Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



lunedì 27 marzo 2017

Alla notte dei David due storie siciliane nella sezione documentari: Marco Amenta e Federica Di Giacomo

A Marco Amenta con MAGIC ISLAND e Federica Di Giacomo con LIBERAMI diciamo ad entrambi in bocca al lupo!
Questa sera ci sarà la consegna dei DAVID di Donatello per il primo anno orfani di Gianluigi Rondi. Vi segnaliamo con orgoglio la candidatura nella sezione documentari del siciliano Marco Amenta
 insieme  Federica Di Giacomo, ligure con lo sguardo rivolto alla Sicilia. Due registi documentaristi  che ci parlano con toni intensi della  meravigliosa isola che salva e accoglie centinaia di migliaia di migranti in fuga.
Ma cominciamo dalle candidature che sono state mirate e per noi sono due i film che faranno la maggiore incetta delle statuette.
Se l’anno passato c’è stato il fenomeno Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot, quest’anno al primo posto si pone indiscutibilmente INDIVISIBILI di Edoardo DE ANGELIS che merita oltre al premio alla miglior regia anche quello alla migliore attrice protagonista (Angela e Marianna FONTANA) ex equo con Daphne
SCOCCIA per il film Fiore e la migliore attrice non protagonista Antonia TRUPPO. Indivisibili merita però anche i premi tecnici come MIGLIORE TRUCCATORE Valentina IANNUCCILLI, MIGLIORE ACCONCIATORE Vincenzo CORMACI, MIGLIORE MONTATORE Chiara GRIZIOTTI e MIGLIORE CANZONE ORIGINALE "ABBI PIETÀ DI NOI" musica, testi di Enzo AVITABILE interpretata da Enzo AVITABILE, Angela e Marianna FONTANA, ma anche per il MIGLIORE PRODUTTORE Attilio DE RAZZA, Pierpaolo VERGA. Complessivamente sono otto le statuette!
Invece il premio più importante come MIGLIOR FILM lo merita FIORE di Claudio GIOVANNESI, nel quale si è distinta anche Daphne SCOCCIA come MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA ex equo con Angela e Marianna FONTANA per il film Indivisibili.
Però al secondo posto potrebbe ambire Gianfranco CABIDDU distaccato di
poco da Indivisibili con il film La stoffa dei sogni per la migliore sceneggiatura adattata insieme a Ugo CHITI e Salvatore DE MOLA ma anche il David a Sergio RUBINI come migliore attore protagonista e Ennio FANTASTICHINI come migliore attore non protagonista. La stoffa dei sogni merita anche i David al MIGLIORE MUSICISTA (Franco PIERSANTI), MIGLIOR SUONO Pr. dir.: F. PORCARI – Mic.: F. RIPANI – Mont.: C. SPINELLI – Creaz.: Marco e Massimo Marinelli – Mix: A. Checcacci, MIGLIORE SCENOGRAFO Livia BORGOGNONI e MIGLIORE COSTUMISTA (Beatrice GIANNINI, Elisabetta ANTICO) e quindi complessivamente sette statuette.
A La pazza gioia restano allora i David per MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE (Francesca ARCHIBUGI e Paolo VIRZI') e MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA (Vladan RADOVIC).
Secondo noi il MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE è Marco DANIELI per il film La ragazza del mondo, mentre il DAVID GIOVANI è meritato da Piuma di Roan JOHNSON.
Infine anche se si tratta di un premio tecnico (MIGLIORI EFFETTI DIGITALI) Canecane, Inlusion, Mikros Image vanno premiati per il film Ustica, documentario di denuncia.
Per quanto riguarda i Documentari due sono i probabili vincitori: Liberami di Federica DI GIACOMO e Magic Island di Marco AMENTA. L’Academy potrebbe optare quindi per una menzione speciale.
Tra i candidati a MIGLIOR FILM DELL'UNIONE
EUROPEA, decisamente è favorito Io, Daniel Blake di Ken LOACH (Cinema). Invece la cinquina dei MIGLIOR FILM STRANIERO mette proprio in difficoltà perché a parte SULLY di Clint EASTWOOD (Warner Bros. Entertainment Italia), gli altri quattro sono meritevoli sia per il linguaggio che per il tema trattato. Si tratta di Animali notturni di Tom FORD (Universal Pictures), Captain Fantastic di Matt ROSS (Good Films), Lion di Garth DAVIS (Eagle Pictures) e Paterson di Jim JARMUSCH (Cinema).
Non ci resta che accendere il piccolo schermo e sintonizzarsi su SKY Cinema (canale 8 in chiaro) che trasmetterà la cerimonia.

domenica 26 marzo 2017

Nelle sale italiane dal 30 marzo, La verità, vi spiego, sull'amore - la recensione di Marina Pavido

