mano dei mercenari congolesi
durante il conflitto armato del 2008. Purtroppo la storia si ripete anche durante le riprese del documentario.
Abbiamo
avuto pure il piacere di assistere alla conversazione tra l’amatissima attrice
Stefania Sandrelli con Steve Della Casa, accolti calorosamente nello spazio
Forum dal Direttore artistico del Festival Carlo Chatrian. L’attrice ha parlato
di se e del rapporto con i tanti registi dai quali è stata diretta a partire da
Germi e Bellocchio, ma anche dei tanti attori con i quali ha recitato ed in
particolar modo con Marcello Mastroianni.
Attualmente
l’attrice, insieme alla figlia Amanda, sta proseguendo una tournée
teatrale con la commedia spagnola “Il bagno“. La regia dello spettacolo, che mette a nudo l’amicizia di cinque donne nel momento e nel luogo più inaspettati, è del giovane Gabriele Olivares. Per chi ne avesse voglia può ascoltare la viva voce dell’attrice al seguente link: Raccontar di Cinema su Facebook
teatrale con la commedia spagnola “Il bagno“. La regia dello spettacolo, che mette a nudo l’amicizia di cinque donne nel momento e nel luogo più inaspettati, è del giovane Gabriele Olivares. Per chi ne avesse voglia può ascoltare la viva voce dell’attrice al seguente link: Raccontar di Cinema su Facebook
Intanto questa
mattina sono stati annunciati i vincitori di Open Doors dedicati a otto paesi
dell’Asia meridionale: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Maldive, Myanmar,
Nepal, Pakistan e Sri Lanka.
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La piattaforma
di coproduzione internazionale Open Doors Hub (4 – 9 agosto) s’inserisce nella
nuova formula di Open Doors, articolata su tre dimensioni: l’Open Doors Hub, ma
anche il laboratorio per nuovi talenti di produzione, l’Open Doors Lab, e le
proiezioni pubbliche, gli Open Doors Screenings.
L’Open Doors
Hub mira a mettere in contatto i registi/produttori di progetti provenienti
dagli otto paesi con dei potenziali partner al fine di incoraggiare
collaborazioni e finanziamenti internazionali.
La giuria
Open Doors ha deciso di assegnare i seguenti premi ad alcuni di questi progetti
al fine di sostenerne la produzione o lo sviluppo:
Production Grant (30'000 CHF) a DAY AFTER TOMORROW di
Kamar Ahmad Simon, Bangladesh
Production Grant (20'000 CHF) a THE RED PHALLUS di Tashi
Gyeltshen, Bhutan
Premio CNC (8'000 Euro) a SEASON OF DRAGONFLIES
(JHYALINCHA) di Abinash Bikram Shah, Nepal
Premio ARTE International Open Doors (6'000 Euro) sempre a DAY
AFTER TOMORROW.
Con questo oggi
volge al termine anche il programma dell’Open Doors Lab, dopo cinque giorni di
attività per otto produttori emergenti del Bangladesh, Bhoutan, Myanmar e
Nepal. Il programma degli Open Doors Screenings, che presenta una selezione di
21 film del Bangladesh, Bhoutan, Nepal e Myanmar, si protrarrà invece fino alla
fine del Festival.
Sempre nel
campo della promozione di giovani talenti sono stati attribuiti i premi della sesta
edizione di First Look – dove erano in lizza sei film polacchi. La giuria di First
Look 2016, che comprende Kerem Ayan (Istanbul International Film Festival),
Cameron Bailey (Toronto International Film Festival) e Bero Beyer
(International Film Festival Rotterdam) ha assegnato i primi premi look a BIRDS
ARE SINGING IN KIGALI di Joanna Kos-Krauze e Krzysztof Krauze consistente un
premio del valore di 65'000 euro in servizi di post-produzione messi a
disposizione da Cinelab Bucarest, e a ZGODA di Maciej Sobieszczanski un premio di
5.500 euro in pubblicità, offerto da Le Film Français.
Detto questo
ci preme sottolineare che l’impressione ricevuta da questa
brevissima incursione ad un Festival che compirà il suo 70esimo il prossimo anno è la sinergia positiva degli organizzatori tramandata da tante generazioni. Non ci resta che attendere il verdetto della Giuria il prossimo fine settimana con un grande in bocca a lupo per Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel.
brevissima incursione ad un Festival che compirà il suo 70esimo il prossimo anno è la sinergia positiva degli organizzatori tramandata da tante generazioni. Non ci resta che attendere il verdetto della Giuria il prossimo fine settimana con un grande in bocca a lupo per Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel.
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