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Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



giovedì 26 febbraio 2015

I mercoledì EXTRA al Maxxi

Tutti i mercoledì al Maxxi vengono proiettati film in uscita nelle sale.
Ecco l'ultimo film di febbraio:
 
Vizio di Forma (Inherent Vice)
Regia di Paul Thomas Anderson, USA 2014, 148’.
Dall’omonimo romanzo di Thomas Pynchon un “trip” nell’America degli Anni ’70 e del sogno americano.
di Luigi Noera

In questo ennesimo film visionario di P.T. Anderson, ispirato all’altrettanto lavoro visionario di Pynchon, la parola più ripetuta è “fattoni”(anzi strafatti). La traduzione del titolo originale (Inherent Vice letteralmente Vizio Intrinseco)  ci sembra fuorviante, ma lo spettatore, che ha deciso questa maratona cinefila, sa già a cosa va incontro. E’ la storia del detective Larry Doc Sportello , non si sa bene se la storia sia veramente accaduta nella realtà o solo nella mente strafatta del protagonista. Infatti  lo spezzettamento repentino in tante vicende apparentemente tra loro concatenate non da tregua allo spettatore. Da questo punto di vista lo stile consolidato del regista fa il suo effetto come una sniffata di coca. I personaggi sono tanti, l’ex fidanzata Shastha hippye come lui, la nuova fidanzata perfettina (ma sarà vera?) che però ama le sue stravaganze, il collega Bigfoot detective della polizia anche lui strafatto, il magnante immobiliare amante della sua ex e in pericolo di vita, l’amico Coy agente federale infiltrato tra i narcotrafficanti, e si potrebbe continuare all’infinito. Sin dall’inizio tutti questi personaggi si rivolgono a lui che è un bravo detective (?) per la risoluzione di casi in apparenza slegati. Ma tutti conducono solamente all’idea possessiva che Doc ha sulla ex fidanzata Shastha. Il tempo è passato e Shastha lo ha mollato e Doc si avvinghia ai bei ricordi delle loro notti brave in compagnia della droga. Bisogna dire che le musiche avvolgono e leniscono il dolore dello spettatore alle prese con le troppe informazioni che il film propone, appunto come in un trip. Anche i dialoghi sono arguti e sferzanti  nei confronti del potere costituito. Sono i tempi del Vietnam, di Nixon, dell’assassinio di Sharon Tate da parte di Manson e dei suoi seguaci. Ed è proprio curiosa la somiglianza fisica di Doc a Mason. Capelli arruffati, basettoni, vestiario hippye. Che sia tutta una fantasia di Doc e della sua mente distorta? Questo ce lo fa pensare anche il lieto fine della storia del suo amico Coy. Doc lo aiuta a sfuggire allo stretto legame dei narcotrafficanti scambiando la libertà di Coy con i suoi 20kg di droga. Insomma Doc si vuole liberare dai sensi di colpa. A noi è sembrato così. Infatti ritroviamo Doc dopo 148 minuti di film nella stessa stanza a farsi. Allora non c’è speranza? Doc era fatto così. L’attore Joaquin Phoenix da il meglio di se. Vedremo se il film diventa Cult. Ci preme sottolineare però che al di là del linguaggio cinematografico carico di emozioni il film ti lascia come dopo il risveglio da una sbornia. Forse era meglio non iniziare a bere!

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