E’ l'ultimo lungometraggio diretto da Max Croci, prodotto dalla Notorious Pictures e tratto dall'omonimo romanzo di Enrica Tesio.
Dora ha due figli piccoli, un lavoro ed una migliore amica. Il padre dei suoi bambini, dopo sette anni di convivenza, ha capito di non amarla più e da Torino si è trasferito a Milano. Non sarà facile, però, organizzare la gestione comune dei figli. Ad ogni modo, tra ritorni di fiamma, famiglie fuori dagli schemi, amicizie e nuovi amori la vita di Dora sembra ripartire col piede giusto.
Enrica Tesio, autrice del romanzo e indubbiamente dotata di uno spiccato senso dell'umorismo, ha aperto, dopo la separazione, un suo blog, dedicato alle mamme e alle storie d'amore. In molti, dunque, hanno parlato di scrittura terapeutica. Scrittura che, indubbiamente, ha aiutato molto l'autrice, ma che, se si pensa ad un eventuale prodotto destinato al grande schermo, non si sa quale efficacia possa avere ai giorni nostri.
Perché, di fatto, oggi come oggi ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: dalle disavventure amorose in Sex and the city alle Desperate housewives, dalle varie Bridget Jones alle tante storie di mamme single ma con una grande forza di volontà dalla loro. Il tutto spesso narrato con ironia ed umorismo. Cosa può avere, dunque, di nuovo un lungometraggio come La verità, vi spiego, sull'amore, se - soprattutto dal punto di vista della messa in scena - non viene creato qualcosa che faccia sì che il prodotto in questione possa trovare una propria, marcata identità? A parte un giustificatissimo valore per chi ha ideato le storia, in realtà, ben poco. Soprattutto perché, volendoci concentrare anche solo sulla qualità del lavoro in sé, al solito ci troviamo a confrontarci inevitabilmente con quel solito, urticante buonismo che pare caratterizzare gran parte delle commedie italiane di grande distribuzione. Senza contare che anche i personaggi descritti sono talmente stereotipati da risultare quasi irreali e, ad ogni modo, poco credibili, troppo poco empatici, malgrado il tema trattato. Stesso discorso, purtroppo, vale per la protagonista stessa, interpretata da un'Ambra Angiolini in questo caso eccessivamente impostata.
Eppure è facile prevedere un discreto successo al botteghino per questo lungometraggio di Croci. Che il pubblico abbia sempre e comunque voglia di certe storie, spesso a lui vicine? Che l'importante sia trascorrere un paio d'ore di intrattenimento senza pretesa alcuna? Ai posteri l'ardua sentenza.

Marina Pavido

sabato 25 marzo 2017

DAVID 2017: Indivisibili e Fiore sono i favoriti, ma La stoffa dei Sogni ci sorprenderà

Lunedì sera ci sarà la consegna dei DAVID di Donatello per il primo anno orfani di Gianluigi Rondi. Le candidature sono state mirate e per noi sono due i film che
faranno la maggiore incetta delle statuette.Se l’anno passato c’è stato il fenomeno Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot, quest’anno al primo posto si pone indiscutibilmente INDIVISIBILI di Edoardo DE ANGELIS che merita oltre al premio alla miglior regia anche quello alla migliore attrice protagonista (Angela e Marianna FONTANA) ex equo con Daphne SCOCCIA per il film Fiore e la migliore attrice non protagonista Antonia TRUPPO. Indivisibili merita però anche i premi tecnici come MIGLIORE TRUCCATORE Valentina IANNUCCILLI, MIGLIORE ACCONCIATORE Vincenzo CORMACI, MIGLIORE MONTATORE Chiara GRIZIOTTI e MIGLIORE CANZONE ORIGINALE "ABBI PIETÀ DI NOI" musica, testi di Enzo AVITABILE interpretata da
Enzo AVITABILE, Angela e Marianna FONTANA, ma anche per il MIGLIORE PRODUTTORE Attilio DE RAZZA, Pierpaolo VERGA. Complessivamente sono otto le statuette!
Invece il premio più importante come MIGLIOR FILM lo merita FIORE di Claudio GIOVANNESI, nel quale si è distinta anche Daphne SCOCCIA come MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA ex equo con Angela e Marianna FONTANA per il film Indivisibili.
Però al secondo posto potrebbe ambire Gianfranco CABIDDU distaccato di poco da Indivisibili con il film

La stoffa dei sogni per la migliore sceneggiatura adattata insieme a Ugo CHITI e Salvatore DE MOLA ma anche il David a Sergio RUBINI come migliore attore protagonista e Ennio FANTASTICHINI come migliore attore non protagonista. La stoffa dei sogni merita anche i David al MIGLIORE MUSICISTA (Franco PIERSANTI), MIGLIOR SUONO Pr. dir.: F. PORCARI – Mic.: F. RIPANI – Mont.: C. SPINELLI – Creaz.: Marco e Massimo Marinelli – Mix: A. Checcacci, MIGLIORE SCENOGRAFO Livia BORGOGNONI e MIGLIORE COSTUMISTA (Beatrice GIANNINI, Elisabetta ANTICO) e quindi complessivamente sette statuette.
A La pazza gioia restano allora i David per MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE (Francesca ARCHIBUGI e Paolo VIRZI') e MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA (Vladan RADOVIC).

Secondo noi il MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE è Marco DANIELI per il film La ragazza del mondo, mentre il DAVID GIOVANI è meritato da Piuma di Roan JOHNSON.
Infine anche se si tratta di un premio tecnico (MIGLIORI EFFETTI DIGITALI) Canecane, Inlusion, Mikros Image vanno premiati per il film Ustica, documentario di denuncia.
Per quanto riguarda i Documentari due sono i probabili vincitori: Liberami di Federica DI GIACOMO e Magic Island di Marco AMENTA. L’Academy potrebbe optare quindi per una menzione speciale.

Tra i candidati a MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA, decisamente è favorito Io, Daniel Blake di Ken LOACH (Cinema). Invece la cinquina dei MIGLIOR FILM STRANIERO mette proprio in difficoltà perché a parte SULLY di Clint EASTWOOD (Warner Bros. Entertainment Italia), gli altri quattro sono meritevoli sia per il linguaggio che per il tema trattato. Si tratta di Animali notturni di Tom FORD (Universal Pictures), Captain Fantastic di Matt ROSS (Good Films), Lion di Garth DAVIS (Eagle Pictures) e Paterson di Jim JARMUSCH (Cinema).
Non ci resta che accendere il piccolo schermo e sintonizzarsi su SKY Cinema che trasmetterà la cerimonia.


