Nelle sale italiane
esclusivamente il 26 e 27 gennaio-in occasione della Giornata
della Memoria - l'ultimo lungometraggio diretto dalla regista francese Lola Doillon, ispirato
ad una storia vera.
La tredicenne Fanny viene
lasciata dai genitori - insieme alle due sorelline più piccole - in una
colonia, dove alcuni insegnanti si occupano di proteggere dai nazisti i bambini
ebrei. Le cose cambiano quando le SS scoprono l'attività segreta della colonia.
A quel punto, a Fanny, alle sue sorelline e ad i nuovi amici, non resterà che
intraprendere un lungo e pericoloso cammino al fine di raggiungere il confine
svizzero.
Ammirevole l'operazione compiuta dalla cineasta francese, la quale, a differenza dei tanti registi tedeschi, di rado
ha trattato un tema come quello dell'olocausto. Eppure Il
viaggio di Fanny ha
dalla sua innanzitutto il merito di raccontarci qualcosa di sconosciuto ai più,
ossia l'esistenza di case-famiglia disposte ad occuparsi dei figli di genitori
ebrei al fine di salvarli dai nazisti. Visto da un punto di vista prettamente
divulgativo, dunque, questo ultimo lungometraggio della Doillon si rivela
alquanto interessante.
I principali problemi, in
realtà, sono altri. E riguardano la realizzazione del lungometraggio in sé:
eccessivamente invadente, di fatto, è la musica presente, la quale fa in modo
che l'intero prodotto somigli quasi ad un lavoro pensato per la tv. Stesso
discorso va fatto per lo script in sé: dialoghi troppo espliciti tendono a
doppiare le immagini e non poche forzature rendono il tutto poco credibile
(nonostante, appunto, si tratti di una storia vera).
Discorso a parte va fatto sui
bambini protagonisti: i giovani attori hanno sì parecchie potenzialità, ma
tuttavia risultano a volte eccessivamente ingessati, protagonista compresa.
Peccato. Soprattutto perché la storia in sé è davvero molto promettente e ricca
di spunti. Chissà se qualcun altro deciderà di raccontarla nuovamente a modo
proprio. Staremo a vedere! Nel frattempo, Il viaggio di Fanny, in sala in
occasione della Giornata della Memoria, è senza dubbio un altro importante
documento di una delle più grandi tragedie del secolo scorso.
Marina Pavido
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