Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



martedì 2 settembre 2014

71. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - Recensioni


Direttore: Alberto Barbera

27 agosto > 6 settembre 2014


 

Cari Lettrici e Lettori, vi proponiamo una selezione di film proiettati alla 71^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica svoltasi a Venezia dal 27 agosto al 6 settembre 2014.
Tra le opere visionate teniamo a segnalarvi quelle della Settimana Internazionale della Critica che ci è sembrata la più sensibile agli attuali temi sociali.

Per i film in concorso Venezia 71 visionati ci permettiamo di dire che il premio Leone d'oro andrebbe assegnato a Loin des hommes di David Oelhoffen con Viggo Mortensen per la sua poetica sulla libertà umana di scegliere tra il bene e il male.

 

Per la sezione Orizzonti  sicuramente il coraggioso film sul mondo giovanile Heaven Knows What di Josh Safdie, Benny Safdie merita un premio.

Per la sezione autonoma Settimana Internazionale della Critica  a Dancing with Maria di Ivan Gergolet merita di essere premiato per aver narrato una straordinaria storia di dedizione alle diversità.

Per la sezione Giornate degli Autori  realmente siamo indecisi, ma senza dubbio Before I Disappear di Shawn Christensen andrebbe premiato per lo stile leggero del linguaggio utilizzato per un tema così forte.

Buona lettura!

 

SELEZIONE UFFICIALE


Concorso internazionale di lungometraggi in prima mondiale

99 Homes 112’Ramin Bahrani v.o. inglese st. italiano

Ancora una volta un film sulla attuale crisi finanziaria. Anzi sulla bolla immobiliare del 2008 che ha ridotto in miseria tante famiglie non più in grado di pagare gli esosissimi mutui avendo perso nel frattempo l’impiego. Dopo The Wolf of Wall Street con le sue esagerazioni, ecco 99 Homes . Storia delle difficoltà della famiglia di Dennis Nash operaio edile, interpretato da un lanciatissimo Andrew Garfield. La parte del agente immobiliare senza scrupoli Rick Caver è ovviamente interpretata da Michael Shannon, caratterista per eccellenza dei ruoli insani. Lo script è veramente notevole con la ridondanza  delle scene tragiche degli sfratti di famiglie dalle proprie abitazioni a cui si contrappone il cinismo di Rick e dello stesso Dennis che da vittima ben presto si trasformerà in carnefice per riscattare la casa perduta. Nel finale però il protagonista ha una crisi di coscienza, che risulta poco convincente,mandando all’aria i piani del socio in affari. Peccato perché gli attori hanno dato il meglio di se.

Manglehorn 97’David Gordon Greenv.o. inglese st. italiano

C’è una età per ogni cosa. Al Pacino nella terza età veste i panni di un anziano negoziante di chiavi. Perso l’amore di una vita, l’unico affetto che gli rimane, oltre la nipotina,  è la sua gatta. E’ l’età dell’egocentrismo e della saggezza e del prendersi cura di se. Del passato restano i ricordi. Per il protagonista invece diventano ossessioni. Ogni cosa viene cristallizzata come non voler accettare il tempo che scorre. Persino il nido di vespe dentro la cassetta postale. Però Gordon riesce a rendere il film un piacevole ed intimo parlare di se stessi. Come in altri film della 71^ Mostra anche in questo film la situazione dirompente è la chiarificazione tra due generazioni quella dei padri e quella dei figli che sono così vicine ma anche così lontane. Solo così il protagonista trova la “chiave” di abbandonare le ossessioni del passato e vivere quello che il presente gli offre. La fotografia è veramente eccezionale sui primi piani di Al Pacino che nonostante tutto non perde il suo fascino.

