La Giuria Internazionale
non si è persa d’animo, tra tanti film deludenti ha premiato quelli veramente
belli.

La Giuria Internazionale presieduta da Darren Aronofsky non ha deluso ed ha individuato i più meritevoli tra i film in competizione. L’Orso d’Oro è andato, tra mille polemiche fra lo Stato Iraniano e il cineasta in “ostaggio” nel suo Paese, a Taxi di Jafar Panahi che ha avuto il coraggio di filmare in modo asciutto una sorta di manifesto dell’attuale stato di salute della cinematografia iraniana. Il premio è stato ritirato dalla nipote Hana Saiedi che interpreta egregiamente se stessa nel film. L’Orso d’Argento per il miglior film è stato attribuito a El Club del talentuoso cineasta cileno Pablo Larrain. Questa pellicola però ci sembra sbilanciata poiché non da la possibilità di redenzione alla Chiesa dalla quale sono stati giustamente espulsi gli ex preti colpevoli di pedofilia. Al suo posto avremmo preferito venisse premiato il film in concorso Ixcanul dell’esordiente Jayro Bustamante, premiato tuttavia con l’Orso d’Argento Bauer Prize, che denuncia con una semplice storia di una famiglia contadina guatemalese le terribili conseguenze dell’analfabetismo. A Pablo Larrain avremmo dato piuttosto il premio per la miglior regia. Quest’ultimo premio è stato invece accordato ex-equo a due film poco convincenti. Il primo Aferim del rumeno Radu Jude, che racconta la storia di un cacciatore di teste ambientata nella Valacchia ottecentesca ancora medioevale, ed il secondo Body della regista polacca Malgorzata Szumowska, che narra del rapporto della giovane Olga con il corpo attraverso il suo sguardo anoressico. Gli Orsi d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile son andati ai coprotagonisti di 45 Years di Andrew Haigh, storia di una anziana coppia che entra in crisi alla soglia del festeggiamento dei quarantacinque anni di unione. I due protagonisti premiati di questa inglesissima storia sono la sempreverde Charlotte Rampling e il collaudato Tom Courtenay. Per noi la migliore interpretazione femminile sarebbe dovuta andare ad un’altra “veterana” del cinema. Parliamo di Juliette Binoche che ha dato il meglio di se nel film di apertura della Berlinale Nobody Wants the Night della spagnola Isabel Coixet sull’evolversi solidale del rapporto di due donne profondamente diverse fra loro per nascita e cultura (americana e esquimese) unite casualmente dall’amore per lo stesso uomo. A El boton de nacar (The Pearl Button) di Patrizio Guzman dal sapore documentaristico e di denuncia delle nefandezze compiute in Cile dai conquistatori ispanici e dalla dittatura del dopo Allende, è andato l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura.

(foto della premiazione del Film TAXI per gentile concessione del Festival Berlinale)
La Giuria Internazionale presieduta da Darren Aronofsky non ha deluso ed ha individuato i più meritevoli tra i film in competizione. L’Orso d’Oro è andato, tra mille polemiche fra lo Stato Iraniano e il cineasta in “ostaggio” nel suo Paese, a Taxi di Jafar Panahi che ha avuto il coraggio di filmare in modo asciutto una sorta di manifesto dell’attuale stato di salute della cinematografia iraniana. Il premio è stato ritirato dalla nipote Hana Saiedi che interpreta egregiamente se stessa nel film. L’Orso d’Argento per il miglior film è stato attribuito a El Club del talentuoso cineasta cileno Pablo Larrain. Questa pellicola però ci sembra sbilanciata poiché non da la possibilità di redenzione alla Chiesa dalla quale sono stati giustamente espulsi gli ex preti colpevoli di pedofilia. Al suo posto avremmo preferito venisse premiato il film in concorso Ixcanul dell’esordiente Jayro Bustamante, premiato tuttavia con l’Orso d’Argento Bauer Prize, che denuncia con una semplice storia di una famiglia contadina guatemalese le terribili conseguenze dell’analfabetismo. A Pablo Larrain avremmo dato piuttosto il premio per la miglior regia. Quest’ultimo premio è stato invece