(Foto per gentile concessione della Berlinale)
Iniziamo dai
numeri del 2016. Presentati 283 film, escluse le retrospettive, di cui due
terzi (187) in prima mondiale. Le proiezioni si sono svolte in più di 60 sale
dei 10 luoghi sparsi a Berlino. Siamo riusciti a vederne oltre cinquanta nei
nove giorni di festival. Abbiamo privilegiato la Selezione Ufficiale, a cui è dedicata questa prima parte, ma anche
scelto alcuni titoli delle sezioni collaterali Panorama e Forum nelle
quali si trovano outsider per capire meglio lo spirito di questa 66esima
edizione. Non abbiamo esattamente colto nel segno, ma siamo andati vicini. Infatti
quattro degli oltre venti film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi
collaterali. Delle altre sezioni Generation
e Perspektive Deutsches Kino ci
siamo limitati a pochi titoli. Non abbiamo invece seguito la parte dedicata
agli Short. In particolare dei 23 lungometraggi della Selezione ufficiale (compresi i film fuori concorso) ne abbiamo visti 20, mentre delle sei proiezioni Special Gala
presso il Friedrichstadt-Palast la metà (3). Dei 50 lungometraggi delle sezioni collaterali Panorama (che ha presentato un film in
collaborazione a Generation e
incluso in quest’ultima) e Panorama Dokumente ne abbiamo visti 9 e 5 rispettivamente. Delle 14 proiezioni della Perspektive Deutsches Kino ne abbiamo visti due. Della selezione Forum (compresa la MasterClass dei
Talents) su 44 ne abbiamo visti 7. Per Generation 14plus dei 13 film in concorso ne abbiamo visti 3, di Generation Kplus dei 13 film presentati solo uno. Inoltre abbiamo recuperato El Abrazo del Serpiente presentato tra gli eventi di NATIVe . Infine non potevamo mancare alla Master Class di Meryl Streep in ambito dei Talents che prevedevano ben 32 incontri con 100 giovani talenti tra cui sette italiani.
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Passiamo
quindi alla classifica dei 23 lungometraggi presentati alla Berlinale 2016 provenienti da 21 paesi e
le emozioni che ci hanno suscitato:
Fuocoammare di Gianfranco Rosi - doc Orso
d’Oro 2016. Meritatissimo il premio al nostro documentarista autore di
una pellicola fuori da ogni schema preordinato che va dritto al cuore dello
spettatore. Un urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il
giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del Dott. Bartolo verso i
migranti da soccorrere è commovente.
SMrt u Sarajevu di Danis Tanović - Orso d’Argento Gran Premio della Giuria. Non poteva essere altrimenti. Il tema è quello della memoria di quanto successo a Sarajevo il secolo scorso. Ma anche della fratellanza fra popoli che coabitano calpestata a causa delle diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia abilmente la vita degli ospiti
e degli impiegati di un grande albergo con un ritmo crescente. Speriamo di vederlo nelle sale italiane.
Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao - Orso d’Argento
per il contributo artistico nella fotografia. Un viaggio su una chiatta
tra i flutti del fiume cinese che sfocia a Shangaj imperniato sull’amore
platonico. Debbo dire che oltre la fotografia è considerevole l’interpretazione
della giovane amata alla quale poteva essere attribuito l’Orso d’Argento.
Al
riguardo avrà influito nella scelta della Giuria la differenza del modello di
pensare e di comportamento tra noi e gli orientali.
Soy Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione
poco conosciuta ambientata nel Continente americano fuori dal comune per
scappare dalla povertà assoluta del Messico. Peccato che è stato escluso dai
premiati perché lo script poteva aspirare ad un riconoscimento.
Quand on a 17 ans di André Téchiné. Anche questa storia è rimasta esclusa inspiegabilmente dai premi, anche da quelli delle Giurie Indipendenti. Il regista con delicatezza narra le pulsioni omosessuali adolescenziali. I due giovani protagonisti Thomas e Damian consegnano allo spettatore un punto di vista che spesso gli adulti faticano a comprendere.
