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Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



mercoledì 20 gennaio 2016

Alla Casa del Cinema di Roma fondata da Scola il tributo al grande regista che ci ha lasciati in punta di piedi.

Il Maestro ETTORE SCOLA pilastro della cultura italiana lascia un vuoto. Restano però le sue opere e i suoi ricordi in ognuno di noi, sia se si è avuta la fortuna di conoscerlo di persona oppure tramite il ricordo che ne hanno gli altri. Faccio parte di quest’ultima schiera, ma la costernazione è uguale. L’ho conosciuto guardando i suoi film dei quali l’ultimo è un delicatissimo
ricordo dell’altro pilastro del cinema italiano Federico Fellini. I due Maestri erano accomunati dalla passione e lo straordinario talento nel realizzare vignette prima e gli schizzi delle loro opere dopo. Ovvero l’arte figurativa ridotta all’essenza da un tratto di matita. Entrambi ancora adolescenti erano cresciuti all’ombra di un grande maestro vignettista come STENO (Stefano Vanzina) nella rivista umoristica Marc’ Aurelio, presero ben presto la strada cinematografica. Da subito si capì di che pasta era fatto Scola con il suo graffiante Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968) con il quale esordì con successo sul grande schermo. Ma non si possono dimenticare il lirismo degli altri suoi capolavori: C'eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976) e Una giornata particolare (1977), che gli hanno fatto conquistare riconoscimenti anche in campo internazionale. Nel 1980 con La terrazza, rivolge lo sguardo all’Italia contemporanea nell’amaro bilancio di un gruppo di intellettuali di sinistra in crisi. Amava l’Italia e per questo nella commedia La famiglia (1987) ripercorre 80 anni di storia (1906-1986) attraverso la saga di una famiglia.
Trapiantato giovanissimo a Roma dall’Irpinia nel penultimo dei sui lavori Gente di Roma (2003) omaggia la città tanto amata. L’ultimo suo lavoro come detto è Che strano chiamarsi Federico, dedicato a Fellini
realizzato nel ventennale della scomparsa, con il quale partecipò fuori concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2013.   
Mi piacerebbe tanto potere raccontare qualche aneddoto a cui sia stato testimone oculare, purtroppo non è così, ma resta la gratitudine di averci donato uno straordinario pezzo della Storia del Cinema italiano con le sue opere. Scola ha anche contribuito alla diffusione della Cultura cinematografica. Non a caso se Roma è invidiata per quel gioiello che è la Casa del Cinema a Largo Marcello Mastroianni, lo deve al regista che insieme all’amico Laudadio fece diventare realtà il progetto e nel 2004 fondò appunto questo luogo dove si celebra ogni giorno la settima arte.
Anche la Festa del Cinema di Roma deve tanto a Scola che prima scelse tra migliaia di giovanissimi cinefili e poi guidò con amore la Giuria popolare della prima edizione della Festa. Ancora ho impresso l’emozionante premiazione di quella prima edizione all’annuncio del Premio Speciale della Giuria al disturbante This Is England di Shane Meadows. Come un buon padre di famiglia fece gli onori di casa a tutti i premiati in maniera semplice. Mi racconta mia figlia Simona – che era tra i 40 giovani giurati - che durante le visioni delle pellicole in concorso il Maestro spesso spariva dalla sala per fumarsi una sigaretta. E adesso è andato via così. Me lo immagino seduto in riva al mare accanto al suo amico Federico ad ascoltarlo ed osservare la dissolvenza al 
tramonto dell’orizzonte tra mare e cielo. L’ultima sua apparizione pubblica risale alla 10ma edizione della Festa di Roma quando presentò la sua auto biografia realizzata dalle figlie Ridendo e scherzando. Una sorta di testamento morale. La Casa del Cinema di Roma che è una sua creatura lo ospiterà per l’ultima volta dalla mattina del 21 gennaio per un saluto alle spoglie ed un tributo a si grande autore del cinema del ‘900. Sarebbe bello che l’imminente Berlinale (11-21/2/2016) facesse altrettanto, così come è stato per Francesco Rosi nella passata edizione 2015 della kermesse berlinese! Chissà?










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