Sono state quattro giornate
intense di proiezioni no stop di film provenienti dai cinque Paesi del Nord
Europa con in testa l’Islanda. Il tema annunciato dagli organizzatori di questa
bella rassegna dell’attuale cinematografia scandinava Noir/Crime non ha
deluso il numeroso pubblico. L’organizzazione ha dovuto infatti replicare nella
seconda sala della Casa del Cinema le proiezioni per accontentare i
cinefili romani. Innanzitutto segnaliamo l’asciutto film finlandese The
Disciple di Ulrika Bengts già premiato due anni fa alla sezione autonoma
Alice nella Città del Festival di Roma. Il 13enne Karl arriva in una
minuscola isola del Baltico per lavorare come secondo del guardiano del Faro. Di
qui lo spunto per un Noir psicologico del rapporto con il figlio del guardiano,
con la moglie e con lo stesso guardiano. Ovviamente i paesaggi di quei luoghi
aspri fanno il resto come in certi film di Bergman. Passiamo all’altro noir, però
danese, dai risvolti psicotici e visionari. The Hour of the Lynx di Soren Kragh.
Storia di un giovane aspirante
suicida/omicida. La psicologa del manicomio criminale deve ricorrere all’aiuto
di un’altra donna, pastore luterano della vicina comunità, per scoprire cosa si
cela dietro i disturbi del giovane. Peccato che il finale è banale ed
inconsistente. Invece Stockholm Stories della regista svedese Karin
Fahlen ha ben altro spessore. La regista si destreggia ad intrecciare fra
loro le vite dei cinque personaggi principali. Ciò che li accomuna è la voglia
di ognuno di loro di relazionarsi con l’altro con effetti talora disastrosi.
Finale melò e visionario. Cosa faremmo senza l’energia elettrica? L’altro film
Finlandese proposto è un road movie sul disagio adolescenziale nei confronti
della società civile. They have escaped di J-P Valkepaa ci racconta la
vita di Raisa, 17enne rinchiusa in una casa di correzione, e di un giovane che
svolge il servizio civile presso la stessa casa di correzione. Il film nel
finale onirico offre un quadro ottimistico del futuro dopo un orgia visionaria
di anfetamina. In qualche modo il film doveva terminare. Invece il film
islandese Of Horses and Men di Benedikt Erlingsson, anche se
noir, ha un certo sapore documentaristico sui cavalli islandesi. Anzi cavallini
vista la loro taglia, che vivono al nord del paese e sono allevati dagli
abitanti della zona. Sembrerà strano ma in questa regione nordica vigono gli
stessi pregiudizi meridionali sull’onorabilità. Che viene traslata però sugli
animali! In fondo per gli allevatori il cavallo islandese è una parte di loro:
gli piace il pane e sa nuotare. I paesaggi sono da mozzafiato e fanno venir
voglia di mollare tutto e trasferirsi in Islanda. Chissà se la pellicola non
trova una distribuzione in Italia? Il film NOKAS del norvegese Erik
Skjoldbjaerg, a metà tra noir e fiction è tratto da un recente fatto di
cronaca nera. Nel 2004 in una piccola cittadina norvegese viene assaltata la
sede di una azienda portavalori da un nutrito commando di uomini armati. Gli
avvenimenti e il loro tragico epilogo vengono raccontati in stile diretta.
Quello che colpisce è l’imperturbabilità delle persone che continuano a
passeggiare sebbene sia in corso una rapina. E’ stato veramente toccante
l’omaggio ad Anita Ekberg, recentemente scomparsa, da parte dell’ambasciatrice svedese a Roma
che la ha definita il simbolo della Svezia in Italia della Dolce vita
per l’immaginario collettivo rappresentato dal famoso bagno nella Fontana di
Trevi nell’omonimo film felliniano. La rassegna si è conclusa alla grande con
una spy story Gentlemen di Mikael Marimain. E’ la storia, tratta
da un best seller svedese, sulla improbabile vita di un famoso scrittore alle
prese con il suo editore, con la conturbante Maud e il marito, ed altro ancora.
Un intreccio di storia nella storia e voce narrante fuori campo in tipico stile
noir. Alla fine si esce dalla sala confusi, ma appagati dalle minuzia di
dettagli contenuti nel rettangolo del grande schermo.
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