3 Coeurs 100’Benoit Jacquotv.o. francese st. italiano/inglese

Perdere un treno può comportare un incontro inatteso. Due vite insoddisfatte, ma non è ancora arrivato il momento di amarsi. Lui Marc è un funzionario delle tasse parigino. Lei Sylvie, interpretata da una enigmatica Charlotte Gainsbourg, è invece una benestante antiquaria. Insieme alla sorella maggiore Sophie (una impacciata Chiara Mastroianni) gestisce un atelier in provincia e deve prendere una decisione. Delusa da Marc, che non si presenta per un contrattempo all’appuntamento, decide di trasferirsi in America con il marito. Quando si dice delle coincidenze: a Marc piacciono tutte le donne. Casualmente incontra Sophie e in breve la sposa. Questo piccolo neo dell’inverosomiglianza  del film però si dimentica presto grazie ad un ritmo crescente. Ovviamente Marc e Sylvie quando si rincontrano diventeranno amanti. Questa loro trasgressione si scontra con il rigore che Marc (interpretato da un bravissimo Benoît Poelvoorde) ha nel suo lavoro di perseguire gli evasori, persino se sono rappresentanti dello stato. Lo script è ben congegnato anche se il finale tirato per le lunghe riprende la tematica di Sliding doors . Il cast è completato da Catherine Deneuve, leggermente appesantita dagli anni  che interpreta la madre delle due sorelle. Ella guarda gli accadimenti delle figlie con distacco  dall’alto dell’olimpo di star quale è stata.

Loin des hommes 110’David Oelhoffenv.o. francese/arabo st. italiano/inglese

1954 - Deserto algerino durante la rivolta contro i francesi. Daru,interpretato da un poliglotta Viggo Mortensen, è il maestro della scuola di uno sperduto villaggio. Di origini miste è nato in Algeria. La situazione è grave, in un vicino villaggio è stato ucciso dai rivoltosi un altro insegnante. Daru viene incaricato, suo malgrado, di condurre in città  per essere processato  un prigioniero algerino che ha assassinato il proprio cugino.  Tra i due nasce una sorta di solidarietà, tema riconoscibile in altri film presentati quest’anno, che li fa estraniare dagli accadimenti della rivolta in corso. I luoghi, facilmente riconoscibili in quelli  del genere dei film western, aiutano i due protagonisti a tenere lontane le conseguenze cruente della rivolta che inevitabilmente azzera l’umanità degli uomini.  Ciò che resta impresso, oltre alla bellezza delle inquadrature di un territorio tanto arido quanto visivamente efficace, è la rappresentazione di una realtà socio-culturale quasi incomprensibile sugli ibridi. Infatti Daru anche se da dagli algerini è considerato francese per le sue origini, viceversa dai francesi è considerato  algerino per esservi nato!

The Cut 138’Fatih Akin v.o. inglese/arabo/turco/spagnolo st. italiano/inglese

Mardin, Armenia  luogo dove si è consumato il genocidio armeno da parte dei turchi nel 1915. Nazareth è un fabbro di fede cristiana. Una notte la polizia turca lo strappa alla sua famiglia per arruolarlo. Dopo varie peripezie incontrando un mondo a volte solidale, a volte demoniaco, sugli stessi luoghi attualmente teatro della ferocia dell’IS (Aleppo, Ras Al-aim),  Nazareth riesce a salvarsi. Siamo al termine del conflitto che vede l’Armenia passare sotto l’influenza inglese. Egli viene a sapere che le due sue figlie gemelle si sono salvate, ma che sono espatriate. La sua ricerca lo porterà in una odissea infinita a raggiungere Cuba, Minneapolis fino alle aride praterie del nord Dakota. Finale da lacrime. Purtroppo per il bravo  protagonista il make up non è adeguato al personaggio e a farne le spese è il film.

 

 


Concorso internazionale dedicato a film rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed espressive

Takva su pravila (These Are the Rules) 78’ Ognjen Svilicˇ ic´ v.o. croato st. italiano/inglese