Inhebbek Hedi di Mohamed Ben Attia - Orso d’Argento migliore attore e Premio migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista interpretato da un promettente Majd Mastoura (Bidoun 2 di JlaniSadi) ha convinto, al contrario dell’altalenante andamento della storia che ha convinto di meno con un finale che lasciamo giudicare al pubblico. Quindi il Premio Opera prima risulta controverso.
Genius di Michael Grandage - Opera Prima. Una
storia vera e un cast eccezionale (Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman) meritavano
un premio che però non c’è stato. Infatti la notevole l’interpretazione di Colin
Firth nel ruolo dell’editore Perkins, scopritore di talenti ma anche amorevole
marito e padre, non è stata ingiustamente ravvisata dalla Giuria. Anche la
regia poteva aspirare al premio Opera Prima.
Alone in Berlin di Vincent Perez. Una storia
particolare sulla resistenza attuata contro il nazismo dagli stessi tedeschi.
In una Berlino ancora non ferita dalla guerra, non tutti erano fanatici del
Fuhrer, soprattutto se avevano perso l’unico figlio al fronte. Il dissenso
espresso in forma anonima ma pubblica dai coniugi Quanguel mette in ridicolo i
poliziotti berlinesi. La performance di Brendan Glleeson e Emma Thompson è
efficace. Peccato che non basta a convincere la Giuria.
Des nouvelles de la planète Mars di Dominik Moll - Fuori concorso.
Una esilarante storia di uno sfigato padre, che per questo attrae il pubblico,
vittima della sua ex, della sorella, dei due terribili figli adolescenti e di
un collega fuori di testa (Vincent Macaigne). Al brillante attore Françoise
Damiens calza alla perfezione la parte. La differenza tra le commedie del
nostro cinema e quello d’oltre Alpe sta appunto nella loro leggerezza con la
quale consegnano i personaggi. Aspettiamo che trovi un distributore italiano.
Saint Amour di Benoît Delépine e Gustave
Kervern- Fuori concorso. Una coppia affiatatissima e datata (Gérard Depardieu
& Benoit Poelvoorde) insieme a due giovani speranze del cinema francese (Vincet
Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito
leggero della commedia si celano i temi universali sull’amore.
Hail, Caesar! di Joel and Ethan Coen - Fuori concorso - Film d’apertura. Narrazione scanzonata e dorata degli Studios anni ’50 e non poteva essere altrimenti. I Fratelli Coen possono a ragione permettersi anche queste disgressioni controcorrente.
Cartas da guerra di Ivo M. Ferreira. Il tema
affrontato del colonialismo del Portogallo nei territori del Centro d’Africa è
notevole. Anche la scelta del B&N convince. Peccato che il film utilizzi
per due ore ininterrotte una voce narrante. L’errore fatale era evitabile ed
avrebbe dato un respiro diverso al film.
CHi-Raq di Spike Lee - Fuori concorso. Una
trasposizione moderna dalla Mitologia Greca di Lisystrata in chiave di Musical
in versione urlata. Viene fuori un immagine di una regia arrabbiata con il
mondo che la circonda. Per inciso il film è stato fischiato dal pubblico!
Zero Days di Alex Gibney – doc. Sembrerebbe a
prima vista una minuziosa indagine su Internet, sugli atti terroristici
cibernetici e sulla loro origine prima: l’Iran e la corsa al nucleare. In
realtà ci sembra di parte e si dimentica che più un sistema è complesso più è
progettato in maniera ridondante appunto per raggiungere un buon grado di
sicurezza. Il tecnicismo usato si ritorce contro allo stesso regista. Ci voleva
un po’ di anima nel racconto.
Ejhdeha Vared Mishavad! (A Dragon Arrives!) di Mani Haghighi.
