Un ottimista AKI Kaurismäki ed una arguta Sally Potter infiammano la platea del Berlinale Palast, mentre Luca Guadagnino divide il pubblico con Call Me by Your Name.
(da Berlino
Luigi Noera - Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Berlinale)
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDiDKHbXfaqD8ZQ1KvPBuRkunAhqrVZzeBVGuqjPF1OMyOjqkthgzdxjEbeO1kkIjEHOByu1rW6qCEgErfzb4z4SnpdJyW1RePYc38v6dKp4iTHdMjomax4uU315yRwbvZRW63gfAi8XdX/s320/Toivon+tuolla+puolen.jpg)
Sally Potter in The Party con un cast eccezionale tra i quali il poliedrico Timothy Spall. In platea è stata una risata continua per l’humor made in England con una durata del film ridotta all’essenziale. E’ riuscita pure l’idea del giapponese Sabu di mischiare elementi di gang story con la semplicità dell’umanità nel film Mr. Long in una coproduzione fra gli emergenti dell’Asia
(Giappone / Hong Kong, China / Taiwan / Germania). Di spessore sociale Una mujer fantástica (A Fantastic Woman) del cileno Sebastián Lelio (Cile / USA / Germania / Spagna) che però si arena in una interpretazione non proprio all’altezza della (del ?) protagonista. Non convince invece l’unico documentario in concorso sull’artista autore di controverse installazioni Beuys del tedesco Andres Veiel che si “dimentica” clamorosamente il passato non proprio limpido di Beyus. Si rimane interdetti poi dal film della portoghese Teresa Villaverde che con il suo Colo cerca disperatamente di convicere lo spettatore che alla base della distruzione della famiglia ci siano i venti di crisi economica che durano da troppo tempo. Il suo punto di vista non si può condividere perchè significherebbe sdoganare più in generale la mancanza di responsabilità degli adulti verso gli adolescenti. Se poi aggiungiamo lo stile noioso utilizzato dalla regista che mette a dura prova la pazienza dello spettatore. Infine si pone all’ultimo posto il racconto di appendice Return to Montauk di Volker Schlöndorff (una delle tante otto tra produzioni e coproduzioni presenti in concorso) e ci domandiamo come abbia potuto trovare posto in competizione. Al riguardo la varietà di generi di quest’anno fa pensare che in fondo abbia ragione il patron della Festa del Cinema di Roma Antonio Monda a proporre una selezione unica. Che anche Dieter Kosslick si avvii su questa strada?
Invece Fuori Concorso due perle dal vecchio continente: il primo El bar (The Bar)di Álex
de la Iglesia (Spagna) fulminante trash e sanguinolento, come nella migliore tradizione latinoamericana iberica ma che attinge a piene mani dal più noto film coreano Treno per Busan. Il secondo Sage femme (Midwife) del francese Martin Provost. Un film ben confezionato nello stile collaudato francese che da una storia al femminile prende spunti di riflessione universali. Ritroviamo Caterine Denevue sulla via del tramonto.
de la Iglesia (Spagna) fulminante trash e sanguinolento, come nella migliore tradizione latinoamericana iberica ma che attinge a piene mani dal più noto film coreano Treno per Busan. Il secondo Sage femme (Midwife) del francese Martin Provost. Un film ben confezionato nello stile collaudato francese che da una storia al femminile prende spunti di riflessione universali. Ritroviamo Caterine Denevue sulla via del tramonto.
Berlinale Special ha proposto tre mondi diversi. Dall’Irlanda
con un cast eccezionale, tra i quali Ethan Hawke, una storia d’amore realmente
accaduta sulle diversità. La protagonista Sally Hawinks merita un premio per la
straordinaria interpretazione di Maudie. Il film di Aisling Walsh è una
coproduzione Canada / Irlanda.
Dall’avanposto
cubano dell’America Latina Fernando Pérez presenta Últimos días en La
Habana(Last Days in Havana). Definito dallo stesso regista un film dall’anima
profondamente cubana, si ritrovano tante analogie con il neorealismo italiano
sugli ultimi. Chissà se mai passerà in ssale italiane? Il terzo The
Lost City of Z dell’americano James Gray è invece l’omaggio ad un esploratore irlandese che contribuì
alla scoperta dell’Amrica Latina.
racconto con film amatoriali utilizzati per realizzare No Intenso Agora (In the Intense Now) di João Moreira Salles. Sono pochi i film che ricordano la rivoluzione sessantottina che attraversò l’Europa durante la Guerra Fredda. Per finire dalla sezione Forum Joshua Z Weinstein ci racconta con Menashe le contraddizioni della comunità ebraica ortodossa di Brooklyn alle prese con la modernità.
Spall e la regista Agnieszka Holland, il primo protagonista della piece teatrale di Sally Potter e la seconda autrice di un discutibile Pokot (Spoor) di cui vi abbiamo già riferito.
Al giro di
boa della Berlinale restano quattro film in concorso dei quali l’animazione di
LIU JON ed il manifesto morale del coreano Hong Songsao con il suo On the Beach
at Nigth Alone i quali potrebbero cambiare i pronostici più accreditati che fino ad ieri stroncano
la Potter con The Dinner e premiano il cileno Sebastiano Leo (dati aggiornati
al sesto giorno prima che venisse presentato il film di AKI Kaurismäki).
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