Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



lunedì 17 novembre 2014

I FILM IN SALA DAL 13 NOVEMBRE: Sul Vulcano, Due giorni una notte, Pictures and Words, Frank, Clown

Sul Vulcano: la razza vesuviana ovvero il fatalismo napoletano.
Rispetto ad altri documentari su Napoli, primo fra tutti  “Le cose belle”, Gianfranco Pannone ci mostra un inedito ma per certi versi conosciuto aspetto caratteriale del fatalismo dei napoletani .
Il rapporto odio amore dei napoletani con il Vesuvio onnipresente ed incombente sulla vita di ogni giorno. “Qui è difficile stare”.
Questo doc è un delicato mosaico costruito non solo con interviste ai napoletani, ma anche con il generoso apporto di numerosi e bravissimi attori quali Tony Servillo che declamano versetti  dedicati da illustri poeti e letterati del passato al Vesuvio e a Napoli.
La descrizione del paesaggio delle bocche del Vulcano di De Sade, Le ginestre di Leopardi, Immenso di Giordano Bruno.
Persino Plinio il Giovane nelle sue Lettere a Tacito ne parla.” I napoletani imparano lentamente, dimenticano molto facilmente e il Vesuvio li tiene d’occhio.”
Ma ci sono anche le potenti immagini con sapore di cineteca dell’ultima eruzione del 1944,  durante la presenza Anglo Americana, con la distruzione dell’abitato di San Sebastiano.
Le immagini scorrono mostrando la lava che ingoia tutto e che si riappropria del territorio che gli è stato sottratto.
Nelle chiese napoletane, gremite di fedeli in attesa del miracolo del sangue di S. Gennaro, si invoca il Santo che interceda per la popolazione e la preservi da altre sventure dell’eruzione del Vulcano.
C’è anche l’artista che utilizza la sabbia nera del litorale di Napoli per realizzare installazioni di letti di sabbia nera nella mostra “Razza vesuviana”. In quest’ultima definizione è racchiusa cosa sia essere di Napoli e convivere con il Vulcano. Qui tutto è nero.
C’è anche la cantate che utilizza rigorosamente la lingua napoletana e che è  grata per il suo lavoro onesto. Infatti a Napoli la priorità non è il Vesuvio, ma il lavoro.
Pannone regala allo spettatore con coraggio e intimamente il rapporto con le sue origini,  andando a scovarle nei luoghi dove egli non vive più da molti anni ma  ai quali è legato. Per questo i napoletani e non gliene sono grati.

Regia: Gianfranco Pannone, IT, 2014, 80’
Cast: Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta, Iaia Forte, Enzo Moscato, Renato Carpentieri, Aniello Arena.  
 
Due giorni, una notte: il lavoro ai tempi della crisi raccontata dai fratelli Dardenne con inconfondibile stile asciutto.

Presentato al Festival di Cannes non ha ottenuto il successo che meritava, sebbene la critica lo abbia supportato.
Il tema del lavoro è attualissimo e i fratelli Dardenne utilizzano un linguaggio senza fronzoli come il soggetto richiede.
Ritrovarsi senza lavoro dopo un periodo di malattia per Sandra è dirompente. Saltano tutte le difese dell’organismo.
Sin dalle prime battute si instaura empatia tra Sandra e lo spettatore.
Il premio Oscar Marion Cotillard  si è calata nel personaggio a livello fisico e riesce a supplire alle carenze del cooprotagonista Fabrizio Rongione.
Infatti nella interpretazione del marito Manù  l'attore, beniamino dei Dardenne, riesce a volte goffo è distaccato.
Ma forse è questo il suo punto di forza nel film.
Gli sbalzi d’umore sono repentini; a momenti di ottimismo nel riuscire nella non facile impresa si alternano momenti di profondo scoramento.
Comprensibile in quanto Sandra ha solo un weekend per convincere i suoi colleghi di lavoro a rinunciare ad un bonus affinché non venga licenziata.
Ognuno di loro ha i suoi buoni motivi per rifiutare la richiesta di Sandra, motivi che ovviamente sono materiali.
Ma la solidarietà ha un posto primario nella scelta dei colleghi.
E’ veramente duro doversi confrontare con gli altri e chiedere aiuto, ma è anche duro da parte dei colleghi dover dir di no alla richiesta di Sandra.
Forse il momento più doloroso è bussare alla loro porta di casa e irrompere nei loro precari equilibri giornalieri.
L’interpretazione è strepitosa senza respiro, anche quando sembra che accada l’irreparabile.
Piace molto la musica in sottofondo che proviene dall’autoradio; che sia una canzone triste sull’essenza della vita, o che sia il rock anni’70 non ha importanza, l’importante è che descrive gli stati d’animo di Sandra.
Il finale riserva una sorpresa  sul riscatto dei principi sopra ogni cosa e persona. Domani si ricomincia.