Nelle sale italiane dal 30 marzo Infedelmente tua, classico intramontabile firmato Preston Sturges – la recensione di Marina Pavido

In versione restaurata - distribuito grazie a Lab80 ed al progetto Happy returns! che vede rimasterizzati in versione digitale alcuni grandi film del passato - Infedelmente tua, classico intramontabile firmato Preston Sturges.Sir Alfred De Carter è un acclamato direttore d'orchestra, felicemente sposato con la dolce Daphne. Un giorno, però, poco dopo essere tornato da un lungo viaggio, l'uomo verrà a conoscenza tramite suo cognato del fatto che, molto probabilmente, sua moglie lo tradisce con il giovane segretario. Al via, da questo punto, una serie di equivoci e situazioni al limite del paradossale.Analogamente alle sinfonie di Rossini, di Wagner, di Haendel dirette da sir Alfred, ecco che i sentimenti del protagonista vengono messi in scena sul grande schermo assumendo, di volta in volta, toni e colori diversi. Il tutto seguendo una struttura ben delineata, in cui realtà e proiezioni mentali si alternano secondo uno schema predefinito e mantenendo un ritmo in costante crescendo per tutto il lungometraggio. Notevole, a tal proposito, la scena in cui Alfred tenta in modo alquanto maldestro di mettere in atto la propria vendetta. Notevole e, proprio perché priva di dialoghi con il solo protagonista a muoversi in modo impacciato per casa, ottimo esempio di cinema allo stato puro con le sole immagini a portare avanti la narrazione.Pur essendo ricordato Sturges più per altri generi cinematografici (come dimenticare il cult del western I magnifici sette?), bisogna ammettere che anche nell'ambito della commedia il cineasta americano è riuscito a distinguersi in modo più che dignitoso, dando vita, in questo caso nello specifico, ad una pellicola frizzante ed ironica, a tratti addirittura esilarante, che - grazie anche alla mimica facciale di uno straordinario Rex Harrison - di certo può essere considerata una vera e propria perla della Hollywood degli anni d'oro.
Marina Pavido

Spotlight Berlinale: Forum , presentati a Tangeri sei film dal programma della Berlinale 2017

La Berlinale è presente ai quattro angoli del Mondo  con programmi appositamente curati in festival e altri eventi culturali: sono le  Spotlight Berlinale. E' iniziato il 24 e fino al 26 marzo con i riflettori puntati sulla Berlinale: Forum che sarà ospite alla Cinémathèque de Tangeri in Marocco.
Questo fine settimana al cinema Rif a Tangeri, sei film di produzione provenienti dai paesi come Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Germania, Israele, Giappone, Marocco, Qatar e Stati Uniti daranno un'idea della selezione dei film nella sezione Forum di quest'anno . Il programma si aprirà con il documentario Tigmi n Igren (Casa in the Fields) di Tala Hadid, che ritrae due sorelle che sono cresciute in un villaggio tra le montagne dell'Atlante.
Malika Chaghal, direttore della Cinémathèque, è lieto che la prima Spotlight Berlinale: Forum coinciderà con un importante traguardo per la sua Rassegna a Tangeri: “Stiamo celebrando il nostro decimo anniversario con questo evento. Il nostro pubblico avrà così la possibilità di scoprire i film al di fuori di quelli distribuiti al cinema marocchino.”
Christoph Terhechte, capo della sezione Forum, presenterà la Spotlight Berlinale: Forum alla Cinémathèque de Tanger in Marocco.
I film in programma sono:
Tigmi n Igren (House in the Fields) di Tala Hadid, Marocco / Qatar












Menashe di Joshua Z Weinstein, USA / Israele / Canada














Yozora ha itsu demo saikou mitsudo no aoiro da (The Tokyo Night Sky Is Always the Densest Shade of Blue) di Yuya Ishii, Giappone














Rifle di Davi Pretto, Brasile/ Germania – Berlinale Talents Alumnus, Talent Project Market 2015












Adiós entusiasmo (So Long Enthusiasm) di Vladimir Durán, Argentina / Colombia






Obour al bab assabea (Crossing the Seventh Gate) di Ali Essafi, Marocco

Nelle sale italiane dal 16 marzo Chi salverà le rose? - la recensione di Marina Pavido

