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Sullo schermo ci vengono
raccontate le vicende amorose e lavorative della compagnia teatrale itinerante
Davaï Théatre. Problemi familiari, legami amorosi, un'imminente nascita ed il
ritorno, improvviso, di una vecchia amante stravolgeranno la routine dei teatranti
rompendo quella sorta di equilibrio venutosi a creare e facendo riemergere
vecchi rancori e ferite evidentemente mai cicatrizzate.
Scorrono via senza neanche
che il pubblico se ne accorga i 144 minuti di durata. Questo ultimo lavoro
della Fehner, infatti, è un vero e proprio alternarsi di emozioni, ben messe in
scena, nello specifico, non solo da attori capaci (all'interno del cast,
inoltre, vi sono anche alcuni famigliari della regista stessa), ma anche da una
regia attenta e sapiente che dimostra di saper ben muovere la macchina da presa
nei momenti giusti, Basti pensare, ad esempio, alle numerose carrellate
presenti durante le scene degli spettacoli, quando ci si ritrova grazie a
movimenti fluidi ma repentini allo stesso tempo, ora sul palco, ora dietro le
quinte. Oppure basti pensare agli intensi primi piani dei personaggi, durante i
loro momenti di crisi.
Signore e signori:la commedia
umana sullo schermo, dunque! E, onestamente, bisogna proprio ammettere che
questa commedia umana - dai vaghi rimandi felliniani - è davvero ben
rappresentata: luci, colori, un'appropriata colonna sonora rendono il prodotto
finale vivo, urlato, passionale. Una vera e propria dichiarazione d'amore alla
vita. Non a caso, gli equilibri perduti sembrano riassestarsi nel momento in
cui una giovane attrice della compagnia dà alla luce un bambino.
Si tratta di un piccolo
miracolo cinematografico, Les ogres. D'accordo, non racconta
nulla di nuovo, in fin dei conti. Eppure lo fa in un modo talmente raffinato,
genuino ed onesto che il meraviglioso mondo che ci ritroviamo davanti agli
occhi non verrà dimenticato tanto facilmente.
Marina Pavido
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