Anonima periferia di Zagabria. Una mattina come tante, un giovane adolescente si ritira a casa dopo una notte di eccessi passata con gli amici. I genitori, distratti dalla quotidianità materiale della vita, non riescono a dargli regole, non riescono a dirgli di no, ma soprattutto non sono fra loro uniti nel rapportarsi con il figlio. Quello che i due non sanno, ma che scopriranno ben presto, è che quella notte il figlio era stato violentemente picchiato da una banda di teppisti.  Dimesso dal  pronto soccorso a cui erano ricorsi qualcosa non va per il verso giusto e succede l’irreparabile. Nella tragedia il padre anaffettivo sembra che non riesca a reagire davanti alla burocrazia kafkiana delle istituzioni e di qua il titolo, salvo poi trasformarsi da vittima in carnefice dell’assassino del figlio – come Alberto Sordi nel celebre “Un borghese piccolo piccolo”.  Ma la vita continua. La recitazione asciutta e distaccata dei genitori mette a nudo una società fatta di regole create dagli uomini le quali però non si basano sulla solidarietà umana. Si esce dalla sala con l’amaro in bocca e la domanda: e se capitasse a me?

Heaven Knows What 94’ Josh Safdie, Benny Safdiev.o. inglese st. italiano

Finalmente un film coraggioso. Il mondo dei tossici raccontato senza mezzi termini e con crudezza direi quasi documentaristica. Primi piani strettissimi su Harley e Ilya per raccontare e comprendere le loro emozioni/non emozioni. Harley tenta addirittura il suicidio per dimostrare al suo amato il suo amore sebbene lo tradisca. Una visione del mondo dei tossici da dentro con tutte le sue esagerazioni e contraddizioni. Il finale tragico sembrerebbe non dare spazio a nessuna speranza di salvezza. Questo però è solamente il punto di vista rispettabile degli autori e ognuno di noi può trovare nella vicenda i suoi personali spunti di riflessione. Sono encomiabili i giovanissimi attori. C’è da augurarsi che venga divulgato nel mondo giovanile, ma anche tra i genitori.

Ich seh Ich seh (Goodnight Mommy) 99’ Veronika Franz, Severin Fiala v.o. tedesco st. italiano/inglese

Film d’autore psicologico e a tratti noir dagli aspetti controversi e dalle  caratteristiche ovviamente mitteleuropee. Lucas ed Elias sono due fratelli gemelli con una mamma che sembra abbia anch’essa una sorella gemella. Dopo il trauma della separazione dei genitori, un incidente d’auto sconvolge la vita della benestante famigliola. Durante la convalescenza della madre per riprendersi dalle ferite riportate al volto nella villa isolata e circondata da un bosco la vicenda si tinge di giallo. La donna bendata è veramente la madre di Elias e Lucas o è piuttosto un impostore? Tra torbide fantasticherie adolescenziali e scene di gratuita violenza lo script tiene in sospensione lo spettatore sino ad un finale da brivido. Molto ricercata la fotografia che decisamente connota l’origine della pellicola con  i suoi colori netti e nello stesso tempo contrastanti.

Belluscone. Una storia siciliana 95’Franco Maresco v.o. italiano/siciliano st. inglese/italiano

Una inedita versione del rapporto Stato mafia in v.o. siciliana. Per me che sono palermitano è stato un invito a nozze. Lo script è ingegnoso e consiglio vivamente di andarlo a vedere. Infatti per parlarne, bisogna vederlo. Buona visione!

NDR: giunge adesso la lieta notizia che il Premio Arca CinemaGiovani è andato al film di Franco Maresco.

 

SEZIONE BIENNALE


 

H. 93’ Rania Attieh, Daniel Garcia v.o. inglese st. italiano

H. sta per Helen. Anzi le Helen sono due. Due vite al femminile raccontate con il notevole e imprescindibile apporto del sonoro. Entrambe desiderose della maternità, la elaborano diversamente. La prima H. già avanti negli anni surroga la maternità con un bambolotto, l’altra H. invece la vive con una maternità isterica. Lo script è ambientato a Troy, una cittadina dello stato di NY. La vita scorre tranquilla. Ma a seguito dell’impatto sulla Terra di un meteorite, cominciano ad accadere eventi misteriosi: sparizioni di persone, morti apparenti, lo scioglimento di un lago ghiacciato. Sullo sfondo l’apparizione ripetuta di un destriero nero, quasi a voler  evocare la tragedia greca. Come opera prima a low budget è da riconoscere la fantasia nel redigere lo script, pur rimanendo una prova delle abilità degli autori e nulla di più.

