IFF si
conferma un Festival molto curato dalla organizzatrice Susanna Pellis e quindi molto
amato dai romani
E’ calato il sipario su
questa affollata ottava edizione del Festival che si è conclusa alla
grande domenica pomeriggio con la Master
Class del geniale Lenny Abrahamson preceduta dalla proiezione del suo
ultimo film Frank. Il film affronta svariati temi tra i quali spicca il
talento di Frank e la ordinarietà di Jon. Ed era proprio questo il tema che il
regista ha rimarcato alla platea di voler sfatare: il mito che dietro ogni
genio ci debba essere necessariamente una vita sregolata e l’idea che se vuoi e
ti impegni puoi sfondare. Frank è una persona con problemi relazionali, mentre
Jon è semplicemente insignificante ed a nulla valgono i suoi sforzi di comporre
della buona musica. Non ne è proprio capace. C’è poi la feroce critica rivolta alle
nuove forme di condivisione dei social network. Un tempo si contavano le copie di
dischi vendute, adesso si contano il numero di accessi virali ai video online. Dello
stesso regista è stato proiettato nella giornata inaugurale il suo primo film Adam
& Paul che tanta notorietà gli ha procurato. Storia nettamente diversa:
la giornata di due tossicodipendenti alla ricerca della dose di droga. Nei due poveretti
ritroviamo la comicità quasi ossessiva di Stanlio ed Ollio da una parte e la
tragedia Beckettiana dall’altra. Ma in fondo sono due tossici che proprio per
questo non hanno emozioni. Quando uno dei due muore, l’altro riprende la sua strada
senza versare una lacrima. Come ha detto Susanna Pellis questa voglia del
regista irlandese di mettersi ogni volta in gioco con storie diverse, non
annoia il pubblico. Della rassegna è poi da segnalare la parte dedicata ai
documentari con due argomenti uno sulla Irlanda recente e la sua storia (City
Dreaming ovvero la cittadina di Derry e i Troubles) ma anche i suoi talenti
come il caso dello scrittore Brendan Behan, morto appena quarantenne a
causa dell’alcolismo e interpretato da un bravissimo Adrian Dunbar.
L’attore al termine della proiezione si è esibito in una toccante piece
teatrale. Interessante anche l’esperienza delle tre registe supportate da FilmBase
di Dublino con un film biografico Poison Pen. Come al solito gli
irlandesi sono più bravi nel genere cupo e malinconico e di questo ne soffre questo
racconto brillante della vera storia dello scrittore P.C. Molloy. Nel
film, diretto a tre mani in maniera sequenziale, si nota il diverso tocco delle
tre giovani registe, ma il risultato ottenuto è gradevole, e promette bene per il
futuro delle tre giovani registe. Gli altri film proiettati delineano un cinema
irlandese in crescita. A parte il caso di Frank e del genio di L. Abrahamson,
le altre pellicole cominciando da Patric’s Day dell’estroverso Terry
MacMahon, che ha dato prova della sua bravura nel Q&A in sala,
dimostrano la vivacità dei cineasti irlandesi. Di questo bisogna ringraziare Susanna
Pellis che con il suo lavoro certosino ha portato a Roma i talenti
irlandesi. Ma anche sul fronte del Concorso Corti c’è stata tanta sorpresa per
le emozioni regalate. Quest’anno è stato un anno profiquo infatti i15 finalisti
sono stati prescelti su circa un centinaio di lavori. In particolare 10 live
action e 5 di animazione. E la scelta tra tanti bei corti è stata per certi
versi dolorosa. Come sappiamo hanno vinto per la categoria animazione The Ledge End
of Phil di Paul Ó Muiris e per la categoria live action, Ghost
Train di Lee Cronin. Ma anche all’altro corto The Good Word di Stuart Graham che sembrava il favorito è
andato una menzione della Giuria. Tutti e tre storie inattese di noir dove gli
irlandesi sono bravi. Tra le proiezioni più affascinanti ricordiamo quella di Song
of the Sea (2014), film di animazione candidato agli Oscar 2015 di Tomm
Moore, co-fondatore di Cartoon Saloon, con la splendida voce di Fionnulla
Flanagan. Il film di chiusura ’71, primo lungometraggio di Yann
Demange, è dedicato al recente passato dell’Irlanda. Il titolo dice
tutto: quegli anni sono il periodo tragico della storia irlandese senza il
quale però non ci sarebbe stata la rinascita del popolo irlandese. La recluta
inglese Gary (Jack O'Donnell), in servizio nell'insanguinata Belfast durante i
"troubles", si ritrova solo nella zona in mano ai rivoltosi. Ne viene
fuori un film d’azione dai risvolti inaspettati.
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