Regia: Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne, Belgio, 2014, 95’
Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Catherine Salée, Alain Eloy, Olivier Gourmet, Christelle Cornil.

 
Words and Pictures: elementi essenziali del cinema dal punto di vista di una pittrice e un letterato.



Commedia con velleità di vivisezionare il linguaggio cinematografico. Ovviamente i due attori coprotagonisti si divertono letteralmente al gioco delle parti.
Ma i temi che lo script tratta sono molteplici e vari.
Si parla di alcolismo, di disabilità,  di bullismo scolastico, di rapporto padri figli.
Tanti temi affrontati con buonismo intellettuale, tuttavia il film è passato al Toronto Festival e da tanti altri Festival e il motivo ci sarà, ma all’uscita della sala il motivo sfugge.
Genere di commedia che vuole puntare contemporaneamente alla mente e al cuore dello spettatore. Ci riesce solo grazie a una geniale Juliette Binoche ed a un talentuoso Clive Owen, dai quali il resto del cast viene letteralmente sbaragliato.
Giri di parole, fraintendimenti, riscatto inaspettato, ma anche un lieto finale. Si riesce a restare in sala senza annoiarsi. E questo è già qualcosa.
Il film è stato mandato allo sbaraglio nei cinema a competere con altre pellicole di ben più peso e spessore, ma non poteva essere diversamente.

Regia: Fred Schepisi, USA, 2013, 116’
Cast: Clive Owen, Juliette Binoche, Christian Sheider, Keegan Connor Tracy, Bruce Davison, Adam DiMarco, Valerie Tian, Navid Negahban, Janet Kidder, David Lewis, Eva Allan, Garwin Sanford, Patrick Gilmore, Jocelyn Ott.
  
FRANK: una maschera potente.
 
Jon è un anonimo travet, ma in testa ha sempre la musica che però gli sfugge quando vuole tradurre in note le sue sonore emozioni.
Sul lungomare di una cittadina britannica Jon assiste al disperato tentativo di un ragazzo dai capelli rossi di suicidarsi tra i flutti del mare in tempesta.
E’ il tastierista di una Band dal nome impronunciabile:Soronprfbs.
Jon si trova al momento giusto nel posto giusto e in breve tempo sostituisce il ragazzo dai capelli rossi e acquista la fiducia di Frank che è il cantante e leader della Band.
Il volto di Frank è però nascosto dietro una ingombrante testa di cartapesta.
La testa di cartapesta è intrigante perché con la sua forma cambia espressione in funzione del punto di vista dello spettatore.
Con questa maschera e con la sua fisicità Michael Fassbender, interprete di Frank, letteralmente buca lo schermo.
Il Film,  sceneggiato da Jon Ronson , è autobiografico e narra l’esperienza vissuta da Jon come ex-tastierista di Frank Sidebottom.
Il Frank reale era un oscuro performer e alter ego del attore comico e musicista Christopher Sievey, a cui è dedicato il film.
Clara, Nana, Baraque e Don, che sono i componenti la Band Soronprfbs , mal tollerano la presenza di Jon profondamente diverso da loro.
Jon non è un artista, tuttavia è convinto di poterlo diventare.
La Band diretta da Frank  è invece composta da artisti talentuosi che però stentano a trovare il loro equilibrio.
Ma soprattutto stentano a rapportarsi con  le capacità artistiche di Frank che con la sua maschera  ricorda la figura di The Elephant man di David Lynch, citato dallo stesso Jon nel film.
Questi sono i puzzle di una bellissima storia che regala forti emozioni grazie ai suoi personaggi controversi e cervellotici.
Gli altri interpreti sono bravissimi  e mantengono il livello del pathos alto.
Maggie Gyllenhaal nei panni di Clara è la spalla, spesso aggressiva, di Frank e suona uno strumento particolare, il theremin.
L’attrice ha confidato in un intervista che decise di interpretare il ruolo come se fosse il vero amore di Frank, ma le risultò piuttosto  difficile da gestire a causa della testa di cartapesta indossata da Frank.
Carla Azar nei panni di Nana, batterista della band.
François Civil nei panni di Baraque, il bassista francese.
Scoot McNairy nei panni di Don, manager della band, che muore suicida.
Altro elemento del film  è l’uso o abuso dei social network e la loro carica di effimero. La band viene infatti scritturata al South by Southwest , festival di musica che si svolge ad Austin nel Texas, tramite le migliaia di “Like” sul loro profilo di internet.
In questa occasione le contraddizioni tra l’anima pedante di Jon e l’anima artistica di Frank e della Band letteralmente esplodono in un finale che rimette al posto giusto tutto e tutti.

