Wim Wenders ed un melodramma sbarcano al Lido
dal Lido di
Venezia Luigi Noera – Foto per gentile concessione della Biennale.Dopo il
trionfo della Stone che ha catalizzato il pubblico festivaliero, oggi è la
volta di Les beaux jours d’Aranjuez (3D) di Wim Wenders . Sappiamo che il
regista non è alla sua prima esperienza con linguaggio 3D da molti autori
disdegnato, sebbene per alcuni sia già superato. Infatti a Venezia non si parla
d’altro che dell’innovativo VR che immerge lo spettatore dentro la scena con
l’esperienza sconvolgente di Jesus. Vi faremo sapere. Tornando a Wenders
l’ultimo suo lavoro si può assimilare ad una poesia elegiaca dove vanno in
scena i generi, in una terrazza accarezzata dalla brezza estiva . Un bel giorno
d’estate in un dialogo estivo e per questo addolcito dai profumi che si percepiscono.
Rubando da Wenders riportiamo cosa ha a proposito detto: “È un duello, un gioco
a domande e risposte. La condizione fondamentale: onestà incondizionata. Gli
attori Sophie Semin e Reda Kateb conducono questo commovente dialogo in maniera
stupefacente, mentre gli alberi intorno a loro, la vista sulla pianura
dell’Ile-de-France verso Parigi all’orizzonte, diventano lo sfondo di questo
dramma intimo e inquietante.”Dagli Stati
Uniti una prima doppietta dei sei film selezionati:The Light Between Oceans di Derek Cianfrance . Una dramma intimo del secolo
passato.
Una scelta da affrontare con coraggio ma soprattutto con quello è il lato buono
dell’Umanità. Alcuni hanno storto il naso, altri sono rimasti attoniti ma forse
è questa la potenza del film. Di tutta altra fattura Arrival di Denis Villeneuve che si giuoca
sulle babilonie attuali, sul comprendere l’altro, il diverso magari
avvicinandolo. FUORI CONCORSO il film. Un documentario I Called Him Morgan dello svedese Kasper Collinmusicale su un grande jazzista che in una
notte innevata del febbraio 1972, durante un concerto in un locale di New York, venne ucciso con un colpo di pistola dalla compagna Helen. Un film sull’amore, il jazz e l’America. Per la selezione ORIZZONTI vi segnaliamo l’ennesimo film israeliano sulla comunità ortodossa di Gerusalemme, dove i rapporti umani tra uomini e donne sono regolati da rigidissimi muri appunto come mutuato dl titolo del film: Laavor Et Hakir (Through the Wall). Il film tutto al femminile di Rama Burshtein ci racconta la storia della giovane trentaduenne Michal che un mese prima del matrimonio, il futuro sposo le confessa di non essere innamorato di lei. Ha un mese per mettere alla prova la sua fede e realizzare il suo sogno: “Ho il luogo, il vestito, l’appartamento. Dio mi troverà sicuramente un marito!”. Commento del regista Per attraversare il muro, devi crederci al 100%. Se sei convinto solo al 99,9%, ti rompi la testa. Infine per la SETTIMANA DELLA CRITICA il film di apertura fuori concorso PREVENGE dell’inglese specialista in horror Alice Lowe. La particolarità sta nel fatto che l’autrice ha utilizzato il suo corpo in dolce attesa per l’horror che ha realizzato. Si tratta infatti della storia di una donna incinta che cerca vendetta, in preda ad una furia omicida tanto feroce quanto spassosa. Cosa porterà la maternità alla spietata Ruth – rendenzione o distruzione? Il lancio alla SiC è stato così commentato: Alice Lowe, protagonista di Hot Fuzz, The Kill List e Sightseers, esordisce con un film destinato al culto cinefilo (e non solo).
La nuova
sala CINEMA NEL GIARDINO ha esordito con L’estate addosso di Gabriele Muccino. Il regista si rivolge
ai giovani della borghesia bene alle prese con la loro crescita. Muccino ha
spiegato che aveva da tempo desiderio di realizzare un film “piccolo” e intimo,
senza le responsabilità dei grandi budget, su un momento di importanti scelte
esistenziali, come quello che segue l’esame della maturità.
Nessun commento:
Posta un commento