Chi salverà le rose? è l’opera prima del regista di Alghero Cesare Furesi. È questa la storia di Giulio (Carlo Delle Piane) e di Claudio (Lando Buzzanca), non più giovanissimi, ma uniti da un grande amore che va avanti da anni. Entrambi vivono nel loro ex albergo, andato in fallimento a causa del vizio di Giulio per il poker. Anche a seguito di ciò, Valeria, figlia di quest’ultimo, ha deciso di interrompere qualsiasi rapporto con il genitore. Un giorno, però, a causa della grave malattia di Claudio, Giulio deciderà di chiamare sua figlia insieme al nipote Marco chiedendo loro di tornare a trovarli dopo tanti anni.Che dietro il lavoro di Furesi ci siano le migliori intenzioni, è cosa certa. Molto bella, infatti, anche se non proprio originalissima, l’idea di mettere in scena la delicata storia d’amore tra i due uomini, con tutte le loro abitudini ed i loro rituali quotidiani, ad esempio. Tuttavia, la scarsa riuscita di questa sua opera prima è, dunque, sicuramente una forte ingenuità da un punto di vista prettamente cinematografico, la quale ha portato ad una messa in scena maldestra e con non pochi elementi di disturbo al proprio interno. Fin dai primi dialoghi tra Carlo Delle Piane e Lando Buzzanca, infatti, da subito qualcosa ci disturba. E non si tratta soltanto di una poco esperta direzione degli attori, bensì anche delle battute stesse presenti all’interno dello script: troppo “letterarie”, troppo macchinose, poco spontanee e quasi “finte”. Ovviamente tale problema persisterà durante tutto il lungometraggio, anche per quanto riguarda i personaggi di Valeria (Caterina Murino) ed altre figure secondarie. Esempio lampante di un uso eccessivo della parola è il momento in cui Valeria stessa, truccandosi davanti ad una specchiera, pronuncia tra sé e sé la frase “Questo pranzo non me lo voglio perdere!”. Non dimentichiamo che, però, l’errore di dare troppo spazio alle parole a scapito delle immagini può probabilmente derivare dal fatto che Furesi ha innanzitutto grande esperienza come scrittore e successivamente come regista, il che, spesso e volentieri, può creare situazioni del genere.Il vero problema di Chi salverà le rose?, però, è, di fatto, un altro. Di fianco a battute troppo “ingombranti” ed a una maldestra direzione attoriale, ecco uno script che presenta al proprio interno dei buchi decisamente importanti. Non mancano, di conseguenza, personaggi lasciati in sospeso che finiscono per non avere alcun peso all’interno della narrazione stessa (prima fra tutte Elisabetta, la ragazza di Marco), così come snodi narrativi talmente poco convincenti da far perdere di credibilità a tutto il lungometraggio (come la decisione da parte di Giulio, in prossimità del finale, di togliersi la vita e la relativa, patetica scena che vede protagonista l’uomo insieme a sua figlia Valeria).Nel tentativo di rilanciare l’albergo di famiglia, ad un certo punto la stessa Valeria afferma di voler vendere i tramonti e non le camere (riferendosi al panorama che si può vedere dalla struttura). Evidentemente tale operazione è stato anche il tentativo di Furesi nel mettere in piedi la storia. E, di fatto, come già è stato detto, di bei paesaggi e di panorami mozzafiato il film è pieno. Tutto ciò, unito alle ottime intenzioni iniziali, però, al fine di ottenere un buon risultato finale, non è sufficiente. Purtroppo.
Marina Pavido 

venerdì 24 marzo 2017

ITALIA e MAROCCO SEMPRE PIU’ VICINI GRAZIE AL CINEMA


MEDFILM FESTIVAL riprende il viaggio verso Sud e partecipa al FESTIVAL del CINEMA MEDITERRANEO DI TÉTOUAN (25 marzo - 1 aprile 2017)
La bellezza della complessità e la forza del dialogo, segni distintivi della dimensione culturale del Mediterraneo, vanno preservati, oggi più che mai, attraverso una continua e delicata opera di tessitura di rapporti di conoscenza, scambio e cooperazione che abbiano al centro l’espressione artistica e umana delle genti che lo abitano. Con il riaffacciarsi dei fantasmi della separazione, dell’esclusione, della segregazione diventa di fondamentale importanza affermare la vicinanza tra i popoli delle sponde del nostro mare, il Mediterraneo, attraverso i valori dell’uguaglianza e della condivisione - Ginella Vocca Presidente MedFilm festival
Da 23 anni MedFilm Festival si muove in questa direzione, proseguendo, con rinnovata forza e convinzione, la sua attività di internazionalizzazione, di relazione con i popoli e le culture della vasta area che va dal Mediterraneo al Medio Oriente. E dunque il MedFilm festival riparte, destinazione sud per il suo viaggio di ricerca attraverso la lingua universale del cinema partecipando, per il nono anno consecutivo, al Festival du Cinéma Méditerranéen de Tétouan, in Marocco, con una significativa selezione di film ed ospiti italiani. Il legame tra le due iniziative è sempre più forte. In particolare quest’anno Tétouan mutua dal MedFilm un’importantissima attività: il Forum delle scuole nazionali di cinema dell’Area. Giunto come il MedFilm festival alla 23esima edizione, il Festival du Cinéma Méditerranéen de Tétouan - dal 25 marzo al 1 aprile - resta una delle più interessanti manifestazioni di cinema del Maghreb, guidata dallo storico direttore artistico Ahmed Elhousni, e dedicata alla promozione del cinema mediterraneo di qualità.