Regia: Lenny Abrahamson , Gran Bretagna, Irlanda, 2014, 95’
Cast: Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Carla Azar, François Civil, Tess Harper, Hayley Derryberry, Matthew Page, Mark Huberman, Stephen M. Hardin, Jaime Powers, Kevin Wiggins, Travis Hammer, Paul Butterworth, Crystal Miller, Alex  Knight.

CLOWN: dalla stessa mano di Hostel un horror fuorviante.



Kent (Andy Powers) e Meg (Laura Allen) hanno preparato per il settimo compleanno del figlio Jack una festa speciale.
Peccato che il Clown ingaggiato non si presenti.
Anche se Eli Roth in questo film compare solamente nella veste di produttore, la sua impronta d’horror  sopra le righe si riconosce da subito.
Questa volta si tratta di un vestito da Clown che, una volta indossato, si impossessa del poveretto malcapitato e lo trasforma pian piano in un essere assettato di carne fresca di bambini.
L’unico modo per evitare il peggio e tenere a bada il vestito  è decapitare il malcapitato.
Karlsson, interpretato da l’ecclettico Peter Stormare (Fargo), era entrato in possesso del vestito tanti anni prima ad un mercato delle pulci.
Per questo aveva già dovuto uccidere il fratello medico pediatra che lo aveva indossato per allietare i suoi piccoli pazienti.
Rintracciato dallo stesso Kent,  adesso si trova a contrastare la trasformazione lenta ma inesorabile di quest’ultimo nel mostro sanguinario del Clown.
La storia è ben congegnata e gli ingredienti dell’horror ci sono tutti.
Il regista ha mescolato sapientemente questi elementi con la parte  melodrammatica della moglie di Kent.
Meg  non riesce proprio ad accettare la trasformazione di Kent tanto da quasi diventare complice del marito-mostro.
Nel finale da brivido la maschera viene rigorosamente riposta dal coroner in una busta di plastica sigillata tra gli elementi a disposizione della giustizia.
Resta il dubbio fino a quando questa minaccia del Clown resterà latente ancora?
Il pubblico abituato agli eccessi di Hostel non si scompone più di tanto e di questo ne soffre soprattutto il successo in sala sebbene il cast sia di tutto rispetto e all’altezza della sfida.


Regia:  Jon Watts , USA, 2013, 99’
Cast: Andy Powers, Laura Allen, Peter Stormare, Elizabeth Whitmere, Matthew Stefiuk, Christian Di Stefano, Robert Reynolds, John MacDonald, Allen Altman, Sarah Scheffer, Dan Demarbre, Michael Riendeau, Brandon Stouffer, Lucas Kelly, Jeff Lefebvre, Miller Timlin, Zhaida Uddin.


 

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