Questa domanda è stata al centro di
un incontro promosso dal SNCCI dopo la decima edizione della Festa di Roma. I premi hanno ancora un valore?
Esiste un metodo migliore di altri nella composizione delle giurie? I festival
di cinema dovrebbero aprirsi alla rete? In un mondo che viaggia sempre più
velocemente, non sarebbe il caso di ripensare anche alla durata dei festival?
Quanto è importante, per le grandi kermesse, abbinare alla vetrina festivaliera
la presenza di un mercato. Questioni spinose in tempi di cambiamenti epocali
nel mondo dell’audiovisivo e quindi del Cinema, prima fra tutti la modalità di
fruizione da parte del pubblico. Innanzitutto ricordiamo che i Festival sono
nati con il Cinema e per il Cinema. Solamente dopo sono comparsi i Festival
della Letteratura, della Scienza etc. I pareri sono diversi. Chi sostiene che
il binomio Festival e Mercato Audiovisivo è imprescindibile. Chi sostiene la
necessità di avere più Festival che sono il luogo dove si celebra il Cinema, e
permettono ad un vasto pubblico di vedere pellicole che difficilmente
passeranno per le sale. Chi sostiene che i festival vanno spogliati dagli
orpelli, dal glamour delle sfilate sul tappeto rosso per ridare la centralità
alla pellicola vista insieme a tanti altri in una sala buia con cui condividere
le emozioni. E poi ci si domanda se è meglio il format diviso in sezioni
rispetto, per esempio alla recente scelta di Antonio Monda che per la Festa di
Roma ha preferito un unico zibaldone cinematografico dove il pubblico è
costretto a orientarsi tra film nettamente diversi fra loro. Nonostante le domande poste siano attuali, nella
realtà i Festival, e non solo quelli storici come Berlino, Cannes, Locarno, Venezia,
Torino, ma anche quello siciliano di Taormina e il più giovane di Roma al suo
primo decennale, anche quest’anno hanno dato prova di riuscire ad affrontare la
crisi generale. La crisi non è solo materiale, ma è soprattutto di valori. Al
riguardo c’è da sottolineare che la funzione primaria dei Festival Cinematografici
è quella di promuovere la cultura e l’interscambio tra le genti per avvicinarle
in questi momenti di contrapposizione tra differenti visioni della Vita. I
Festival riescono ad assolvere a questo compito, infatti oltre ad essere
imponenti in fatto di numeri anche la qualità delle pellicole proposte è
notevole e avvicinano il pubblico a temi attuali. Quindi non resta che passare
ai fatti ossia all’attuale produzione 2015 presentata nelle varie kermesse
festivaliere.
umano. Notevole anche l’altro esordiente italiano Jonas Carpignano che nella sezione autonoma Semaine de la Critique ha presentato Mediterranea, entrato poi insieme al film turco Mustang (Quinzaine) e al film bulgaro The Lesson nella terna dei Lux Prize promosso dal Parlamento Europeo. Da ricordare anche il giovane Fulvio Risuleo ancora una volta vincitore alla Semaine de la Critique con il suo esilarante secondo corto Varicella. E’ piaciuto pure il coraggioso e controcorrente film marocchino Much Loved (Quinzaine) di Nabil Ayouch che tante critiche ha ricevuto in patria.
A Berlino, che è il Festival più
vario e completo, sotto la direzione di Dieter Kosslick, sono state proposte quasi
400 pellicole
suddivise tra le otto selezioni specifiche Competizione, Special, Classic,
Panorama, Panorama Doc, Forum, Prospettive del nuovo cinema tedesco e
Generation K+. Al riguardo citiamo il coraggioso film TAXI dell’iraniano Jafar
Panahi a cui è andato l’Orso d’Oro e il documentario The Look of Silence in
omaggio al regista Jousha Oppenheimer membro della giuria e premiato con il
Peace Film Prize. All’Italia è andato il Premio FIPRESCI assegnato al doc di
Francesco Clerici Il Gesto delle Mani.