In questi anni il MedFilm ha portato in Marocco oltre 70 film italiani. La
promozione del cinema italiano in Marocco, si inserisce nel quadro del Protocollo di Intenti siglato nel 2009 tra il Presidente del MedFilm Festival Ginella Vocca e il Segretario Generale del Ministero della Comunicazione marocchino Belardi Redouane, finalizzato a rafforzare le relazioni culturali e commerciali tra i due paesi. Tra i vincitori delle ultime edizioni del festival di Tétouan ricordiamo: L’Attesa di Piero Messina, Il giovane favoloso di Mario Martone, Anime nere di Francesco Munzi, Miele di Valeria Golino, Recuiem di Valentina Carnelutti, Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, Io sono lì di Andrea Segre, La Kriptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, Alza la testa di Alessandro Angelini. Presidente di giuria della 23° edizione del festival marocchino, l’acclamato regista egiziano,Yousry Nasrallah, attivo protagonista della primavera araba, che aveva inaugurato la scorsa edizione del MedFilm Festival con l’anteprima italiana del suo ultimo film Brooks, Meadows and
Lovely Faces
.
Il programma del festival è ricco e variegato: dodici film, provenienti da 15 paesi del Mediterraneo, sono in competizione per il Premio principale, il Tamouda d'Or e per gli altri premi: Premio speciale della giuria Mohamed Reggab, Premio opera prima Azzedine Meddour, Premio per la migliore attrice e premio per il miglior attore, Premio della critica Mustapha Messnaoui. Anche nella categoria documentario sono dodici i film in lizza per il Premio Tamouda d'Or, per il Premio speciale della giuria e per il Premio opera prima. La Repubblica di Cina Ospite d’Onore di questa edizione, con una programmazione che affianca opere storiche, degli inizi del cinema fino al contemporaneo. L’evento speciale, realizzato in collaborazione con l'istituzione generale cinese per la comunicazione, editoria, radio, cinema e televisione, riflette gli stretti legami tra il Consiglio della Regione Tangeri-Tétouan-Al-Hoceima con la Repubblica di Cina, che ha recentemente lanciato progetti promettenti a carattere economico, logistico e scientifico, nella regione del Nord.

Il MedFilm ha selezionato per l’evento marocchino IN CONCORSO alcuni tra migliori film italiani della stagione cinematografica 2016. Partecipa infatti al Concorso Ufficiale Indivisibili di Edoardo De Angelis. Presentato in competizione alla Mostra di Venezia. Nel Concorso Documentari troviamo Delta Park di Mario Brenta e Karine De Villers,
in concorso all’ultima edizione del MedFilm festival. La storia di alcuni ragazzi africani che sono finiti in un hotel sul Delta del Po, il Delta Park, trasformato in un centro profughi, in attesa che gli venga accettata la richiesta d’asilo. Ai film in concorso si aggiunge, nella sezione Séances Spèciales, Fuocoamare di Gianfranco Rosi. Inoltre Cristiana Paternò, giornalista e critico cinematografico, sarà Membro della Giuria in rappresentanza dell’Italia. Ha vinto molti premi tra i quali il Premio del trade paper per il Giornale dello Spettacolo come giornalista dell'anno. E’ membro dell'Academy David di Donatello e dell’Academy del Documentary Doc / It Award. Tra gli INCONTRI DI APPROFONDIMENTO segnaliamo il Forum sulle scuole di cinema ispirato al modello dello storico progetto Methexis del MedFilm festival, a cui partecipano i rappresentanti delle scuole nazionali di cinema di 10 pesi. Per l’Italia sarà presente il CSC con Roberto Perpignani, vincitore dei David di Donatello per La notte di San Lorenzo (1982) e Il postino (1994). Insieme a lui a rappresentare la nostra Scuola Nazionale di Cinema l’allievo Matteo Gentiloni regista diplomatosi al CSC. Ma anche due Forum attualissimi. Il primo quello delle Film Commission del Mediterraneo: “Il Mediterraneo spazio comune di realizzazione dei film, il Mediterraneo studio all’aria aperta” co-organizzato con la molto attiva e ricca Film Commission della Regione di Tangeri -Tétouan- Al Hoceima .Per l’Italia interverrà Luciano Sovena, Presidente della Fondazione Roma Lazio Film Commission. Il secondo sull’argomento Quando il cinema supera le frontiere stabilite dall’uomo. Incontro di approfondimento sul tema delle frontiere rappresentate nel cinema Mediterraneo. I temi affronteranno Confini e immigrazione clandestina, L'immagine dell’immigrato nel cinema europeo e, a partire dai film in programma tra cui Fuocoamare si discuterà anche di Frontiere e conflitti. Tra i partecipanti, critici e ricercatori di fama internazionale: il critico francese François Jost, il romanziere libanese Rashid Al-Daif, la scrittrice palestinese Liana Badr, il ricercatore francese Jean Clede, il critico
cinematografico egiziano Amir Amry e la giornalista freelance e critico cinematografico italiana Beatrice Fiorentino.

giovedì 23 marzo 2017

Il pugile del duce opera prima del regista Tony Saccucci – la recensione di Marina Pavido


Nelle sale italiane dal 21 marzo – in occasione della Giornata Mondiale contro il razzismo – Il pugile del duce è l’opera prima del regista Tony Saccucci, liberamente tratto dal libro Nero di Roma di Mauro Valeri.
Leone Jacovacci era un pugile pressoché perfetto: campione quasi imbattuto, ottima tecnica, ottima resistenza. Essendo, però, per metà italiano e per metà congolese, trovò non poche difficoltà nel farsi riconoscere la cittadinanza italiana. La situazione non migliorò nel momento in cui il duce decise di “cancellarlo” letteralmente dalla storia d’Italia, lanciando la figura di Primo Carnera come campione nazionale di pugilato.
Questo suo lavoro di Saccucci indubbiamente ci regala un’altra porzione della nostra storia andata, ormai, dimenticata. Con una serie di testimonianze (prima tra tutte, quella di Mauro Valeri, biografo di Jacovacci), fotografie d’epoca e filmati di repertorio, ecco rivivere sul grande schermo la singolare figura del pugile di colore che tanti consensi ha riscosso da parte del pubblico, ma che, proprio per il colore della sua pelle, è stato considerato una figura “scomoda”, poco adatta a rappresentare l’Italia, malgrado la sua adesione, tra l’altro, proprio al partito fascista.
Tale storia ci viene raccontata quasi come una sorta di favola, con una voce narrante che da un lato da sì l’impressione di assistere ad un prodotto prettamente televisivo, ma che, dall’altro lato, risulta decisamente necessaria. Il risultato finale è un prodotto di tutto rispetto: un prezioso documento che testimonia importanti avvenimenti nel nostro paese, ormai completamente dimenticati, ma che, grazie anche al potere della Settima Arte, possono finalmente tornare alla luce.
Marina Pavido


