Della
Rassegna Sotto le Stelle dell’Austria in corso a Roma il piatto forte è stato la
Vienna di Orson Welles, quella ritratta nell’intramontabile film The Third Man
di Carol Reed, all’epoca vincitore a Cannes della Palma d’Oro, sceneggiato da
Welles con Graham Greene che ne fece poi un romanzo, con il sottofondo di una
chitarra a 18 corde. Il film adesso restaurato, trasformò a suo tempo la città
austriaca nella capitale del noir. Grazie alle ombre e le inquietudini che
inseguono Holly Martin (Joseph Cotten), scrittore americano di romanzetti
d’avventura che si ritrova nella Vienna occupata dagli alleati a dover scoprire
la verità sulla morte e sulla vita dell’amico Harry Limes (Welles). Salvo doversi
arrendere all’evidenza che nulla è come appare. Neanche l’amico di gioventù. Un
film reso leggendario da scene memorabili, come il piano sequenza finale del
lungo viale alberato dove cammina, sotto lo sguardo di Cotten, la nostra Star Alida
Valli nei panni della clandestina cecoslovacca Anna Schimdt; ma anche la caccia
all’uomo nelle fogne di Vienna e le scene dei giochi di ombre per la strade di
una Vienna post bellica. Il film ha anche battute folgoranti come poche: Un
tempo in Italia c’erano i Borgia, coi loro delitti, ma c’era anche il
Rinascimento, con le sue meravigliose opere; mentre in settecento anni di pace
e democrazia gli svizzeri sono riusciti a inventare l’orologio a cucù. Parola
di Orson Welles. A cento anni dalla sua nascita e a trenta dalla morte, è
ancora un attore cult come ben pochi. Noi lo vediamo adesso con gli occhi di un
Europa unita (?), i nostri padri lo videro con gli occhi di adolescenti sopravvissuti
alla guerra.
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