 

Blood Cells 86’ Luke Seomore, Joseph Bull v.o. inglese st. italiano

Anche in questo film, come in H.,  entrambi realizzati grazie al contributo della Biennale College Cinema, il sonoro sovrasta tutto. In questo caso si tratta delle rumore assordante del rogo delle carcasse da distruggere del bestiame contaminato. Il protagonista infatti, insieme al fratello, possedeva anni prima una fattoria ereditata dal padre morto in circostanze misteriose, e andata in rovina per il morbo bovino. Dopo una decina di anni di assenza Adam fa ritorno nella cittadina natia per il matrimonio del fratello Aydan. I fantasmi dolorosi del passato riaffiorano nella sua mente  annebbiata dall’alcool. Soprattutto la visione ossessivamente ripetuta della morte del padre. Adam è una persona reietta da tutti e tampona la paura di affrontare la vita con lo sballo. Anche in questo caso si tratta di un’opera prima e sembra che prevalga in essa la prova di abilità degli autori sotto l’aspetto del linguaggio cinematografico che quindi inficia il risultato finale.

 


Opere firmate da autori di importanza riconosciuta

She’s Funny That Way 93’ Peter Bogdanovich v.o. inglese st. italiano

Commedia americana sulla trasformazione di una escort in star teatrale  che è interpretata dalla giovanissima ma già affermata  Imogen Poots. Prendendo spunto dall’ intervista alla attrice protagonista viene raccontato il mondo dorato ed effimero del teatro. Le battute sono azzeccate e dispensano sane risate fra il pubblico con un gioco minuzioso degli equivoci. Tra le altre da segnalare la bellissima scena del bacio nel backstage teatrale. L’irresistibile Owen Wilson, visto in Midnight in Paris, interpreta invece il regista fedigrafo che lancia la ex escort nel mondo della recitazione teatrale. Accanto a lui la brava  Kathryn Hahn che interpreta la moglie tradita Delta Simmons. Ma quella che è veramente strepitosa è la psicoteraupeta interpretata da una collaudata Jennifer Aniston che, nella veste della sfigata risulta, certamente la più simpatica ed amata dal pubblico in sala. Insomma un cast di tutto rispetto che irride il mondo del Teatro.

Tsili 88’Amos Gitai v.o. yiddish/ucraino/polacco/tedesco/russo st. italiano/inglese

La Shoa vista da una giovane fanciulla autistica dimenticata nel villaggio ebraico di Cernivci durante i rastrellamenti dei tedeschi. La giovane Tsili si rifugia nel bosco e vive nutrendosi di quello che gli  offre la natura. La narrazione procede con inquadrature fisse, mentre il rumore del bosco ed il tuono dell’artiglieria fanno da sfondo alla prima parte della pellicola per far riflettere sul terrificante genocidio degli ebrei. Un fuggitivo Marek si unisce a lei nel precario nascondiglio e sembra che i tragici avvenimenti esterni  restino al di fuori della vita dei due (o tre?). Un amplesso tra loro, quasi a voler negare la realtà esterna. Nella seconda parte, a guerra terminata, la protagonista scappa a perdifiato incontrando  i sopravvissuti che cantano una poesia sulla giovine lasciata a guardia del villaggio. Alcuni di loro hanno preferito rinunciare ad andare nella Terra promessa. Una narrazione poetica sugli orrori del secolo scorso che vanno assolutamente ricordati.


Selezione di film classici restaurati e di documentari sul cinema

Gian Luigi Rondi: vita, cinema, passione 74’Giorgio Treves v.o. italiano/francese st. italiano/inglese

 

Un equilibrato documentario sul maestro che ha attraversato il cinema italiano del secolo passato e che prosegue ancora oggi con il suo notevole esempio di bon ton a raccogliere i doverosi consensi dal variegato mondo del cinema e dello spettacolo. Gianluigi Rondi è stato considerato da sempre di destra. In realtà venne nominato a dirigere la Mostra di Venezia nel 1983 grazie anche al Partito Comunista. Quello che emerge è la sua saggezza e l’onestà intellettuale non solo all’inizio della sua passione cinematografica, ma anche recentemente quando si è dimesso dall’incarico del Festival di Roma, restando al di fuori delle logiche politiche di partito, qualunque esso sia. Per questo dovrebbe essere preso ad esempio da molti attuali Grand Commis di Stato.