Pasquale Marino presenta Imma alla 49ma Edizione di Vision du Réel


Imma di Pasquale Marino sarà in concorso internazionale nella sezione mediometraggi alla 49ma Vision du Réel, tra i più importanti festival europei dedicati al cinema documentario che si tiene a Nyon dal 21 fino al 29 aprile.
Completamente autopropodotto e orgogliosamente low budget, Imma è concepito come un work in progress dalla natura sfuggente, a metà strada tra il documentario e la fiction. Tra gli interpreti, si segnala anche l’amichevole partecipazione del pluripremiato sceneggiatore e regista Massimo Gaudioso.
Protagonista è Imma Dininni, attrice e poetessa pugliese che dopo aver vinto
nel 2007 il reality Un due tre stalla non è riuscita a sfondare e ancora oggi si barcamena tra provini e delusioni, libri di poesia e performance teatrali. La sua condizione non è poi così diversa da quella di tanti altri che cercano di fare cinema (e arte) oggi, a partire dal regista stesso, Pasquale Marino, che si è messo in discussione chiedendo ai suoi sceneggiatori, Alessandro Aniballi e Giordano De Luca, di entrare in scena nel ruolo di se stessi, a certificare un senso di fallimento comune.
Perché come diceva il grande regista teatrale Tadeusz Kantor:  Non è vero che l'artista è un eroe e un conquistatore intrepido come ci insegna la leggenda convenzionale. Credetemi, è un uomo povero e senz'armi, poiché ha scelto il suo posto faccia a faccia con la paura. E questa è la condizione di Imma.
È passato qualche anno da quando Imma Dininni ha vinto il reality “Un due tre stalla”. Nonostante all'epoca abbia goduto di una certa celebrità, la sua carriera d'attrice non è mai decollata. Ma lo sconforto non ha ancora vinto sul suo desiderio di donarsi all'arte.
Proiezioni
Cinema Usine à Gaz 23 aprile 16:30 – Anteprima Mondiale
Cinema Capitole Fellini 24 aprile 20:30

mercoledì 22 marzo 2017

XXIV° Sguardi Altrove Film Festival replica a Roma


Womens Empowerment: Working to Overcome Gender Inequality
In replica alla Casa del cinema di Roma il 23 e il 24 marzo insieme a Certain Women di Kelly Reichardt e con Il Premio alla Carriera a Liliana Cavani

 
Nella serata di sabato 18 marzo, allo Spazio Oberdan di Milano, sono stati assegnati i premi della 24° edizione di Sguardi Altrove International Film Festival, la rassegna dedicata al cinema e ai linguaggi artistici al femminile.
Trionfa nel concorso lungometraggi A mon âge je me cache encore pour fumer della regista algerina  Rayhana Obermeyer, mentre nel concorso documentari vince Fire della giovane cineasta russa esordiente Nadya Zakharova. Per il concorso cortometraggi altro successo del cinema russo con The Edge di Alexandra Averyanova e per #FrameItalia sezione competitiva a regia mista dedicata al cinema italiano, il pubblico premia Babylon Sisters.
Questi film vincitori insieme al film d’apertura Certain Women di Kelly Reichardt saranno in replica nell’appendice romana di Sguardi Altrove il 23 e il 24 marzo alla Casa del Cinema (con ingresso libero).
Durante la due giorni sarà consegnato il Premio alla carriera della 24° edizione del festival a Liliana Cavani, autrice di indimenticabili film che hanno segnato la storia del cinema di tutti i tempi.
Di seguito tutti i film vincitori.
NUOVI SGUARDI – concorso internazionale lungometraggi

