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Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



mercoledì 22 aprile 2015

NORDIC FILM FEST 2015 - All’insegna del Noir colpiscono i paesaggi dell’Islanda


 

Sono state quattro giornate intense di proiezioni no stop di film provenienti dai cinque Paesi del Nord Europa con in testa l’Islanda. Il tema annunciato dagli organizzatori di questa bella rassegna dell’attuale cinematografia scandinava Noir/Crime non ha deluso il numeroso pubblico. L’organizzazione ha dovuto infatti replicare nella seconda sala della Casa del Cinema le proiezioni per accontentare i cinefili romani. Innanzitutto segnaliamo l’asciutto film finlandese The Disciple di Ulrika Bengts già premiato due anni fa alla sezione autonoma Alice nella Città del Festival di Roma. Il 13enne Karl arriva in una minuscola isola del Baltico per lavorare come secondo del guardiano del Faro. Di qui lo spunto per un Noir psicologico del rapporto con il figlio del guardiano, con la moglie e con lo stesso guardiano. Ovviamente i paesaggi di quei luoghi aspri fanno il resto come in certi film di Bergman. Passiamo all’altro noir, però danese, dai risvolti psicotici e visionari. The Hour of the Lynx di Soren Kragh. Storia di un giovane aspirante suicida/omicida. La psicologa del manicomio criminale deve ricorrere all’aiuto di un’altra donna, pastore luterano della vicina comunità, per scoprire cosa si cela dietro i disturbi del giovane. Peccato che il finale è banale ed inconsistente. Invece Stockholm Stories della regista svedese Karin Fahlen ha ben altro spessore. La regista si destreggia ad intrecciare fra loro le vite dei cinque personaggi principali. Ciò che li accomuna è la voglia di ognuno di loro di relazionarsi con l’altro con effetti talora disastrosi. Finale melò e visionario. Cosa faremmo senza l’energia elettrica? L’altro film Finlandese proposto è un road movie sul disagio adolescenziale nei confronti della società civile. They have escaped di J-P Valkepaa ci racconta la vita di Raisa, 17enne rinchiusa in una casa di correzione, e di un giovane che svolge il servizio civile presso la stessa casa di correzione. Il film nel finale onirico offre un quadro ottimistico del futuro dopo un orgia visionaria di anfetamina. In qualche modo il film doveva terminare. Invece il film islandese Of Horses and Men di Benedikt Erlingsson, anche se noir, ha un certo sapore documentaristico sui cavalli islandesi. Anzi cavallini vista la loro taglia, che vivono al nord del paese e sono allevati dagli abitanti della zona. Sembrerà strano ma in questa regione nordica vigono gli stessi pregiudizi meridionali sull’onorabilità. Che viene traslata però sugli animali! In fondo per gli allevatori il cavallo islandese è una parte di loro: gli piace il pane e sa nuotare. I paesaggi sono da mozzafiato e fanno venir voglia di mollare tutto e trasferirsi in Islanda. Chissà se la pellicola non trova una distribuzione in Italia? Il film NOKAS del norvegese Erik Skjoldbjaerg, a metà tra noir e fiction è tratto da un recente fatto di cronaca nera. Nel 2004 in una piccola cittadina norvegese viene assaltata la sede di una azienda portavalori da un nutrito commando di uomini armati. Gli avvenimenti e il loro tragico epilogo vengono raccontati in stile diretta. Quello che colpisce è l’imperturbabilità delle persone che continuano a passeggiare sebbene sia in corso una rapina. E’ stato veramente toccante l’omaggio ad Anita Ekberg, recentemente scomparsa,  da parte dell’ambasciatrice svedese a Roma che la ha definita il simbolo della Svezia in Italia della Dolce vita per l’immaginario collettivo rappresentato dal famoso bagno nella Fontana di Trevi nell’omonimo film felliniano. La rassegna si è conclusa alla grande con una spy story Gentlemen di Mikael Marimain. E’ la storia, tratta da un best seller svedese, sulla improbabile vita di un famoso scrittore alle prese con il suo editore, con la conturbante Maud e il marito, ed altro ancora. Un intreccio di storia nella storia e voce narrante fuori campo in tipico stile noir. Alla fine si esce dalla sala confusi, ma appagati dalle minuzia di dettagli contenuti nel rettangolo del grande schermo.

 

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