 

 

SEZIONI AUTONOME


Rassegna di 7 film - opere prime - autonomamente organizzata da una commissione nominata dal SNCCI

Binguan (The Coffin in the Mountain) 119’ Xin Yukun v.o. cinese st. italiano/inglese

Una bara veramente ingombrante. Film noir che per i primi 20' mette a dura prova le capacità intellettive dello spettatore. Se riuscite a restare in sala sarete ricompensati dai giochi di incastro che la sceneggiatura propone. Sono le miserie umane che mettono in moto il susseguirsi di azioni e reazioni dei personaggi nei reciproci rapporti interpersonali, padre/figlio fidanzata/fidanzato, amanti e possibili uxoricidi. Ma chi paga per tutti? Ovviamente il più sfigato al quale piace il gioco d'azzardo e molte altre dipendenze. Bellissima la scena finale chiarificatrice tra padre e figlio. Come ha spiegato il regista nel Q&A ogni oggetto del film è legato a doppio filo ad un personaggio e provoca le umane miserie. Colpisce la scena dei personaggi che si rivolgono ossessivamente agli dei per veder soddisfatti i propri desideri umani e miserevoli che viene ripetuta all'infinito. Forse per questo motivo il film non ha avuto grossi problemi con la censura in un paese dove la religione non è ben tollerata.

Villa Touma 85’Suha Arraf v.o. arabo/inglese st. italiano/inglese

Film palestinese tutto al femminile diretto dalla regista de Il giardino dei limoni.  La stessa regista lo ha definito un film politico palestinese. Però per la sua bellezza può senza ombra di dubbio essere annoverato come patrimonio di tutti. Dalla accuratezza della scenografia viene fuori la natura documentaristica della regista che ci mostra una diversa realtà dei territori occupati palestinesi, generalmente descritti soprattutto con l’ingombrante presenza dei soldati israeliani. Questa storia si svolge invece entro le anguste e dorate mura di Villa Touma, nella città di Ramallah, al riparo dalla imminente occupazione dei territori. A Villa Touma  vivono tre sorelle nubili di fede cristiana Juliette, Violette e Antoinette. La loro  vita si è fermata ai fasti di un tempo passato. All’improvviso  nel loro menage irrompe la nipote Badia rimasta orfana di entrambi i genitori e fino ad allora ospitata da un istituto religioso. Juliette, Violette e Antoinette cercano in tutti i modi di preservare l’onorabilità della famiglia cercando di trovare un marito di fede cristiana alla nipote, ma Badia non è una di loro cosicchè si innamora di Khaled, che è invece un musulmano proveniente dal vicino campo profughi di Kalandia. La narrazione prosegue in maniera drammatica e si può riconoscere la storia d’amore di Giulietta e Romeo però con un finale di speranza che potrete scoprire in sala.

Dancing with Maria 75’Ivan Gergolet v.o. spagnolo/italiano st. italiano/inglese

Dopo la visione della pellicola la commissione selezionatrice non ha avuto dubbi. E veramente non aveva torto sul documentario che narra la storia e le pecularietà di  Maria Fux. E' la ballerina che ha "inventato" un modo diverso del rapporto tra musica e danza. La sua scuola di ballo di  Buenos Aires è un must e chi la prova sicuramente ci ritorna. Le sue lezioni sono fantasiose, con un approccio personalizzato alla danza così come ognuno di noi la sente. Per esempio con il ritmo della pioggia. Ma quello che più piace di Maria è che le "diversità" (down, ipovedenti, persone affette da poliomelite, e persino persone sorde) per lei sono il pane quotidiano. Testualmente "affrontare la vita come gli altri di vedono oppure come tu sei effettivamente è la sfida". Ovviamente bellissime le musiche che accompagnano il film che trasmettono un senso di pace, che vale molto di più della felicità. Con Maria Fux la musica si materializza come l'ultima foglia di un albero nella stagione autunnale. La scena finale sulla Calle  di Bueno Aires, dove si trova la scuola, nella quale il traffico automobilistico fa posto ai ballerini anche e soprattutto ai "diversi" è veramente toccante e per questo il doc merita di essere premiato.