a cura di Nicola Falcinella
Giuria: Maurizio Di Rienzo, Michaela Guenzi, Barbara TarriconePremio come miglior filmA mon âge je me cache encore pour fumer di Rayhana Obermeyer
Con la seguente motivazione: In un'intimità quasi paradossale, le donne si lavano, si pettinano, si abbracciano, si sgridano, si urlano contro, si maledicono, si spingono, si accolgono.
Battaglia ad Algeri, ventidue anni fa: nella dinamica eterogenea claustrofobia di un hammam solo per donne, la femminilità diviene motore di corpi, menti, sguardi, valori e caratteri. In una giornata particolare si intrecciano orgoglio e sottomissione, disperazione e amore, ribellione a fior di pelle, quella delle donne, bagnata come la loro anima. Un'opera prima tratta da una pièce teatrale di lungo successo in Francia, con un'ambientazione alla tableaux vivants e interpretata in maniera straordinaria per la capacità di equilibrare urla e silenzi con dialoghi pesanti come lapidi in un vortice di segreti e bugie en plein air. Le donne sono al riparo.  E gli uomini? I maschi spadroneggiano fuori sempre pronti per malinteso dogma, a irrompere nel mondo a loro negato, per lavare con il sangue il peccato di essere, semplicemente, donna.Menzioni specialiHouse of Others di Rusudan Glurjidze
Con la seguente motivazione: Per la simbiosi estetico drammaturgica fra la regia cadenzata e pittorica e la fotografia nitida, di vivo grigio fra interni desolati, i rumori della natura e la campagna umida e inquietante. Un racconto raffinato che inscrive la storia di due famiglie in un post guerra civile in cui molte donne, anche giovanissime, reggono il peso di un'inesausta e infinita narrazione di dolore, confronto e ricerca.Little Wing di Selma Vilhunen
Con la seguente motivazione: Per la capacità della storia intergenerazionale e on the road di riflettere peculiari aspetti socio culturali nei paesi scandinavi e per l'originalità dell'approfondimento psicologico espresso dall'efficace interpretazione delle protagoniste, madre e figlia, in uno scambio di ruoli e tempi emotivi.LE DONNE RACCONTANO – concorso internazionale documentaria cura di Sergio Di Giorgi, Stefania ScattinaGiuria: Bruno Bigoni, Alessandra Grilli, Anna Maria PasettiPremio come miglior documentario 
Fire di Nadya Zakharova
Con la seguente motivazione: L’aspetto formale del film ha un fortissimo impatto visivo e un’intelligente e innovativa narrazione, usando lo spazio e la figura umana come materia d’indagine. Il tempo filmico evidenzia una precisa idea di cinema e uno stile di regia molto personale.
La sua forza visiva, carica il Bianco e Nero, con cui è fotografato il film, di un’originalità non comune in un’opera prima realizzata da una giovane cineasta. La vicenda è aliena a qualsiasi forma epica o realistica, caricando il film di una precisa suggestione narrativa e facendo leva sulla sua notevole forma estetica.Menzioni SpecialiWhere to, Miss? di Manuela BastianCon la seguente motivazione: Per la capacità di raccontare con lucida profondità la difficile battaglia di una giovane e coraggiosa donna che lotta ogni giorno per emanciparsi ed essere se stessa in una società dove gli uomini governano i destini delle donne.La chambre vide di Jasna Krajinovic
Con la seguente motivazione: Per la capacità di narrare senza retorica, restando forte nelle intenzioni e nel modo di filmare, realizzando così un film con grande sensibilità e compattezza di linguaggio.SGUARDI (S)CONFINATI – concorso cortometraggi
a cura di Paola Bernardi
Giuria: Carlotta Cristiani, Silvia Muntoni, Simone Totola
Premio come miglior cortometraggioThe Edge di Alexandra AveryanovaCon la seguente motivazione: Con capacità lirica e sapiente uso del mezzo cinematografico, The edge ci immerge in una condizione umana: la luce, il suono, il controllo del tempo e il racconto dell'ambiente costruiscono un racconto organico, preciso e toccante.#FRAMEITALIA - sezione competitiva a regia mista con Premio del Pubblicoa cura di Floriana Chailly e Patrizia Rappazzo 
Premio come miglior film
Babylon Sisters di Gigi RoccatiMenzione Speciale #FrameitaliaIl Rumore della Vittoria di Ilaria Galbusera e Antonino GuzzardiGIURIA GIOVANI - NUOVI SGUARDIcomposta dagli studenti del Master in Comunicazione e Marketing del Cinema dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Premio come miglior filmL’indomptée di Caroline Deruas
Con la seguente motivazione: Il lungometraggio della regista francese colpisce particolarmente per il modo in cui riesce a fondere questa vicenda dai toni fantastici con l'arte. L'attaccamento ai luoghi rappresentati è evidente. Villa Medici diventa il perno intorno al quale ruotano i personaggi molto ben caratterizzati, in un film dall'atmosfera onirica in cui la realtà passa attraverso il sogno. Notevole l'utilizzo della fotografia e il gioco della luce nei contrasti tra giorno e notte. Nelle immagini di colore rosso si vede il significato della vita, della passione e della morte. L'attrice Jenna Thiam nei panni della fotografa che incarna il potere femminile e artistico è bellissima e convincente. Anche le musiche attribuiscono il giusto tocco di malinconia alla vicenda. Interessante il modo in cui la coppia Clotilde Hesme-Tchéky Karyo rappresenta l'idea di marito e moglie in competizione professionale e di come la donna lotti con caparbietà per affermare la sua identità e individualità. Infine si notano pure riferimenti al Decamerone di Boccaccio.GIURIA GIOVANI – SGUARDI (S)CONFINATIcomposta dagli studenti del corso di Istituzioni di storia del cinema della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di MilanoPremio come miglior cortometraggioStella Amore di Cristina Puccinelli
Con la seguente motivazione: Una commedia brillante ed equilibrata sotto ogni punto di vista, che mette efficacemente in scena come, agli occhi di una bambina, quella che dovrebbe essere una fabbrica dei sogni sembrerebbe essere in realtà fabbrica di illusioni, caratterizzata da individui dall'istinto machiavellico e dallo spirito estremamente cinico. Tuttavia c'è ancora qualcuno che crede nei sogni e Stella è proprio quella piccola luce che brilla nel buio, luce che ci ricorda quanto sia importante sognare, in quanto chi smette di sognare non fa altro che perseguire una vita vuota e senza senso. 

