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Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



sabato 11 febbraio 2017

SPECIALE 67ma BERLINALE#4 – 9/19 FEBBRAIO 2017 (DAY 1)


Inaugurata questa edizione con un film opera prima sulla persecuzione dei nazisti che non convince del tutto


(da Berlino la fattiva collaborazione di Marina Pavido - Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)


Proponiamo del film di apertura Django – biopic dedicato al musicista Django Reinhardt,  opera prima del produttore cinematografico Étienne Comar, le emozioni e non di Marina Pavido.  Alla sua uscita dalla sala ci confida che purtroppo il film soffre della poca esperienza  cosicchè lo sguardo del regista – al di là del dramma personale messo in scena - non si allontana mai dal protagonista, non cerca di indagare circa il contesto storico, non va alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa che ancora non è stato raccontato. Il risultato finale è un film sì ben girato, ma anche un prodotto come già se ne sono visti a bizzeffe e del quale, purtroppo, non resta molto, al termine della visione. In realtà qualche pregio ce l’ha eccome. Molto intensi, ad esempio, i primi piani dedicati a Reda Kateb, indovinato protagonista della pellicola forse a “rischio” di premio, così come “coraggiose” e ben sfruttate sono le carrellate/contre-plongé che
– nella scena iniziale – inquadrano uno ad uno i musicisti durante un’esibizione a teatro. Sempre d’effetto, tra l’altro, sono gli sporadici omaggi al cinema sparsi qua e là. Detto questo, Django non ha più niente da comunicare. Un film come tanti, un’ulteriore copia di quello che abbiamo visto da diversi decenni a questa parte. Si potrebbe addirittura affermare che – data la buona realizzazione unita ad una scarsa potenza dello script – questa opera prima di Étienne Comar possa classificarsi quasi come uno sterile esercizio di stile, che ben presto finirà nel dimenticatoio collettivo.Marina Pavido

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