La pellicola è il risultato della mancanza di libertà, e si appiglia ad una
favola arcaica della Mesopotamia. Al contrario la fotografia è notevole con
punti di vista della cinepresa che attirano lo spettatore.
Midnight
Special di Jeff Nichols. Il film contiene qualche spunto di novità e poteva essere
un’idea fresca. Ma dopo le prime battute si perde nei rivoli delle ovvietà
degli Studios. Chi soffre è l’attore protagonista Mike Shannon nei panni di un
padre che non si vuole arrendere fino all’ultimo al destino del figlio proveniente
da altri mondi.
Mahana di Lee Tamahori - Fuori concorso.
Più che un film si può accostare alla visione consecutiva degli episodi di una
serie TV come per noi europei è stata Dallas negli anni ’80. Il tema per noi
europei è inusuale perché parla dei nativi australiani conformatisi agli
anglosassoni che hanno “civilizzato” il Nuovo Mondo con un finale stereotipo.
Boris sans Béatrice di Denis Côté. In una parola il film
è la storia psicotica di una coppia. E la Giuria a buon ragione lo ha scartato.
Purtroppo ci siamo persi due dei film vincitori e il film 24 Wochen di Anne Zohra Berrached
premiato dalla Giuria Indipendente con il Gilda German Arte House Cinemas. I
due film premiati hanno ricevuto anche i consensi della critica:
Hele Sa Hiwagang Hapis (A Lullaby to the Sorrowful Mystery) di Lav Diaz - Orso d’Argento Alfred Bauer al film che apre nuove prospettive.
L’avenir di
Mia Hansen-Løve Orso d’Argento miglior regia.
Il primo film è una maratona cinefila di oltre otto ore e
Manifesto politico del maestro Lav Diaz. Il secondo film con una rinata
Isabelle Huppert consacra definitivamente la giovane regista.
Per quanto
riguarda i Berlinale Special Gala
presso il Friedrichstadt-Palast le tre pellicole di diverso genere fra loro che
abbiamo visto sono notevoli:
Creepy di Kiyoshi Kurosawa – Opera Prima.
Un thriller avvincente che poteva portare a casa il Premio Opera prima.
Miles Ahead di Don Cheadle – Opera prima. Una
biografia del Jazzista Miles tramite uno script affascinante. Ci domandiamo
però il perché il più delle volte i grandi artisti sono stati anche grandi
consumatori di droghe?
Where To Invade Next di Michael Moore – doc. Ritmo
fluente ma con punti di vista discutibili. Il regista vuole suggerire al Presidente
degli Stati Uniti di prendere spunto dalle caratteristiche di alcune Nazioni
per il Governo dell’America. Ne risulta però anche un dileggio dei paesi
visitati. Almeno per quanto riguarda l’Italia vengono evidenziati presunti lati
positivi del nostro welfare. La realtà è ben diversa. Il regista è un dispensatore
di ritmo ben dosato, ma sarà tutto vero quello che ci racconta, o piuttosto si
tratta di una operazione commerciale?
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Dei Berlinale Shorts 2016 vi riferiamo i
risultati della Giuria composta da Sheikha Hoor Al-Qasimi, curatore e direttore
della Biennale di Sharjah negli Emirati Arabi Uniti, dalla scrittrice greca
Katerina Gregos e dal regista israeliano, Avi Mograbi.
La Giuria ha
assegnato l’Orso d’Oro e d’Argento rispettivamente a Balada de um Batráquio (Batrachian's Ballad) di Leonor Teles,
Portogallo, 11’ (WP) e a A Man Returned
di Mahdi Fleifel, UK / NL / DK, 30’. A quest’ultimo è andata anche la nomina
agli EFA 2016. Invece il Premio Audi di 20.000€ è andato a Jin zhi xia mao (Anchorage Prohibited),
Chiang Wei Liang, Taiwan, 16’.
Nella prossima edizione vi parleremo delle altre selezioni Panorama, Forum, Generation e Perspektive
Deutsches Kino. Non mancate!
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