Per maggiori informazioni consultate il sito:
www.sguardialtrovefilmfestival.it

martedì 21 marzo 2017

Nelle sale italiane dal 23 marzo Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi - la recensione di Marina Pavido

Sandro (Filippo Scicchitano), timido ed insicuro ventenne, sogna di diventare scrittore. Luciano (Giovanni Anzaldo), suo coetaneo, è coraggioso e brillante, ma con un misterioso lato oscuro. I due si conoscono nel ristorante in cui lavorano e decidono di partire per Cuba, al fine di aprire una loro attività. Qui verranno ospitati da Nora (Sara Serraiocco), loro connazionale allegra e vivace, ma con un difficile passato alle spalle. Iniziare una nuova vita e trovare una propria strada, però, non sarà poi così facile.Da quanto si può intuire, le premesse per una visione che sa tanto di déjà vu ci sono tutte. E, di fatto, Giovanni Veronesi si è in qualche modo divertito a rimescolare un po’ le carte, basandosi su quanto uscito in Italia negli ultimi anni, al fine di creare qualcosa di diverso. O, comunque, qualcosa che possa fare da denuncia, che possa, in qualche modo, proclamare a gran voce il diritto di ogni giovane di costruirsi il proprio futuro e di trovare un proprio posto nel mondo. Al di là di ogni possibile impedimento. E, di fatto, la scelta di raccontare il “dopo”, si è rivelata qui una trovata intenzionalmente interessante. Peccato solo che questo voler rimescolare le carte possa, alla fin fine, far venire in mente altri lavori preesistenti. In questo caso, ad esempio, per struttura ma anche per quanto riguarda la costruzione dei personaggi, non possiamo non ripensare a Che ne sarà di noi, gloria dello stesso Veronesi del 2004, dove un impacciato Silvio Muccino sembra somigliare assai al Filippo Scicchitano dei nostri giorni, così come il personaggio di Valeria Solarino sta proprio tanto a ricordarci la candida Nora di Non è un paese per giovani. E, badate bene: non si tratta di plagio, in questo caso. Più che altro è stato lo stesso Veronesi a citare – volontariamente o meno – sé stesso, creando, ovviamente, qualcosa di maggiormente adatto al contesto attuale. Eppure, con ciò non si vuol relegare Non è un paese per giovani a quel gruppo di prodotti pretenziosi ed urticanti che affollano le nostre sale. Perché, di fatto, questo ultimo lavoro di Veronesi una sana dose di spontaneità e genuinità ce l’ha. Quantomeno ha evitato il pericoloso cliché del giovane italiano squattrinato, iperqualificato e disoccupato. Senza contare trovate vincenti collocate qua e là all’interno della messa in scena, come la figura di Cesare, padre di Sandro – interpretata da Sergio Rubini, quasi sempre una garanzia – e la numerosa e pittoresca famiglia cubana che ha adottato la giovane Nora. E sia. Questo Non è un paese per giovani, malgrado il pericoloso e (in)evitabile buonismo dove alla fine prevedibilmente va a parare, non è del tutto da buttare. Se non altro per la capacità di ricostruire atmosfere e piccoli ma significativi dettagli che non possono che rivelarsi riusciti salvataggi in corner. Visto, approvato, archiviato. 

Marina Pavido 

lunedì 20 marzo 2017

Una Tempesta perfetta si abbatte sulla 63ma edizione del Festival del Cinema di Taormina


Il Taormina Film Fest, secondo solo a Venezia in fatto di visibilità internazionale e tradizione da 63 anni vetrina per la Sicilia nel mondo dorato del Cinema mondiale e quindi dell’Industria Cinematografica, quest’anno rischia una débâcle.
Infatti è notizia della scorsa settimana che il Direttore artistico in pectore Felice Laudadio che presiedeva il Comitato artistico composto dai giornalisti Silvia Bizio ed Enrico Magrelli e da Gianvito Casadonte abbia rinunciato all’organizzazione della 63ma edizione prevista dal 9 al 17 giugno e assegnata tra mille polemiche alla società siciliana Videobank solo a metà febbraio scorso.
Terminato dunque il periodo a guida Tiziana Rocca, la nuova organizzazione
perde pezzi importanti come appunto il Direttore artistico e il componente del comitato Enrico Magrelli, insieme a Marco Spagnoli. Dopo il ricorso presentato da Tiziana Rocca al Tar in merito all’aggiudicazione alla VideoBank che verrà esaminato il prossimo 23 marzo, si prospetta quindi un’altra grana per il Festival.
L’amministratrice unica della Società aggiudicatrice ed i componenti del comitato artistico dimezzato però garantiscono che tutte queste vicende non pregiudicano la kermesse che si farà al meglio confermando che gli impegni già presi con gli enti competenti verranno rispettati. Quello che trapela è una buona dose di ottimismo anche dall’assessore regionale allo spettacolo Anthony Barbagallo e la conferma che Pierce Brosnan sarà a Taormina con il film Poisoning Paradise da lui prodotto e diretto dalla moglie Keely Shaye Smith.
Ma come insegnano tante manifestazioni isolane l’ottimismo in alcuni casi non basta. Sarebbe un peccato per l’Isola dovere subire l’ennesimo smacco per una vicenda che da lontano appare incomprensibile. Poi l’anno prossimo dovrebbe partire la Fondazione ad hoc ma ancora Barbagallo non è riuscito a
mettere d’accordo le varie anime isolane che ruotano attorno al Festival. Ci chiediamo perché al riguardo non interviene la Sicilia Film Commission per salvare da una figuraccia una manifestazione che è unica a livello internazionale non solo per la location nello stupendo Teatro Antico di Taormina, ma anche per i suoi alti contenuti artistici e culturali come per esempio i Campus giovanili con le Masterclass tenute nelle ultime edizioni da prestigiosi artisti di fama internazionale.