 


Sezione autonoma promossa dalle associazioni dei registi italiani ANAC e 100 Autori

Before I Disappear 98’ Shawn Christensen v.o. inglese st. italiano

Film poetico sulla forza dell’umanità che ognuno di noi possiede e che possiamo scegliere di utilizzare o meno. Una storia attuale di un amore infranto in un mondo che si basa sullo sballo e sulle droghe. Si inizia con un tentativo di suicidio del protagonista Richie per porre fine alla sua tormentata esistenza, ma una telefonata può fare la differenza.  La sorella, da tempo allontanatasi dalle esagerazioni di Richie, gli chiede di badare per qualche ora alla nipotina Sophia di undici anni. Di qua in poi la narrazione veramente originale si svolge con il rapporto sbilanciato tra lo zio tossico e la nipotina perfettina che lo apostrofa dicendogli persino “stupid uncle”. Nel film ci sono varie citazioni tra le quali “Pyscho” e “La febbre del sabato sera”. Ogni volta che R. riprova nei suoi intenti suicidi e riscrive il bigliettino d’addio al perduto amore si compie una sorta di catarsi del protagonista stesso, con discesa agli inferi e resa dei conti finale con se stesso: I’ll be sorry you!

Five Star 83’ Keith Miller v.o. inglese st. italiano

Il Film è stato presentato al Tribeca Festival, dove ha ricevuto il Best Editing Narrative Feature. Il progetto è stato sviluppato da alcuni aderenti alla Brooklyn Film maker Collective (BCF) di cui il regista è membro. Con coraggio viene narrata la storia reale di una gang di neri soprannominata Bloods che imperversa a Brooklyn. Il protagonista Primo è uno di loro interpreta se stesso ed è  appunto un Five Star (capo in slang). Lo spunto dello script è la vita  di John  giovane afro rimasto orfano che vive nel quartiere. Tra finzione e realtà il giovane cerca protezione da Primo amico del padre.  Questo lo introduce al mondo delinquenziale. Dapprima come semplice corriere della droga e infine come killer regalandogli una pistola.  Ma John vuole capire come è morto il padre . Ambientato nell’estate newyorkese, quando il caldo soffocante sembra racchiudere tutto, Five Star immerge lo spettatore nella cultura della gang con intensità bruciante. Le distinzioni tra finzione e vita reale rimangono volutamente ambigue, consentendo alla storia di questi due uomini di risuonare al di là delle strade, in quanto si trovano ad affrontare la questione di che cosa significhi essere uomo.

The Smell of us 100’Larry Clark v.o. francese/inglese st. inglese/italiano

Il discusso regista Larry Clark ha spostato  il suo sguardo dagli USA alla Francia nell’ambiente radical-chic  dei pseudo intellettuali-artisti parigini. Reduce dal premio assegnato a  Marfa Girl qualche anno fa al Festival Internazionale del Film di Roma, Clark ha presentato nella sezione Giornate degli Autori  questo film che, ancora una volta, ha provocato dure reazioni. I protagonisti, oggetto della sua aspra critica, sono sempre gli adolescenti ma questa volta quelli del mondo borghese parigino. Si tratta di un'opera molto dura, in cui i personaggi centrali, alcuni ragazzini di buona famiglia, si prostituiscono per comprare belle scarpe, ma soprattutto per noia e solitudine. Se da un lato è lodevole l’aver affrontato un tema giovanile così attuale, non si può tacere che la pellicola sarebbe stata ugualmente efficace utilizzando un linguaggio diverso da quello del film che rasenta addirittura la noia. Si salva solamente la scena iniziale degli skaters i quali, incuranti del clochard (interpretato dallo stesso L. Clark) supino e ubriaco su una piazza, continuano lo stesso le loro prodezze utilizzando il corpo del derelitto come “ostacolo” da superare.



 

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