Non meno numerosa l’offerta di Cannes
e del suo Direttore artistico Thierry Frémaux con quasi un centinaio di
pellicole presenti tra
la selezione in competizione e fuori concorso, quella di Un Certain Regard,
oltre alla sezione Classics e nelle sezioni autonome della Quinzaine des
Realisateurs e della Semaine de la Critique. A nulla è valsa la numerosa
presenza italiana costituita da Garrone (The Tale of the Tales), Moretti (Mia
Madre) e Sorrentino (Youth) nonchè dall’outsider Minervini (The Other Side) a
fronteggiare i cineasti d’oltre Alpe. Comunque il film in competizione che è
rimasto nel cuore di tutti e Saul Fia dell’esordiente ungherese Lazslo Nemes a
cui è andato il Grand Prix 2015. Sebbene gli orrori del Nazismo e della Shoa
sovrastino tutto e tutti, il protagonista Saul non perde la sua umanità. E’
questo che fa la differenza dell’essere
umano. Notevole anche l’altro esordiente italiano Jonas Carpignano che nella sezione autonoma Semaine de la Critique ha presentato Mediterranea, entrato poi insieme al film turco Mustang (Quinzaine) e al film bulgaro The Lesson nella terna dei Lux Prize promosso dal Parlamento Europeo. Da ricordare anche il giovane Fulvio Risuleo ancora una volta vincitore alla Semaine de la Critique con il suo esilarante secondo corto Varicella. E’ piaciuto pure il coraggioso e controcorrente film marocchino Much Loved (Quinzaine) di Nabil Ayouch che tante critiche ha ricevuto in patria.
In Italia la Mostra Internazionale
dell’Arte Cinematografica di Venezia ha stupito il pubblico come anticipato da
Alberto Barbera nella presentazione della selezione. Ma quello che conta di più è che la
Giuria del Concorso ha scombussolato i pronostici più accreditati dai
giornalisti e critici, promuovendo il Cinema Latino Americano con il Leone
d’Oro al venezuelano Desde allá di Lorenzo VIGAS, storia sulle diversità di
genere che sono sempre gettonate tra il pubblico e le giurie. Mentre il Leone
d’Argento è andato all’altro film Latino Americano El Clan dell’Argentino Pablo
TRAPERO, da una storia vera di ambiguità e ipocrisia sul crimine nell’Argentina
degli anni ‘80. Mentre il Gran Premio della Giuria è andato ad un film
largamente gettonato dalla critica e dal pubblico. Anomalisa di produzione indipendente
d’animazione alla scoperta di se stessi degli Statunitensi C. KAUFMAN e D.
JOHNSON. A Valeria Golino la Coppa Volpi con la strepitosa interpretazione di
Anna la protagonista del film di disabilità e di camorra, con risvolti inattesi
Per Amor Vostro di G. Gaudino. Il Turco Emin ALPER con Abluka (Follia),
graffiante film sulla società turca, ha ottenuto il Premio Speciale della
Giuria. In realtà è stato il miglior film visto alla Mostra per la sua estetica
e per il linguaggio minimalista utilizzato. Purtroppo ancora non si sa se verrà
distribuito in Italia. Ma la 72esima Mostra si è distinta soprattutto con i
documentari proposti. Nel Concorso spicca il cinese ZHAO Liang, con Behemoth,
doc epocale sulla Cina di oggi, al quale è andato il premio collaterale SIGNIS.
Importante riconoscimento attribuito all’unanimità dall’organizzazione
cattolica per le comunicazioni al film in concorso più significativo per
sensibilità umana. Se un film può essere definito una preghiera, allora Behemot
sgorga dalla profondità dell'anima di un artista che parla delle sofferenze di
coloro che sono senza nome. L’altro film che colpisce per il linguaggio potente
dell’immagine è il film di chiusura Human di Yann Arthus-Bertrand che affronta i
temi dell'umanità mostrandoci anche stupendi scorci del nostro Pianeta.
Invece la Festa di Roma rinnovata nel
suo decennale dal nuovo Direttore artistico Antonio Monda priva di Giuria, di
Red Carpet e di qualche sala in meno, ha detta di tanti ha compiuto il miracolo con un impegno economico dimezzato.
Il film che ha ricevuto più voti dal pubblico è per il secondo anno consecutivo
un film indiano ANGRY INDIAN GODDESSES di Pan Nalin, India, Germania, 2015.
Anche nell'era di Muller senza giuria alla kermesse romana aveva primeggiato un
film indiano Haider di Vishal Bhardwaj sul dramma shakesperiano di Amleto. Tornando ai primi più bei film visti a
Roma, che è stata proclamata dall’UNESCO “Città creativa per il Cinema”,
sperando che trovino distribuzione citiamo in ordine:
Amama – When
a tree falls dello spagnolo Asier Altuna Iza. Scontro/incontro delle nuove
generazioni dei Paesi Baschi con le tradizioni degli avi.