accordato ex-equo a due film poco convincenti. Il primo Aferim del rumeno Radu Jude, che racconta la storia di un cacciatore di teste ambientata nella Valacchia ottecentesca ancora medioevale, ed il secondo Body della regista polacca Malgorzata Szumowska, che narra del rapporto della giovane Olga con il corpo attraverso il suo sguardo anoressico. Gli Orsi d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile son andati ai coprotagonisti di 45 Years di Andrew Haigh, storia di una anziana coppia che entra in crisi alla soglia del festeggiamento dei quarantacinque anni di unione. I due protagonisti premiati di questa inglesissima storia sono la sempreverde Charlotte Rampling e il collaudato Tom Courtenay. Per noi la migliore interpretazione femminile sarebbe dovuta andare ad un’altra “veterana” del cinema. Parliamo di Juliette Binoche che ha dato il meglio di se nel film di apertura della Berlinale Nobody Wants the Night della spagnola Isabel Coixet sull’evolversi solidale del rapporto di due donne profondamente diverse fra loro per nascita e cultura (americana e esquimese) unite casualmente dall’amore per lo stesso uomo. A El boton de nacar (The Pearl Button) di Patrizio Guzman dal sapore documentaristico e di denuncia delle nefandezze compiute in Cile dai conquistatori ispanici e dalla dittatura del dopo Allende, è andato l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura.
A noi è piaciuta di più
invece la sceneggiatura del visionario Yi bu zhi yao (Gone With the
Bullets) di Jiang Wen ambientato a Shangai negli anni venti del secolo
scorso. Infine l’Orso d’Argento per l’eccellente contributo nelle categorie
delle riprese, montaggio, musica, costumi e scenografia è andato ex-equo per
le riprese a Victoria del tedesco Sebastian Schipper e a Pod
electricheskimi oblakami (Under Eletric Clouds) del russo Alexey German Jr.
Quale film Opera Prima tra le
18 in concorso il sostanzioso premio è stato aggiudicato a 600 Millas
dell’esordiente Gabriel Ripstein con un eccezionale Tim Roth
presentato nella selezione PANORAMA, un movie road che racconta,
attraverso un viaggio di 600 miglia, il rapporto che si instaura tra un giovane
trafficante messicano ed un agente federale con l’inevitabile finale tragico. Purtroppo
la nostra esordiente Laura Bispuri con il suo film Vergine giurata interpretata da Alba Rohrwacher, non è riuscita ad
emergere. Della squadra italiana è invece stato premiato il film Il gesto
delle mani di Francesco Clerici presente nella sezione Forum
a cui è andato il premio collaterale PRIZES OF THE FIPRESCI JURY.
Ci fa piacere che il Premio
del Pubblico della selezione Panorama sia andato al brasiliano Que
Horas Ela Volta? (The second mother) che è stato omaggiato nella
meravigliosa sala dello Zoo Palast di Berlino da una stand ovation da
parte del pubblico. La protagonista e la figlia, che interpreta se stessa, è
una delle attrici carioca più famose in televisione. Questo premio, introdotto
dal 1999, ha ottenuto un successo di pubblico con ben 31.200 votanti nell’arco
dello svolgimento della Berlinale.
In ultimo il premio della
Giuria popolare della Selezione Generation Kplus ha premiato con l’Orso
di Cristallo il delicato film My Skinny Sister della svedese Sanna
Lenken sul rapporto di due sorelle in età adolescenziale e
preadolescenziale con tutte le conseguenze del caso.
I film americani invece non
hanno avuto seguito ed è incredibile come il lanciatissimo James Franco,
presente in ben tre film, non sia riuscito a convincere persino con un tema
generalmente vincente come l’omosessualità. Peccato che gli altri brillantissimi attori
degli Studios abbiano piuttosto dato prova del loro narcisismo. Ovviamente
nelle sale cinematografiche andra diversamente come dimostra il film 50 Sfumature
di Grigio, presentato nella selezione Berlinale Special, è
attualmente nelle sale che è primo in classifica al box office mondiale.
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