The
Whispering Star di Sono Sion. Fantasticherie in punta di piedi come solo i
giapponesi sanno fare. Storia di un mondo futuribile nel quale 1'80% della
popolazione è composta da robot e gli umani sono una specie in via
d'estinzione.
Distancias
Cortas del messicano Alejandro Guzman Alvarez. L’amicizia può ribaltare una
vita vissuta in assenza di relazione.
Lo
Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. E’ il caso della Festa di Roma
2015. Il primo super eroe all’italiana mutuato dal vero Jeeg Robot d'Acciaio
del cartone animato giapponese che ha diviso il pubblico e i critici.
Mistress
America di Noah Baumbach. Una commedia di spigliatezza e dialoghi inesauribili
girata dall'autore più singolare del cinema americano indipendente di oggi.
Room dell’outsider irlandese Lenny Abrahamson. Storia di amore materno. La curiosità
del figlio adolescente porterà a trovarsi faccia a faccia con una delle cose
più spaventose: la realtà. Come accade per tanti film il regista poteva
terminare almeno 20’ prima.
Under Sandet
/ Land of Mine del danese Martin Zandvliet parla di un capitolo sconosciuto
della seconda guerra mondiale raccontato con la stessa drammatica tensione e
spietatezza militare della Collina del disonore di Sidney Lumet.
Al
terzultimo posto poniamo il film vincitore Angry Indian Goddesses dell’indiano
Pan Nalin. Buddy movie ovvero un film sull’amicizia al femminile nel quale gli
eventi prendono una piega molto drammatica.
HUA li SHANG
BAN ZOU / Office. Uno scintillante musical dell’affermato autore del crime
movie hong konghese Johnnie To.
La Delegada
Linea Amarilla del messicano Celso R. Garda. Road movie di cinque personaggi alla
ricerca di se stessi.
Innovativa
la scelta di selezionare anche le Serie TV dove spicca Fargo – Seconda stagione
di R. Einhorn, USA, 2015. Non c’è bisogno di presentazioni alla seconda
stagione di un serial che ha marcato a fuoco il genere del crime televisivo
importando l'eleganza narrativa e il cinico splendore dei noir dei fratelli
Coen.
Antonio
Monda ha dato spazio anche ai documentari dove ricordiamo Ouragan, l’Odyssée
d’un vent dei francesi Barbançon e Byatt ovvero l’affascinante viaggio di quindicimila
chilometri sulle tracce di uno degli eventi più devastanti ma anche necessari
al nostro pianeta: l'uragano atlantico. Ma anche JUNUN sulla musica,
trascinante e inedita di Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, colta nel
suo nascere e sprigionarsi da un occhio mobile, morbido e vibrante come quello
di Paul Thomas Anderson. Sconvolgente il doc spagnolo The Propaganda Game di
Alvaro Longoria il quale per la prima volta mostra il vero volto (?) della
Corea del Nord, una nazione sinistramente reclusa e sconosciuta. Ultima nazione
comunista, forse la più grande fonte di instabilità per la pace mondiale, e per
questo necessaria a scapito dei 23 milioni di suoi abitanti.
Quando stiamo andando alle stampe
apprendiamo che il regista Paolo Sorrentino ha ricevuto per il suo bistratto
Youth dalla Giuria di Cannes tre premi agli EFA 2015, come miglior film
europeo, come miglior regista europeo e come miglior attore per
l’interpretazione di Michael Caine il quale ha commentato In 50 anni non avevo mai vinto un
premio in Europa ma questa notte ne ho vinti due! Infatti lo stesso ha ricevuto anche il Premio alla
Carriera dal Presidente della Giuria della 28esima edizione degli EFA. Il
Cinema, anzi il Cinema italiano è risorto e questo lo dobbiamo anche ai Festival
che restano comunque una vetrina e scambio interculturale delle novità della
settima arte qualunque format venga adottato per essi. Viva il Cinema!
NDR: avrei voluto citare altri autori ma non avreste terminato la lettura, così mi scuso con loro e con Voi.
NDR: avrei voluto citare altri autori ma non avreste terminato la lettura, così mi scuso con loro e con Voi.
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